LIPARI

Età Post-Classica

Tra il VII e l'VIII secolo (alto medioevo), riprende nella parte nord-orientale dell'isola l'attività vulcanica che comporta una diminuzione demografica e quindi un decadimento delle condizioni di vita. Nell'836 gli Arabi attaccano, distruggono Lipari e deportano gli abitanti lasciando le isole deserte fino al 1083, quando Ruggero, conte di Sicilia, porta sull’isola un gruppo di Benedettini che ricominciano a lavorare la terra e a sfruttare le miniere di allume e zolfo.
L’isola comincia lentamente a ripopolarsi e in epoca normanna viene edificata la Cattedrale e il convento di cui rimane tutt’oggi qualche rudere. La città viene di nuovo fortificata.
 
Fra il sec. XIII e il XIV Lipari si allea con gli Angioini contro gli Aragonesi, godendo di privilegi e aumentando il proprio benessere soprattutto quando il Regno di Napoli e quello di Sicilia vengono unificati (1442).
 
Ma nel 1544 Lipari subisce una nuova aggressione da parte del pirata Ariadeno Barbarossa che saccheggia, distrugge la città, deporta tutti gli abitanti. Il viceré Pietro di Toledo invia soccorsi, la città viene nuovamente fortificata e ripopolata da genti provenienti dalla Calabria e dalla Campania incoraggiate dalle esenzioni e dai privilegi concessi agli abitanti del luogo.
I pirati che stabiliscono le basi nelle isole minori disabitate, perpetuano nella seconda metà del sec. XVI e il XVII un clima di terrore periodo nel quale Lipari si trova ad essere contesa tra il papato e vari re di Sicilia.

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