I Tumuli

 

In particolare nel periodo ellenizzante si assiste alla realizzazione di diversi sepolcreti in numerose aree, qui di seguito riportate.

 

Tumulo dell’Infernaccio

 

La tomba è situata lungo l'antico percorso che dalla città, attraverso la necropoli dei Monterozzi, si dirigeva a Gravisca. La tipologia del sepolcro, sormontato da un ampio tumulo ancora percepibile sul terreno, è quella peculiare dell'architettura funeraria tarquiniese di età orientalizzante: un ambiente ipogeico, scavato nella roccia, a pianta rettangolare, con pareti a profilo ogivale e una fenditura longitudinale sulla sommità della volta sigillata da pesanti lastroni di nenfro. Addossata alla parete di fondo una bassa banchina per la deposizione.

Tumulo dell’Infernaccio – Pianta e Sezioni

  La camera è preceduta da un ampio vestibolo a cielo aperto caratterizzato da una grandiosa e articolata scalinata, una sorta di cavea destinata ad accogliere gli spettatori (familiari ed amici del defunto) in occasione delle cerimonie funebri che dovevano svolgersi davanti alla porta della camera sepolcrale.

 

Tumuli della Doganaccia

 

Due grandiosi tumuli si innalzano sulle pendici meridionali dei Monterozzi, lungo l'antica strada che, proveniente dalla città, si inerpicava sul colle della necropoli in corrispondenza dei "Primi Archi" e, da qui, riscendeva con dolce pendenza verso il mare in direzione della Valle del Mignone. E' proprio all'inizio del tratto in discesa che la via è fiancheggiata dai due imponenti sepolcri, meglio noti con i nomi popolari di tumulo del Re e tumule della Regina. Solo il tumulo orientale, il tumulo del Re o I tumulo della Doganaccia, è stato integralmente esplorato. Gli scavi, condotti ne11928, hanno messo in luce la camera sepolcrale, rettangolare, parzialmente scavata nella roccia e completata nella parte superiore con filari di blocchi squadrati. Le pareti laterali aggettano progressivamente verso l'interno e divergono di nuovo alla sommità determinando un profilo "a carena". Il soffitto è solcato da una ampia fenditura longitudinale sigillata da pesanti lastroni di nenfro.  La camera è preceduta da un largo dromos a cielo aperto, una vera e propria anticamera quadrangolare con le pareti anche qui inferiormente ricavate nel banco di roccia e costruite nella parte superiore. Il monumentale tumulo (36 metri di diametro) è delimitato da uno zoccolo (tamburo) sagomato nella roccia e rivestito da uno o più filari di blocchi squadrati. Sotto il tumulo corre un lungocunicolo sotterraneo in forte pendenza (forse per il drenaggio delle acque superficiali) il cui ingresso si apre sulla sinistra dell' accesso al vestibolo. Il sepolcro è stato purtroppo massicciamente e pesantemente restaurato, subito dopo lo scavo, con cortina di mattoni.

Tumulo I della Doganaccia – Pianta e Sezioni

 

La tomba fu trovata già saccheggiata e del corredo originario furono recuperati solo alcuni frammenti cerarnici, su uno dei quali era dipinto il nome di Rutile Hipucrates, un greco etruschizzato il cui gentilizio non è altro che la trascrizione in etrusco del greco Ippocrate e che ha adottato un prenome di derivazione latina (Rutilus = "il Rosso"). L'iscrizione potrebbe fornirci il nome del proprietario della tomba o di colui che ha donato al defunto l'oggetto inscritto (un vaso). Si tratta in ogni caso di un aristocratico greco stabilitosi a Tarquinia ed integratosi nel corpo sociale cittadino, in singolare analogia con le vicende, narrateci dalle fonti, del corinzio Demarato.

 

Tumulo di Poggio del Forno

 

Collocato alla sommità del Poggio omonimo, a NE dell'antica città, il tumulo, formato da un ammasso di pietrame, copre un imponente sepolcro costruito con filari di blocchi squadrati di nenfro e consistente in due vani allungati e allineati, preceduti da un ampio vestibolo a cielo aperto. Dal vestibolo si accede alla prima camera attraverso una porta di cui si conservano ancora gli stipiti laterali in blocchi monolitici. Le pareti laterali della camera aggettano progressivamente verso l'interno; la copertura, purtroppo completamente crollata, doveva essere analoga a quella della seconda camera. Alla parete destra erano addossate una o due banchine costruite con lastre di nenfro modanate e zampe a pilastrino sagomato. Dalla parete di fondo, attraverso una porta con stipiti e architrave in blocchi monolitici, si passa nella seconda camera. Anche qui i filari di blocchi delle pareti laterali sporgono progressivamente verso l'interno formando una pseudo-volta con profilo continuo semiogivale. Alla sommità del soffitto corre la consueta fenditura longitudinale sigillata da lastroni; due pesanti architravi, con funzione di controspinta alle pareti laterali, attraversano il soffitto trasversalmente.

 

Tumulo di Poggio Gallinaro

 

È situato sulle pendici sudorientali del colle omonimo, sede di una delle necropoli periferiche di Tarquinia a N-NO dell'antica città. Il sepolcro è preceduto da un largo dromos in discesa con bassi gradini, scavato nel banco di arenaria. Si accede alla camera funeraria, a pianta rettangolare e costruita in blocchi squadrati di calcare, attraverso una porta con piedritti sormontati da un architrave trasversale. Le pareti laterali della camera aggettano progressivamente verso l'interno con profilo leggermente ogivale. Il soffitto, attualmente crollato, era sostenuto da una coppia di pilastri, probabilmente collocati lungo l'asse mediano della camera e costruiti con i blocchi quadrangolari a spigoli smussati trovati sparpagliati all'interno del sepolcro e che ancora vi giacciono. Della ricchezza e dello stato aristocratico dei proprietari della tomba, databile al secondo quarto del VII sec. a.C., testimoniano anchè i resti del prezioso corredo funerario esposti al primo piano del Museo.

 

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