PERUGIA

      

   

I carri etruschi di castel San Mariano

 

Nell’aprile 1812, in località Castel San Mariano nel territorio di Corciano (13 km a Ovest di Perugia), una contadina, scesa in un fosso, si imbatte per caso nel primo di una serie eccezionale di frammenti bronzei.

L’imperizia degli scavatori sopraggiunti distrugge purtroppo ogni altro dato del rinvenimento: possiamo ipotizzare la presenza di una tomba principesca etrusca di età arcaica, probabilmente a camera, con ricchi oggetti in bronzo, ferro, argento e avorio, pertinenti a tre carri databili tra il 570 e il 520 a.C., mobili (sedili, casse), vasellame (bracieri, calderoni, patere, incensieri), suppellettili (alari), e un elmo. Non abbiamo notizia di vasellame ceramico, se si escludono tre frammenti di ceramica attica a figure nere databili tra il 550 e il 525 a.C., oggi perduti. Il prof. Vermiglioli, allora direttore del Museo di Perugia, dà notizia della scoperta nel suo Saggio di bronzi etruschi trovati nell’agro Perugino (1813). Egli non riesce tuttavia a impedire che la metà dei materiali, attraverso il mercato antiquario, finisca smembrato nei musei d’Europa (Monaco di Baviera, Londra, Parigi). Negli ultimi due decenni i frammenti dei carri sono stati a più riprese interpretati, anche se manca ancora uno studio esauriente della totalità dei bronzi. Vogliamo in questa sede mettere in evidenza il fatto che le ricostruzioni proposte saranno soggette a rielaborazioni, e subiranno cambiamenti e miglioramenti ad opera degli studi in corso. Il carro femminile, datato intorno al 570 a.C., viene mostrato nella ricostruzione al vero eseguita per la mostra “Gli Etruschi” (Venezia 2000, a cura di M. Torelli e S. Bruni). Dei frammenti originali, quelli rimasti a Perugia si trovano in due vetrine. In altre due vetrine, i resti del carro maschile, datato intorno al 530 a.C., e di un terzo carro (550 a.C. circa). Una vetrina più piccola raccoglie le lamine di un mobile di corredo femminile, probabilmente un trono nuziale, databile intorno al 550 a.C.


I carri degli Etruschi

La deposizione di carri nelle tombe ci rivela l’ideologia aristocratica etrusca di età arcaica. Simbolo di ricchezza e di potere, il carro è funzionale alla mobilità del principe etrusco, alla sua presenza in guerra e al controllo delle sue proprietà. Nel corso del VI sec. a.C. si accentuano i significati trionfali: il carro, attributo regale, accompagna il ricco nell’aldilà e ne annuncia l’apoteosi. La glorificazione che avvicina il defunto agli dèi è simboleggiata dai racconti mitologici che rivestono il carro. I carri più sobri provengono dai grandi centri, i più decorati dalle aree marginali, come Perugia.

Nella tipologia che ci riguarda distinguiamo due carri:

Carpentum (calesse) = il carro a due ruote, aperto davanti, che si guida stando seduti, con un sedile posteriore per la persona trasportata (la sella curulis del carro regale, poi simbolo dei magistrati supremi).

Corteo nunziale con carpeuntm. Lastra architettonica da Murlo. Inizi del VI sec. a.C.

Carro femminile, su di esso sale la sposa ed è usato anche dai coniugi: Tito Livio ci narra l’arrivo a Roma dall’Etruria del re Tarquinio Prisco su un carpentum insieme alla moglie.

Currus (biga) = il carro a due ruote, aperto dietro, guidato in piedi da un auriga.

Parata di curri. Lastra architettonica da Velletri. Intorno al 530 a.C

 Trasporta l’aristocratico sul campo di battaglia e nelle occasioni cerimoniali. E’ più veloce del carpentum, perché il suo asse non ruota.

 

Il carro femminile (carpentum)

 

La ricostruzione

 (570 a.C. circa) La ricostruzione a grandezza naturale del carro femminile più antico è quella proposta alla mostra “Gli Etruschi” (Venezia 2000). Sulla struttura in legno sono collocate copie galvanoplastiche in rame delle lamine di rivestimento, e copie in resina degli elementi fusi.

Parte dei frammenti originali sono dal XIX secolo conservati al Museo di Monaco di Baviera, mentre gli originali perugini sono esposti in due vetrine del Museo Archeologico di Perugia.

In base alle dimensioni e ai confronti si è individuato un carpentum, cioè un calesse a due ruote sul quale era trasportata la sposa, usato anche dai coniugi. Si pensa che il timone fosse formato da due rami che costituivano anche i fianchi del telaio, con un predellino per i piedi del conducente all’uscita del pianale. Sul telaio è impostata la cassa, aperta anteriormente, e con le sponde rivestite di lamine bronzee. Agli spigoli della cassa, per mascherare i giunti delle lamine, si ipotizzano le quattro figure di dea alata con colomba. Non restando nulla delle ruote originarie, si è lavorato sulle proporzioni e sui confronti con altri carri. Al centro della cassa doveva trovare posto un sedile: la ricostruzione qui suggerita è puramente ipotetica e sarà riveduta a causa del progredire degli studi.

 

La decorazione

 

Le lamine di bronzo, decorate a sbalzo e cesello, dovevano rivestire completamente il carro. Le raffigurazioni ricordano quelle della ceramica etrusco-corinzia datata intorno al 570 a.C.: esse si rivolgevano in modo simbolico e pomposo al mondo femminile e al ruolo della donna.

 

Sponda destra - Le avventure del giovane Peleo: a sinistra la caccia al cinghiale di Caledone, a destra l’incontro con il centauro Chirone. I due mostri marini al centro annunciano le future nozze di Peleo con la dea marina Teti: da loro nascerà il guerriero dei guerrieri, Achille. Sponda sinistra - Lotta di animali: a sinistra due leoni assalgono un cervo; a destra una pantera azzanna un cervo, mentre allatta un cucciolo. Sponda posteriore - La Gorgone seduta a gambe divaricate afferra due leoni; ai lati volatili; agli angoli, in alto, cavalli marini.

 Fianco sinistro - Teoria di animali fantastici e non. Mostro marino.

Traverse del telaio sinistro - Due leoni azzannano un cervo. Parte di un carro da parata.

Spigoli della cassa - Una dea alata, probabilmente Turan (l’Afrodite degli Etruschi), dea dell’amore e della bellezza, reca in mano una colomba, simbolo di slancio amoroso e di fedeltà.

  

Il carro maschile (currus) 

(intorno al 530 a.C.) La lettura generale del carro maschile è quella proposta nel 1997 alla mostra di Viterbo “Carri da guerra e principi etruschi” (a cura di M. Emiliozzi e A.E. Feruglio).

I frammenti, tutti conservati a Perugia, si riferiscono a un currus, cioè una biga, che viene guidata in piedi: trasporta auriga e guerriero sul campo di battaglia, o in processione.

Del rivestimento bronzeo decorato a sbalzo e cesello, restano i parapetti laterali e frammenti del parapetto anteriore con scene mitologiche, frammenti di una fiancata e del lato del telaio, l’attacco del timone a testa di cinghiale, il terminale del timone a testa d’aquila, frammenti del giogo, e il terminale dell’asse (mozzo) con l’acciarino.

La decorazione

Le lamine ci forniscono una raccolta di racconti mitologici che simboleggiano l’autoglorificazione tipica dell’ideologia aristocratica etrusca del VI sec. a.C.: il principe etrusco si identifica con gli eroi greci amici degli dèi dell’Olimpo, con un’accentuazione dei significati di trionfo e apoteosi.

Parapetto anteriore - Peleo e Teti - Peleo afferra la dea Teti che tenta di fuggire trasformandosi in leone: l’eroe fa sua la dea che gli genererà Achille, il più grande dei guerrieri. Parapetto destro- Gli dèi dell’Olimpo sconfiggono i ribelli - Zeus stringe il fulmine e afferra per i capelli un gigante caduto.

Parapetto sinistro - L’eroe che ha aiutato gli dèi a sconfiggere il Male viene accolto tra di essi -Apoteosi di Eracle: Zeus, con lo scettro, stringe la mano ad Eracle, accogliendolo tra gli dèi dell’Olimpo.

 Attacco del timone - La caccia al cinghiale - Testa di cinghiale: riferimento alla caccia al cinghiale di Calidone, alla quale partecipa Peleo.

 

Il trono

(550 a.C. circa) Tre lunghe lamine bronzee, raccolte in un’altra vetrina del Museo, appartengono a un mobile di corredo femminile, probabilmente un trono nuziale, con la raffigurazione dei protagonisti del “Giudizio di Paride”: Paride arciere e Hera; Artemide con arco e unguentario e Afrodite con un melograno; la Chimera e Hermes, che riaccompagna le tre dee sull’Olimpo.

 

 Il terzo carro

(550 a.C. circa) Uno dei frammenti più belli tra i bronzi di Castel San Mariano è il parapetto di un carro di tipo non precisabile, ma probabilmente femminile, con scena di Eracle contro le Amazzoni. Al centro Eracle (a d.) affronta due Amazzoni completamente armate; a terra due fulmini lanciati da Zeus che doveva stare alle spalle dell’eroe; dietro le Amazzoni probabilmente Hera, che le ha allertate. Alle estremità i cavalli delle guerriere, in corsa, travolgono un carro (a sin.) e un’amazzone ferita (a d.). La IX fatica, la conquista della cintura di Ippolita, costituisce una delle prove “prematrimoniali” che l’eroe deve superare per conquistare la futura sposa.

 

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