BOVIANUM
Sulla città di Bojano
esistono ancora oggi accese discussioni tra gli studiosi ed archeologi sulla sua
origine ed ubicazione. Non tutti sono concordi nel riconoscere l'antica capitale
dei Pentri nell'attuale cittadina. Di seguito riportiamo il testo che ne
descrive i natali secondo Adriano la Regina, fine studioso del Sannio e dei
Sanniti:
Il capoluogo dei "Samnites Pentri", municipio romano dopo la guerra
sociale e poi colonia, è ubicato alle pendici settentrionali del Matese (Tifernus
Mons), il massiccio che divide il Sannio dalla Campania. L'acropoli si trovava
sull'altura della Civita, e l'abitato, in basso, era attraversato dalla strada
Aesernia-Beneventum, il cui tracciato si è conservato nel tratturo che passa
per Boiano e per Sepino. L'insediamento si sviluppò gradualmente sulla strada
percorsa stagionalmente da greggi e armenti, donde si formò altresì il nome
"Bovianum", per indicare un usuale mercato di buoi.
La maggior fortuna di Bovianum, che divenne il centro di gran lunga preminente
dei Sanniti Pentri dopo la distruzione di Aquilonia (293 a.C.) e dopo la
fondazione delle colonie latine di Beneventum (269 a.C.) e di Aesernia (263
a.C.), si dovette proprio alla accresciuta importanza della strada che collegava
queste due ultime città.
"Bovaianom" era il nome originario della città, in lingua osca, che
conosciamo grazie ad una iscrizione di Pietrabbondante,
ove un Meddix Tuticus, Novio
Vesullico, aveva inviato un donario da Bovianum (in
ablativo: bùvaianùd).
La città è ricordata più volte dagli autori antichi in relazione alle guerre
sannitiche, a partire dall'inverno del 314-13 a.C., allorchè l'esercito romano
si sarebbe accampato nel Sannio per espugnarla (Livio, IX 28, 1-3). Dopo la
notizia liviana di una espugnazione da parte romana avvenuta nel 311 a.C., non
ritenuta attendibile dalla critica moderna, Bovianum è nuovamente citata
nell'anno 305 a.C., quando sarebbe stata effettivamente presa (Livio, IX 44,
5-15, e Diodoro Siculo, XX 90, 4, ove compare con il nome errato di « Bola »).
Assalita ancora una volta nell'anno 298 a.C. (Livio, X 12, 9), viene saldamente
tenuta dai Sanniti in una successiva invasione romana, nel 293, allorche furono
distrutte Cominium, Aquilonia e Saepinum,
con altre città minori (Livio, X 41, II; X 43, 15). Bovianum viene infine
coinvolta nelle operazioni della guerra annibalica (Liyio, XXV 13, 8). Se ne
torna a parlare, nelle fonti, a proposito della guerra sociale, nell'anno 89
a.C., quando fu espugnata da Silla , per essere
ripresa l'anno successivo da Poppedio Silone.
Appiano riferisce che la città sarebbe stata presidiata da tre fortezze. In una
di queste è da riconoscere con certezza la Civita, che faceva parte della città
stessa, mentre le altre due sono da cercare altrove, in posizioni esterne
rispetto al perimetro delle mura, ma sufficientemente vicine da poterle
controllare. Una piccola postazione fortificata è stata individuata di recente
sul monte Crocella (m 1040 sul livello del mare), l'altura ubicata a sud-ovest
della Civita, e vi si è giustamente riconosciuta una delle rocche menzionate da
Appiano. Un recinto di mura quasi circolare, dal perimetro di circa 110 metri,
racchiude un'area di quasi 900 metriquadrati. All'interno si possono scorgere i
resti di una cisterna. E' evidente che l'altura così fortificata doveva servire
da base permanente per un presidio militare con compiti di avvistamento e, in
caso di assedio della città, di difesa della strada di accesso all'arce.
Prima della guerra sociale, e quindi finche perdurò lo stato sannitico,
Bovianum non fu sede unica dei concilia e delle riunioni del senato, che
dovevano aver luogo nei principali santuari di culto pubblico e, tra questi,
certamente a Pietrabbondante
e a Campochiaro. A Bovianum doveva invece essere la sede del Meddix Tuticus, il
sommo magistrato annuale dello stato sannitico. Con la soppressione di questa
magistratura e con la riorganizzazione territoriale romana in distretti
amministrativi municipali, la circoscrizione di Bovianum fu delimitata, durante
la prima metà del I sec. a.C., a un ambito non ampio che si estendeva verso
nord fino al Monte Vairano incluso, verso est per circa 10 chilometri fino alla
Sella di Vinchiaturo, verso ovest per una dozzina di chilometri fino a
Castelpetroso, confinando a sud con la montagna. Tale assetto si è protratto
per tutta l'antichità, anche nella prima organizzazione ecclesiastica,
perdurando poi nel gastaldato di Hovianum dal secolo VII fino al secolo X.
Solamente con la costituzione della contea furono annessi a Hovianum i territori
del gastaldato bifernense (erede del municipio romano di Fagifulae) e di
Saepinum.
La fase sannitica è caratterizzata, qui come altrove, da una accentuata
distribuzione dell'insediamento agricolo con conseguente diffusione di villaggi,
luoghi di culto, ecc. Già in questo periodo l'abitato di Hovianum
aveva preso
consistenza nell'area della Civita e del sottostante declivio, racchiuso in
un'unica cinta di mura in opera poligonale. Ne furono visti in passato notevoli
resti, e qualche traccia ne esiste tuttora presso la porta meridionale della
Civita. Limitati saggi di scavo eseguiti sulla Civita, ai margini esterni
dell'area occupata dal castello medievale, hanno dimostrato che il sito era
stato occupato con edifici e utilizzato intensamente durante la fase sannitica.
All'ultimo secolo di questo periodo è da attribuire un notevole incremento
della produzione di tegole, impiegate in tutta l'area della piana di Boiano.
Questa attività è da collegare con un accentuato sviluppo edilizio anche
nell'ambito urbano. Tegole e coppi di produzione bovianense usati in edifici
pubblici sono contrassegnati con la data di fabbricazione impressa per mezzo di
stampi rettangolari recanti il nome dei magistrati annuali. Una dedica posta a
Cesare, patrono del municipio durante la seconda dittatura (CIL IX 2563) ci
informa che negli anni 48 - 46 a.C. La città aveva già lo statuto municipale.
Dovette divenire colonia più tardi, tra gli anni 44-27 a. C., e più
precisamente forse tra gli anni 43-41 a.C., quando vi furono assegnazioni
agrarie da parte di Ottaviano, in base alla legge Giulia (Lib. col., 231, 259 L.).
Infine, tra gli anni 73-75 d.C., altre assegnazioni da parte di Vespasiano a
veterani della legione XI Claudia, comportarono la rifondazione della colonia (CIL
IX 2564; Igino Gromatico, 131 L.), che, solo in questa occasione, potè assumere
il nome di Bovianum Undecumanorum, noto dall'elenco di Plinio (Storia naturale,
III 107). La colonia di Bovianum vetus, che compare nel testo pliniano insieme
con l'altra, è evidentemente quella istituita da Ottaviano, definita vetus
successivamente per essere distinta da quella flavia registrata dopo il 73 in
omaggio a Vespasiano.
I principali percorsi esterni si sono conservati nel tracciato del tratturo. La strada antica attraversava la città in corrispondenza dell'attuale corso Umberto e si doveva immettere nell'area urbana, dalla direzione di Aesernia, nel punto in cui si trovano le chiese del Purgatorio e di San Nicola, per uscire nella direzione opposta, verso Saepinum, presso la chiesa di San Biase. L'alveo del torrente Calderari, probabilmente regolarizzato già in antico, doveva rappresentare il limite della città verso la pianura. I resti antichi rinvenuti in passato oltre questo corso d'acqua si riferiscono con ogni probabilità a costruzioni extraurbane.
Una terza porta si doveva aprire su questo lato della
città in connessione con una strada che collegava Bovianum con Larinum e con la
costa adriatica. Abbiamo dunque, come a Venafro, una città a pianta ortogonale
con almeno sette tracciati stradali disposti parallelamente alla montagna, non
del tutto rettilinei perchè adattati alla conformazione dei luoghi, tra la
chiesetta di San Michele Arcangelo, a monte, e il torrente Calderari. Nell'altra
direzione, tra la chiesa del Purgatorio da una parte e la chiesa di San Biase
dall'altra, vi dovevano essere almeno nove assi stradali paralleli. Il Foro si
doveva trovare in corrispondenza della Cattedrale.
Nei pressi della chiesa di Santa Maria dei Rivoli dovevano essere ubicati il
teatro e, forse, l'anfiteatro. Degli edifici antichi non restano in vista per
tutta la città altro che elementi smembrati. Un mosaico con complessi motivi
ornamentali fu rinvenuto nel centro dell'area urbana.
Torna alle città italiche
Torna ai Sanniti