SPINA        

            Per due secoli, il V e il IV a. C., Spina è stata uno dei più importanti porti commerciali del Mediterraneo, rappresentando per quell'epoca ciò che altre città, da ultima Venezia, hanno rappresentato in momenti storici diversi: l'anello di congiunzione tra Occidente e Oriente. Poi, duemila anni fa, dopo una progressiva decadenza, la città scomparve, inghiottita dalle acque.

Resti di palizzate a Spina

            Di lei tuttavia si continuò a parlare: della sua fondazione dovuta ai discendenti degli Argonauti, della sua potenza marinara, della sua floridezza commerciale, del suo legame strettissimo con il mondo e la cultura greca, documentato sia dalla presenza del Tesoro di Spina a Delfi, sia dal fatto che la mitologia greca ambientò proprio nelle acque del­l'Adriatico antistanti Spina miti celebri quali il volo di Icaro e la caduta del carro di Fetonte. Ma ciò di cui si è disputato soprattutto, e per ben duemila anni, è stato del luogo dove sorgeva la città. Per secoli e secoli infatti l'esatta ubicazione di Spina ha rappresentato un vero e proprio giallo archeologico, la cui soluzione ha appassionato scrittori e studiosi illustri: da Dionigi di Alicarnasso a Plinio il Vecchio, da Giovanni Boccaccio a Filippo Cluverius, fino agli archeologi del primo Novecento. Come spesso succede in archeologia, fu però il caso a risolvere quel mistero. Accadde nel 1922 quando, durante i grandi lavori di bonifica delle Valli di Comacchio, in Valle Trebba venne alla luce un sepolcreto di epoca etrusca.

Gli scavi, in Valle Trebba, iniziarono subito e proseguirono fino al 1935; poi ripresero nel 1954, interessando soprattutto la Valle Pega e in minor misura le valli adiacenti. Ciò che si era venuti dicendo nel corso di due millenni, a proposito di Spina, ha potuto così trovare finalmente riscontro o smentita nella realtà dei fatti e tra questi, in primo luogo, nello straordinario patrimonio di materiali greci ed etruschi di straordinaria bellezza ritrovati nelle oltre quattromila tombe e nella parte dell'abitato scavati a tutt'oggi: ori, argenti, ambre, paste vitree, ceramiche attiche a figure nere e a figure rosse, e ancora bronzi, ceramiche iscrizioni etrusche. Un nucleo ricchissimo di materiali rari e preziosi di cui questa mostra presenta una scelta quanto mai ampia ed esauriente, in parte addirittura inedita.

 

Necropoli di Spina

 

La necropoli di Valle Trebba fu la prima ad essere scavata, negli anni 1922 - 1935, mentre gli scavi di Valle Pega, iniziati nel 1954, furono terminati nel 1965. L'abitato della Città di Spina non è stato ancora completamente scavato, dato che è consuetudine dare la precedenza agli scavi delle necropoli, che sono sempre fonti molto Più ricche di suppellettili rispetto agli abitati. Le oltre 4.000 tombe scavate hanno restituito ingenti quantità di suppellettili non ancora completamente classificate, in particolare quelle di Valle Pega, per cui non è ancora possibile riorganizzare i dati relativi ai corredi delle necropoli in modo matematicamente certo.

 
Le sepolture

 

Per la maggioranza si tratta di inumazioni di un unico defunto, quindi tutte tombe monosome tranne un caso di inumazione bisoma, ma sono presenti anche molte incinerazioni. Varie le disposizioni del corredo funerario, che viene trovato in parte o completamente sia all'interno che all'esterno del cinerario, a volte contenuto insieme al cinerario all'interno di una cassa di legno, in rari casi contenuto unitamente al cinerario in un'urna marmorea all'interno di una cassa di legno. La disposizione delle tombe nelle necropoli segue il cordone di paleodune prospiciente l'antica linea di costa, con orientamento Nord Ovest - Sud Est, con il capo dell'inumato rivolto a Nord Ovest. I corredi funerari sono per la maggiori parte composti da oggetti di uso comune, come vasellame da cucina e da mensa, utensili da cucina, elementi d'arredo, come candelabri e sgabelli, oggetti legati alla cura della persona, come balsamari ed altri contenitori per unguenti, pigmenti, essenze, ed alcuni gioielli. Per quanto riguarda il vasellame, in particolare gli elementi destinati alla miscelazione e mescita del vino sono talvolta di dimensioni tali da escluderne tassativamente un possibile uso effettivo; si tratta quindi di produzioni destinate esclusivamente ad uso funerario.

Frequente è la presenza di elementi con connotazione scaramantica, o comunque destinati ad aiutare il defunto nella vita oltre la morte, come i dadi, l'aes rude cioè il frammento di bronzo che aveva funzione di moneta (l'obolo per Caronte), astragali utilizzati anche come dadi, protomi femminili, probabili rappresentazioni di divinità che avevano funzione essenzialmente beneaugurale. La presenza di anfore, quasi tutte da vino, per la maggior parte di produzione attica ed alcune di produzione locale, indicano lo status sociale piuttosto elevato del defunto, dato che il consumo di vino era indice di ricchezza. Una parte delle suppellettili è attualmente esposta, nel Museo Archeologico Nazionale .

 

Comacchio

La storia di Comacchio è legata all'evoluzione morfologica ed idrografica del territorio ed al progressivo avanzamento della linea costiera, dovuto agli apporti alluvionali del Po: questi fattori hanno profondamente influenzato la connotazione del paese. I primi insediamenti, non autoctoni, risalgono al VI sec. a. C., quando si stabilì una popolazione etrusca, fondando la città di Spina. All'epoca Comacchio non esisteva ancora e la linea di costa era a soli 3 km. Le forti influenze greche, dovute a contatti commerciali via mare, hanno fatto riscoprire numerosi manufatti ellenici, oltre che etruschi: ritenere Comacchio una diretta discendente della città greco-etrusca è tanto suggestivo, quanto leggendario. Dopo il declino di Spina nel III sec a. C., non ci sono testimonianze di abitati, fino all'età tardo-romana, alla quale risalgono alcune ville riscoperte nelle valli bonificate. Recentemente è stata rinvenuta a Valle Ponti un'imbarcazione romana, la Fortuna Maris, di epoca augustea, con tutto il carico a bordo, fra cui diverso materiale in laterizio, prodotto proprio dalla popolazione romana.

 

Il delta del Po

Il primo importante insediamento, la greco-etrusca Spina, con la vicina necropoli, sorse nei pressi della foce del Po Spinetico presumibilmente intorno al VI secolo a.C. Fu un attivissimo centro di commerci tra Adriatico e entroterra padano, ma il progressivo alterarsi del profilo di costa e le invasioni galliche ne provocarono il rapido declino. In epoca romana cominció l'ascesa di Ravenna, con il vicino porto di Classe voluto da Ottaviano per ospitare la flotta del Mediterraneo orientale. L'apertura di strade consolari come la Via Popilia (in parte lungo il tracciato dell'attuale Romea) e lo scavo di canali come la Fossa Augusta, che congiungeva il Padoa con Ravenna, contribuirono a far uscire il territorio dall'isolamento, dando nuovo impulso alla navigazione interna, all'agricoltura e alla produzione di sale. Durante il dominio bizantino, sulle nuove terre formatesi alla foce del Po di Volano, sorse, da un primo nucleo benedettino, l'abbazia di Pomposa, che intorno al Mille divenne un importante centro culturale e religioso. Nel medesimo periodo, favorite dal progressivo declino di Ravenna, assunsero crescente rilievo Ferrara, che conquistó l'egemonia commerciale sulle vie d'acqua interne, e Comacchio, sede vescovile fin dal V secolo, grazie al porto e alle vicine saline.

Il dominio dei traffici nella bassa pianura scatenó forti conflitti con Venezia e Comacchio subí ripetuti attacchi fino alla quasi completa distruzione. La rotta di Ficarolo del XII secolo, che spostó il corso principale del Po piú a nord causando la progressiva perdita di efficienza dei rami di Volano e Primaro, determinó lentamente la crisi del tradizionale legame di Ferrara con il fiume: la cittá ebbe un destino diverso, dedicandosi soprattutto al recupero di nuove terre coltivabili.

 

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