EL DJEM- THYSDRUS


Sito archeologico della Tunisia.

La città romana di Thysdrus venne realizzata su un insediamento cartaginese pre-esistente e conobbe un periodo di grande prosperità sotto l'imperatore Adriano tra il 117 ed 138 d.C.., quando fu un grande centro di commercio di olio di oliva.

Ai tempi di Giulio Cesare, non era che una borgata. Ma in due secoli, Thysdrus divenne una delle piu' ricche localita' della provincia, non esitando gareggiare con Hadrumete (Sousse), la seconda localita' per importanza dopo la capitale Cartagine, proprio a causa della commercializzazione del suo olio.

Situata ad una quarantina di chilometri dalla costa, Thysdrus era in effetti il nodo di una rete di strade a stella, che recavano le ricchezze della Tunisia Centrale in direzione dei porti romani e trasferivano i prodotti importanti verso l'interno. Questa posizione privilegiata ne aveva fatto un grande mercato ove si accumulava la produzione agricola. In tal modo, grandi commercianti e ricchi uomini d'affari africani o romani si ritrovavano in un serrato mercato. Nel 238 d.C. l'imperatore Massimino di Tracia spremera' la provincia d'Africa per riempire i suoi forzieri vuoti per una crisi.

Colpita nel vivo, Thysdrus si mise a capo della rivolta. L'imperatore lascio' che le sue truppe schiacciassero le milizie locali e si ritorcessero duramente sulla citta'. In seguito, ci fu il declino lento ma inesorabile, ed El Djem entro' nella leggenda con l'eroina berbera "La Kahena", che lottava alla fine del Vll secolo contro i Musulmani, allora sopraggiunti, essa si sarebbe rifugiata nell'anfiteatro trasformato in cittadella. In seguito, a partire dal Xlll secolo, ad ogni rivolta, l'enorme muraglia servi' da rifugio a coloro che si eressero contro l'autorita' stabilita. Per sedare la ribellione e ridurre alla merce' gli insorti, fu presa infine una soluzione: smantellare la fortezza almeno parzialmente, cio' che fu fatto a colpi di cannone. In rovina ed esangue, El Djem non e' stata piu', fino a questi ultimi decenni, che un umile villaggio rannicchiato ai piedi di rovine orgogliose, finche' la spinta demografica unita alla trasformazione della societa', ha offerto un nuovo impulso all'assetto urbano.

La città è famosa per il suo anfiteatro, il terzo più grande nel mondo dopo quelli di Roma e di Capua.

 

Resti Archeologici

Gli scavi hanno riportato alla luce una trentina di ville romane, che testimoniano dell'agiatezza della borghesia locale. Intorno a giardini circondati da gallerie a colonnati erano disposti i vani d'abitazione pavimentati con mosaici colorati di soggetto mitologico. Alcuni sono stati lasciati sul posto, altri sono esposti al museo.

Il museo possiede una notevole collezione di pavimenti in mosaico, provenienti da El Djem e dalla sua regione. Sotto il peristilio della corte, si notano dei frammenti di sculture, delle iscrizioni su sarcofagi e qualche mosaico di cui uno rappresenta due Amori che inquadrano un pavone che fa la ruota.

 
Nella sala, sotto la galleria, si puo' vedere il mosaico raffigurante Orfeo che incanta gli animali. La sala di fondo racchiude una grande composizione, il mosaico di Silene: un medaglione esagonale che mostra al centro Silene e Amore, e negli angoli delle scritture ornate con ceppi di vite. Altre scene rappresentano una processione dionisiaca, una tigre che assale due onagri (asini selvatici) ed un leone che divora un cinghiale.

Sono stati rinvenuti anche due piccoli anfiteatri. Il piu' antico, (I sec, d.C.) e' semplicemente scavato nella roccia, mentre il secondo e' sovrapposto al precedente. I mosaici, conservati al museo di El Djem o in quello del Bardo, danno un'idea degli spettacoli offerti in queste arene: combattimenti di gladiatori ma sopratutto l'estrema prova di affrontare le belve che dei battitori andavano a cercare nelle foreste africane: leoni, ghepardi. Talvolta c'erano prigionieri di guerra o condannati cristiani, che venivano cosi' gettati in pasto, per gioia degli spettatori. Questi giochi erano talmente in voga, che delle associazioni erano incaricate della loro organizzazione.

Anfiteatro romano 

L'enorme costruzione, con tracciato ellittico, misura 148 m di lunghezza per 122 m di larghezza ed un perimetro di 427 metri; poteva contenere 35.000 spettatori. . Se le dimensioni della costruzione sono inferiori a quelle del Colosseo di Roma, la pongono tuttavia al terzo posto in tutto l'impero romano, molto prima di quelle di Arles, di Nimes e di Verona.

 
Se si pensa che la pietra di costruzione manca sul posto, e che le cave si trovano ad oltre 30 chilometri, si misura la vastita' dell'opera compiuta e la fortuna impiegatavi dal committente.

Nessuna iscrizione ci ha lasciato il nome, ma l'ipotesi piu' verosimile ne attribuisce la costruzione al proconsole d'Africa, nel 238 d.C., l'effimero imperatore Gordiano I, fastoso mecenate e grande fautore dei giochi nell'arena, che fu proclamato imperatore proprio in questa città. La semplicità delle decorazioni, dovuta ad un materiale troppo friabile per essere finemente scolpito e la pesantezza ritmata delle arcate, offrono all'insieme un aspetto austero e maestoso.

Anfiteatro romano ad El-Djem
El-Djem (Tunisia)

 
 
Non fu mai completato poichè seguì le alterne sorti degli imperatori dell'epoca e la sua pietra gialla venne utilizzata per costruire la città moderna.

L'arena vera e propria misura invece 65 per 17 metri.
 

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