Marco Licinio Divite CRASSO 

 

Uomo politico romano e triumviro con Cesare e Pompeo (Roma 115 circa - Carre 53 a.C.). Discendente da ricca e nobile famiglia e buon oratore, ebbe una parte preminente come generale, politico e finanziere nelle complesse vicende storiche del suo tempo.

Sfuggito alle persecuzioni di Mario e di Cinna, collaborò con Silla all'abbattimento del partito democratico, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria presso la Porta Collina (82 a.C.). Svolse quindi, nel clima della restaurazione sillana un'intensa attività di affarista e, soprattutto, di speculatore in beni immobili. che gli procurò un ingente patrimonio e con esso il predominio nella vita economica di Roma e, di riflesso un notevole influsso su quella politica.

Pretore nel 72 a.C., sconfisse lungo il Sele, in due riprese, I'esercito rivoltoso di Spartaco annientato poi in Etruria da Pompeo. Inimicatosi dapprima con questo e in seguito rappacificatosi per convenienza di interessi, gli fu collega nel consolato (70 a.C.), in cui la costituzione di Silla fu profondamente modificata in senso democratico.

Durante i sei anni di lontananza di Pompeo, impegnato in Oriente, si adoperò senza posa a rafforzare la sua posizione politica con il dare appoggio alla prima congiura di Catilina, con il sostenere l'annessione dell'Egitto e l'affrancamento delle popolazioni della Gallia Transpadana e con larghi aiuti di danaro alla nascente fortuna di Cesare.

Nel 60 a.C., proprio per intervento di Cesare, costituì segretamente con lui e con il rivale Pompeo il cosiddetto Primo triumvirato, riconfermato quattro anni dopo a Lucca (56 a.C.) con la clausola che egli avrebbe avuto il consolato per il 55 e il proconsolato in Siria per un quinquennio con il compito di condurre guerra ai Parti. La spedizione, voluta per desiderio di emulare la gloria bellica dei due colleghi e di accrescere le proprie ricchezze, per mancanza di preparazione e per inesperienza si risolse in una delle più gravi catastrofi della storia militare romana.

Attirato al di là dell'Eufrate nella pianura desertica della Mesopotamia e circondato dalla cavalleria nemica, Crasso dovette assistere impotente alla morte del figlio e alla distruzione pressoché completa delle sue sette legioni, ed egli stesso in fuga perì trucidato a tradimento nel corso di un incontro proposto dai Parti (Carre, 53 a.C.).

Con la sua fine ingloriosa Crasso, potente per il danaro e le clientele, ma privo di programma e di ideali politici, ruppe l'equilibrio del triumvirato aprendo la via alla guerra civile.

 

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