QUINTO FIORENTINO

 

A Quinto, presso Sesto Fiorentino, sulle pendici meridionali del Monte Acuto, sono visitabili le due grandi "tholoi" (false cupole) della Mula e della Montagnola. Poco lontano è la necropoli di Palastreto.

Quinto Fiorentino - Area Archeologica

Nei dintorni, in località Poggio al Giro è stata anche identificata una robusta muratura che suggerisce la presenza di un abitato probabilmente etrusco ma di cui esistono scarsissime testimonianze. Si esce da Firenze passando per il quartiere industriale di Rifredi e si procede in direzione Sesto Fiorentino. Da piazza Dalmazia si imbocca via Reginaldo Giuliani, poi via Antonio Gramsci fino al bivio della via Taddeo Gaddi: si volta a destra e in breve si giunge al borgo di Quinto, così chiamato perchè si trovava al quinto miglio della strada romana che da Firenze seguiva la riva destra dell'Arno. Giunti a Quinto si deve chiedere del podere della Villa Manfredi, dove si trova l'imponente tumulo detto della Montagnola. Usciti dalla Villa Manfredi si prende di fronte via degli Strozzi e si incontra sulla sinistra la Villa Pecchioli, detta La Mula. Di un'altra tomba situata nelle vicinanze si è perduta ormai ogni traccia, resta solo il ricordo.

 

Tombe della Montagnola e della Mula

 

Tomba della Montagnola

La "tholos" della Montagnola di Quinto Fiorentino, esplorata da G.Caputo nel 1959 e vicina a quella della Mula, è una tomba a tumulo, composta da un corridoio d'accesso e tre camere sepolcrali, delle quali le due ai lati hanno forma rettangolare, mentre quella posta al centro è costruita a pseudocupola; sulla base dei frammenti del corredo funebre, nonchè della tipologia architettonica della struttura, la tomba è riferibile agli anni 630-620 a.C.. Il tumulo s'innalza presso la riva del torrente Zambra, ed era in origine delimitato da grossi blocchi d'alberese attualmente riutilizzati in un terrazzamento agricolo qualche metro più a valle.

Sul fianco occidentale si apre un ampio corridoio scoperto ("dromos") che, prima con gradoni, poi in piano, affonda verso il centro del tumulo per più di 12 metri con poderose pareti di massi d'alberese costruite secondo la tecnica "ciclopica".

Attraverso una porta dagli stipiti monolitici si entra nel "dromos" coperto, lungo vestibolo a falsa volta con lastroni d'alberese che sporgono progressivamente verso l'interno fino a congiungersi: una copertura monumentale che richiama costruzioni di età micenea (acropoli di Tirinto). Lungo il "dromos" coperto si aprono due porte laterali che immettono in celle rettangolari, anch'esse coperte a falsa volta. I grandi stipiti monolitici delle porte recano numerosi graffiti (iscrizioni, figure, segni magici). In fondo, una porta ad ogiva attraversa un muro di enorme spessore, uno stretto passaggio attraverso cui si accede alla grande cella sepolcrale, a pianta circolare, posta al centro del tumulo.

La copertura è a falsa cupola ("tholos") con i lastroni delle pareti che sporgono verso l'interno con anelli concentrici decrescenti. Al centro, un pilastro quadrato sopporta il peso dell'ultimo lastrone quadrato che chiude la sommità della "tholos". L'organicità della pianta, la cura dell'esecuzione, la corrispondenza metrica fra le varie parti della Tomba della Montagnola ne fanno il più illustre esempio di architettura etrusca di epoca orientalizzante. La tomba è stata depredata almeno tre volte in secoli diversi ma i numerosi frammenti di oggetti del corredo funebre, di raffinato artigianato artistico (un piede di sgabello d'avorio, placchette d'osso traforate, statuette d'avorio, vasetti d'alabastro, buccheri, una importante fibula d'oro), permettono di stabilire che il mausoleo, costruito poco dopo la metà del VII secolo a.C., fu usato fino alla metà del VI. La presenza di oggetti destinati a defunti maschi e femmine, dà la certezza che si tratti di una tomba di famiglia.

 

Tomba della Mula

La tomba della Mula, nota già nel Rinascimento e riscoperta nel 1820, fu incorporata nell'attuale villa Garbi Pecchioli di Quinto ed usata come cantina; tale utilizzazione dovette implicare una serie di modifiche strutturali quali l'eliminazione dell'originario "dromos" (corridoio) d'accesso. Attraverso una scala di accesso che risale alla costruzione della villa si scende nell'ultimo tratto del "dromos", abbastanza ben conservato, coperto a tetto piano mediante grandi lastroni. La porta di accesso alla cella funebre è costituita da due lastroni disposti per largo. La cella è più vasta che nella Montagnola (il diametro supera gli otto metri), è coperta con la stessa tecnica ma manca il pilastro centrale (con aumento, specie ottico, dello spazio).

Questa "tholos", costruita verso la fine del VII secolo a.C., rappresenta la più ampia cupola finora nota dell'architettura italica pre-romana. Le dimensioni del tumulo non sono invece ben calcolabili perchè su di esso fu impostata la villa. La tradizione narra che nella tomba fossero rinvenuti preziosi oggetti d'oro di cui non si è mai saputo entità né destinazione.

 

 

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