PITINUM  PISAURENSE

 

La città romana di Pitinum Pisaurense fu edificata nel terreno pianeggiante tra il torrente Cacciarvello e il torrente Apsa intorno al III secolo a.C.. I dati ceramologici e i recenti scavi della Soprintendenza per i Beni Archeologici nell’area urbana in proprietà Ceccoli (informazioni ricevute da Gabriele Baldelli) hanno permesso di risalire almeno alla fine del III secolo a.C., pur se alcuni reperti datano anche al VI-IV (fibula a navicella, ceramica a figure rosse, ceramica altoadriatica). Inoltre, il IV secolo a.C. è documentato in una piccola zona in località Piandolce, sulla sponda destra del torrente Apsa. Ma la più antica frequentazione dell’area risale al periodo neolitico, per il ritrovamento di due frammenti di accettine in pietra verde levigata in due punti diversi del centro urbano. Gli elementi a disposizione degli studiosi (scavi, ricerche d’archivio, rinvenimenti fortuiti, studio dei reperti, ecc.) sembrano proporre un quadro di Pitinum Pisaurense ancora incompleto. Certa è la zona dell’abitato romano, collocato intorno alla Pieve medievale di San Cassiano “in Pitino”. Qui infatti sono avvenuti i ritrovamenti più interessanti, mentre la necropoli romana è stata identificata nella piana di Piandolce, sulla sponda destra del torrente Apsa di fronte a Pitino (sud-ovest). Le testimonianze epigrafiche attestano che la città era iscritta alla tribù Oufentina ed era retta dai quattuorviri iure dicundo, cioè da Veduta dell’area dove si trova la Pieve di San Cassiano “in Pitino” con i resti di Pitinum Pisaurense. due magistrati che amministravano la giustizia e da due che invece erano addetti ai lavori pubblici. Le divinità venerate a Pitino, ricordate da iscrizioni e statue, sono: Saturno, Fortuna, Matronae-Iunones, dei publici. Recentemente, la riscoperta di una statua di Minerva (ora collocata nel Museo Diocesano di Pennabilli), trovata vicino al cimitero della Pieve di San Cassiano nel 1761, aggiunge una nuova divinità al pantheon pitinate. Le gentes locali (Abeiena, Cassia, Fania, Lania, Plania, Seia, Tussania, Veiedia), testimoniate dalle epigrafi databili fra il I secolo a.C. il III secolo d.C., sembrano avere in certi casi “forti legami” con i notabili dei municipi vicini. La fine della città è da collocare in pieno Altomedioevo: i dati archeologici di cui disponiamo sembrano suggerire una frequentazione dell’area abitata fino al VII secolo d.C.. Considerando che i rilievi architettonici murati nella pieve si riferiscono anche all’VIII-IX secolo d.C., è quasi da supporre che la vita non si sia mai completamente interrotta tra età romana e medioevo, pur se occorre sottolineare un generale spopolamento del centro urbano nel VI-VII secolo (epoca testimoniata finora solo a nord della pieve) e una eventuale rioccupazione con finalità religiose proprio in questo periodo o nel periodo immediatamente successivo.

 VISITA ALL’AREA ARCHEOLOGICA 

Il percorso della visita alla città romana può iniziare dalla Pieve medievale di San Cassiano “in Pitino”: all’interno e all’esterno di essa negli anni Novanta sono state portate in luce alcune significative emergenze archeologiche, utili per comprendere le caratteristiche dell’abitato di Pitinum Pisaurense. La zona settentrionale La parte più alta della collina, tra il torrente Cacciarvello e il torrente Apsa, in età romana era sostenuta da un largo muro. Di esso ci rimane una sicura testimonianza nell’abside della Pieve di San Cassiano. Il muro, di mattoni e pietre in opera vittata mista, è conservato per una lunghezza di m 5,30 ed è alto circa m 2,30. I muri laterali dell’abside della pieve vi si appoggiano, inglobando il muro romano nelle fondazioni medievali della chiesa. Lo scavo, ben illuminato, è visibile dietro l’altare, protetto da lastre di vetro calpestabili, sostenute da putrelle metalliche. Qui è possibile riconoscere anche l’antica pavimentazione della pieve che si trova alla profondità di -80 cm dal pavimento moderno. Anche nell’ultimo pilastro della navata destra si riconosce la quota antica della pieve: essa è determinabile dal livello del plinto in pietra arenaria del pilastro e dalla sottofondazione in ciottoli di fiume. Lo scavo è visibile in fondo alla navata destra, protetto da una ringhiera in ferro. All’esterno nord della pieve, le campagne di scavo 1990-1997 hanno portato alla luce un’ampia zona cimiteriale medievale (XII-XIII), che obliterava una larga strada romana basolata con andamento est-ovest e quindi da identificare con un decumano di Pitinum Pisaurense, forse il decumanus maximus. Della necropoli medievale restano alcune tombe visibili nel testimone addossato al muro nord della pieve, mentre altre sei tombe sono state ricostruite fedelmente nel Museo Civico di Macerata Feltria. La strada romana è anch’essa visitabile, perché tutta l’area è stata coperta con una stabile struttura in ferro, legno e plexiglas. Il visitatore si soffermi ad esaminare le murature della chiesa e della canonica, costruite con i materiali di recupero degli edifici romani e medievali. Sulla facciata della pieve, infatti, si notano alcuni frammenti di rilievi scultorei altomedievali con motivi a treccia e girali. Altri frammenti decorati, fra i quali uno asportato di recente nel restauro di un angolo della torre medievale inglobata nella canonica, sono esposti nella controfacciata della navata destra della pieve. Inoltre, il restauro del tetto della canonica ha permesso di rintracciare lunghi tratti di una stretta scala (circa 67 cm) che correva all’interno del largo muro (circa 200 cm) di una antica torre quadrangolare. Il ritrovamento apre nuove prospettive di valorizzazione dell’edificio plebale e della canonica: in un futuro restauro sarebbe auspicabile ripristinare questo singolare e spettacolare percorso all’interno del muro della torre, partendo dal piano terra fino almeno al secondo piano. La zona meridionale Lo scavo negli anni 1970 e 1973 ha portato alla scoperta di un edificio con caratteristiche termali, nella zona più meridionale della città romana. Esso costituiva il limite sud dell’impianto urbano ed era sfiorato dalle piene del torrente Apsa. Per tale ragione l’edificio risulta protetto a valle da un alto muro, rinforzato in una seconda fase con contrafforti. Lo scavo ha messo in luce vari ambienti con quattro canalette che si incrociano nel punto più meridionale dell’edificio e un’area scoperta ad ovest di essi. Tra questi ambienti si riconosce un vano principale che ha subìto in seconda fase una parziale ristrutturazione con l’innalzamento della pavimentazione che è stata dotata di suspensurae per il passaggio dell’aria calda. L’ambiente riscaldato e il ritrovamento di molti tubuli ha fatto ipotizzare agli archeologi la pertinenza delle strutture ad un edificio termale. Lo scavo è rimasto protetto con coperture a raso fino agli anni Novanta e dal 1994 è stato coperto con una tettoia mobile per la fruizione pubblica dell’area. Qui i visitatori possono fermarsi sotto un apposito gazebo di sosta e proseguire eventualmente per la visita alla zona alta della città intorno alla pieve, oppure attraversare la passerella sopra il torrente Apsa che collegherà entro breve tempo la zona archeologica con il percorso ecologico-ambientale, che inizia appunto sull’altra sponda del torrente, vicino ad un lago artificiale. È questa un’ottima soluzione per unire i due percorsi, ambientale e archeologico. Altrettanto oculata è risultata la politica di acquisto dell’area archeologica, già in parte portata a termine, per salvaguardare il sito dalle arature profonde e dai lavori agricoli in generale. La guida, su prenotazione, può accompagnare il visitatore in ogni punto dell’area archeologica (strada romana, pieve medievale, edificio termale, ecc.), ma il percorso è in buona parte visitabile autonomamente, seguendo le indicazioni segnaletiche e i pannelli esplicativi collocati recentemente vicino alle zone di scavo. Inoltre, le pubblicazioni su Pitinum Pisaurense, acquistabili presso il Museo Civico di Macerata Feltria, permetteranno di completare la documentazione sulla storia della città antica, sugli scavi e sui reperti rinvenuti.

 

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