La Civiltà

 

La civiltà messapica è caratterizzata da una nuova ceramica attestata da reperti simili alle ceramiche micenee, ma appartenenti a gruppi che non trovano riscontro esatto nelle scoperte del Bacino dell’Egeo; è una speciale ceramica a ornamenti geometrici con forme singolari di vasi detti "TROZZELLE", ad alti manici, e anfore a collo largo. 

I Messapi coltivavano l’ulivo, la vite; si dedicavano alla pastorizia, all’allevamento dei cani, all’apicoltura e particolarmente sviluppato era l’allevamento dei cavalli. Infatti intorno al 500 a.C. i Tarentini si rivolsero ad un artista peloponnesiaco, Agelada di Argo, per innalzare a Delfi il donario commemorativo di una vittoria sui Messapi che rappresentava la preda tratta dal popolo vinto, e cioè donne e cavalli.

Inoltre essi indossavano una veste lunga che si stringeva ai lembi con un cappuccio, usavano sandali; le donne mettevano lunghe tuniche e si ornavano il capo con una corona, come si evince dai vasi istoriati. Sembrano, queste, tutte espressioni di amore per la vita, di imperturbabilità di fronte all’evento misterioso della morte; la stessa presenza dei sepolcri dentro le mura cittadine è la manifestazione più autentica di tale sentimento di serenità della creatura terrena nei confronti dell’aldilà.

Le tombe, che dimostrano sempre il rito a inumazione, nel periodo più antico hanno la forma di tumuli di pietra, più tardi si hanno ipogei. Molto probabilmente nel modo di seppellire i defunti essi sono stati influenzati dai Greci; infatti da altri scavi si è saputo che usavano seppellire i morti in tombe di pietra con delle steli e mettevano in bocca al defunto una moneta (usanza di origine greca).

I reperti dimostrano, infine, che i Messapi subirono l'influenza greca anche per ciò che attiene alla religione, come rivelano i nomi di divinità messapiche che richiamano alcune tra le più importanti dell'Olimpo greco. Ma abbiamo testimonianza dell'esistenza di dei propri dei Messapi. Cosimo Pagliara ha studiato le iscrizioni nelle grotte di Torre dell’Orso e in quella di Roca, denominata "La Poesia", e ci ha comunicato i nomi di alcune divinità messapiche come Tator o Taotor, una delle più importanti di questa zona. Un altro esempio è Giove Batio venerato nei rovi da cui deriva il nome Batio (che significa appunto rovi). È in realtà una divinità venerata nella grotta, a volte considerata maschile e a volte femminile, raffigurata perciò mentre allatta il figlio. Quest’ultimo culto prevalse in età post-messapica come culto pagano ad una divinità femminile che cresce il figlio.

 

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