MATERA

 

Frequentata fin dal Paleolitico (80-40.000 anni fa), le sue gravine ospitarono villaggi preistorici, che furono i primi nuclei di quell'abitare nelle grotte scavate nella roccia, i Sassi, che doveva proseguire fino al nostro Novecento.
Ebbe scarsa importanza sotto greci e romani. Annessa dai Longobardi al Ducato di Benevento, venne devastata dai Franchi e, nel IX secolo, dall'imperatore Ludovico II, quindi distrutta dai Saraceni nel 994.

Sasso Caveoso

Sasso Barisano

 

Riedificata dai bizantini nell'XI secolo, dopo lunghi periodi di dominazione feudale e di diretta dipendenza dal potere regio, fu sciolta dal vincolo feudale nel Seicento. Nel 1663, in epoca spagnola, passò dalla Puglia alla provincia di Basilicata, diventandone il capoluogo fino al 1806.
Tra il Seicento e il Settecento la popolazione più facoltosa cominciò a spostarsi verso il pianoro soprastante i Sassi, formando il quartiere del Piano, che, nel corso dell'Ottocento, si ampliò con la costruzione di nuove abitazioni e il trasferimento al demanio degli edifici religiosi; la parte bassa dei Sassi continuò ad essere abitata dalla parte più povera e dai contadini, che mantennero a lungo la coabitazione con gli animali.
Fu annessa al Regno d'Italia nell'ottobre del 1860, in coincidenza con un imponente e drammatico processo di emigrazione, il più alto delle città meridionali di quel tempo.

Con la trasformazione in capoluogo di provincia, avvenuta nel 1927, la popolazione superò i 20.000 abitanti e l'incremento demografico fu costante negli anni successivi.
Ancora nel 1951, il 60% della popolazione abitava nell'agglomerato dei Sassi; l'anno successivo, grazie anche ad un provvedimento legislativo speciale, ebbe inizio la costruzione della nuova città e il trasferimento- non sempre agevole -della popolazione, con l'impegno al risanamento e al recupero del patrimonio architettonico dei Sassi, che avverrà solo dopo il 1993, quando l'Unesco (l'organizzazione ONU per l'educazione, la scienza e la cultura) li inserirà fra i beni più preziosi dell'umanità.

L'industrializzazione della città ha avuto inizio negli anni Sessanta del Novecento, con la costruzione dell'area industriale di Jesce e l'insediamento di aziende a capitale pubblico edi altre per la trasformazione delle produzioni agricole. Con il decennio successivo è iniziata la terziarizzazione e l'esaltazione delle funzioni amministrative proprie di un capoluogo di provincia, cui è seguito, tra alterne vicende, alla fine del Novecento, l'esplosione di una nuova industrializzazione che raggiunge notevoli livelli di esportazione all'estero delle proprie produzioni.

Exscursus sui Sassi

Il territorio di Matera, dalla morfologia così tormentata, ricco di valli, burroni e piane di roccia tufacea, deve aver costituito il luogo ideale di insediamento per le prime comunità di uomini.

rif. C
Pianta e sezione di una tomba dell'epoca del bronzo (2000-700 a.C.) ricavata nel fossato del trincerone neolitico.

 


Numerosissimi ritrovamenti, di epoca preistorica, testimoniano la presenza di villaggi e di insediamenti sparsi per tutta la Murgia materana e la valle del Bradano, risalenti all'età del paleolitico, al neolitico, fino all'età del bronzo e del ferro.
A quest'ultime età è riferibile il primo insediamento umano sul colle della "Civita", la parte più antica dell'attuale città di Matera.
In questo luogo ebbe modo di svilupparsi la prima e originaria struttura della città ricavata nella roccia tufacea (da qui il termine architettura ipogea) dove la presenza dell'uomo, durata interi millenni, ha prodotto una continua modificazione del territorio.
Testimonianze di continui insediamenti relativi al neolitico sono i tracciati dei trinceroni difensivi in zona di Murgia Timone, Tirlecchia e della Murgecchia, oltre che sul colle della Civita.

La grotta assume, in seguito al sopraggiungere di nuove esigenze di alloggiamento del nucleo familiare e degli animali domestici, una organizzazione più complessa (rif. B). Di notevole importanza sono anche i ritrovamenti di tombe dell'epoca del bronzo ricavate spesso in passato nel fossato del trincerone neolitico insieme a numerose altre cavità, alcune delle quali utilizzate come pozzi, cisterne, luoghi di raccolta per derrate alimentari. (rif. C). Dopo l'età del bronzo e del ferro, successivo periodo greco e poi romano, la vita associativa si addensò sulla Civita. Si passò, quindi, dal primo embrionale sviluppo del villaggio avvenuto in forma prettamente spontanea in grotte naturali, ai rifugi scavati nella tenera roccia. La grotta assume, in seguito al sopraggiungere di nuove esigenze di alloggiamento del nucleo familiare e degli animali domestici, una organizzazione più complessa (rif. B). Essa si prolunga verso l'interno del masso tufaceo, si biforca, si ramifica in bulbi per poi arrivare, in epoca romana, ad alloggio distribuito su più livelli collegati tra loro da una serie di rampe e camminamenti. Le due valli dei sassi, Sasso Baresano e Sasso Caveoso, vengono usate in questo periodo anche come necropoli.

 

Un periodo importante, che senza dubbio ha segnato l'architettura ipogea materana, è quello compreso tra il VII e l'VIII secolo d. C. segnato dall'arrivo nel Mezzogiorno d'Italia di popolazioni laiche e religiose di stirpe orientale, greca e soprattutto bizantine, in cerca di insediamenti nei quali porre in atto un vita contemplativa che gli ordinamenti monastici dettavano. 

 

rif. B
esempio di trasformazione di un pozzo e di una grotta in abitazione.

L'insediamento di queste popolazioni religiose determinò delle nuove modalità nell'utilizzo del territorio: nacquero le chiese rupestri che affiancarono le tipologie esistenti, espressione di una civiltà prettamente rustica. Le chiese rupestri sono senza dubbio la più alta manifestazione artistica e architettonica tipica dell'area materana.

 

 

rif. D
Chiesa rupestre di S. Lucia alle Malve, in stile latino-barbarico della fine del VII sec. facente parte di una laura monastica dell'Ordine benedettino.

 

Dallo studio degli elementi architettonici e iconografici delle chiese e dei cenobi rupestri, si evince che nel Materano tali insediamenti ebbero due radici:una benedettina preminente e una basiliana, provenienti dalla Cappadocia e dall'Armenia.
I monaci scavarono nel tenero tufo adattando le cavità alcune a celle eremitiche, laure e cenobi e altre a chiese modellate secondo le forme architettoniche più varie estemporanee e senza schemi precostituiti.

 

In seguito i semplici scavi si abbellirono ornandosi di pilastri, di altari, di amboni di cupole, mentre i cenobi furono arricchiti di vestiboli, accessi interni, corridoi, vasche ecc. Le chiese cenobitiche sono numerose, ricordiamo nell'ambito materano Santa Lucia alle Malve (rif. D), Madonna della Virtù.

Quelle rupestri, invece, hanno uno stile sempre diverso e vario e fra le cento e più chiese nessuna ripete il modulo delle altre. Tutte le chiese rupestri hanno un vestibolo che immette in uno spazio più raccolto, quest'ultimo è segnato da croci graffite. L'oratorio è sempre anticipato da grossi archi che scendono dalla volta ed è munito di una banchina che corre parallelamente alle pareti usata come sedile lapideo. Dall'oratorio si accede al presbiterio; i due ambienti sono separati da un'iconostasi che può assumere le forme più varie: ad arco parabolico, a muretto o a diaframma di roccia. 

 

rif. A
pianta tipo della chiesa rupestre del materano con la suddivisione degli spazi liturgici.

Il presbiterio è generalmente a forma ellissoidale e trova respiro nella cavità absidale.
Al centro troviamo il plinto dell'altare. Nel fondo, accentuato da una serie di archi concentrici si apre il vano absidale quasi sempre abbellito da affreschi. Nel centro della volta sopra il plinto dell'altare esiste sempre un accenno di cupola. Le cripte sono per lo più a una navata (rif. A). Oltre agli eremi, nella zona sono frequenti le laure e i cenobi, cavità più vaste suddivise in ambienti dove i monaci vivevano in comunità, ricavati sempre nella roccia tufacea e isolati. Essi si presentano con cavità affiancate in serie o con grandi vani, spesso comunicanti. In questi si trovano i segni della vita quotidiana: giacigli, scanni, tavolati, tutti ricavati con tagli nel masso.

 

 

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