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Necropoli e Santuario della Cannicella

 

Nel 1884 durante uno scavo alla ricerca di tombe si scoprì un grosso muro costruito in blocchi di tufo sovrapposti della lunghezza di circa 50 m. che delimitava tutto un complesso di strutture e una serie di canalette di adduzione e deflusso delle acque. Presso un altare circolare fu fatta la scoperta più importante: una statuetta alta circa 80 cm., una donna nuda, in piedi, con il braccio destro piegato in avanti, con la mano (mancant) appoggiata sul ventre e il sinistro (anch'esso mancante) forse disteso lungo il fianco. La statuetta è di marmo greco, lo stile della lavorazione consente di datarla intorno agli ultimi anni del VI sec. a.C. La statuetta è nota con il nome di "Venere di Cannicella". La scoperta di una grande mano che apparteneva ad una statua più grande del naturale, fa pensare che fosse questa la vera e propria statua di culto e non la "Venere", fu anche recuperata una grande quantità di altro materiale: terrecotte architettoniche, statuette di bronzo e di terracotta, ex voto anatomici, il modellino di un tempietto e monete romane. Le campagne di scavo, curate dall'Università degli studi di Perugia negli anni '70, hanno permesso di portare alla luce alcune tombe , alcune non ben conservate, costruite le une vicino alle altre, quasi a voler sfruttare al meglio il poco spazio disponibile in un'area sacra, in prossimità di un tempio importante.

 

Il Santuario della Necropoli

 

Venerato luogo di culto almeno a partire dalla seconda metà del VI secolo a.C. sino ad epoca imperiale, il Santuario della Cannicella, scoperto alla fine dell'Ottocento da Riccardo Mancini, sorgeva nell' area dell'omonima necropoli meridionale, cui era connesso. La continuità della sua frequentazione è segnalata anche dall'impiego di diverse tecniche edilizie adottate nel corso del tempo per la costruzione di muri e alzati. Protetto da un muro di terrazzamento in opera quadrata, il nucleo principale del santuario comprendeva varie strutture, fra le quali si devono menzionare un altare e una contigua vasca dotata di due canalini per lo scorrimento delle acque. Fu proprio il Mancini a rinvenire accosto all' altare una peculiare statuetta in marmo greco, poi conosciuta con l'appellativo di "Venere" della Cannicella, poiche vi si volle dapprima riconoscere la figura di una divinità.

La ripresa degli scavi negli anni Settanta e Ottanta ha consentito di meglio delineare la planimetria dell'area sacra, con la messa in luce di nuove strutture muranee, e la scoperta di nuove e numerose canalette per le acque ha valorizzato l'ipotesi secondo la quale la genesi e la funzione stessa del piccolo santuario avessero stretta relazione con questo elemento naturale. Sulla base delle strutture superstiti si è addivenuti alla ricostruzione di un edificio sacro, che del santuario stesso doveva rappresentare il fulcro forse già a partire dalla seconda metà del VI secolo a.C., in origine decorato da un apparato di terrecotte architettoniche parte delle quali sono state rinvenute in situ. Il culto delle acque prevedeva certamente che la prassi rituale trovasse esplicitazione anche all'interno di questo edificio, poiche sono stati rinvenuti una vasca e un pozzo.  

 

 

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