Allai

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Monte Grighini

Il Grighini (673 m), che è contenuto entro i confini comunali di Allai, Siamanna, Siapiccia, Villaurbana, Mogorella, Ruinas e Fordongianus, è in realtà una cresta di colline che separano le due valli dove scorrono il Rio Granaxiu e il RioMannu.

Una folta vegetazione spontanea, principalmente dovuta alla macchia alta, contribuisce a rendere il paesaggio montano pressochè integro, anche a causa della relativa emarginazione dai più importati nodi di comunicazione.

Il piccolo borgo di Allai, infatti, conserva quasi intatte le caratteristiche di un tempo con le tradizionali “case a corte” costruite con pietra scura.

Gli insediamenti che sorgono intorno al Grighini sono tutti situati a quote contente sotto i 100 m.

I luoghi particolarmente favorevoli all’agricoltura, come il territorio di VillaUrbana, è possibile individuare numerosi insediamenti nuragici, che dimostrano la distribuzione capillare delle genti nuragiche nella parte centrale dell’isola.

Il Grighini è sempre stato utilizzato dagli abitanti disseminati ai suoi piedi, per il pascolo e per gli usi civici di legnatico e ghiandifero.

Queste circostanze, sommate ai frequenti incendi e allo squilibrio dei cicli naturali, hanno determinato disboscamenti e rarefazione del manto vegetale, a causa dell’uso non sempre controllato dei suoli.

Fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, parecchi ettari di territorio comunale, apparteneti a diversi paesi, venivano ceduduti a una società di rimboscamento a scopo industriale.

Ciò comportò la messa a dimora di alcuni milioni di esemplari di “PINUS RADIATA”, che trasformano le pendici del Grighini in un improbabile paesaggio alpestre, ricco di conifere.

Nel luglio 1983 un furioso incendio distrusse in poche ore tutto il patrimonio arboreo, rendendo i costoni della montagna nudi e privi di vegetazione e aggravano i problemi già consistenti del suo habitat.

Da alcuni anni, in ogni comune, sono partiti programmi di forestazione.

Questa volta però alla presenza estranea del pino sono state apportunamente affiancate essenze più indigenecome lecci e sugheri.

Frattempo con i cantieri per la disoccupazione giovnile si lavora alla disposizione di fontane, sorgenti di sentieri d’accesso che potranno essere il primo passo verso la qualificazione del monte, pregevole per aspetti naturalistici ed ambientali.