ARDEA


L’origine dell’antica città di Ardea è anche narrata da alcuni famosissimi miti.

La più nota è la leggenda di Danae che, chiusa in una cassa con il figlioletto Perseo da suo padre Acrisio, approdò sulle coste laziali. Acrisio aveva interrogato un oracolo per sapere se mai avesse potuto avere un figlio maschio. Quello gli annunciò che non lui, ma sua figlia Danae avrebbe avuto un bambino: Perseo e che pero proprio da quest’ultimo egli sarebbe stato ucciso.

Per evitare che la profezia si avverasse, Acrisio fece costruire una camera di bronzo sotterranea dove rinchiuse sua figlia, tenendola ben custodita. Ma proprio lì la raggiunse Giove che la sedusse penetrando sotto forma di pioggia d’oro da una fenditura del tetto.

Quando nacque Perseo Acrisio non volle credere che egli avesse origine divina e mise sua figlia con il neonato in una cassa che affidò alle onde del mare. Secondo la mitologia romana Danae e suo figlio, giunti sulle coste del Lazio, finirono nelle reti di alcuni pescatori e furono portati da re Pilumno. Questi la sposò ed insieme fondarono la città di Ardea. Turno, re dei Rutuli, sarebbe stato il discendente di questa stirpe.

Un’altra leggenda ardeatina è quella così narrata da Ovidio nel XIV° Libro delle Metamorfosi, nella quale l’airone (simbolo di Ardea) rinasce dalle ceneri della città bruciata dai Troiani vincitori dopo il duello tra Enea e Turno.

Secondo Dionigi di Alicarnasso, infine, la fondazione di Ardea sarebbe da attribuire all’eroe Ardeias, figlio di Ulisse e Circe, dal quale avrebbe anche preso nome la città.

Il territorio Ardeatino, ricco di corsi d'acqua, sorgenti (anche minerali), boschi, macchie e foreste di alberi giganteschi, offrì all'uomo primitivo un ambiente favorevole alla vita e alla sopravvivenza. Una grossa amigdala (strumento di selce a forma di madorla), conservata nel Museo Civico di Albano, testimonia la presenza dell'uomo ad Ardea sin dalla penultima glaciazione, oltre 100.000 anni fa. Dopo l'estinzione dei "neanderthaliani", avvenuta circa 35000 anni fa, scarse tracce si sono trovate relative all'età mesolitica e neolitica (homo sapiens). Sono invece molte le testimonianze dell'età eneolitica (2500-1700 a.c.) quando l'uomo, oltre la pietra, cominciò a lavorare il primo metallo: il rame. Nel territorio Ardeatino le genti eneolitiche erano organizzate in piccoli gruppi seminomadi.



I Rutuli

Gli antichi ricollegavano l'origine etnica dei Rutuli con il popolo Etrusco: Rutulus (che significa rosso) è un nome etrusco e Turno, il mitico re di Ardea, era reso in greco con Tyrrenos. Per l'affinità della loro lingua con quella parlata a nord del tevere, furono anch'essi ritenuti Tirreni, vale a dire Etruschi

Massimo Pallottino, invece, considera i Rutuli un popolo di stirpe latina e attribuisce il particolare legame con gli Etruschi alla forte influenza etrusca in quest'area del Lazio antico, anche perché la pianura costiera dove si trova Ardea, chiusa a sud dai monti e dalle paludi, si apriva invece a nord verso le distese pianeggianti dell'etruria meridionale marittima. Nell'XI secolo a.c., gli insediamenti sul territorio erano formati da villaggi sui pianori, poco distanti l'uno dagli altri. I villaggi erano composti da piccoli gruppi di capanne, a pianta ovale o circolare, con una struttura di pali di legno, tetto di paglia e pareti di rami o canne ricoperte da un intonaco di argilla. La posizione geografica di Ardea, tra la valle del Tevere e quella dell'Astura, a metà strada tra Ostia e Anzio, consentì ai Rutuli di controllare le vie del traffico e di inserirsi nella fitta rete di scambi commerciali e culturali che avvenivano tra l'Etruria e la Campania, tra la costa e l'entroterra laziale. Sempre sul litorale Ardeatino gli antichi ricordano l'esistenza del celebre Afrodisium (un santuario cosmopolita dedicato a Venere) come uno dei più grandi empori commerciali della costa laziale, punto di contatto tra il mondo greco e il mondo latino.

Ardea diventa il centro sociale, politico e religioso che comunica direttamente con il mare mediante l’ultimo tratto dei due corsi d’acqua che delimitano i pianori tufacei sui quali sorge. Ha uno scalo marittimo (Castrum Invii), legato ai più antichi commerci delle coste laziali, che la pone al centro della via di comunicazione tra il mondo etrusco e quello greco.


La società urbana dei Rutuli

Questa situazione rese possibile, ad Ardea, un processo di grandi trasformazioni economiche, sociali e culturali che culminerà, nel VII secolo a.c. con la formazione della città e con la definitiva organizzazione della società urbana. L'aumento demografico della popolazione ardeatina incrementò l'ulteriore sviluppo del commercio, dell'artigianato locale e dell'agricoltura con il dissodamento e la bonifica dei terreni incolti. Si fabbricano asce, armi (tra cui le famose spade ardeatine di grande perfezione tecnica, oggetti di ornamento personale come fibule, anelli, braccialetti, collane). Nella lavorazione della ceramica viene usato il tornio per una produzione non più solo familiare. Il processo di urbanizzazione ha fatto di Ardea uno degli esempi più noti e citati di città arcaica per la sua posizione strategica, il suo impianto urbanistico, il suo imponente sistema di triplici fortificazioni.
Nel VI-V secolo, Ardea aveva una superficie urbana di 40 ettari, un territorio di 198,5 Kmq (quattro volte quello attuale), una popolazione complessiva presunta di oltre 8000 abitanti. La grandiosità dei templi arcaici e degli altri monumenti pubblici dell'Acropoli e della Civitavecchia sono la manifestazione della "fortuna" di Ardea come centro politico, economico e religioso dei Rutuli: "il popolo che in quella età e in quella regione era il più potente per le sue ricchezze".

Ardea contro Roma

Tito Livio racconta che, per impadronirsi del territorio e delle ricchezze dei Rutuli, i Romani attaccarono Ardea durante il regno di Tarquinio il Superbo. I Rutuli respinsero l'assalto dei Romani e, dopo la caduta della monarchia a Roma, con la cacciata di Tarquinio, la guerra si concluse con un trattato di pace. Per rinforzare la città e difenderla dai Volsci, nel 442 a.c., una colonia di Latini si insedia ad Ardea. Nel IV secolo a.c., sempre secondo Tito Livio, la città venne assediata dai Galli, che nel frattempo avevano occupato Roma. Dopo aver sconfitto i Galli sotto le mura della città, i Rutuli, guidati da Furio Camillo, liberano Roma dall'occupazione Gallica. Nel secondo trattato romano-cartaginese del 348 a.c., Ardea è nominata tra le città alleate dei Romani. Nel III secolo a.c., durante la seconda guerra punica, Ardea era una delle dodici colonie che rifiutarono ai Romani gli aiuti militari. In età imperiale una nuova colonizzazione si insediò ad Ardea in conseguenza delle vicende storiche ed economiche dell'Impero Romano.

Venne costruita dai Rutuli la rete di cunicolo che attraversa praticamente tutta Ardea, questo per aumentare la superficie coltivabile, questa rete aveva lo scopo di incanalare le acque degli scoli superficiali per scaricarle nelle valli sottostanti e inoltre venne utilizzata come camminamenti militari per sorprendere alle spalle i nemici o per andare ad attingere acqua durante i lunghi assedi.

 

I Monumenti


Il Tempio dell'Acropoli

Il tempio arcaico dell'Acropoli, per la sua posizione eminente e le sue dimensioni gigantesche (mt. 33,40 x 21,70) è stato considerato da alcuni archeologi come quello dedicato a Giunone Regina. Le numerose terrecotte architettoniche che decoravano il tempio, attestano la vita ininterrotta del santuario per oltre 600 anni a partire dal VI secolo a.c. L'altro tempio dell'Acropoli, costruito in età ellenistica, si trova nell'area dove attualmente c'è la chiesa di S. Pietro.

Il Tempio della Civitavecchia, la Basilica ed il Foro Ardeatino

Nella Civitavecchia (in località Casalinaccio) si conservano i resti di un altro tempio del VI secolo a.c., in connessione con una basilica del I secolo a.c.. Gli scavi del tempio, avvenuti negli anni trenta, riportarono alla luce il podio del santuario (alto mt. 1,80) costituito da tre filari di blocchi di tufo mondanati poggianti direttamente sulla roccia. La basilica, una delle più antiche in Italia, venne costruita intorno al 100 a.c. per accogliere la gran massa di gente che si recava al tempio.

Area Sacra del Colle della Noce

L'individuazione dell'area sacra del Colle della Noce, non è stata una scoperta casuale, ma il risultato di studi e ricerche sistematiche per redigere la carta archeologica di Ardea.
L'arco di vita del tempio va dal VI alla prima metà del I sec. a.C.; era diviso in otto parti: il pronao o parte anteriore (pars antica) con otto colonne su due file; la parte posteriore (pars postica), formata da una cella centrale e due laterali, sembra fosse destinata ad accogliere i simulacri delle divinità . Costruito con mattoni, aveva un'intelaiatura a legno e delle colonne lignee per sorreggere le coperture a debole pendenza con gronde assai sporgenti; era riccamente ornato con lastre di terracotta a colori vivaci (generalmente tre: rosso, nero e bianco avorio) e con elementi decorativi che evidenziano la stessa matrice d'origine dei materiali fittili negli altri due templi ardeatini.
Sotto il piano di calpestio del tempio, al centro del perimetro, sono emerse delle tracce di fori di pali e canalette di scolo per l'acqua, appartenenti a fondi di due capanne dell'età del ferro.
Una delle capanne, sorgeva sul punto più elevato, esattamente al centro della collinetta del Colle della Noce, con l'ingresso rivolto ad est. Il santuario presenta lo stesso orientamento delle due capanne e queste, ne costituiscono l'asse geometrico, essendo poste esattamente al centro dell'edificio. Si sono rinvenute, infine, numerose tracce attribuibili ad almeno altre quattro capanne.
La vita del tempio è testimoniata dallo studio dei reperti ritrovati all'interno dei cavi di fondazione ed in un ambiente ipogeo affiancato allo stesso: deposito di materiale decorativo e fittile in disuso.
I ritrovamenti hanno permesso così l'individuazione dei secoli di vita del tempio, ma non quella cronologica dei vari rifacimenti ed ampliamenti.



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