MONGOLI
I Mongoli sono un gruppo di popolazioni nomadi dell’Asia centrale, di lingua uralo-altaica e religione lamaista, sparse in una vasta area che va dalla regione del lago Bajkal sino alla Manciuria (verso nord-est) e al Tibet (nord-ovest). Vivono in tende coniche e hanno alla base della loro organizzazione sociale la famiglia e la tribù. Nelle abitudini di vita e nella cultura hanno subito profondamente l’influenza cinese. I Mongoli hanno dato il nome a uno dei principali raggruppamenti delle razze umane (mongoloide).
Più volte nella Storia i Mongoli intrapresero grandiose migrazioni spingendosi fino all’Europa, come accadde nel V sec. con l’invasione degli Avari e degli Unni e nel XIII sec. con le conquiste di Gengis Khan. Nello spazio di pochi decenni dopo il 1206 i Mongoli occuparono infatti la Cina settentrionale (1215), gli Stati dell’Asia anteriore, la Russia meridionale e parte della Polonia. |
Uno dei successori di Gengis, il Khan Hulagu, diede inizio, in Persia, a una dinastia mongolica che si islamizzò e conobbe periodi di grande splendore, mentre il fratello Qubilay portava a termine la conquista della Cina; i Mongoli stanziati nella Russia meridionale furono invece assorbiti nel granducato di Mosca. Nel XIV sec. Tamerlano riuscì a riunificare una parte dei territori già appartenenti all’impero di Gengis, fondando il nuovo impero dei Timuridi, che ebbe come centro Samarcanda. Un nipote di Tamerlano, Babur, fondò invece in India la dinastia dei Moghul.
ORGANIZZAZIONE SOCIALE
Le classi dei servi e dei nobili rimasero abbastanza stabili, mentre quella
degli uomini liberi (nokud e arat) subì con Gengis Khan una profonda
trasformazione, diventando sempre più asservita all'aristocrazia.
Tale cambiamento, si era già delineato nel XI secolo, quando i principi mongoli
presero l'abitudine di cedere ai propri vassalli (nokes amici) insieme alle
terre da pascolo, anche le famiglie contadine che le rendevano produttive.
Gengis Khan, proibendo agli (arat) sotto pena di morte, di trasferirsi da un
noyan all'altro, abolì praticamente la classe dei liberi e consegnò agli
aristocratici le leve del potere economico.
In tal modo i nobili, un tempo custodi della ricchezza pubblica (gli armenti
erano di proprietà comune di tutto il clan tribale), divennero dei grandi
proprietari terrieri, dominatori assoluti d'una economia primitiva, in cui il
bestiame era l'unica vera fonte di reddito, e servì per lungo tempo da moneta
legale.
L'economia mongola, grazie agli intensi traffici dei mercanti cinesi e
musulmani, si sviluppò verso forme più evolute, si giunse all'adozione come
mezzo di scambio, di carta moneta, garantita nel suo valore reale dal tesoro del
Gran khan.
La carta impiegata era prodotta, trattando gli strati più interni della
corteccia del gelso, le banconote erano nere e portavano come prova della loro
autenticità, il sigillo dell'imperatore.
Se una banconota si rovinava, il possessore poteva cambiarla presso la zecca
imperiale, pagando per il servizio il tre per cento del suo valore nominale.
Alberghi, mercati, posti di frontiera e strade erano sottoposti ad un
particolare controllo, onde evitare l'infiltrazione di elementi sovversivi
capaci di turbare la pace e l'ordine pubblico.
RELIGIONE
Non sembra che Gengis Khan fosse particolarmente religioso, non attribuì mai le
proprie vittorie ad elementi soprannaturali. Diceva di se: " Come vi è
un unico sole nel firmamento, e un'unica potenza nel cielo, così io solo devo
regnare sulla terra".
Dio poteva esistere ma non doveva interferire nei suoi piani di conquista.
I sudditi, invece oltre a venerare le forze celesti, tributavano un culto
speciale ai propri defunti, ai quattro elementi naturali, aria, terra, acqua,
fuoco, al sole e alla luna. Un saluto rituale e caratteristico imponeva il
saluto ai punti cardinali.
Custodi e sacerdoti di questo naturalismo religioso erano i "Beki" o
come oggi si definirebbero (sciamani), questi aiutati da narcotici e dal ritmo
dei tamburi, durante le cerimonie sacre cadevano in "trance", e in
questo stato comunicavano ai presenti le sensazioni provate prima di perdere
completamente i sensi.
La religione professata dai mongoli prevedeva riti e forme di culto curiosi e
superstiziosi: il sacro rispetto per l'acqua era tale da vietarne praticamente
l'uso, salvo soddisfare la sete.
L'unico mezzo consentito ed usato per fare il bagno, era quello di raccogliere
l'acqua con la bocca e quindi spruzzarsela addosso.
Nella casa di ogni principe, un focolare sacro era custodito in continuazione da
un apposito funzionario, in segno di rispetto al fuoco, era proibito vibrare
colpi di scure vicino alla fiamma, spingervi dentro il combustibile con i piedi,
mescolare la cenere con l'immondizia.
La religiosità delle tribù mongole, si completava con il culto dei morti,
considerati come (dèi) domestici, protettori di ciascuna famiglia.
Sulle tombe si pregava, e si offrivano numerose offerte: pupazzi in feltro
rivestiti di stoffe preziose, raffiguranti defunti segnalatisi in vita per la
loro bontà o per la loro malvagità, ad essi offrivano cibo per ricevere in
cambio, protezione o quanto meno non avere nessun danno.
Quando avviene un decesso, lo piangono urlando con veemenza, e non pagano più
tasse per un anno, se qualcuno assiste alla morte di un adulto, per un anno non
potrà entrare nella dimora del sovrano. Se il morto è un fanciullo, non potrà
entrarvi sino alla fine della lunazione.
Quando un grande è malato, si mettono guardiani tutt'intorno alla sua dimora, i
quali non consentono a nessuno di passare oltre. Temono, infatti, che un cattivo
spirito o il vento maligno, penetri con i visitatori.
IL MONDO DEI SOGNI
La morte per i mongoli, era come un viaggio, l'ultimo della loro vita di eterni
viandanti, e come annota Giovanni da Pian del Carpine, anche per questa partenza
preparavano tutto con scrupolo e precisione:
Dinanzi al morto si dispone la mensa con un vaso di carne e una coppa di latte
di giumenta, con lui vengono sepolte una giumenta con un puledro, e un cavallo
bardato con la sella e il freno, mentre un altro è macellato e mangiato.
Riempiono un cesto con strame e lo pongono in alto, perché il defunto abbia
nell'altro mondo una casa dove abitare e una giumenta che gli fornisca del latte
e metta al mondo altri cavalli, sui quali poter cavalcare.
Con il morto seppelliscono anche oro e argento, ed il carro sul quale egli é
condotto è infranto, e nessuno osi più pronunciare il suo nome fino alla terza
generazione.
La tomba è poi ricoperta con zolle, così che non sia più possibile ritrovarne
la posizione.
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