Lucio Sergio CATILINA 

 

Uomo politico romano (109-62 a.C.). Personaggio complesso di un'epoca agitata, è presentato dalla tradizione storiografica, per lo più a lui ostile, come un nobile decaduto e ambizioso, che aveva tutte le qualità e i vizi di un capobanda e che, fin dagli inizi della sua attività, aveva mostrato la sua ferocia, sia durante le proscrizioni di Silla, sia, come propretore, al governo della provincia d'Africa.

Respinta dal senato la sua candidatura al consolato, egli cercò di raggiungere il potere con l'appoggio dei veterani di Silla, malcontenti, di nobili tarati e indebitati, d avventurieri che speravano di tra profitto da un sovvertimento politico. Un primo complotto, cui probabilmente non furono estranei Crasso e Cesare, fallì nel 65 a.C.

Viste deluse anche, nel 64 e nel 63, le sue candidature legali al consolato, decise di ricorrere alla forza e ordì una congiura che si proponeva la conquista del potere con un'insurrezione in Roma, sostenuta all'esterno da un esercito raccolto in Italia (63 a.C.).
Il piano sedizioso fu denunciato da Cicerone, allora console, con una folgorante orazione e Catilina, abbandonata la capitale, raggiunse l'esercito del suo luogotenente Caio Manlio in Etruria. I complici rimasti a Roma e scoperti, nonostante il parere di Cesare, propenso a una pena mite, furono condannati a morte e immediatamente giustiziati.

Catilina, voltosi all'estrema prova delle armi, fu vinto e ucciso a Pistoia (62), dopo aver combattuto con un coraggio che lo riscattò in parte dal suo torbido passato e che può confortare l'opinione di quanti credono che la sua causa mirasse a ragionevoli riforme politico-sociali, scaltramente eluse.

 

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