NORBA

Norba, la città di pietra, appena un chilometro fuori dell'abitato di Norma, in contrada Civita.
La leggenda la vuole fondata da Ercole, come altre città della Provincia. La sua origine può ricondursi al IV sec. a.C. Dapprima ostile a Roma si impegnò con altri popoli Ernici e Volsci, a ripristinare il regno di Tarquinio il Superbo. Sconfitta dai Romani al lago Regillo lasciò, con gli alleati, nelle loro mani oltre 10.000 prigionieri. In seguito si alleò segretamente a Roma e nel 494 a.C. sventò una spedizione contro essa organizzata dai Volsci. Per questo le furono restituirti i prigionieri della battaglia del Regillo e fu inserita nella lega Latina divenendo colonia militare romana. 

Nel 329 a.C. fu saccheggiata dai Volsci pipernesi condotti dal cittadino di Fondi Vitruvio Vacca, ribellatosi alla dominazione romana. Questa figura si richiama al mito volsco di Camilla impersona un po' lo spirito d'indipendenza italica di questa zona, sulla quale si incentrò a lungo la resistenza volsca alla penetrazione romana. Fu anzi Priverno che fornì armi e uomini a Vitruvio Vacca quando operò il tentativo di allontanare da queste zone Roma, nel 329 a.C.. 

Vitruvio Vacca, un ricco cittadino di Fondi vissuto a lungo nella Capitale, forse stanco di sentirsi un cittadino di colonia, tornato a Fondi cominciò a profondere denaro per convincere i suoi concittadini e le popolazioni volsche, specialmente quelle dell'interno, a ribellarsi a Roma. Priverno, che meno delle altre tollerava la presenza romana, aderì con entusiasmo al disegno di Vacca e formato un agguerrito esercito, iniziò una sistematica aggressione alle posizioni degli invasori romani, accompagnandola con azioni che oggi chiameremmo di guerriglia. Furono devastate Sezze, Cori e Norma, fedeli a Roma e si registrarono episodi di estrema crudeltà nell'un campo e nell'altro. I Romani reagirono all'insurrezione e dopo essersi riorganizzati, bloccarono l'esercito di V. Vacca in Priverno che, alla fine si arrese. Vacca pagò con la vita, nel 328, il suo tentativo. Da questa data inizia praticamente il declino vero e proprio della preminenza italica.

Proprio da Roma venne poi distrutta per mano di Emilio Lepido nell'89 a.C., come punizione per aver parteggiato per Mario contro Silla.
Della città non rimasero che rovine fumanti, mai più riedificate. Del vecchio tessuto urbanistico restano ben visibili solo i grandi blocchi poligonali; ma l'aerofotografia ha rivelato l'intero tracciato esterno delle mura e la trama urbanistica estremamente interessante.

Norba mostra le sue poderose mura difensive, lunghe 2.262 metri ed alcune costruzioni seminterrate e identificate in un tempio a Giunone Licina, due arces, una delle quali con un tempio a Diana e la seconda con altri due templi. Inoltre sono pressoché integri la bellissima Porta Maggiore e il bastione detto La Loggia, modellato alla perfezione con blocchi squadrati e sovrapposti a secco.

Sul lato opposto della città è la Porta Segnina, meno imponente. Norma ha una storia medievale condizionata dai due centri urbani limitrofi più importanti, Ninfa e Sermoneta. Nel 1298 Benedetto Caetani,papa Bonifacio VIII, ne procurò l'acquisto a Roffredo e Pietro Caetani, investendo quest'ultimo dei privilegi feudali nel 1303. Confiscato ai Caetani da papa Alessandro VI alla fine del XV sec.,per essere donato insieme a Ninfa, Cisterna, Bassiano, Sermonaeta e altri comuni a Rodrigo Borgia, figlio di Lucrezia,tornò ai Caetani che lo vendettero nel 1619 ai Borghese.

 

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