ARPINUM

Le origini di Arpino si perdono nella notte dei tempi. Narra la leggenda che essa sarebbe stata fondata dal dio Saturno, protettore delle messi, così come altri centri della Ciociaria (Alatri, Ferentino, Atina, Anagni). I suoi primi abitatori furono identificati con i mitici Pelasgi, la popolazione preellenica alla quale la tradizione attribuisce la realizzazione del gigantesco sistema fortificato delle "mura ciclopiche", dette per questo "pelasgiche", ancora oggi visibile in località Civitavecchia e in numerosi punti dell'abitato cittadino. In realtà, i primi ad insediarsi nella zona furono i Volsci, la cui presenza è documentata sin dal VII sec. a.C. Conquistata dai Sanniti nel IV sec. a.C., passò dopo breve tempo sotto il dominio di Roma, con la qualifica di civitas sine suffragio. La città divenne così il centro di irradiazione della civiltà romana nella Valle del Liri. Nel 188 a.C. ottenne a pieno titolo il diritto alla cittadinanza romana, diventando civitas cum suffragio, grazie anche al contributo in termini di uomini che Arpino dette a Roma nella guerra contro Annibale. Durante il consolato di Caio Mario l'Ager Arpinas (il territorio del municipium arpinate) si estendeva dal villaggio di Ceretae Marianae, l'odierna Casamari, fino ad Arce. Con l'età imperiale la città conobbe un periodo di declino

Storia e leggenda s'intrecciano nelle vicende di Arpinum, ma ancor più in quelle della Civitas Vetus, l'Acropoli. Piccolo centro di umanità secolare, raccolta entro una barriera di mura megalitiche essa irradia ancora, per il turista che la raggiunge, suggestioni e testimonianze di una vita arcaica. Civitavecchia fu, probabilmente, il nucleo originario del primitivo insediamento volsco (popolo del VII-VI sec. a.C.), fondato per necessità di difesa su un luogo alto e dirupato e poi circondato da possenti mura.

Infatti altri popoli italici, quali i Marsi e i Sanniti ne premevano e minacciavano la sicurezza e i beni. La grandiosità di queste mura, che si trovano pure in altri paesi dei Volsci (Atina, Aquinum, Sora, Signia, Arcis) e degli Ernici (Alatrium), ha suggerito alla fantasia popolare il nome di mura pelasgiche (in ricordo dei preellenici, mitici Pelasgi) o ciclopiche (i giganti omerici). 

E', però, più giusto chiamare questo tipo di mura "poligonali" proprio per la forma che presentano gli enormi massi, sovrapposti l'un l'altro senza alcun legame di malta.
Le mura poligonali di Arpino si dipartono da Civitavecchia all'altezza di 627 metri e scendono giù per il declivio fino ad abbracciare e chiudere la città nell'altra minore altura (Civita Falconara). Esse non hanno fondazioni e sono costituite da enormi monoliti di puddinga, materiale i cui banchi sono in vicinanza del sito arcaico. La muraglia, in origine, si estendeva per 3 km, ma oggi ne rimangono circa 1,5 km ed in alcuni punti si presenta inglobata nelle case. Restaurata nell'età sannitica, poi romana e medioevale con l'aggiunta di torri e di porte, dimostra una serie ininterrotta di vicende storiche.

La datazione delle mura di Civitavecchia ha creato un dibattito fra gli studiosi:Tito Livio (IV, 57,7) ci dà notizie di rocche ciclopiche volsche esistenti già nel 408 a.C.. Si rileva la possibilità delle influenze greche sul territorio, dovute agli scambi commerciali e culturali attraverso le vie fluviali che dalla Campania portavano al massiccio della Meta, ricco di minerali. Certamente l'arco a sesto acuto, porta arcaica d'ingresso all'Acropoli, rievoca in maniera determinante gli archi di Tirinto e Micene.
Questo prodigioso monumento è alto 4,20 metri ed è formato da blocchi sovrapposti che si restringono verso la cima, tagliati obliquamente sul lato interno. Nel XVI secolo fu chiuso in un bastione semicircolare, ora per metà demolito.

 

FIGLI  ILLUSTRI

 

CAIO MARIO

 

MARCO TULLIO CICERONE

 

MARCO VIPSANIO AGRIPPA

Di modeste origini, Marco Vipsanio Agrippa (63 - 12 a.C.) fu figura di primissimo piano al tempo di Augusto. Non si conosce esattamente il suo luogo di nascita, ma da sempre la tradizione lo vuole cittadino di Arpino: il terzo grande figlio di Arpino romana. Legato da amicizia con il giovane Ottavio, gli fu sempre a fianco dalla prima spedizione in Macedonia contro i Parti fin alla sua ascesa all'Impero di Roma. Come governatore in Gallia, Agrippa domò gli Aquitani, pacificò i Germani. Ma le sue doti militari si rivelarono magnificamente quando con energia e rapidità seppe dare a Roma una base navale con la costruzione del Portus Julius (riunì i laghi di Averno e Lucrino) e una poderosa flotta. Al suo comando sconfisse Sesto Pompeo prima e annientò Antonio ad Azio. Si occupò, poi, delle Province Orientali con grandi successi. Morì nel 12 a. C. a 51 anni. Il suo cursus honorum iniziò con la pretura, poi fu per tre volte console ma seppe rivelare anche le sue doti di grande costruttore quando non disdegnò la carica di edile. Sue opere furono il Porticus Vipsaniae contenente la prima carta geografica mondiale (l'Orbis pictus) di cui aveva preparato i materiali, il pons Agrippae, la Basilica Neptuni e, infine, opera magistrale, il Pantheon. Di singolare e versatile ingegno Agrippa va ricordato anche come autore di orazioni e memorie.

 

 

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