Il nome del periodo
successivo, Ausonio
I (circa
1270-1125 a.C.) è legato a una leggenda (con qualcosa di vero) tramandata
da Diodoro siculo, secondo la quale le Eolie sarebbero state colonizzate
dagli Ausoni provenienti dalla penisola italiana e guidati da Liparo
figlio di Ausonio.
I contatti col mondo
miceneo si diradano. Anche le capanne di questo periodo recano tracce di
incendio e di distruzione violenta. La nuova civiltà, risorta dopo
l'incendio, che va sotto il nome di Ausonio II (fine del XII -inizi del IX
sec. a.C.), si distacca dalla vecchia civiltà di Ausonio I per le
dimensioni delle capanne e le tecniche costruttive. Le capanne adesso hanno
il tetto a capriate, sorretto da montanti di legno verticali. Nella ceramica
si diffondono nuove tecniche (è frequente l'uso del tornio) e nuove
decorazioni. I rapporti con il mondo egeo diminuiscono e diventano rari e si
intensificano invece quelli con la Sardegna (nella quale la civiltà
nuragica è espansione). È un periodo di prosperità che però ha fine con
un violento incendio che distrugge il villaggio del castello e lascia
l'isola disabitata per oltre due anni.
La fase che segue è
quella di Lipari greca (580 - 252 a.C.). Diodoro Siculo scrive che quando
nel 580 i
Cnidii
della spedizione di Pentatlo approdarono a Lipari, vi
trovarono circa 500 persone che vivevano nel terrore delle incursioni dei
pirati tirreni, e avendo ricevuto una benevola accoglienza decidono di
fermarsi per fondare una colonia.
Venne riedificata la
città sul Castello e i pirati vengono ripetutamente battuti. I Liparesi
dedicano offerte votive ad Apollo, recapitandole al tempio di Delfi dove
sono stati ritrovati i frammenti di due ex voto.
La collettività in
questa nuova società si divide i compiti: alcuni abitanti coltivano la
terra, altri la difendono. Quando l’abitato risultò piccolo, si espanse
in un primo momento nelle zona del castello poi anche nella pianura.
Nel 500 inizia
l’opera di fortificazione della città bassa, opera che continua un secolo
dopo con un circuito spesso quasi 4 metri attorno la città che ha ormai
raggiunto una notevole espansione.
Di queste mura è
rimasto oggi ben poco: ventitré filari di blocchi di una torre di guardia a
fianco dell’ingresso medievale nelle mura del castello ed un tratto del
muro perimetrale di un santuario nel parco archeologico vescovile. A Lipari si coniarono solo monete, di bronzo, anche
dopo la conquista romana.
Della storia di Lipari
durante l’età greca si hanno poche notizie riportate dagli storici.
Tra il 427 e il 396
a.C. subì diverse aggressioni, in un primo momento da parte degli Ateniensi
e in un secondo momento da parte dei Cartaginesi che riescono ad assediarla.
Nel 393 pirati
liparesi assaltano una nave romana e la spogliano del grosso quantitativo
d’oro che essa trasportava al tempio di Delfi come tassa sul bottino di
guerra di
Veio. Timasiteo (arconte di Lipari), però, lo fa restituire e
riportare alla sua destinazione originaria.
Agatocle di Siracusa
(alleato di Lipari) tradisce gli isolani saccheggiando la città nel 304, ma
perde il suo bottino a causa dell’affondamento della nave e di una parte
della flotta. Lipari si riconcilia con i Cartaginesi e nel 269 a.C. (prima
guerra punica) offre loro la possibilità di controllare le operazioni nel
basso Tirreno dal quartier generale stabilito sull’isola.
La flotta romana
attacca Lipari senza successo svariate volte, solo nel 252 d.C., C.
Aurelio
Cotta
riesce nell’intento. La città viene rasa al suolo e agli abitanti
rimasti imposte pesanti tasse. Inizia così un periodo di stenti che finirà
solo dopo la sconfitta di Cartagine.
Con il cambiamento
della situazione politica l’abitato tornerà ad espandersi seguendo il
modello delle città romane (con costruzione quindi di terme, arena, ecc.).
Sfruttando la
posizione strategica delle Eolie, Lipari si schiera dalla parte di Sesto
Pompeo durante la guerra civile con
Ottaviano. Pompeo però viene sconfitto
e nel 32 a.C. Lipari viene conquistata da Agrippa.
Lipari è stata un
luogo di esilio per personalità scomode e meta di stimatori di bagni
termalifino al sec. VI d.C..
Tra il VII e l'VIII
secolo (alto medioevo), riprende nella parte nord-orientale dell'isola
l'attività vulcanica che comporta una diminuzione demografica e quindi un
decadimento delle condizioni di vita. Nell'836 gli Arabi attaccano,
distruggono Lipari e deportano gli abitanti lasciando le isole deserte fino
al 1083, quando Ruggero, conte di Sicilia, porta sull’isola un gruppo di
Benedettini che ricominciano a lavorare la terra e a sfruttare le miniere di
allume e zolfo.
L’isola comincia
lentamente a ripopolarsi e in epoca normanna viene edificata la Cattedrale e
il convento di cui rimane tutt’oggi qualche rudere. La città viene di
nuovo fortificata.
Fra il sec. XIII e il
XIV Lipari si allea con gli Angioini contro gli Aragonesi, godendo di
privilegi e aumentando il proprio benessere soprattutto quando il Regno di
Napoli e quello di Sicilia vengono unificati (1442).Ma nel 1544 Lipari
subisce una nuova aggressione da partedel pirata Ariadeno Barbarossa che
saccheggia, distrugge la città, deporta tutti gli abitanti. Il viceré
Pietro di Toledo invia soccorsi, la città viene nuovamente fortificata e
ripopolata da genti provenienti dalla Calabria e dalla Campania incoraggiate
dalle esenzioni e dai privilegi concessi agli abitanti del luogo.
I pirati che
stabiliscono le basi nelle isole minori disabitate, perpetuano nella seconda
metà del sec. XVI e il XVII un clima di terrore periodo nel quale Lipari si
trova ad essere contesa tra il papato e vari re di Sicilia.