TEMPIO DI GIOVE MELICHIO

 

L’identificazione tradizionale si deve ad una iscrizione in osco posta presso la Porta di Stabia, dove viene citato il santuario di Giove Melichio, “dolce come il miele” ovvero “benevolo”. Il culto, di tipo greco e attestato in Sicilia, risale all’epoca in cui Pompei faceva parte culturalmente della Magna Grecia.

 

Il piccolo santuario è costituito da un portico sul cui fondo è posta una cella su di un podio, di tipo italico, con una scalinata. Dinanzi è posto un grande altare di tufo. La cella presenta quattro colonne corinzie sul fronte. Vi si rinvennero tre statue in terracotta  ed un busto nelle quali si riconoscono Giove, Giunone e Minerva. Si suppose pertanto che vi fosse stato trasferito anche il culto della Triade Capitolina, in  attesa della fine dei restauri del Tempio di Giove sul Foro, danneggiato dal terremoto del 62 d.C.. Recentemente vi si è riconosciuto un Tempio di Asclepio ed Igea. In tal caso l’iscrizione osca farebbe riferimento ad un santuario di Giove Melichio posto oltre la Porta di Stabia, alla periferia della città.

 

 

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