IULIUM CARNICUM

 

Zuglio è l'antica Julium Carnicum, città romana fondata qualche decina d'anni prima di Cristo a protezione dell'importante via Julia Augusta verso il Norico. Ora ridotta a piccolo centro (ma fu anche sede vescovile) conserva tuttavia tracce del suo antico splendore nei resti del Foro (il che indica l’esistenza di un ricco mercato) che aveva proporzioni vitruviane (m 38,50 x 75) ed era porticato tutt’attorno con esili colonne (dieci sui lati minori e ventiquattro sui maggiori). 

 

Pianta dell'Area Archeologica

 

A nord est sorgeva un tempio; all'estremità opposta una basilica a due piani. Sono state pure rimesse in luce le vestigia delle terme, di case di abitazione talvolta con mosaici policromi a motivi geometrici.

 Nell'attesa che venga creato un vero e proprio museo (da tempo ipotizzato) il materiale raccolto in questi ultimi anni (il più prezioso, ritrovato in tempi più antichi, è sparso nei Musei della regione) è stato disposto in un lapidarium nel quale si conservano frammenti di ceramiche, dal periodo romano a quello rinascimentale, reperti archeologici vari (lucerne, vasetti, iscrizioni, frammenti di affreschi, bronzetti, denari ecc.). Dall'alto domina il paese la bella Chiesa gotica di San Pietro di Carnia: documentata già nel XII secolo (ma addirittura un documento dell'800 dà vaga notizia dell'esistenza di un edificio sacro in loco), venne in gran parte costruita nel 1312 per volere del prevosto Manno Capponi, aiutato da patriarca Ottobono, e ricostruita nel primo trentennio del Cinquecento dal capomastro Honz Stau Melz di Bolzano che, pur muovendosi in pieno Rinascimento, conservò all'edificio un sapore antico attraverso l'impiego di elementi goticheggianti propri di tante altre chiese carniche, cadorine o carinziane. 

Nell'interno, allorché saranno ultimati i lavori di ripristino tuttora in corso, si potranno ammirare numerosi pezzi d'arte friulana del Rinascimento e del Barocco: battistero in pietra rossa del 1695, elegante lavoro di un artista locale; affreschi di Giulio Urbanis

 (1582: raffigurano Evangelisti, Profeti e Padri della Chiesa nella volta, Scene Evangeliche nelle pareti); nella sagrestia superiore, altaroli laterali in legno di epoca barocca, un dipinto (Consegna delle chiari a S. Pietro, 1796) del carnico Francesco Pelizzotti (1740-1818); uno splendido altare ligneo datato 1494 e firmato dal più importante intagliatore friulano del Quattrocento, Domenico da Tolmezzo. 

La grande ancona, che conserva doratura e coloritura originali, ha la tradizionale struttura dei polittici gotico fiammeggianti con fastoso coronamento a gugliette su cui poggiano degli angeli e fogliami da cui escono figurine di profeti. Conteneva (il furto è di pochi anni fa) diciotto statue, disposte entro altrettante nicchie, su tre piani: nell'inferiore, specie di predella al di sotto di archi, quattro Padri della Chiesa a mezzo busto, di chiaro gusto nordico; nel piano mediano la possente figura di S. Pietro in abito pontificale al centro, Apostoli a destra e a sinistra; nel superiore, infine, la Madonna con Bambino con Apostoli ai lati. 

Nella sottostante Chiesa della Madonna, trittico ligneo della scuola di Giovanni Martini (ca. 1537) e affreschi (Annunciazione, Santi ed Evangelisti, 1582) di Giulio Urbanis pittore di S. Daniele del Friuli. Nella Chiesa di S. Rocco a Fielis, bel dipinto di Nicola Grassi (Madonna con Bambino e i Ss. Martino, Sebastiano, Rocco e Carlo Borromeo) eseguito tra il 1741 ed il 1742; nella Chiesa parrocchiale di Sezza, due dei più famosi dipinti del Grassi, Le verghe di Giacobbe e Rebecca al pozzo (ca. 1733) con ricca stesura cromatica, luminosi squarci paesistici, notevole abilità tecnica, accattivante scenografia. Nicola Grassi dipinse due ottime tele, Cristo nell'orto e Cristo deriso, databili tra il primo e il secondo decennio del Settecento, anche per la chiesa in cui venne battezzato, S. Michele a Formeaso, dove si conservano anche un affresco di Leonardo Fuluto (1564, Madonna col Bambino e Santi) ed un altare ligneo di Giovanni Antonio Agostini (1603).


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