L'ANTRO DELLA SIBILLA

 

Il crollo dell'ingresso originario (di cui restano soltanto gli stipiti) e della prima parte della galleria permette di osservare immediatamente, come in sezione, la forma trapezoidale dell'antro, scandita dalla luce filtrante da sei aperture sul lato occidentale. Il taglio trapezoidale risale forse alla seconda metà del IV sec. a.C.; a una fase successiva è invece da attribuire l'abbassamento del piano pavimentale con un taglio più stretto del precedente e di andamento verticale, che portò l'altezza della galleria agli attuali m. 5.

 

Cuma, Parco Archeologico. <<Antro della Sibilla>>. Pianta (da un rilievo della Soprintendenza Archeologica). Cuma, Parco Archeologico. <<Antro della Sibilla>>: dromos.

L'aspetto arcaico di questo dromos e il confronto con le descrizioni di Virgilio e di altri autori antichi ne favorirono l'identificazione con il mitico antro sede della Sibilla Cumana; recentemente, tuttavia, esso è stato interpretato come struttura difensiva. A sostegno di quest'ultima ipotesi vi sono la posizione della galleria posta sotto la sella che unisce l'acropoli con la collina meridionale, l'analogia con altre strutture difensive di ambiente magnogreco; il confronto, infine, con le testimonianze antiche che riguardano la costruzione di fortificazioni. Si tratterebbe dunque di una difesa avanzata, parallela alla linea delle sovrastanti fortificazioni e a quella della costa.



Cuma, Parco Archeologico. <<Antro della Sibilla>>: la sala interna.


Percorso il primo tratto privo di copertura, si entra in un lungo corridoio (m. 131,20) scavato nel tufo con andamento perfettamente rettilineo. Anticamente esso riceveva aria e luce da alcuni pozzi, in parte ancora visibili. Nella parete occidentale (a destra) si aprono, a intervalli quasi regolari, nove bracci; di questi, sei sono comunicanti con l'esterno e tre chiusi. Verso la metà del percorso, sulla sinistra, è un braccio articolato in tre ambienti rettangolari disposti a croce, usati in età romana come cisterne; esse erano rifornite da un canale di alimentazione, le cui tracce sono ancora visibili lungo la parete sinistra della galleria. Sul fondo delle cisterne alcune casse in muratura e fosse sepolcrali indicano che questa parte della galleria svolse in età cristiana funzione di catacomba. Alla stessa epoca risale anche un arcosolio, visibile poco più avanti lungo il corridoio. Si giunge, infine, in una sala rettangolare. Da qui un vestibolo a sinistra, anticamente chiuso da un cancello (come mostrano i fori degli stipiti sui banchi esterni), introduce in un piccolo ambiente, che si suddivide ulteriormente in tre celle minori disposte a croce. Questa stanza è stata interpretata come l'oikos endotatos in cui la Sibilla, assisa su un trono, avrebbe pronunciato i suoi vaticini. La copertura a volta ha fatto però ipotizzare per la sala una datazione alla tarda età imperiale.
Usciti dall'Antro della Sibilla e proseguendo sulla sinistra si può raggiungere, accanto alle scale che conducono all'acropoli, una terrazza panoramica dalla quale è possibile osservare la zona occupata dall'antico porto di Cuma.
Sul lato est della terrazza sono visibili i resti della sistemazione di età tardorepubblicana e augustea dell'esterno dell'Antro della Sibilla. Si tratta di una parete in opera reticolata con ammorsature in tufelli scandita da 10 arcate cieche, la prima metà in quasi reticolato e le rimanenti in reticolato di ottima fattura. Sulla sinistra si nota un pozzo in quasi reticolato in corrispondenza della terza arcata cieca. All'altezza del dromos vi sono un altro pozzo in reticolato e una scala a doppia rampa, dietro la quale si riconoscono muri in blocchi di tufo e tegole di età tarda. Probabilmente, la risistemazione va messa in relazione con le attività del sottostante porto.

 

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