VETULONIA

 

Vetulonia (Vatluna, Vetluna, Vetalu)  è oggi un piccolo borgo nella valle del Fiume Bruna che dall'altura di un poggio domina la pianura grossetana. In età etrusca tale pianura era occupata dal Lago Prile, ampia laguna comunicante con il mare, il cui collegamento, a partire da età romana, andò lentamente chiudendosi fino a trasformare il lago, in età medievale, in un'ampia palude bonificata solo in tempi recenti.

Il territorio di Vetulonia

 

La situazione idrografica del luogo (vicinanza del fiume e dell'insenatura lacustre) condizionò positivamente quelle città che in epoca etrusca si affacciavano su questo specchio di mare: Roselle e Vetulonia che, probabilmente, sfruttarono le coste della laguna per gli attracchi portuali. Scarse sono le fonti storiche riguardanti questo centro, fatto questo, del resto comune alla maggior parte delle città etrusche. Dionisio di Alicamasso la menziona come alleata dei Latini, nel VII sec. a.C., insieme a Roselle, Volterra e Chiusi contro Roma (Dion. Al., III, 51). Silio Italico attribuisce ai Vetuloniensi l'origine dei simboli del potere di Roma: la sella curule, il fascio littorio, la toga con fascia porpurea e la bucina da guerra. Non si hanno successive citazioni fino a Plinio, che la nomina nella sua monumentale opera enciclopedica esclusivamente in relazione alla suddivisione amministrativa dell'Etruria effettuata in età augustea, quando questa terra era da tempo conquistata e profondamente romanizzata. Più tardi Tolomeo colloca l'ubicazione di Vetulonia nell'area compresa tra Populonia e Siena.

La scoperta dell'esatta ubicazione dell'antica città etrusca, però, è un fatto relativamente recente, nel medioevo il nome di Vetulonia fu infatti sostituito con un altro, quello di Colonna di Buriano. Col passare dei secoli, persa la memoria di questo fatto, la localizzazione dell'antica città etrusca fu ripetutamente oggetto di ricerche ed erroneamente attribuita a varie località quali Viterbo, Vulci, Marsigliana d' Albegna, Orbetello, oltre a Poggio Castiglione (Massa Marittima). Solo gli scavi ottocenteschi intrapresi da Isidoro Falchi, figura non convenzionale di medico condotto ed archeologo dilettante, portarono all'esatta identificazione dell ' antica e un tempo fiorente Vetulonia con il piccolo borgo denominato Colonna di Buriano. Così, dopo quasi sei secoli, con il Regio Decreto del 1887, la località riacquistò il suo antico e legittimo nome di Vetulonia. Numerosi sono i ritrovamenti preistorici in tutta la valle del Bruna, risale comunque al IX sec. a.C. la documentazione archeologica più consistente, quando nelle alture circostanti l'attuale Vetulonia si stanziarono, probabilmente, due possibili gruppi legati a due distinti villaggi secondo schemi noti in Etruria meridionale. Le tombe a pozzetto che occupano i siti delle alture circostanti (Poggio la Guardia, Poggio alle Birbe, Poggio al Bello e Colle Belvedere), sono probabilmente riferibili al primo villaggio, mentre le analoghe necropoli dei vicini Colli Baroncio e Dupiane possono essere attribuite al secondo. Tra le fine del IX-inizio VIII sec. a,C. risultano, secondo la documentazione nota per Poggio alla Guardia, negli stessi siti le tombe a pozzetto di tipo villanoviano, non più isolate, ma inserite entro grandi circoli di pietre. Compaiono, in concomitanza, le prime tombe a fossa che costituiscono il riflesso di un graduale cambiamento dell 'ideologia funeraria: alla cremazione si sta progressivamente sostituendo l'inumazione, usanza, del resto, diffusa in gran parte dell'Etruria centro-meridionale.

Negli ultimi decenni dell'VIII sec. a.C., sempre sulle alture prospicienti Vetulonia, predomina l'uso di tombe a fossa ad inumazione, inserite entro circoli di pietra bianca e sormontate da tumuli di terra, dirette antecedenti delle monumentali tombe a tumulo. Si ricordano ad esempio la Tomba del Duce, la Tomba del Littore, il Circolo del Tridente, il Circolo degli Avori, il Circolo di Bes (tutti i reperti sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, esposti solo in parte). Tali "circoli" hanno restituito corredi funerari particolarmente ricchi: veri e propri tesori con oreficerie e vasi preziosi importati dall'Oriente mediterraneo o raffinati prodotti della metallurgia locale. Il materiale è giacente presso il Museo Archeologico di Firenze. Sono della seconda metà del VII sec. a.C. le grandi tombe monumentali in muratura a tholos, alcune delle quali attualmente visibili in loco, lungo la via dei Sepolcri. Nel VII sec. a.C. i due possibili insediamenti originari risultano ormai riuniti in un centro urbano organizzato, il cui alto grado di ricchezza raggiunto è testimoniato da corredi tombali coevi alle sepolture a thòlos .

Ampio era il territorio su cui Vetulonia esercitava il suo controllo. A nord raggiungeva le Colline Metallifere. Ad est confinava con il territorio rosellano, probabilmente seguendo il corso del torrente Bruna che aveva un andamento diverso da quello attuale dato il differente assetto idrografico dell'area. A sud-est si affacciava sul lago Prile. Ad ovest, infine, raggiungeva il Tirreno confinando così con il territorio di Populonia, ma ancora incerta rimane la linea di demarcazione tra i due centri. Agli inizi del VI sec. a.C. si assiste alla fioritura di numerosi centri minori in tutto il territorio controllato da Vetulonia. Si tratta di piccoli insediamenti situati in punti strategici per lo svolgimento di attività produttive e commerciali: sono i centri minerari di Selvello, San Germano, Poggio Zenone e del Lago dell ' Accesa situati lungo il corso del torrente Bruna o del suo affluente Sovata, altri sono i centri costieri di Val Berretta e Pian d' Alma. E' possibile riscontrare la presenza di questi nuclei minori, in base al ritrovamento di necropoli da cui si può ipotizzare l' esistenza di un vicino centro abitato. L'insediamento rinvenuto presso il lago dell' Accesa è particolarmente importante perche è l'unico ad avere restituito anche un nucleo abitato. La sua esistenza va probabilmente messa in rapporto con le vicine miniere di Serrabbottini e di Fenice Capanne i cui filoni estrattivi erano noti già in antico. Il villaggio era destinato ad accogliere le maestranze che operavano nelle vicine miniere e fu in uso per un tempo assai limitato: VI sec. a.C. Non essendo in possesso di dati certi per spiegare i motivi del precoce abbandono, possiamo fare solo ipotesi: la posizione particolarmente infelice dell'abitato, soggetta a smottamenti ed allagamenti, l'esaurimento del filone minerario, o, più semplicemente, difficoltà contingenti legate all'estrazione del minerale. Agli inizi del VI sec. a.C. la rarefazione delle tombe e gli stessi corredi tombali sembrano far rilevare l'inizio di una crisi che investì il centro urbano e di cui è impossibile denunciarne sia l'entità che la durata. Crisi alla quale non fu, probabilmente, estraneo il contemporaneo emergere dell'altra città posta sulla sponda del lago Prile: Roselle, con la quale forse Vetulonia dovette cominciare a misurarsi.

Il territorio, invece, continua a mostrare una certa vivacità che attenua l'immagine di crisi che emerge dalle necropoli urbane. Il tumulo di Poggio Pelliccia, le tombe di Val Berretta e quelle di San Germano attestano la presenza di piccoli potentati rurali che potrebbero aver sostituito il centro urbano del controllo del territorio. Più tardi, nel III sec. a.C., le fonti archeologiche documentano la ripresa della Città. A quest' epoca risale l'abitato localizzato alla sommità di Poggiarello Renzetti e alle pendici di questo. La città doveva essere ancora indipendente, come testimonierebbe la coniazione di monete con la legenda in lingua etrusca VATL. Vetulonia, dopo la conquista romana fu, comunque, solo un insignificante municipium. Scarsi sono i documenti della Vetulonia medioevale e si riferiscono ad un anonimo villaggio conosciuto con il nome di Colonnata e successivamente Colonne di Buriano, a lungo conteso fra la vicina abbazia di Sestinga e i Signori Lambardi di Buriano. E' del 1323 l'acquisto da parte del Comune di Massa Marittima di quest'area, che poi, nel 1332, passerà, come l'intera zona, sotto il dominio senese.

 

Area archeologica

 

L'itinerario inizia dall'attuale centro di Vetulonia.

 

Area archeologica della zona di Vetulonia

Nella parte più alta sono tuttora conservati resti dell'antica cinta muraria etrusca che difendeva la rocca più alta della città (arx).

Le mura, di cui si conservano scarsi resti inglobati tra due alte costruzioni, sono state realizzate con blocchi di forma poligonale, secondo una tecnica costruttiva ampiamente diffusa tra il VI e il II sec. a.C. in Etruria e nel Lazio.

 

Delle antiche fortificazione medievali che si impostano sul medesimo sito, rimangono pochi ruderi: una torre rotonda mozza e un torrione con base a scarpa appoggiato a nord-ovest ad un altro fabbricato e a nord-est alle antiche mura etrusche.

  

Resti dell’ Arx di Vetulonia

Il paese, pur privo di ulteriori edifici di rilevanza architettonica, è interessante perchè presenta atte le caratteristiche di un tipico borgo medievale con i suoi archi, le volte, le viuzze e le abitazioni che, otto le fratture di recenti intonacature, mostrano la struttura antica. In Piazza Renzetti due epigrafi ricordano la restituzione a Vetulonia del nome antico. Alla fine della strada principale del paese, via Garibaldi, sulla sinistra è un viottolo che conduce al piazzale del cimitero dove si apre l'ingresso alle aree di scavo di recente apertura: Costia dei Lippi e Costa Murata.

Nella prima area è stata riportata alla luce una strada basolata con orientamento est-ovest, in leggero pendio. Numerose sono le strutture murarie ad essa connesse alcune delle quali, costeggiando asse viario sui due lati, creano ad un certo punto un angolo retto e proseguono in direzione opposta. Altre sono semplici strutture perpendicolari al piano stradale. Differenti sono le tecniche murarie utilizzate: dall'uso di grossi massi irregolari all'utilizzo di blocchi regolarmente squadrati e allineati. Delle strutture murarie descritte, pertinenti ad un quartiere abitativo di età ellenistica (III-II a.C.) ritenute appartenenti ad una fase anteriore alla strada, restano solo pochi filari. Si potrebbe anche ipotizzare che si tratti di una parte della cinta muraria e precisamente quella posta in relazione alla porta d'ingresso della città.

 

 

Da Costia dei Lippi, tramite un viottolo in salita, si accede alla seconda area archeologica: quella di Costa Murata. L' area è stata oggetto di scavi fin dai primi anni del '900 che hanno portato alla scoperta di una strada lastricata e di vari ambienti che vi si affacciavano. Attualmente è ben visibile un edificio rettangolare da identificare con una domus con ampio atrio e isterna centrale, intorno alI' atrio si aprono dei vani con aperture collocate a sud. L' ambito cronologico cui appartiene la costruzione può essere riferibile al II -I sec. a.C.. L' area risulterebbe frequentata anche  in età precedente, destinata probabilmente ad una diversa funzione: quella di area sacra. A sostegno di ipotesi è il ritrovamento di ceramiche greche (VI-V sec. a.C.) associate a ceramiche etrusche concentrate in una zona ben delimitata che farebbe pensare ad un complesso votivo.

Proseguendo lungo la via Garibaldi, lasciando alle spalle Vetulonia, a pochissima distanza dal paese moderno, sono oggi visibili lungo la strada carrozzabile i resti di un quartiere abitativo precedentemente indicato con il nome di "scavi di città". Il complesso risale all’II-I sec. a.C. quando Vetulonia era entrata ormai nell'orbita romana. Attualmente si può vedere una via curvilinea basolata, umanus, fiancheggiata ai lati da marciapiedi e munita di un' efficiente rete fognaria. Ai margini sono leate botteghe e case di tipo ad atrio. Piccole vie trasversali dividono l'abitato in isolati e si dirigono verso la sommità di un'altura (Poggiarello Renzetti) dove sono state ritrovate terrecotte decorative, tinenti ad una domus. Su uno degli assi viari trasversali è stata riportata recentemente alla luce una domus con atrio, particolarmente ben conservata. L’area fu abbandonata nel I sec. a.C., forse in seguito ad incendio di cui rimangono tracce. Al di là della strada attuale, entro un' area recintata, sono i resti di un grande muro costruito con tcchi di pietra di forma poligonale. Allo stato attuale delle ricerche non è possibile individuarne la funzione ne la cronologia. Potrebbe trattarsi di un muro di cinta o di una struttura di contenimento del quartiere sovrastante di età repubblicana. Continuando a scendere lungo la strada principale, a circa 500 metri da Vetulonia, sulla sinistra, ridosso della strada asfaltata, in località Convento, sono visibili i resti di un grande fabbricato medievale. La struttura è identificabile con l' Abbazia di San Bartolomeo di Sestinga fondata originamente nell'XI secolo sul Poggio di Badia Vecchia e solo in seguito, nel XII secolo, trasferita presso Vetulonia appunto in località detto Convento, dove oggi rimangono i resti. Attualmente è visibile il rudere di ciò che un tempo era un' imponente costruzione dotata di torre angolare posta all' estremità nord-ovest con porta d'ingresso ad arco tondo.

 

Vetulonia – beni archeologici

 

Proseguendo lungo la stessa strada e deviando a destra al bivio segnalato da cartelli turistici, si imbocca, a sinistra, un sentiero non asfaltato che scende a valle.

 

Siamo sulla "Via dei Sepolcri" che conduce alle tombe monumentali. La prima che si incontra, situata sulla sinistra, è la tomba del Belvedere. Si tratta di una struttura a camera quadrangolare con corto dròmos d' ingresso.

Si conserva ancora architrave, mentre nulla resta del sottostante lastrone di pietra che chiudeva la camera sepolcrale.

 

Nella imera funeraria si aprono piccole nicchie destinate ad accogliere gli inumati. La pseudocupola che copriva l'intera costruzione è interamente crollata.

  

Vetulonia – Tomba della Pitrera

 

A qualche centinaio di metri, sulla destra, è la Tomba della Pietrera, (attualmente in restauro e quindi visibile solo dall 'esterno). La tomba, che trae il nome dall 'uso perpetuato per secoli dai contadini del luogo che se ne servivano come cava di pietra, rappresenta il più grande monumento funebre di Vetulonia. Si tratta di un caso anomalo di due tombe sovrapposte: la prima costruzione, quella inferiore con camera funeraria circolare, crollò probabilmente sotto il peso del tetto durante la costruzione o subito dopo, forse per l'utilizzo di materiale non idoneo.

 

         

Vetulonia - Tomba della Pietrera, planimetrie dei livelli inferiore e superiore

 

Colmata, la prima tomba, perchè non più utilizzabile, fu intrapresa la costruzione di una seconda impostata sopra la prima, con camera quadrangolare e dromos di accesso, alle cui pareti si aprivano due piccole celle contrapposte. La struttura era coperta da una pseudocupolasorretta da un pilastro centrale tuttora conservato; il tutto era sormontato da un tumulo di terra.

 

 

Tomba del Diavolino 1

Continuando lungo la via dei Sepolcri, sono visibili ai due lati numerosi tumuli non ancora esplorati che testimoniano la vastità dell'antica necropoli etrusca. A circa quattrocento metri è la tomba del Diavolino 2 (la tomba Diavolino 1 è stata smontata e ricostruita nel giardino del Museo Archeologico di Firenze alla fine del 1800).

La camera sepolcrale è di forma quadrangolare con agli angoli i pennacchi su cui si innestavano i lastroni in aggetto della pseudocupola. La copertura si conserva solo nella parte inferiore, la parte superiore è opera di restauro; ricostruito è anche il pilastro centrale di cui si conserva solo la base in pietra alberese. Si accede alla camera funeraria tramite un lungo dromos in parte scoperto e con porta architravata.

Vetulonia – ingresso della tomba del Diavolino 2

 

Percorsi poche decine di metri, si apre un sentiero sulla sinistra che conduce alla Tomba della Fibula d’Oro con dromos di accesso e camera quadrangolare conservata fino all’impostazione della pseudocupola.

zzz, on the outskirts of Vetulonia, Tuscany (central Italy).
	   

Vetulonia - Tomba della fibula d’oro

La località case di Vetulonia è raggiungibile percorrendo la S.P. 23 in direzione di Castiglione della Pescaia ed è localizzata a circa 500 m. dal Bivio per Vetulonia. Il complesso, adibito oggi a fattoria, è costituito da una torre medievale a pianta quadrata con base a scarpa e tetto a quattro falde. A questo edificio si addossano una serie di costruzioni ricoperte da intonaco; sono leggibili, in corrispondenza del primo piano, due archi in pietra. Sulla torre centrale si aprono feritoie, alle spalle si addossa un contrafforte, probabilmente coevo alla torre.

 

Museo Civico "Isidoro Falchi"

 

Edificio completamente ristrutturato, posto a chiudere uno dei lati lunghi della Piazza Vatluna, nel  centro di Vetulonia, riaperto al pubblico nel giugno 2000. Nato negli anni ' 70 come struttura polivalente, destinata ad accogliere biblioteca e sala proiezioni al piano terra, ambulatorio medico e scuole elementari al primo piano, l'edificio aveva ospitato negli anni 1978-81 il piccolo Antiquarium locale, che trovavano spazio al piano terra nei locali delle attuali sale F - G, dove i reperti, alloggiati dentro vetrine di legno, erano accompagnati da brevi didascalie.

 

Il museo di Vetulonia    Reperti archeologici

 

Il furto dei reperti, fortunatamente recuperati dopo pochi anni presso un podere situato nelle vicinanze di Vetulonia, determinò nel 1981 la chiusura del Museo, così rimasto per 19 lunghi anni. Il nuovo Museo Archeologico, intitolato al medico condotto Isidoro Falchi, che alla fine dell' 800 riscoprì nelle vestigia archeologiche di Colonna di Buriano i resti dell'antica città etrusca di Vetluna, ospita oggi una discreta quantità di reperti di proprietà dello Stato recuperati nelle necropoli e nei resti dei quartieri abitativi della Vetulonia etrusca e romana. Gli oggetti, esposti lungo un percorso cronologico e topografico, nelle sei sale dedicate alla mostra permanente, consentono al visitatore di recuperare l'immagine e la storia di un centro che, vissuto tra il X e il I secolo a.C. rappresentò una delle principali città della "dodecapoli" etrusca.

 

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