TONI NEGRI: L'IMPERO COLPISCE ANCORA

 

L'ex leader di Autonomia Operaia: la democrazia è cambiata, oggi è l'Impero a esercitare la sovranità. E non si può bollare di terrorismo tutto ciò che si oppone, anche con le armi, ad un ordine profondamente ingiusto.

di Gabriella Mecucci

TONI NEGRI TRA I SETTE INNOVATORI DEL 2001

L'IMPERO SECONDO TONI NEGRI

ROMA - La sovranità non ha più sede nello stato nazionale, oggi viene esercitata da una realtà deterritorializzata: l’Impero. L’ordine nato dopo la pace di Westfalia, fondato sugli stati nazionali, è ormai insostenibile. Come durante l’impero romano coesistono tre fondamentali forme di governo: la monarchia, rappresentata dal potere militare degli Usa, dalle nazioni del G8, dal Fondo monetario eccetera, l’aristocrazia, impersonata dalle multinazionali e la democrazia, costituita dalle organizzazioni non governative, dal volontariato, dal no profit. E’ questo il nucleo centrale del libro di Toni Negri, scritto insieme a Michael Hardt, intitolato, appunto, Impero e pubblicato da Rizzoli. Il saggio termina con un radioso quanto discutibile parallelo fra San Francesco e l’essere comunista: "Nella postmodernità ci troviamo ancora nella situazione di San Francesco, a contrapporre la gioia dell’essere alla miseria del potere….Queste sono la chiarezza e la gioia incontenibile di essere comunisti".

 

Professor Negri, la democrazia rappresentata dal no profit? Non le sembra un po’ pochino? Che fine fa in questo suo ragionamento il ruolo del Parlamento, delle organizzazioni sindacali, dei partiti?

La rappresentanza democratica a cui eravamo abituati non esiste più perché è legata allo stato nazionale, la cui sovranità non è più funzionante. Del resto la democrazia è più volte cambiata nell’arco della storia: la democrazia ateniese è profondamente diversa da quella della Ginevra del sedicesimo secolo, e c’è un abisso fra la democrazia americana degli inizi e quella che viviamo ai giorni nostri, dopo la caduta del muro di Berlino. Come si fa a parlare di democrazia, quando lo stato nazionale non è più in grado di prendere decisioni su rilevanti questioni militari, o sui grandi problemi economici, o su i temi dell’informazione e della diffusione della cultura? Il popolo ormai non ha più nessuna voce in capitolo in simili scelte.

 

Tramontati i vecchi luoghi della democrazia, sono finite anche istituzioni internazionali come l’Onu o come la Comunità europea?

L’Onu è paralizzata. D’altro canto affermare che il diritto internazionale come contrattazione fra stati, su cui si fondano le Nazioni Unite, è finito, è ormai dire una banalità, tanto è stato dimostrato. Quanto alla Comunità europea essa è un elemento intermedio della nuova gerarchia mondiale. Nulla di più: basti pensare che il bilancio militare di Bush è da solo il doppio della somma di tutti i bilanci militari dei paesi europei. Il potere economico europeo ha invece un ruolo importante ai vertici dell’Impero.

 

Professore, Lei scrive che l’Impero non è causa ma conseguenza dei movimenti del Novecento e dei nuovi movimenti. Questi , lungi dall’aver perso, lo hanno determinato. L’Impero è dunque il punto più alto della storia umana, come era il capitalismo per Marx?

Sì. Con una differenza importante però: per Marx il capitalismo aveva davanti a sé ancora molto terreno. E il capitalismo in effetti ha realizzato molto: pensi solo al fatto che la speranza di vita, in epoca capitalistica, è raddoppiata. Oggi, al contrario, ritengo che siamo in presenza di una realtà in crisi. Siamo arrivati al punto che i lavoratori non hanno più bisogno del capitalismo. Il lavoro produttivo non fa più parte del capitale, sta sempre più diventando lavoro intellettuale e quindi indipendente. Rappresenta un’eccedenza rispetto alla capacità capitalistica di dominarlo.

Lei parla di militanti e di moltitudine che sovvertiranno questo ordine mondiale attraverso la resistenza creativa. I militanti sono il popolo di Porto Alegre? Che impressione le fa che il suo libro sia stato definito la Bibbia dei no – global?

La Bibbia? Questa mi sembra una sciocchezza. Io cerco solo di fornire al movimento alcuni concetti, soprattutto alcune parole. Le parole sono molto importanti: Impero, moltitudine, biopotere…Il militante è colui che dedica la propria vita alla trasformazione del mondo a favore dei poveri, dedica la vita alla costruzione della Comune.

 

La moltitudine cambierà l’attuale ordine. Come? Attraverso il metodo del pacifismo?

Storicamente il contropotere ha agito in tre direzioni. La prima è la resistenza all’attacco del capitalismo, in genere sono le organizzazioni sindacali a farla, la seconda è l’insurrezione, la ribellione, la rottura rivoluzionaria, la terza direzione è il potere costituente, la costruzione del nuovo ordine. Credo che oggi queste cose vanno tenute insieme e fatte contemporaneamente. La moltitudine non è più, come era la massa, spersonalizzata, è, al contrario, fatta di individui. E’ una moltitudine libera.

Mi scusi se insisto, ma della moltitudine fanno parte anche i terroristi di Hamas?

Mi risulta difficile definire terroristi i palestinesi che lottano per la loro liberazione. Così come non avrei definito terroristi gli ebrei che lottavano per la loro causa. Sogno una Palestina libera dove convivano ebrei, palestinesi, arabi, e spero che Telaviv diventi la nuova New York. Ma non si può bollare di terrorismo tutto ciò che si oppone, anche con le armi, ad un ordine profondamente ingiusto.

(10 FEBBRAIO 2002, ORE 10:30)

Fonte: Il Nuovo