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03 dicembre 1999 - Veruno

Vent'anni sono forti, vent'anni mi danno una grande forza, un incredibile entusiasmo di vivere, di giocarmi il mio futuro, la mia vita, di non placare la fame della mia anima, di ribellarmi allo squallore che a volte incontro e che non posso e non voglio accettare.

Per dirla alla Siddharta, il sistema riversa i suoi vasi pieni nel mio recipiente in attesa, ma questo recipiente non s'è riempito, lo spirito non è soddisfatto, l'anima non è tranquilla, non placato il cuore.

Lo spirito ha ancora sete, ha sete di altro. Per fortuna.

I miei vent'anni me li voglio giocare al massimo della qualità, non mi accontento: devo essere esigente innanzi tutto con me stesso, con la qualità della mia esistenza.

Voglio che la creatività continui a stimolare lo spirito, voglio avere sempre un atteggiamento attivo verso le cose, verso gli altri, verso il mondo. Voglio rimanere sempre me stesso e rispettare il mio corpo per ringraziare chi vent'anni fa mi donò la vita.

Non voglio buttare via, non voglio perdere nemmeno un istante dell'esistenza. Non voglio uniformarmi alla massa, vivere nella mediocrità, non voglio essere inghiottito dalla massa e mosso come un burattino da chi tenta di omogeneizzare le idee, le teste, cancellare le particolarità che vi sono in ogni essere umano.

Vent'anni esaltano la voglia di avventura che è in me e la voglia di battersi per degli ideali: no, non mi venderò anche se spesso la logica della convenienza mi porterebbe a farlo.

Mi piegheranno, ma dovrò resistere senza spezzarmi e reagire, dovrò continuare a cercare e coltivare la poesia della vita: questa è la mia grande scommessa.

Vent'anni conservano la mia impulsività, il mio carattere deciso (a volte troppo); l'adolescenza porta a vivere certe situazioni e ad assumere certi comportamenti senza pensare all'essere umano che hai di fronte: si finisce per colpire, magari senza volerlo, persone (anche care), compagni di scuola che ora hanno preso la loro strada e difficilmente rivedrò. Crescendo si capisce che prima di agire bisognerebbe cercare di capire cosa passa nella testa dell'altro, quale è la sua situazione e il suo sistema di idee. Non è semplice, ma prima di parlare bisogna riuscire qualche volta a trattenere forte il respiro e ascoltare chi si ha davanti: a vent'anni bisogna sforzarsi di capire il prossimo.

Ringrazio Dio e le persone che ho incontrato e che ho attorno perché mi danno forza e la possibilità di coltivare queste idee, di metterle in pratica, anche se a volte è difficile.

Ringrazio Dio, papà, mamma, sorella e chi mi vuole bene per la pazienza che hanno nel sopportarmi, nell'aspettarmi, nell'aiutarmi a migliorare, nell'amarmi.

Grazie di cuore.

 

Un giorno il papa Giulio II visitò il laboratorio di Michelangelo. Il grande artista stava accanendosi contro un blocco di marmo. "Perché colpite così forte?" gli domandò il pontefice. E Michelangelo: "Non vedete che c'è un angelo imprigionato in questo blocco di marmo? Io lavoro per liberarlo."

 

Vivere è far fiorire da noi e dagli altri l'angelo nascosto.

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