la battaglia dei Campi CATALAUNICI    

 

La battaglia dei Campi Catalaunici fu combattuta verso la fine di giugno del 451. E' da considerarsi come una delle battaglie più importanti e decisive della storia.

Da una parte il generale romano Ezio, con un esercito multietnico formato da Alani, Burgundi, Franchi e Sassoni, ma, soprattutto, egli poteva contare sull'alleanza dei Visigoti e del loro re Teodorico I. Dall'altra parte Attila, al comando dei temibili Unni e degli alleati Ostrogoti. Nel 451, Attila, durante la sua campagna in Francia, aveva già distrutto Reims, Langres, Besancon e molte altre città, ma incontrò una forte ed inaspettata resistenza ad Orleans.

Avvisato dell'imminente arrivo dell'esercito di Ezio, il capo degli Unni tolse l'assedio a Orleans e si preparò ad affrontare il nemico in campo aperto. Egli sapeva bene che doveva impegnarsi in un tipo di combattimento molto diverso da quelli fin qui attuati, che consistevano in fulminei attacchi a sorpresa, fingendo la ritirata per poi rilanciare l'attacco con piccoli gruppi di esperti arcieri a cavallo. Ora Attila, doveva invece dedicare la stessa attenzione sia all'attacco che alla difesa. Per questo voleva battersi in campo aperto e far così in modo di avvantaggiare la sua cavalleria. Per trovare il luogo più adatto, avanzò lentamente verso nord e attraversò la Senna.

L'esercito di Ezio gli si mise alle costole e il primo scontro scoppiò tra la sua avanguardia e la retroguardia di Attila. Fu un combattimento breve ma feroce, con molti uomini rimasti sul terreno. Nei primi resoconti storici, il campo di battaglia veniva indicato in "Cathulanicus", che significava "appartenente alla città di Chalons", ed è per questo che lo scontro è diventato famoso sia come battaglia di Chalons che battaglia dei Campi Catalaunici.

I due più grandi capi militari dell'epoca che si stavano per affrontare, si rispettavano a vicenda. Erano stati educati allo stesso modo, Ezio come ostaggio privilegiato degli Unni, e Attila come principe Unno. Entrambi avevano già dimostrato abilità diplomatica oltre a quella di strateghi.

La battaglia si svolse per lo più in pianura, ma anche un piccole colle, all'inizio occupato dalle truppe di Ezio, fu oggetto di una feroce contesa. Gli Unni di Attila occupavano una posizione centrale; alla loro destra cerano i Gepidi, guidati dal re Ardarico; alla sinistra si erano posti gli Ostrogoti, comandati da Walamir. Sull'altro fronte Ezio comandava l'ala destra, Teodorico con i suoi Visigoti la sinistra, mentre Sangibano, re degli Alani, stava al centro. Ad aprire le ostilità fu l'esercito di Attila che cominciò a scagliare una tempesta di frecce a cui fece seguito un attacco della cavalleria. Un primo successo lo ottennero gli Unni e i loro alleati sfondando il centro nemico, rivolgendosi poi contro i Visigoti. Il combattimento corpo a corpo fu duro e spietato, e nella furiosa mischia anche il re visigoto Teodorico perse la vita.

Il principale obiettivo di Attila era sempre il piccolo colle, presidiato dalle truppe nemiche. Lo scontro più importante dell'intera battaglia fu tra i Visigoti e gli Ostrogoti.

Torrismondo, figlio di Teodorico, assunse la guida dei Visigoti, riuscendo a respingere la carica degli Ostrogoti. Attila, per non rischiare di venire accerchiato, fu costretto alla ritirata, trincerandosi dietro barricate di carri. I suoi arcieri riuscirono a respingere gli attacchi della cavalleria visigota, mantenendo la posizione di difesa. Comunque, l'offensiva di Attila era fallita sotto ogni aspetto. La vittoria, anche se non risolutiva, era andata alle truppe di Ezio e ai Visigoti.

 

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