Santuari di Locri

 

Il santuario di contrada Marasà è il più monumentale fra quelli esplorati a Locri ed è quello che allo stato attuale dello scavo offre l'immagine più tradizionale di un santuario greco con tempio di grande impegno architettonico, altare e porticato (stoà) per il ricovero dei pellegrini.

Non è stato sinora possibile stabilire con esattezza a quale divinità fosse consacrato tale santuario, anche se è stato più volte proposta la dea Afrodite, cui era dedicata la non lontana area sacra incentrata sulla "stoà ad U".

Sorta in una zona pianeggiante in prossimità di una porta delle mura in cui sfociava uno dei principali assi viari dell'abitato, l'area sacra di Marasà fu frequentata sin dal VII sec. a.C., alla fine del quale fu costruito il primo tempio, uno dei più antichi di quelli sinora noti in Magna Grecia.
Intorno alla metà del VI sec. a.C. questo primo edificio subì una ristrutturazione con la quale la cella venne circondata da un colonnato di legno.
Nel V sec. a.C. il tempio arcaico fu abbattutto e sostituito con uno più grande (45,40 m x 19 circa), di stile ionico, interamente in calcare, fatto forse costruire attorno al 480-470 a.C. a maestranze siracusane su iniziativa del tiranno siracusano Ierone, alleato e protettore di Locri.

Oltre ai resti del basamento e la parte inferiore di una sola colonna attualmente visibili nell'area archeologica locrese, si conservano numerosi frammenti pertinenti alla parte alta dell'edificio sulla base dei quali è stato possibile ricostruire l'aspetto originario del tempio stesso.

Un'ampia campionatura di tali frammenti (fra i quali si può citare un frammento di voluta di uno dei capitelli ionici) è esposta al museo di Reggio Calabria, dove si possono ammirare anche le terracotte architettoniche pertinenti alle fasi più antiche del tempio (fra le quali spiccano le lastre in terracotta  dipinta del rivestimento della cella).   

Di particolare interesse è la decorazione scultorea della fronte occidentale del tempio, una delle più notevoli della Magna Grecia.

Essa è costituita essenzialmente da due gruppi speculari e simmetrici che rappresentano due giovani nudi in atto di scendere da cavalli sostenuti da Tritoni. I due giovani sono stati identificati con i Dioscuri , i gemelli figli di Zeus, che secondo il mito avevano soccorso i Locresi nello scontro con i Crotoniati che aveva avuto luogo sulle sponde del fiume Sagra attorno alla metà del VI sec. a.C. Tali sculture, collocate nello spazio triangolare del frontone, furono scolpite con marmo proveniente dall'isola di Paros nel mare Egeo da un artista magnogreco sensibile all'influenza del grande scultore ateniese Fidia, autore della decorazione scultorea del Partenone. Per questo motivo esse sono databili nella seconda metà del V sec.

Al tempio ionico di Marasà è stata attribuita una delle più alte creazioni artistiche della scultura della Magna Grecia, il famoso "Trono Ludovisi", rinvenuto nei Giardini Ludovisi a Roma e conservato al Museo Nazionale Romano.