L'Impero con AUGUSTO    

Si può individuare come inizio dell'età imperiale l'opera rinnovatrice, di carattere istituzionale, di Augusto, l'anno 27 a. C segnò la conferma legittima di tutti i poteri a Ottaviano Augusto: fu la sistemazione costituzionale della sua posizione di monarca. Egli poté così dedicarsi a riordinare e a riformare lo Stato e la società romana, che durante il periodo delle guerre civili si erano profondamente trasformati. Cominciò con il Senato, del quale si era anche prima occupato e che volle ridotto a soli 600 membri, come in antico. Creò l'ordine senatorio, per il quale venne stabilito il censo di un milione di sesterzi, al di sotto del quale non era possibile ottenere la carica, e il suo carattere ereditario. Come durante il periodo repubblicano, il Senato fornì ancora tutti i generali e i governatori per le province di sua competenza: si trattava di quelle già interamente pacificate, nelle quali non era più necessario un presidio di truppe regolari, e cioè Betica, Spagna Ultenore, Sardegna e Corsica, Sicilia, Illirico, Macedonia. Acaia, Creta e Cirenaica, Africa, Asia, Bitinia.

L'Imperatore si riservo tutte le province di frontiera e quelle ancora occupate militarmente, e cioè. Gallia Narbonese, Gallia Lugdunensis, Spagna Citeriore e Tarraconese, Lusitania, Siria, Cilicia, Cipro e, con caratteri distinti da tutte le altre, l'Egitto, considerato sua proprietà personale.

La divisione delle province ebbe importanza anche per l'ordinamento finanziario. Fu mantenuto l'aerarium, cioè la cassa repubblicana dello Stato, a cui affluivano i redditi provenienti dalle province, e furono costituiti e organizzati il fiscus, distinto dall'erario, per le entrate dalla province imperiali, la cassa privata del principe (patrimonium), a cui spettavano i redditi dell'Egitto (valutati a 40 milioni di sesterzi annui) e quelli del patrimonio del principe, e l'erario militare per le pensioni ai veterani.

Nelle province furono in complesso diminuite le imposte, anche se ne furono istituite delle nuove a favore dei veterani, e fu data maggiore importanza al pagamento in denaro dei tributi fissi; per impedire gli arbitri e gli abusi si adottò, invece degli appalti, il sistema dei promagistrati e funzionari imperiali stipendiati, soggetti a regolari controlli. Accurate operazioni catastali e di censimento resero possibile una tassazione più equa, potendosi conoscere meglio il reddito delle singole regioni e dei singoli gruppi famigliari.

I censimenti fatti in Italia durante il governo di Augusto furono tre e diedero questi risultati: nel 28 a. C. 4.063.000 cittadini maschi; nell'8 a. C. 4.233.000; nel 14 d. C. 4.937.000. Aggiungendo al numero dei cittadini maschi presenti in Italia anche le donne, la popolazione libera non romana, gli stranieri domiciliati, gli schiavi, ecc., si calcola che la popolazione italiana dalle Alpi allo Stretto si aggirasse nel 14 d. e. sui dieci milioni.

Nella sua attività riformatrice Augusto non trascurò l'esercito, che dipendeva esclusivamente da lui, ed era stanziato nelle province imperiali. Durante le guerre civili erano state costituite molte legioni e, dopo Azio, Augusto si preoccupò di smobilitarne almeno 50, non necessarie alla difesa dello Stato, che rappresentavano un forte aggravio del bilancio. Dapprima le legioni furono ridotte a diciotto; poi, essendosi questa riduzione dimostrata eccessiva, furono accresciute, tanto che nell'anno 6 d. C. erano 28 (ridotte a 25 dopo la sconfitta di Varo) formate ognuna di 5500 fanti e 120 cavalieri per un totale di 146.320 uomini.

La guardia personale che l'imperatore aveva nel suo quartiere generate (il pretorio) fu aumentata di numero, in modo da costituire un corpo di truppe speciale e privilegiato, i pretoriani, con a capo un prefetto che acquisterà particolare importanza nella storia successiva dell'Impero. Accanto alle legioni prestavano servizio le milizie ausiliarie, già usate nell'esercito repubblicano e reclutate tra i non cittadini, ordinate in reparti meno numerosi delle legioni. L'obbligo del servizio militare non venne in teoria mai abolito per i cittadini; in pratica il reclutamento si faceva soprattutto coi volontari, tenendo fermo però che i soldati delle legioni potevano essere solo dei cittadini romani. I veterani congedati ricevevano premi in denaro e in terre, Per collocare i veterani congedati, nella sola Italia furono fondate ventotto colonie, tra cui Augusta Taurinorum (Torino), Augusta Praetoria (Aosta); molte anche nelle province, come Nemausus (Niriies) in Francia , Caesaraugusta (Saragozza) in Spagna. L'ordinamento dato all'esercito da Augusto durò per circa due secoli.

Consolidati i privilegi delle classi più elevate, Augusto volle che queste se ne mostrassero degne e si valse della praefectura morum, con poteri superiori a quelli dei censori, per intervenire non solo in casi gravi individuali (persino contro i suoi familiari e amici), ma anche per emanare disposizioni legislative che incidevano sul diritto familiare, come la legge de maritandis ordinibus e quella de coercendis adulteriis del 18 a. C. Egli mirava con queste leggi e con la concessione di privilegi ai padri e alle madri di almeno tre figli, alla sanità morale e al rinvigorimento spirituale degli Italiani, diventati tutti cittadini romani.

In conseguenza di questi privilegi attribuiti ai cittadini romani, Augusto volle rendere con varie leggi meno facile la concessione del diritto di cittadinanza: ridusse al minimo le nuove concessioni, proibì l'iscrizione dei figli illegittimi negli elenchi dello stato civile, limitò le manomissioni di schiavi e volle che non i liberti, ma solo i loro figli fossero iscritti nelle varie tribù romane.

 

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