www.romameeting.it contiene rubriche specializzate di FILOSOFIA, MONDO UCRAINO, MUSICA CLASSICA E OPERISTICA, CINEMA, ATTUALITA', VIAGGI, INTERNET, ZOOFILIA, STORIA, NEWAGE, ARTE, INTERVISTE ESCLUSIVE, VITA NOTTURNA,.......INTRATTENIMENTO )

ECONOMIA |ARTE, TEATRO, MUSICA|Traduzioni (russo polacco ucraino)

        La consulenza aziendale in Russia e Ukraina
Giulio de Nicolais - Ôîðóì Economia

Qualcosa nel lontano giugno-luglio 1945 avvenne. L'orgoglioso e paziente soldato sovietico, occupata Berlino, si ritrovò padrone di quanto viveva ad est della linea Oder-Neisse e si addornentò. Nulla sull'attività' produttiva e la connessa produttività, niente sulle azionidi marketing e sulla ricerca scientifica e tecnologica, sulla soddisfazione del consumatore, sul rapporto costo benefici interessò. Tutto al livello più basso fu fatto, per consentire il riscatto ai servi della gleba, che tali erano rimasti dal tempo del cessato impero bizantino attraverso l' esperienza zarista. Da uno parte quindi la concessione dei diritti della persona umana, tutti quanti furono schiavi condizionati, attraverso la fruizione della proprietà collettiva e poi attraverso l'attivitàd ei commissari del popolo, dall'altra lo stato collettivo che portava a pensare la gronde anima collettiva, espressa nelle campagne e nei Kombinat,- la programmazione dall'alto, Cosplan che impersonava i bisogni collettivi e quindi i bisogni di nessuno Cosa importava del fatto che la gente fosse priva dei mezzi per soddisfare i propri bisogni se l'immagine di forza collettiva comunque funzionava? I 15 paesi dell' Unione Sovietica dovevano accettare la velocit? e le tipologie di prodotti pianificati secondo il modello economico previsto. A nessun importando poi che il sistema non funzionasse per carenza delle infrastrutture di trasporto o di conservazione dei prodotti freschi mediante la catena del freddo. Dopo il crollo del muro di Berlino il sistema sovietico collassò. Mancano i punti di riferimento, le scuole di economia e di diritto continuano ad insegnare l'economia marxista, le economie di mercato. E' il periodo dell'avventurismo politico, perchè Gorbaciov, l'ispiratore della Ricostruzione, non sa poi infondo essere il Mazzarino della situazione: sono gli anni del crollo della nomenclatura politica, il tempo del formarsi della nuova borghesia urbana che agisce senza regole. E' il tempo della restituzione delle terre ai proprietari di una volta, ma ciò comporta il frazionamento e la nascita di una produzione non orientata alla domanda, ma solo alla capacità d'investimento del nuovo assuntore molto vicina allo zero. L'Unione Europea, gli USA, la Banca Mondiale intervengono, danno suggerimenti, singoli paesi richiedono personale da loro proveniente e i risultati non sono necessariamente rosei. Le PMI e le banche di alcuni paesi si fiondano alla disperata ricerca di una nuova competitività, si sbava per cogliere le opportunità. Intanto, due strumenti come televisione ed internet abbattono le frontiere spazio-temporali e soprattutto i giovani, pur conservando la morale delle origini collettivista, avvicinano il processo di rinnovamento: ma la maggior parte degli individui è priva del bisogno di proprie convinzioni politiche, quasi fosse stata estirpata da generazioni al popolo l'esigenza di interessarsi alla cosa pubblica. Ciò permette l'insediarsi di una una nuova classe dirigente fatta di funzionari dell'ex regime. L'uso dei due nuovi strumenti di conoscenza nelle scuole, nelle Università, comporta la diversificazione della domanda di beni e servizi, la presa di coscienza del valore del singolo, la capacità di confrontarsi a livello globale, sulla base di un assestamento progressivo del singolo "sistema paese". La consulenza ora in paesi in transizione, come Russia e Ucraina, che hanno preso coscienza collettiva del proprio ruolo li guida a rifiutare l'avventurismo, a porre a base del loro sistema giuridico l'accettazione dei diritti dell'uomo, la definizione dei ruoli fra pubblica amministrazione e cittadino, il rapporto fra stato e autonomie locali, il senso della tutela del consumatore e quindi i vincoli della qualità nella tensione verso il rispetto dell'ecosistema. In Bielorussia invece sembra che gli orologi siano fermi e da più di un decennio nulla sia mutato. La consulenza guida alla costruzione di un sistema fiscale equo e adeguato alle necessità di recupero del Paese, mentre il volume delle esportazioni di materie prime, semilavorati e prodotti finiti incomincia a crescere, all'interno di una riscoperta politica e sociale che tende con lo sviluppo a far ripartire la fiducia verso i valori della partecipazione alla democrazia. Come si definirebbe oggi la consulenza? "Si tratta di un fatto rivoluzionario. Cessata l'epoca della spazialità delle subforniture fondate sul principio bassa remunerazione dei fattori della produzione quali terra e lavoro, si tratta di dare un contenuto nuovo al concetto di delocalizzazione. L'operatore, in specie quello piccolo e medio dispone solo del fattore capitale, essendo privo nella maggioranza dei casi di quello dovuto alla innovazione tecnologica, precipitato in un sistema economico in caduta libera, si è reso protagonista di ogni possibile pirateria, di cui ora paga le conseguenze non essendo attrezzato per svolgere una funzione attiva nel processo di ricostruzione in atto del "sistema paese", alla luce delle regole fissate dall'UE, dal VVTO e dalla produzione normativa locale e subcontinentale. La consulenza diviene, senza sostituirsi alla proprietà, lo strumento ideologico".(Vincenzo Porcasi - Università degli studi di Trieste) La consulenza deve cioè identificare l'imprenditore nel contesto in cui opera, determinandone priorità ed obiettivi.

        LA CONSULENZA AZIENDALE NELLA ROMANIA DI OGGI
Vincenzo Porcasi - Iuliana Stefanut
(S.C. Noema Consulting S.R.L. - Cluj-Napoca, Romania)

La consulenza in generale, ed in particolare quella diretta alle piccole e medie imprese è un campo quanto interessante, tanto insufficientemente sviluppato e, in conseguenza, meno conosciuto e sfruttato in Romania. Paese ex-comunista trovato in piena transizione economica, politica e sociale, la Romania è diventata negli ultimi 11 anni un area favorevole agli investimenti in generale, stranieri in particolare. Le facilità fiscali previste dai diversi governi, il prezzo del lavoro - considerevolmente più basso di quello europeo, gli specialisti di alto livello in vari campi di attività ed il terreno fertile per quasi ogni tipo di business sono argomenti da prendere in considerazione per tutti quei che intendono estendere i loro affari in Romania.
Per quanto riguarda lo sistema consulenziale articolato nella Romania di oggi, bisogna distinguere fra la grande consulenza multilaterale, gli studi consulenziali esteri e quelli locali. La grande consulenza opera a favore degli stati e delle grandi corporazioni bancarie, finanziarie e industriali ed è bene articolata, ma eccessivamente costosa per le aziende rumene e per i piccoli e medi investitori stranieri. Gli studi esteri non sono presenti sul territorio, ma fanno consulenza a favore dei loro clienti all’estero. Solitamente non risultano attendibili perché usano informazioni generiche, spesso non aggiornate. Gli studi locali sono innanzitutto territoriali e quindi non in grado di servire l’intero paese e di disporre dei necessari mezzi di mediazione politica ed economica per rappresentare al livello di potere legislativo le specifiche esigenze del medio aziendale e produttivo. Comunque, questi ultimi risultano alla fine i più attendibili per gli investitori locali e stranieri, perché conoscono meglio la situazione economica e sociale, le varie possibilità e mezzi di sviluppo aziendale, così come le procedure amministrative locali ed il funzionamento delle strutture nella loro area geografica di azione.
Per la Romania di oggi, come per l’intera Europa, la consulenza aziendale è l’elaborazione della ideologia, cioè del programma che una determinata impresa si proporre di realizzare, seguendo le istruzioni ricevute dai soci di capitale. Risulta dunque un’ attività complessa, svolta da una società professionale (di consulenza), diretta ad identificare, valutare ed applicare le migliori soluzioni per un problema o per una situazione, in un campo determinato, con un particolare per le PMI, dove la consulenza diventa un’ attività divisa in micro-argomenti da affrontare, a causa della struttura stessa delle PMI, che non possono sopportare né un’invasione di campo massiccia, né i relativi costi che questa comporterebbe. Tali micro-argomenti possono avere natura legale, commerciale o puramente economica; l’importante è che normalmente si concentrino in un piccolo quadro determinato, evitandosi un approccio consulenziale complesso e/o globale, che risulterebbe troppo costoso per una PMI. Risulta dunque per il consulente la necessita di adattarsi alle richieste di questi soggetti, offrendole servizi adeguati, anche se determinati su aree ristrette, a costi comunque sopportabili.
La necessità dell’operatore (soprattutto di quello straniero) di avere un consulente di fiducia sul territorio risulta dal fatto che questo non conosce il sistema legislativo nel quale è andato a operare, le regole del sistema finanziario e fiscale, le politiche economiche, i meccanismi doganali e i sistemi di trasporto, nonché le varie procedure amministrative locali. Le nuove regole sulla trasparenza, quelle sulla proprietà intellettuale, nonché l’obbligo di rispettare alcune regole nelle gare internazionali, impone una riforma sostanziale, di cui l’operatore deve essere protagonista attraverso il suo consulente. Un alto motivo per cui bisogna far intervenire i consulenti locali nell’organizzazione aziendale, intesa nel senso corretto del termine, è la necessita delle aziende di trovare ed applicare i mezzi giusti ed adeguati per coesistere con la società nella quale vivono, cioè interagire con tutti i gruppi sociali organizzati, nell’ambito della propria specializzazione. Un’azienda efficiente nella propria azione non può esistere se la sua crescita non è in funzione del sistema sociale nel quale opera.
In questo contesto complesso, le società di tipo Noema Consulting si costituiscono in una micro-soluzione consulenziale per gli imprenditori che operano in Transilvania (la parte del nord-ovest della Romania). Come esempio di struttura e funzionamento, la Noema Consulting è una società mista, rumena-italiana, con capitale integralmente privato e con personalità giuridica rumena, che mette alla disposizione dei suoi clienti una gamma larga di servizi di consulenza, l’esperienza di alcuni esperti europei rinomati in vari campi di attività, l’entusiasmo ed il dinamismo di una squadra giovane di dipendenti e collaboratori specializzati in vari settori, con un alto grado di professionalismo.
Localizzata a Cluj-Napoca - città-cuore della Transilvania - la Noema Consulting mette a disposizione delle PMI rumene e straniere operando nell’area, servizi che comprendono tutti i passi del percorso da fare per l’organizzazione aziendale - dalla nascita dell’idea al pieno funzionamento dell’azienda costituita per metterla in pratica. A titolo di esempio, alcuni di questi passi sono: l’offerta di informazioni necessari al cliente in una situazione determinata, spesso difficilmente reperibili attraverso mezzi comuni; la valutazione delle diverse situazioni e problemi, necessariamente seguita della identificazione delle soluzioni valide e legittime, professionali ed idonee ai problemi sottoposti alla sua attenzione; la pianificazione delle attività aziendali (ivi inclusa l’elaborazione di piani di affari, di management, di marketing etc. e, a volte, la loro applicazione); le ricerche di mercato e motivazionali; la progettazione delle strutture organizzative e delle strategie di sviluppo a breve, medio e lungo termine; il lavoro di progettazione e di assistenza nello svolgimento delle attività aziendali, in un quadro giuridico, economico e sociale determinato.
In termini di costi, se facciamo riferimento alle tariffe vigenti in UE e in particolare in Italia, possiamo dire che quelle praticate dalla Noema Consulting corrispondono in linea di massima a un quarto di quelle europee. Il lavoro è invece oggettivamente di maggiore responsabilità e comporta anche un maggiore dispendio di energia, considerato che siamo in un paese che sta camminando verso il diritto comune europeo, ma che non è ancora entrato in una fase di completo recepimento dell’ordinamento giuridico del mercato interno, per cui l’aggiornamento comporta un lavorio estenuante.
Nel momento in cui il sistema economico rumeno si sta finalmente strutturando in maniera organica, l’imprenditore non può continuare a esistere come una sorta di stato nello stato, ma deve diventare una funzione attiva nel medesimo processo di ricostruzione del sistema paese, alla luce delle regole fissate dal WTO, dalla UE e dalla produzione normativa locale e sub-continentale. Ed è il compito dei consulenti aziendali contribuire in maniera sostanziale a questa trasformazione complessa. La consulenza diviene in questo caso lo strumento ideologico per aiutare l’imprenditore ad identificarsi col contesto nel quale opera, determinando le priorità, gli obbiettivi, i mezzi, nonché le adeguate soluzioni legittime per fare sì che ottenute tutte le necessarie autorizzazioni, possa recitare quel ruolo che finalmente gli competa all’interno del sistema paese.

        "Verso gli Stati Generali del Commercio Estero"
IL COMMENTO
di Giulio de Nicolais

Organizzato dall'ICEPS Istituto per la Cooperazione Economica Internazionale ed i Problemi dello Sviluppo, si e' tenuto a Roma, nei giorni 20 e 21 marzo 2002, presso l'Auletta Parlamentare dello storico Palazzo Marini, un FORUM di riflessione sull'internazionalizzazione economica, "Verso gli Stati Generali del Commercio Estero".
Questa manifestazione tesa a costituire un' occasione organizzata di riflessione e confronto sulle problematiche e le prospettive del commercio estero, è stata in particolare rivolta alla riforma/riorganizzazione delle strutture pubbliche di supporto all'internazionalizzazionedel sistema paese: presenti i relatori di Ministero Affari Esteri (MAE), Ministero Attivit?Produttive (MAP), Istituto Commercio Estero (ICE)Sistema Camerale (Unioncamere, CCIAA, strutture collegate, ecc.), SIMESTIFINEST, SACE, ENIT.
Di particolare interesse sono stati gli interventi dei presidenti delle unioni e federazioni di categoria, Sangalli,Buttignol, Giacomin, Vento che hanno rivelato quanto il Paese sia ancora lontano dal poter coadiuvare realmente gli imprenditori italiani nella conquista di porzioni del mercato estero. Di statura anche le relazioni dei responsabili delle Istituzioni intervenuti al Forum, Gros-Pietro, Gallo,De Castro, Ghezzi perchè hanno dimostrato di tenere il polso della situazione e costatato quanto la piccola e media impresa italiana pur nella difficoltà di non progresso nello scouting, cerchi di progredire dalla fase dell'aquisizione di ordini internazionali a quella della conquista di nuove aree estere in cui produrre, vendere e gestire la manutenzione del proprio prodotto.
Il confronto e' risultato di particolare attualità', alla luce delle dimissioni del ministro Ruggiero e dell'interim assunto dal Presidente Beriusconi, nonche' dell'annunciata volonta' politica di procedere ad una modernizzazione della 'missione' del MAE e delle Ambasciate.Interessante l'intervento di Scognamiglio. Il convegno ha mostrato una particolare sua dinamicità in seno alee commissioni di studio.
Esiste il problema della riorganizzazione/ricollocazione dell'ICE e del ruolo della struttura dell'ex Mincomesoggi confluita in quella dei MAP.Ptremmo in Italia adottare il fortissimo sistema anglosassone? Va messa a punto una strategia piu' efficace nel settore finanziario e nell'export-credit, sia attraverso una maggiore responsabilizzazione dei sistema bancario italiano, anche utilizzando strumenti innovativi, sia ottimizzando ulteriormente alcune attivita' SIMEST, sia rapportando la strumentazione e la legislazione esistente in Italia, a sostegno dell'export delle imprese, con quella adottata dagli altri paesi. In questo contesto e' emersa, negli ultimi anni, una intensa attivita' delle Regioni, degli Enti Locali e del sistema camerale, anche tramite la costituzione di strutture dedicate e l'allocazione di notevoli dotazioni finanziarie, in assenza di un effettivo coordinamento.
In parallelo e' aumentato l'impegno in campo internazionale da parte di vari Ministeri e soggetti pubblici (es.Ministero delle Infrastrutture, MinAmbiente, ENEA, IPI,Sviluppo Italia etc.), con sovrapposizioni dei ruoli che comportano inevitabilmente disorientamento degli operatori economici italiani ed esteri.
Tutta questa azione da parte pubblica dovrebbe inoltre raccordarsi ai programmi svolti dalle associazioni imprenditoriali, in primis CONFINDUSTRIA, nonche' da parte di vari soggetti presenti nelle aree di emergenza.
Di contro si avverte pesantemente l'assenza di una strategia paese nelle organizzazioni internazionali e nei fondi e/o banche multilaterali, dei quali l'Italia e' tradizionalmente uno dei massimi finanziatori netti, con esiti in generale assai modesti per le poche imprese italiane che partecipano alle gare internazionali.
Un fattore importante per lo sviluppo dei rapporti economici e culturali del nostro paese consiste anche in una strategia di valorizzazione ed ampiamento delle sinergie con le "business community" italiane all'estero, operando sia nell'area della promozione culturale, scientifica e di immagine dell'italia, sia rappresentando nel modo migliore il paese nelle istituzioni di carattere internazionale.
Pur nella consapevolezza delle difficoltà esistenti in questo momento nel promuovere un dibattito pubblico senza avere precedentemente raggiunto un'intesa su strategie ed obiettivi, nonchè sulla ripartizione di compiti e ruoli tra i vari soggetti istituzionali, in attesa che il Governo proceda a quella gia' auspicata riforma complessiva del sistema, l'ICEPS - da anni attiva nel settore della cooperazione internazionale - ha ritenuto utile promuovere ed organizzare una riflessione collettiva, inipostata in termini dialettici ed aperta ai principali operatori del settore.
Tuttavia appare chiaro, soprattutto alla luce degli accordi propri del G8 di Genova, anche se poco o nulla se ne è discusso in seno a questo Forum, che il primo intervento, diretto a consentire un corrente flusso commerciale e finanziario verso i paesi valutariamente carenti, ma che sono anche quelle aree di mercato, soprattutto le repubbliche dell'ex-Unione Sovietica che garantiscano una sicurezza in termini di "stato democratico", e che le statistiche dell' anno 2001 hanno dimostrato essere il migliore luogo dell'espansione commeciale estera italiana. La cosa in sè non avrebbe aspetti di particolare pesantezza innovativo e dovrebbe consistere nel rendere automatiche le procedure di intervento assicurativo della SACE o del successivo soggetto giuridico che dovesse succederle. Infatti, rendendo agenti della SACE le compagnie di assicurazione e gli sportelli bancari operanti nel territorio nazionale, si consentirebbe il dialogo diretto fra l'operatore economico e l'ente assicurativo, onde chiarire gli elementi dubbi e la corretta impostazione delle istanze, dando immediatezza alle coperture possibili e idonea tempestività, procedura alle eventuali richieste di indennizzo, come, peraltro, da tempo suggerito, nei vari dibattiti pubblici sull'argomento.
Il secondo intervento strutturale programmabile e' relativo alla trasformazione dei crediti in investimenti; che si inserisce nella storica esperienza bizantino-romanistica e fa riferimento agli "equity swaps" quale nuovo strumento finanziario atto a trasformare i crediti vantati dal sistema Italia nei confronti dei vari paesi debitori. Tale tipo di operazione che ha già avuto pieno successo sul piano internazionale, e che ha visto qualche episodica iniziativa anche da parte italiana, consentirebbe di alleggerire il debito estero di gran parte dei paesi in difficoltà valutarie da una parte e darebbe luogo, peraltro, dall'altra ad una reale internazionalizzazione della nostra economia, soprattutto per quanto concerne le PMI.
A detta del Prof Vincenzo Porcasi, docente di Diritto e Tecnica del commercio internazionale, presso l'Università di Trieste, "il processo dovrebbe avere luogo, attraverso la predisposizione di una agenzia per gli investimenti italiani all'estero aperta presso il Mediocredito Centrale ovvero presso l'Ufficio Italiano dei Cambi, secondo quanto già avvenuto per l'Egitto negli anni cinquanta. Questa agenzia potrebbe rendersi cessionaria controlire dei detti crediti, globalmente stimabili nel controvalore di Lit. 30mila miliardi, provvedendo poi a consolidare nelle varie tipologie di movimenti di capitali, in uscita, prevista dal codice di liberazionedei movimenti di capitale all'OCSE".

line1.gif (479 byte)

Prodotto ukraino e mercati
Intervista al Prof. Igor Boyko Docente di Marketing analitico presso l' Universita` di Kiev e al Dr. Segyey KozlovskyDirettore della Filiale ukraina in Kiev di una nota societa' italiana

     
di Sombrero

D. Trovate piu' facilmente partners commerciali russi o europei in genere?
R.Per cio' che riguarda merci in generale come elettrodomestici, troviamo facilmente partnes europei, per la metallurgia pesante e le materie prime, petrolio e gas e' la Russia il mercato. Gli alimentari sono propri solo del mercato interno ukraino, anche se stiamo certificando ogni prodotto per l'esportazione.
Ultimamente si parla in Italia di un' economia ukraina compromessa e poco trasparente: io non credo a molte informazioni che compaiono improvvisamente sulla stampa europea, tuttavia loro cosa pensano in merito a queste affermazioni?
Parzialmente, e' vero c'e' una certa propaganda comunista che tende a mostrare la realta' ucraina non trasparente, tuttavia anche se il fenomeno esiste possiamo dire che non tutta l'economia e' corrotta. Oltre ad insegnare all'Universita' tengo corsi di preparazione alle persone che vogliano divenire piccoli e medi imprenditori insegnando le "basi del marketing analitico",insegno ad un gran numero di persone brave delle quali non posso certo dire che siano "corrotti"o "mafiosi".
Il punto di vista del Dr. Segyey Kozlovsky, direttore commerciale della filiale ukraina in Kiev di una nota societa' italiana e' il seguente: "Io vorrei considerare che l'Ucraina ha una situazione geo-politica particolare, in europa in passato durante l' Unione Sovietica, l'economia era molto integrata e se qualcosa si produceva sul territorio ucraino, il perfezionamento del prodotto era collegato con quasi tutti i quindici paesi . Le componenti del prodotto si costruivano nei vari Paesi e questo era la particolarita' del processo di produzione di un semiprodotto ucraino in passato.Con la caduta dell' ex Unione Sovietica la situazione e' cambiata e l' Ucraina e' diventata praticamente autonoma.Questo significa che l'Ucraina ha perso il suo mercato in Russia ma allo stesso tempo non ha trovato un proprio mercato di sbocco in Europa: gli standard ucraini che andavano bene per la Russia, non vanno bene per l'Europa dal punto di vista della "Qualita`". All'inizio l' economia dell' Ucraina era indirizzata verso l' Europa, ma l'offerta ucraina non e` stata accettata dall' Europa ora la soluzione sara` forse tornare in braccio alla Russia! Purtroppo dobbiamo sopravvivere!" I rapporti mafiosi, some io li intendo sono propri di gruppi molto fissi, ben strutturati economici e questi gruppi sono per lo più collegati con il settore energetico. Credo che la una situazione simile possa paragonarsi a quella dei Paesi dove c'è una politica di protezionismo. Adesso, in questi ultimi tempi, si sta creando un'immagine negativa dell'Ucraìna, e ciò è dovuto prima di tutto alle difficoltà dell'economia che si riflettono in politica: e perciò rispondendo a quella grande domanda, c'è da aggiungere che adesso, come anche prima la Russia ha un' influenza grande sull'Ucraìna prechè suo è il rubinetto del gas, dell'energia elettrica e anche quello della materia prima. Le aspettative che l'Ucraìna aveva dall'Europa erano grandi anche sul tema di Chernobyl, ma l' Europa non sta premiando affatto l'Ucraìna, anzi.
D. Prof. Boyko, ritiene che l'industria ucraìna abbia raggiunto un grado di "iperspecializzazione" nella produzione di un prodotto finito specifico da poter immettere in modo concorrenziale sul mercato internazionale?
"Potrebbe stare questo iperprodotto proprio nella produzione aereonautica e navale che sono molto importanti in Ucraìna. In Antonov adesso si fanno degli aerei nuovi, della nuova generazione, ma anche in questo campo l'Ucraìna deve collaborare con la Russia perchè c'è materia prima, c'è tutto lì. Gli Antonov sono aerei veramente di un'altra classe, non hanno bisogno di un campo aereo ad esempio.
Era stata creata una società mista ucraìna-tedesca-russa per la costruzione di aerei di trasporto Antonov, ma i tedeschi hanno rifiutato poi la collaborazione perchè hanno preferito costruire gli Ercules della Lacked per dare manodopera al mercato tedesco, e perciò loro sono usciti. Adesso il nuovo aereo che si sta facendo, con un progetto più avanzato si sta facendo con il partener russo. L'iper prodotto potrebbe nascere nel campo dell'industria aereonavale, perchè c'è tutta la gamma che è in nostro potere da costruire dalle macchine più piccole, leggere, sportive a quelle più grandi, più pesanti nel settore bellico o commerciale. Cosi' a Nikolaiev e' nel campo delle costruzioni navali dove si arriva alla produzione del naviglio che porta con sè i missili aereospaziali".
D. Ma non avete pensato a iperspecializzarvi nella produzione di un bene di largo consumo?
Dr. Segyey Kozlovsky: "Al momento attuale il mercato è pieno di tutto. Entrare sul mercato europeo è quasi impossibile. Tuttavia in Ucraìna c'è tanta produzione di prodotti di extraclasse: porcellana bellissima, vetro, etc
L'Ucraìna ha stipulato un contratto con l'Iran per 10 miliardi di dollari , per la costruzione di un centro nucleare, ma gli Stati Uniti hanno bloccato l'evoluzione del progetto: in questo caso anche la Russia ha preso in mano l'accordo e l'Ucraìna ha perso questo contratto. Adesso l'Ucraìna è più sfruttata come un silos di manodopera per l'Europa: la gente va fuori a cercare lavoro senza peraltro essere messa in condizione di mettere a frutto la propria professionalità. Qui invece si producono materiali chimici dannosi alla salute L'Italia, dopo la guerra non ha avuto un progetto concreto di marketing internazionale e tuttavia ora in Italia c'è un industria di elettrodomestici che concorre con quella tedesca e che è trainante per l'economia italiana. Ma l'Italia ha avuto del tempo per riprendersi in un tempo lungo, mentre l'esigenza dell'iperspecializzazione del prodotto è un'esigenza attuale. Prof. Boyko: "Se l'Ucraìna vuole immettersi sui mercati con un prodotto competitivo le autorità competenti ucraìne, ad esempio il Ministero dell'Industria, devono trovare qualcosa di interamente prodotto in Ucraina, con standard riconosciuti in tutto il mondo, affidando magari l'indagine a strutture internazionali competenti: occorre collegare il paese a quei centri di ricerca che nei singoli settori possono consentire al singolo paese di fare il salto di qualità. In questo senso devono essere diretti gli sforzi, diretti all'utilizzazione dei fondi multilaterali internazionali".

Vai alla Homepage