Monte SIRAI


A 5 Km dal mare che fronteggia Sant'Antioco, posta su una panoramica collina nei pressi di Carbonia, si trovano i resti della più imponente fortezza fenicio-punica della Sardegna. Sono perfettamente intuibili l'urbanistica della città e la costruzione delle singole abitazioni e se ne deduce che la fortezza di Monte Sirai arrivò ad ospitare sino a 5-600 soldati. Visitabile anche la necropoli e un semplice tophet.

Monte Sirai: veduta aerea, particolare dell'acropoli.

Un'antica strada a fondo naturale sale dalle pendici fino al pianoro, che è delimitato tutt'intorno da una cinta muraria a grossi blocchi. La cinta segue approssimativamente il ciglio dell'altura, scendendo solo a tratti e di poco verso la valle; l'ingresso si apre a tenaglia sul lato nord ed è fiancheggiato da un torrione, di cui si hanno pochi resti. Sul pianoro così recintato si trovano, sul versante sud, l'acropoli con autonoma cortina muraria e, a nord, la necropoli e un luogo sacro. L'area approssimativamente rettangolare dell'acropoli è individuata dai resti di una cinta muraria, che porta sulla fronte tracce di un'opera avanzata con funzione antemurale. 


Monte Sirai, ingresso dell'acropoli.

La cinta ha cortine con spessore che va dai quattro ai cinque metri, secondo una tecnica a casematte che è stata attribuita a un periodo non più recente del VI secolo a.C. L'ingresso principale, anch'esso a tenaglia, si apre sul tratto nord-orientale della cortina; attraversato un corridoio a imbuto fiancheggiato da due torri trapezoidali si giunge a una piazza, sulla quale si affaccia un poderoso edificio quadrangolare, il mastio.

Numerose sono le fasi edilizie del complesso e diverse le funzioni a cui fu adibito nel corso dei secoli. Il primo impianto è costituito da una torre nuragica, incorporata all'inizio del VI secolo a.C. nel mastio, costruito a grandi blocchi trachitici. Nel periodo che va dagli inizi del V secolo a circa metà del terzo l'edificio è parzialmente distrutto e conosce una fase di ricostruzione, alla quale va attribuita una grande torre subito a nord. Ulteriori modifiche sono documentate nella fase tra la seconda metà del III e la prima metà del II secolo a.C.: ne è causa probabilmente il mutamento di destinazione nella costruzione, che da centro difensivo dell'acropoli divenne luogo di culto. Da qui e dalle immediate vicinanze vengono numerosi reperti di primaria importanza per la documentazione artigianale di Monte Sirai.
A sud del mastio si trovano due grossi complessi di costruzioni, verosimilmente edifici civili, databili, in base alla ceramica e all'ultima documentazione di impiego, attorno al III secolo; tra questi complessi e il mastio si nota l'irradiarsi di un sistema viario, che percorre in più punti l'acropoli e ne agevola i collegamenti. Le vie attraversano longitudinalmente l'abitato e separano i complessi di abitazioni tra loro e dalla fascia delle costruzioni addossate alle mura: una piazza all'estremità di nord-est e due all'estremità di sud-ovest raccordano tra loro le strade.

Fuori dall'acropoli, verso nord, si trova la necropoli. E' stata individuata una dozzina di tombe a camera ipogeica; di queste, tre sono state scavate sistematicamente, mentre le altre risultano violate da clandestini. Ricavate nella roccia a una profondità tra m 1,30- 3,00 e con accesso a dromos, le camere funerarie hanno pianta rettangolare o quadrata e un genere erano chiuse da portello di pietra. Vi è documentato solo il rito dell'inumazione, con i corpi deposti sia in loculi scavati nelle pareti sia direttamente sul pavimento. Dai corredi funebri, deposti entro piccole nicchie nelle pareti o entro i loculi stessi o sui pavimenti, si è dedotto che le tombe furono usate in due fasi, la prima nel corso del VI secolo a.C. e la seconda tra il III e il II. Inoltre, queste tombe conservano resti di decorazione a basso rilievo: sul pilastro centrale di una tomba ipogeica appare riprodotto a rovescio il cosidetto segno di Tanit; una testa umana scolpita e dipinta in rosso fu staccata dal soffitto di un'altra tomba da scavatori clandestini, ma poi recuperta ed ora esposta nel museo di Cagliari.

Procedendo verso nord s'incontra l'area del tophet, che include anche i resti di un tempio. Il tempietto, per cui è stato ipotizzato un impiego cultuale in funzione del sacrificio dei fanciulli, ha accesso da una scalinata di sette gradini; l'interno consta di un vano rettangolare d'ingresso, di una piccola sala mediana e di una cella addossata sul lato di destra. La cella conserva in un angolo tracce di un bancone rettangolare di pietra, coperto al momento della scoperta da ceneri e da osse combuste: in una seconda fase al maufatto arcaico se ne sostituisce un altro di forma circolare, anch'esso con segni di combustione.

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