BOGOMILI

Questo argomento si inserisce nell'ambito di certe eresie, come ad esempio il manicheismo, il bogomilismo ed il catarismo. Le eresie ricordate possono essere studiate non solo come un fenomeno importante dal punto di vista puramente religioso o dottrinale, sociale o politico, ma anche come una forma di contatti e di influssi reciproci fra i vari popoli e paesi, ad esempio fra l'Oriente e Bisanzio, fra Bisanzio ed i popoli balcanici ed in genere i popoli Slavi, infine fra questi ultimi e l'Occidente europeo. Qualche studioso moderno ebbe l'idea di dichiarare il bogomilismo come "the first European link" di una catena millenaria, che incomincia con la predica di Mani in Mesopotamia nel III secolo e giunge sino alla Crociata degli Albigesi in Francia meridionale nel secolo XIII. Nonostante la sua troppa semplicità, quest'affermazione appare assai seducente. Prima di considerarla al di sopra di ogni dubbio, sarebbe necessario un esauriente e vasto studio comparativo delle grandi correnti ereticali del Medio Evo, verificando i singoli nessi di questa presupposta ' catena ' sia nella loro sostanza che nel modo di concatenarsi, attraverso i secoli e gli ampi territori del mondo medioevale.

Durante tutto il periodo medioevale gli Slavi della Penisola Balcanica erano prevalentemente, se non anche esclusivamente, nell'ambito dell'Impero bizantino, e per mezzo di esso venivano in contatto con l'Oriente, con il suo germogliare continuo di eresie. Non è difficile perciò rintracciare i legami che univano tali correnti ereticali dell'Oriente, come il manicheismo e il paulicianismo, con il bogomilismo. Per vari secoli però i popoli balcanici vivevano privi di contatti con l'Occidente. Accettando la ipotesi di una certa unità e continuità delle correnti ereticali del Medio Evo, e parlando di un vasto movimento "neomanicheistico" realizzato attraverso la mediazione dei bogomili balcanici, sembra più che necessario badare non soltanto ai tratti di unità dottrinale, ma comprovare anche l'esistenza dei rapporti storici fra questi popoli.

Come per tanti altri movimenti ereticali, uno sguardo sulla storia e particolarmente sull'essenza dottrinale del bogomilismo viene ostacolato da una difficoltà primordiale: la mancanza totale di fonti dirette e genuine di provenienza bogomila. Non è inutile avvertire che tutto ciò che conosciamo di più importante della dottrina dei bogomili viene dagli scritti dei loro nemici. Ben poco si può ricavare da certi apocrifi di origine presupposta bogomila, dalla cosidetta "Interrogatio Iohannis", conservataci unicamente in veste latina di epoca relativamente tarda, finalmente dalla tradizione orale in fiabe popolari, diffuse fra i Bulgari e fra altri popoli balcanici quasi sino ai giorni nostri. Essendo il bogomilismo spuntato inizialmente fra i Bulgari e rimasto, per quanto si può sapere, limitato per vari decenni fra di essi, la prima menzione delle fonti storiche sull'eresia spetta agli scritti di origine bulgara, supponendo in detti scritti un'informazione diretta e copiosa. La speranza dello studioso di scoprire, fra le opere assai numerose della letteratura bulgara del Medio Evo, fonti abbondanti sulla storia e la dottrina degli eretici, rimarrà delusa. In ordine cronologico come fonti della storia dei bogomili bulgari si possono menzionare soltanto alcuni scritti di valore disuguale: alcuni passi nell'Esamerone composto dallo scrittore Giovanni Esarca verso la fine del secolo IX o all'inizio stesso del secolo decimo, il "Discorso contro la recente eresia di Bogomil" del Vescovo Cosma I, composto nel periodo 969-972, poi il Sinodico redatto per ordine del re Boril (1207-1218) in occasione del sinodo antibogomilistico convocato nella capitale bulgara di allora, Turnovo, all'inizio del 1211, finalmente la vita del vescovo della regione di Muglen (in Macedonia) Ilarione, dei tempi dell'imperatore bizantino Manuele I Comneno (1143-1180), scritta dall'ultimo patriarca della Bulgaria medioevale Eutimio di Turnovo.

Fra tutti questi scritti quello di maggior valore è senza dubbio l'opera di Cosma, resa pienamente accessibile agli studiosi occidentali in una versione francese ed in un'altra non meno utile in lingua latina, assai recenti ambedue. Contemporaneo agli stessi inizi dell'eresia, connazionale del primo grande promotore ed eresiarca e dei suoi immediati seguaci, il vescovo Cosma era naturalmente informato in modo ampio e diretto per il periodo forse più importante della formazione del bogomilismo. Le sue testimonianze sono non solo le più dettagliate e originali, ma hanno anche il singolare pregio di essere date in modo concreto e abbastanza oggettivo. Una trentina di anatematismi, formulati in forma più che schematica nel testo del Sinodico bulgaro, confermano le testimonianze di Cosma e rilevano certi particolari di carattere storico o dottrinale nuovi. Giovanni Esarca ben cinque volte fa cenno ai manichei e agli "Slavi pagani": due delle sue testimonianze riproducono, in versione paleo-bulgara, passi di autori patristici greci, le altre tre fanno menzione del culto solare presso i manichei e, salvo una lectio erronea del testo, presso gli "Slavi pagani", come anche della conczione negativa del mondo visibile dei manichei. In nove capitoli della Vita di S. Ilarione il vescovo Eutimio ha voluto dare piuttosto prova della sua cultura letteraria, invece di offrire qualche notizia diretta e autentica. Parlando dei manichei, degli armeni ( auliciani) e dei bogomili in Macedonia Centrale egli nelle dispute reali o fittizie con loro non ha fatto altro che ripetere gli argomenti dell'apologeta bizantino Eutimio Zigabeno.

 

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