SVILUPPI

 

Dopo la morte di Confucio e con la definitiva disgregazione dello Stato Chou, i discepoli si divisero in due gruppi, preoccupati di trovare una definizione etica e normativa della morale che fosse valida in sé e per sé, e anche per rispondere alle forti critiche del filosofo progressista Mo Ti, che rifletteva l'ideologia dei contadini, dei piccoli artigiani e commercianti oppressi.

Mencio (372-287 a.C.) razionalizzò l'insegnamento di Confucio sulla "benevolenza" (o bontà di cuore) e sull'importanza dei valori morali nella società, dando così inizio a una disputa che avrebbe occupato i pensatori confuciani per diversi secoli. Mencio infatti sosteneva come norma della moralità la natura umana, che è fondamentalmente buona, per cui alla vita morale occorreva soltanto un processo di autoperfezionamento. Qui il discorso religioso diventa più esplicito, poiché il tentativo è quello di mostrare come il dio-cielo (concepito come forza morale) si rapporta all'uomo e lo aiuta a realizzarsi.

Xunzi (298-238 a.C.), che è il terzo fondatore del Confucianesimo, sosteneva invece che la natura umana è incline al male e solo attraverso un'educazione imposta dall'esterno, essa può vivere pacificamente e con dignità. Da notare che fu soprattutto Xunzi a sviluppare il lato pratico della religione confuciana con la sua dottrina dell'azione rituale. Confucio si era soffermato soprattutto sull'esigenza di vivere la vita con umanità e di preservare i riti tradizionali. Xunzi formalizzò e codificò questa prassi, introducendo nuovi riti, i quali, peraltro, essendo prevalentemente dei sacrifici ufficiali statali, erano poco sentiti dal popolo.

Dong Zhong-Shu (197-104 a.C.) riuscì a far adottare il Confucianesimo come religione di stato sotto la dinastia degli Han (136 a.C.). Fece questo a prezzo di forti concessioni e con molto eclettismo: ad es. esaltò il ruolo del re abbassando quello del popolo (il re non è più "mandato dal cielo" e quindi revocabile, ma "esecutore del cielo", per cui la volontà dell'uno è sempre conforme a quella dell'altro). Naturalmente Dong preferiva la scuola di Xunzi. E grazie a lui si svilupparono notevolmente la burocrazia imperiale e la meritocrazia, cui il sistema degli esami per il mandarinato diede forte impulso. Sotto questa dinastia, il confucianesimo si arricchì di una cosmologia e di una metafisica, basata sul dualismo di yin (principio femminile, ombra, freddo, riposo, passività, terra) e yang (principio maschile, luce, calore, energia, attività, aggressività, cielo).

Con l'avvento della dinastia Sung (960-1279 d.C.) il pensiero confuciano entrò nella sua nuova e ultima fase di elaborazione. A partire dal XII sec. sorge praticamente il "neo-Confucianesimo", in direzione del panteismo e sotto l'influenza del Taoismo e del Buddismo. La prima scuola, detta "della ragione", dà una certa importanza alla materialità della vita, sostenendo che le contraddizioni pratiche possono pregiudicare seriamente la felicità dell'uomo, per cui il loro esame è indispensabile per modificare la realtà. Tuttavia, non ponendo la materia a fondamento dell'essere ma un'astratta legge o regola universale, questa scuola non determinò un nuovo interesse per l'osservazione scientifica. La preoccupazione fondamentale fu quella di studiare la storia passata e i testi classici, considerati depositari del modello ideale del "buon governo". La seconda scuola, detta "della mente" (che raggiunse il suo apice nei secoli XV e XVI), fu molto più idealista, in quanto sosteneva una stretta identità di essere e coscienza a partire dalla coscienza, per cui la felicità e la conoscenza dell'uomo dipendevano unicamente dalla introspezione e dalla illuminazione intuitiva.

L' impostazione del Confucianesimo data da Dong rimase praticamente invariata sino al 1905. Poi il culto statale venne riorganizzato nel 1907 e soppresso nel 1912. Durante la "rivoluzione culturale" maoista ci si scagliò contro il Confucianesimo in quanto tale, senza distinguere le idee originarie del fondatore da quelle, di alcuni suoi seguaci, che poi risultarono dominanti. Una campagna anti-Confucio è stata condotta anche nel 1973: sotto accusa furono quegli insegnanti che si servivano di metodi autoritari. La casa di Confucio venne saccheggiata dalle "guardie rosse": le preziose edizioni di antichi testi confuciani conservate nella biblioteca, la statua di Confucio, quelle dei suoi quattro discepoli e seguaci più celebri, i vasi sacrificali, gli antichi strumenti musicali, fra i quali il liuto: tutto andò distrutto. Poco dopo la morte di Mao, la città natale di Confucio è stata riaperta ai turisti cinesi e dal 1979 anche agli stranieri.

Oggi in Cina il culto è seguito da circa 200 milioni di persone: dal 1984 la ricorrenza della data di nascita di Confucio si celebra con grande solennità. Sua è una delle sentenze adottate dal PCC: "Che importa se il gatto è bianco o nero, purché acchiappi i topi". Al di fuori della Cina, il Confucianesimo si è sviluppato soprattutto in Corea: al Nord vi sono 7 milioni di seguaci, al Sud 2 milioni. In Giappone si diffuse a partire dal XV sec., dove sussiste ancora oggi sotto forma di dottrina filosofica tradizionale. Per effetto dell'immigrazione cinese, il confucianesimo si è diffuso anche in Vietnam, Thailandia, Filippine, Indonesia, Malesia, ecc., raggiungendo la cifra di circa 300 milioni di fedeli.

 

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