IL PROSELITISMO CATTOLICO
TRA LA POPOLAZIONE ORTODOSSA
IN RUSSIA
INFORMAZIONE GENERALE
1.
Concetto di proselitismo
Il
problema del proselitismo cattolico nel territorio canonico della Chiesa
Ortodossa Russa è uno dei più seri ostacoli al miglioramento
delle relazioni tra le due Chiese. Il proselitismo, portato avanti dai
cattolici tra la popolazione tradizionalmente ortodossa in Russia e negli
altri paesi della Comunità di Stati Indipendenti, svaluta l’attitudine
della Chiesa Cattolica Romana verso la Chiesa Ortodossa come sua “Chiesa
sorella” dichiarata dal Vaticano II. I rappresentanti del Vaticano e i
gerarchi cattolici che operano in Russia hanno spesso affermato i loro
sentimenti “fraterni” verso gli ortodossi. La situazione reale, tuttavia,
indica il contrario.
Il
problema del proselitismo è aggravato dal fatto che la parte cattolica
nega la sua stessa esistenza, riferendosi alla propria interpretazione
del termine “proselitismo” come adescamento di persone da una comunità
cristiana a un’altra attraverso mezzi “disonesti” (per esempio, la corruzione).
Allo stesso tempo, essa allude alla predicazione del vangelo alle persone
“non credenti e nonbattezzate”
che giungono alle chiese cattoliche esercitando la loro libertà
di scegliere una religione che vada loro bene. La parte cattolica spesso
pone questa domanda: “Sarebbe meglio se queste persone rimanessero atee
piuttosto che diventare cattoliche?”
Portando
avanti precisamente la predicazione e la missione in Russia, senza curarsi
affatto del proprio gregge tradizionale (polacchi, lituani, tedeschi),
la parte cattolica si riferisce spesso alla “natura missionaria della Chiesa”
e al comandamento del Signore di predicare il vangelo: “Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito santo” (Mt 28,19). Questo è ciò che Padre
Bernardo Antonini, una figura ben nota della Chiesa Cattolica in Russia,
ha scritto nel suo articolo intitolato “Che cosa ne penso del proselitismo”.
Egli propone “di andare alla ricerca della delicata linea di confine
tra predicazione, missione e proselitismo”, affermando il diritto della
Chiesa “di predicare dovunque possibile” (Svet Evangelia (La
Luce del Vangelo), giornale dei cattolici russi (qui di seguito SE),
n. 37, 2000). E’ sulla base di queste vedute che i cattolici rigettano
la nozione stessa di territorio canonico.
Tali
vedute, assai popolari tra il clero cattolico russo, possono produrre molte
serie obiezioni.
Dapprima,
il clero cattolico, che come vedremo più avanti viene in maggior
parte dall’estero, non deve predicare in qualche oscuro “territorio missionario”,
né a un popolo pagano o irreligioso. Questo clero viene in un paese
con una millenaria cultura cristiana impregnata di tradizione ortodossa.
Pertanto, il fatto stesso di condurre una missione cattolica qui, tra la
popolazione locale che non ha alcuna relazione storica o culturale con
la Chiesa Cattolica, e la presenza di missionari cattolici nella
terra russa provoca la domanda perfettamente legittima: i cattolici credono
che la Chiesa Ortodossa sia una Chiesa? Se sì, la loro attività
è condotta in violazione delle parole di San Paolo: “Mi sono
fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora
non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui”
(Rm 15,20).
In
secondo luogo, è da lungo tempo evidente chel’oggetto
della missione cattolica in Russia e negli altri paesi della CSI è
la popolazione tradizionalmente ortodossa. Queste persone sono state strappate
con la forza dalle loro radici ortodosse nei decenni del regime antiteista,
ma non possono essere definite non credenti o atee. Molte di loro si sono
trovate a un bivio, in ricerca spirituale, ma come possiamo vedere dalla
pratica, la maggior parte di loro ritorna alla fede dei propri padri e
trova il proprio sentiero spirituale nell’Ortodossia. E’ impensabile negare
i profondi legami spirituali, culturali e storici nel nostro popolo con
l’Ortodossia. Ci disorienta il fatto che i cattolici, che appartengono
essi stessi a una Chiesa in cui la nozione di tradizione è una delle
nozioni fondamentali, debbano dubitare della natura tradizionale dell’Ortodossia
per la Russia. Per molti di loro, la Russia è un campo missionario
di “evangelizzazione” della popolazione locale. In altre parole, l’attitudine
della Chiesa Cattolica Romana verso la Russia differisce ben poco da quella
dei membri di varie sette che cercano di “cristianizzare” lo spazio post-sovietico
e di costruirvi un “mercato religioso” in cui le organizzazioni religiose
agiscono come concorrenti in lotta per la “clientela”. La logica che ne
consegue è chiara: chi è più grande e potente, chi
è stato il primo ad appropriarsi di un particolare “settore di mercato”,
è nel giusto.
La
Chiesa Ortodossa Russa non ha paura della competizione con la Chiesa Cattolica
Romana. Noi non abbiamo le paure che alcuni ci attribuiscono: “Gli ortodossi
temono che il lavoro pastorale possa finire per svuotare le loro chiese”
(Intervista dell’Arcivescovo T. Kondrusiewicz ad Avvenire, 18
marzo 2000’). Il Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è stato
anche più aspro: “La Chiesa Ortodossa Russa sente la propria
debolezza pastorale ed evangelica, e perciò ha paura della presenza
cattolica, che è ben più efficace a livello pastorale, anche
se numericamente più piccola” (Civiltà Cattolica,
16 Marzo 2002).
Com’è
che questa “efficacia” della pastorale cattolica si esprime concretamente?
– In una vita cristiana del loro gregge più elevata di quella del
gregge ortodosso? Al contrario, si può dichiarare con sufficiente
confidenza che i successi dei cattolici in Russia sono stati indirettamente
condizionati dall’influenza dell’Ortodossia sulla vita dei russi. Infatti,
nonostante le più severe persecuzioni mai avute contro la Chiesa,
è sotto l’influenza dell’Ortodossia, sia nel passato che nel presente,
che il nostro popolo ha mantenuto l’interesse nella fede, la riverenza
per il sacro e una profonda sensibilità alla predicazione di Cristo.
E’ questa predisposizione del nostro popolo, consumato dal desiderio della
fede negli anni dell’ateismo di stato, piuttosto che l’efficacia del “livello
pastorale” cattolico in Russia, che rende conto del relativo successo non
solo di quella cattolica, ma di qualsiasi predicazione di Cristo. Oggi,
i missionari occidentali sfruttano di fatto quel terreno buono fertilizzato
dall’Ortodossia che è l’anima russa, notevole per la sua credulità
e apertura alla Parola di Dio e alla sua speciale sensibilità a
tutto ciò che concerne la fede. Sfortunatamente, nessuna cosa del
genere sta accadendo in Occidente, il territorio della responsabilità
pastorale storica della Chiesa Cattolica Romana. Né l’efficacia
né l’“aggiornamento” sono qui di aiuto. L’Occidente sta crescendo
in modo sempre più secolare e ateo. Si dovrebbe notare per amore
di giustizia che la nostra posizione incontra comprensione e sostegno tra
i rappresentanti della Chiesa Cattolica Romana in molti paesi, eccetto,
purtroppo, che tra i cattolici russi e le gerarchie del Vaticano.
La
Chiesa Ortodossa Russa non desidera essere in rapporti di rivalità
e di competizione con la Chiesa Cattolica. Essa crede che questo tipo di
rapporti non sia fraterno né cristiano. Noi chiamiamo la parte cattolica
al dialogo e alla cooperazione, al mutuo rispetto e all’osservazione degli
interessi gli uni degli altri. Ciò si dovrebbe esprimere soprattutto
nel riconoscimento che ciascuna delle due parti ha certi territori tradizionali
di responsabilità pastorale che le competono. Sfortunatamente,
il nostro richiamo differisce radicalmente dalla posizione presa dal Cardinale
W. Kasper quando dichiara: “E’ divenuto chiaro che il dibattito sul
principio del territorio canonico e del proselitismo nasconde argomentazioni
di natura basilarmente ideologica”, mentre la Chiesa Ortodossa Russa
“difende non solo una realtà che non è più esistente,
ma anche relazioni tra Chiesa e popolo che sono teologicamente problematiche”
(Ibid.). Egli accusa la Chiesa Ortodossa Russa di “eresia ecclesiologica”,
che consiste nel “fallimento di riconoscere l’aspetto missionario della
Chiesa Cattolica a vantaggio di una concezione del proselitismo indebitamente
estesa nel suo significato”. L’articolo del cardinale non riesce a
dare una singola prova a sostegno di queste dure dichiarazioni. Nondimeno,
noi crediamo che sia necessario esporre argomentazioni che le confutino.
La
nozione di territorio canonico non è un’invenzione della Chiesa
Russa, sviluppata per qualche ragione ideologica. Essa è una conseguenza
della tradizione canonica della Primitiva Chiesa Indivisa. C’è un’antica
regola nelle Chiese sia dell’Oriente che dell’Occidente: “una città
– un vescovo”. Questo significa che un territorio affidato alla cura di
un vescovo non può essere governato da un altro vescovo legittimo.
Questo principio è stato osservato fino a oggi sia nella Chiesa
Ortodossa che nella Chiesa Cattolica. Un’eccezione è costituita
da una diaspora confessionale, vale a dire, gli ortodossi che vivono in
un territorio dove i vescovi cattolici hanno storicamente esercitato la
loro giurisdizione, e vice versa. La cura pastorale di tale diaspora da
parte dei propri vescovi e clero non ha mai fatto sollevare obiezioni da
parte dei vescovi locali. Un vivido esempio in Russia è lo status
della Chiesa Cattolica prima della rivoluzione del 1917, e nell’Europa
occidentale lo status di varie giurisdizioni di Chiese ortodosse locali,
inclusa quella della Chiesa Ortodossa Russa.
Sfortunatamente,
questo principio non è stato sempre osservato nella storia delle
relazioni tra Oriente e Occidente. L’esempio più vivido è
l’era delle crociate, in cui fu stabilita in Oriente una gerarchia cattolica
parallela, che considerava come proprio dovere la missione tra la popolazione
locale, inclusa la conversione degli ortodossi al Cattolicesimo. Il Vaticano
II, avendo descritto la Chiesa Ortodossa come “Chiesa sorella”, ha riconosciuto
il fatto che le Chiese Ortodosse hanno un territorio in cui conducono il
proprio ministero salvifico, vale a dire, che hanno ciò che oggi
noi descriviamo come territorio canonico.
Il
Vaticano non avrebbe dovuto sfidare il principio di territorio canonico
anche perché gli ortodossi, riferendosi a esso nelle proprie relazioni
con i cattolici, continuano in tal modo a credere che le strutture ecclesiastiche
cattoliche siano vincolate dalle norme canoniche della Chiesa Primitiva,
condivise da entrambe le Chiese. E’ questa fiducia che provoca una reazione
tanto negativa della Chiesa Russa alla fondazione delle quattro nuove diocesi
cattoliche in Russia, e a differenza della sua reazione ad azioni simili
di vari gruppi settari che non sono associati nella consapevolezza ortodossa
con la tradizione ecclesiastica. Gli ortodossi percepiscono le azioni di
Roma come un arretramento all’ecclesiologia delle crociate, e un rigetto
fattuale del retaggio del Vaticano II, quindi un rifiuto dell’era del dialogo
e della cooperazione.
Le
parole del Cardinale Kasper sulle “relazioni tra Chiesa e popolo che sono
teologicamente problematiche”, e che sostiene che la Chiesa Ortodossa Russa
predichi, indicano la sua mancanza di conoscenza delle realtà ecclesiastiche,
storiche e culturali della Russia. In particolare, il significato di formazione
statale che l’Ortodossia ha avuto per la Russia. Nella storia russa, la
Chiesa Ortodossa ha avuto un gran numero di volte un ruolo salvifico per
il nostro popolo. Uno degli esempi più vividi è il cosiddetto
Periodo dei Torbidi all’inizio del XVII secolo, quando la struttura statale
della Russia fu di fatto distrutta dall’attacco degli invasori polacchi.
La Chiesa Ortodossa fu la forza che ispirò il popolo alla lotta
per l’indipendenza, e che aiutò a restaurare lo stato russo. Se
si dovesse seguire la logica del Cardinale Kasper, il legame storico tra
il Cattolicesimo e la Polonia, per esempio, dovrebbe suscitare in lui “teologicamente”
non minori preoccupazioni.
Le
accuse di “eresia ecclesiologica” fatte dal cardinale contro la chiesa
russa suscitano stupore e indignazione. La nozione di eresia presuppone
una contraddizione all’insegnamento cristiano presentato nella Santa Tradizione
della Chiesa. Lanciando simili accuse, si dovrebbe almeno avere cura di
comprovarle. Sfortunatamente, non c’è nulla del genere nel summenzionato
articolo del cardinale, cosa che dà a questo testo il tono di una
dichiarazione politica.
Ritornando
al tema della “libertà di scelta” esercitata da alcuni russi di
optare per la fede cattolica, si dovrebbe menzionare che il problema del
proselitismo non sta nel fatto che qualcuno preferisce il Cattolicesimo
o diventa cattolico – dopo tutto, è diritto dell’individuo – ma
nel fatto che la missione cattolica spinge coloro che sono esitanti verso
questa opzione. La questione del proselitismo non appartiene né
alla giurisprudenza secolare né all’area dei diritti umani, ma all’etica
inter-cristiana e inter-ecclesiale. L’attività missionaria dei
cattolici in Russia è una palese violazione di quest’etica. E si
manifesta in modo specialmente vivido nell’attività degli ordini
religiosi cattolici.
Vedremo
più oltre che molti ordini religiosi cattolici che operano in Russia
mostrano la missione persino nei loro nomi: “Figli Missionari del Cuore
Immacolato della Beata Vergine Maria (Claretiani), “Sorelle Missionarie
del Divino Amore”, “Donne Missionarie della Sacra Famiglia”, etc. Altri
ordini, come i verbisti, sono stati stabiliti fin dal principio come missionari.
E’ la missione, non la cura pastorale del gregge tradizionalmente
cattolico, il compito principale di questi ordini religiosi.
Apparentemente,
altre strutture cattoliche in Russia sono altresì calcolate con
uno “spazio di crescita” in mente, a spese dei convertiti al Cattolicesimo.
E’ piuttosto evidente che nella Federazione Russa di oggi i cattolici sono
in numero molto minore di quanto fossero nell’Impero Russo prima della
rivoluzione del 1917. Eppure, se a quel tempo c’erano 150 parrocchie cattoliche
nel paese, oggi ce ne sono oltre 200. Se prima della rivoluzione c’erano
due diocesi cattoliche, Mogolev e Tiraspol, oggi, nella Federazione Russa
contemporanea, ce ne sono quattro! A cosa mirano tutte queste strutture?
Apparentemente, a un rafforzamento che risulti dall’attività
missionaria, che è il centro di tutta l’opera cattolica in Russia.
Quanto
al reale numero di fedeli cattolici nella Russia di oggi, c’è una
discrepanza tra le cifre fornite dai vari rappresentanti ufficiali della
Chiesa Cattolica Romana. L’addetto stampa vaticano J. Navarro-Valls nelle
sue dichiarazioni fornisce la cifra di 1,3 milioni. Questa cifra è
contraddetta dal riferimento dell’Arcivescovo T. Kondrusiewicz a 500.000
o 600.000 cattolici in Russia. A dire il vero, di recente, nel febbraio
2002, ha menzionato 65.000 cattolici nella sola Mosca (nella conferenza
stampa che annunciava la fondazione delle diocesi cattoliche in Russia).
E’ del tutto oscura la fonte di questa cifra. Anche se il numero dei cattolici
includesse tutti gli stranieri cristiani che vivono a Mosca, difficilmente
sarebbero così tanti. Non più di 1.000 persone in tutto si
raduna alle funzioni natalizie e pasquali in lingua russa nelle maggiori
chiese cattoliche della capitale, la chiesa dell’Immacolata Concezione
e San Luigi. Ancor meno persone vanno alle messe servite in altre lingue.
E’ impossibile negare questo fatto. Non meno eloquenti sono i piani della
Chiesa Cattolica di erigere a Pskov una chiesa alta 42 metri, vale a dire,
alta quanto un edificio di 13 piani, considerato che vi sono solo circa
100 cattolici nella regione di Pskov.
2.
La ricerca di “vocazioni” cattoliche in Russia
Una
delle principali priorità nel lavoro della Chiesa Cattolica Romana
in Russia è l’addestramento di un clero cattolico locale, e probabilmente
di clero e religiosi per l’Europa Occidentale. Sono già apparsi
novizi russi in alcuni monasteri in Occidente. Al suo incontro con i vescovi
cattolici dell’ex-Unione Sovietica il 9 febbraio del 2001, Giovanni
Paolo II ha sottolineato l’importanza di formare, a partire dalla popolazione
locale, un clero che sia capace di “comprendere a fondo la mentalità
della grande nazione a cui appartiene”. L’Arcivescovo T. Kondrusiewicz,
criticando le leggi russe come impedimenti all’attività di un clero
in visita, ha detto, “La Chiesa Cattolica è estremamente interessata
ad avere clero russo, e non straniero, che si prenda cura dei cattolici
in Russia, e farà per esso tutto il possibile” (SE, N. 11, 2001).
Secondo l’agenzia di stampa cattolica Zenit, nel rapporto del 13 febbraio
2002, il vescovo cattolico Jerzy Mazur della Siberia Orientale sta preparando
le bozze di un “programma pastorale” per la formazione di un clero pienamente
locale.
Scopi
simili sono serviti dal Seminario Maggiore Maria Regina degli Apostoli.
Questo è stato aperto a Mosca nel 1992 e trasferito a San Pietroburgo
nel 1995. Vi erano due seminari a San Pietroburgo e a Saratov prima della
rivoluzione, ma il numero dei cattolici russi a quel tempo e oggi è
incommensurabile. Nella Russia di oggi, in aggiunta alla summenzionata
scuola teologica a San Pietroburgo, vi sono pre-seminari ad Astrakhan e
Novosibirsk, e il Collegio Teologico per laici San Tommaso d’Aquino a Mosca,
che ha succursali a San Pietroburgo, Saratov e Kaliningrad.
Per
quanto riguarda la composizione degli studenti in queste istituzioni, c’è
qui “proselitismo in azione”. Basti guardare la lista dei seminaristi:
le “vocazioni” sono davvero locali, ma non vi sono quasi nomi polacchi
o lituani. Questo non è del tutto celato dagli stessi educatori
cattolici in Russia. L’articolo di E. Spiridonova intitolato “Il latino
è ora fuori moda” pubblicato in SE (N. 14, 2001), dice, “Una
famiglia su due, di quelle che hanno dato uno studente al seminario, si
considera non credente”. Padre Bernardo Antonini dice praticamente
lo stesso del Collegio San Tommaso d’Aquino: “Nel nostro collegio di teologia,
filosofia e storia, che ha aperto il 9 novembre 1991, dal 20 al 30 per
cento degli studenti iscritti ogni anno è ortodosso. Ci sono anche
protestanti… La succursale del collegio a Kaliningrad è stata frequentata
da 89 studenti ortodossi e 28 studenti cattolici nel primo anno”.
Il
centro dei gesuiti russi a Meudon, in Francia, ha pubblicato un Catechismo
della Chiesa Cattolica in russo. Durante la sua presentazione in Vaticano,
l’Arcivescovo T. Kondrusiewicz ha detto, “Di fatto, la terminologia
teologica e religiosa della lingua russa ha iniziato a formarsi solo negli
ultimi pochi anni, specialmente grazie al lavoro del Collegio e del Seminario…
Io credo che il Catechismo sarà utile non solo ai cattolici
, ma anche agli ortodossi e agli altri cristiani, sia in Russia che negli
altri paesi dell’ex-URSS” (SE, N. 6, 1997). Ci si può immaginare
di udire simili dichiarazioni da un gerarca della Chiesa Ortodossa Russa
in Occidente? Certamente, l’Arcivescovo Kondrusiewicz non deve essere necessariamente
un fine conoscitore della tradizione teologica russa, ma dovrebbe quanto
meno essere al corrente della sua esistenza.
Da
qui nasce la domanda: quando e dove la Chiesa Ortodossa Russa ha fondato
i propri seminari nel territorio di paesi tradizionalmente cattolici? (L’Istituto
teologico San Sergio a Parigi è emerso come istituzione educativa
per venire in contro alle necessità degli emigrati russi, non per
risvegliare “vocazioni” locali.)
Una
delle principali e più disturbanti caratteristiche dell’attività
cattolica è la sua enfasi sul lavoro con i bambini e gli adolescenti,
soprattutto negli ospedali, nelle scuole secondarie e negli orfanotrofi.
Sotto il pretesto della cura degli orfani e dei bambini senza casa,
i cattolici (soprattutto rappresentanti di ordini religiosi femminili)
coltivano una nuova generazione di cattolici russi che prenda il loro posto!
Qualsiasi “libertà di scelta” è qui totalmente fuori
questione. I missionari cattolici dichiarano apertamente che la loro mira
è di influenzare gli adulti attraverso i bambini. Se le suore cattoliche
sono davvero interessate al fato degli orfani, perché allora non
lavorare assieme alla Chiesa Ortodossa Russa, sostenendo i suoi sforzi
in quest’area?
Passiamo
agli esempi di attività proselitistiche cattoliche, la cui assenza
è ripetutamente affermata dai gerarchi cattolici russi. L’esempio
più scioccante è quello riportato dalla diocesi di Novosibirsk
della Chiesa Ortodossa Russa. Nell’estate del 1996, è stato aperto
un orfanotrofio cattolico a Novosibirsk, attrezzato per 50 bambini, le
cui “iscrizioni” sono iniziate nell’autunno dello stesso anno. I primi
tre bambini sono stati i fratelli Belyaikin di nome Evgenij, Dmitrij e
Vitalij (di 14, 11 e 8 anni). Prima di quel momento, essi erano nell’Orfanotrofio
N. 1 di Novosibirsk. La Fraternità Ortodossa di Sant’Alessandro
Nevskij si prendeva cura spirituale dei bambini di quell’orfanotrofio.
I missionari della fraternità parlavano con i bambini, li preparavano
per i sacramenti, li portavano in una chiesa ortodossa e alla scuola domenicale.
I fratelli Belyaikin furono battezzati nella primavera del 1996; iniziarono
ad andare in chiesa, a fare la confessione e a ricevere la comunione. Presto,
tuttavia, Evgenij, Dmitrij e Vitalij furono trasferiti da questo orfanotrofio
a quello cattolico per qualche ragione ignota. Quando i bambini furono
portati là, i loro padrini, membri della Fraternità Ortodossa
di Sant’Alessandro Nevskij, iniziarono a far loro visita, a pregare con
loro, a portare loro libri religiosi, pane benedetto e acqua santa. Quasi
immediatamente gli ortodossi incontrarono un’attitudine sospettosa e malevola
da parte del personale cattolico dell’orfanotrofio, che presto divenne
palesemente ostile. Alludendo al fatto che i padrini non erano legalmente
imparentati con i bambini, iniziarono a impedire le loro visite. Il direttore
dell’orfanotrofio, un prete italiano di nome Ubaldo Orlandelli, minacciò
telefonicamente il padrino dei bambini, mentre una guardia dell’orfanotrofio
promise di punirlo fisicamente se fosse tornato. Insultarono anche la nonna
dei bambini. Tolsero ai bambini i libri ortodossi, e iniziarono a impedire
in ogni modo possibile il loro nutrimento spirituale da parte della Chiesa
Ortodossa. Dopo l’apertura dell’orfanotrofio, i cattolici sottolinearono
ripetutamente che quest’opera di carità non si sarebbe occupata
di educazione religiosa. Forse per questa ragione il personale cattolico
decise di “disabituare” i bambini dalla loro fede ortodossa.
C’è
stato un caso di un viaggio organizzato dai cattolici per bambini “non
credenti” della regione di Smolensk in visita in Polonia. Furono portati
a una funzione sacra in una chiesa cattolica e “serviti” di ostie consacrate
senza spiegare loro che questa era la comunione cattolica.
I
cattolici hanno lavorato con i bambini nella scuola media N. 84 a Volgograd.
Là effettivamente non ci sono cattolici, e la maggior parte dei
bambini è ortodossa. Questa attività di insegnamento non
è stata affatto compiuta in contatto con il locale vescovo ortodosso,
ma in contrasto con la sua posizione e con un’apparente tendenza a favore
della Chiesa Cattolica Romana.
C’è
un centro giovanile cattolico a Elista. Nello stesso luogo, in Kalmykia,
i cattolici hanno organizzato vacanze per bambini di varie confessioni
nel campo estivo Beriozka.
Le
Sorelle della Madre di Dio dell’Immacolata Concezione hanno organizzato
a Orenburg un teatro per giovani, che si esibisce sul palcoscenico del
locale teatro per burattini, con lo stesso scopo di convertire i giovani
al Cattolicesimo.
Al
villaggio di Vershina, nella regione autonoma dell’Ust-Ordynskij, con la
sua popolazione etnicamente e confessionalmente mista, e in assenza di
una chiesa ortodossa, la parrocchia cattolica locale ha condotto catechismi
e messe per bambini della scuola primaria. Al vicino villaggio di Dunday,
i cattolici hanno condotto lezioni di studi religiosi per bambini di scuola
media (SE, N. 11, 2001). Incidentalmente, tra questi non c’è un
singolo cattolico. Ci si può immaginare un prete ortodosso russo
che insegni a ragazzi cattolici di una scuola media in Italia?
La
parrocchia cattolica a Yuzhno-Sakhalinsk ha lavorato in orfanotrofi (SE,
N. 13, 2001) in cui i bambini erano in maggioranza ortodossi.
L’orfanotrofio
di Raduga a Petropavlovsk-Kamchatsky “è preso in cura” dalla locale
parrocchia cattolica di Santa Teresa. Il direttore di Raduga ha dato il
suo consenso al Vescovo Mazur di visitare l’orfanotrofio. Durante quella
visita, una suora cattolica di nome Fabiana Patshonsay, una Sorella Missionaria
della Sacra Famiglia, “ha parlato ai bambini dell’Annunciazione e ha insegnato
loro a pregare” (SE, N. 14, 2001). Questa sorella insegna anche al Centro
Catechistico di Irkutsk e Khabarovsk, e scrive libri di testo. E’ stata
lei a esprimere l’idea di influenzare gli adulti attraverso i bambini.
E’ superfluo fare ancora notare che quest’opera è stata compiuta
su bambini di famiglia ortodossa.
Al
paesino di Listvyanka vicino a Irkutsk, c’è un Centro Spirituale
Cattolico dedicato a Giovanni Paolo II, chiamato “Edinenie” (unità).
Vi lavorano le Ancelle dello Spirito Santo. Questo è quello che
dicono dei loro assistiti: “Sono per lo più bambini piccoli battezzati
nella Chiesa Ortodossa o lontani da qualsiasi confessione” (SE, N.
36-37, 2001).
A
Ulan-Ude, il catechismo è condotto tra i bambini e i giovani dalle
Sorelle di San Domenico, che predicano nel sanatorio dei bambini e nel
ricovero degli anziani, conducono eventi festivi e lavorano con figli di
famiglie in difficoltà (SE, N. 38-39, 2001). La maggior parte di
questi bambini è ortodossa.
Vi
sono ampie prove che clero, religiosi e laici cattolici conducono la loro
opera missionaria a Mosca tra bambini finanziariamente dipendenti in orfanotrofi
che appartengono alle organizzazioni caritatevoli non lucrative di Madre
Teresa e degli Oratori di Don Bosco, che operano per la protezione sociale
di giovani e indigenti. In questi casi come in altri, si opera fondamentalmente
con bambini battezzati nella Chiesa Ortodossa, vale a dire, membri a pieno
titolo della Chiesa Ortodossa.
3.
L’attività degli ordini
religiosi
Come
già menzionato prima, la più attiva opera “caritativa” è
stata condotta da rappresentanti degli ordini religiosi cattolici. E’ la
loro attività che ricade più di tutte sotto la definizione
del proselitismo. Il numero di cattolici nella Russia di oggi non è
così grande da richiedere la creazione di tanti monasteri. Tutta
la loro vita consacrata in questo paese è oggi diffusa artificialmente
attraverso gli sforzi di monaci stranieri. Allo stesso tempo, come sappiamo
dalla storia della Chiesa, il monachesimo è sempre stato un risultato
delle aspirazioni spirituali dei credenti stessi, vale a dire, è
emerso in mezzo a loro in modo naturale. Questo non è il caso, tuttavia,
nella Russia di oggi. Le comunità religiose cattoliche sono state
organizzate da stranieri in visita, nella speranza di convertire un crescente
numero di ortodossi o di russi “non credenti”.
I
Verbisti (Societas Verbi
Divini – SVD - Compagnia del Verbo di Dio). Questo è un ordine missionario
fondato nel 1875 da Arnold Janssen nei Paesi Bassi. Di conseguenza, le
parrocchie che hanno a Tambov, Vologda, Blagoveschensk, Novosibirsk e Irkutsk
sono missionarie. I verbisti insegnano al Seminario Maggiore cattolico,
altra cosa che indica il loro sforzo di addestrare “vocazioni locali”.
A Mosca lavorano con bambini e con giovani.
Il
più famoso verbista in Russia è il vescovo cattolico Mazur
della Siberia Orientale. Nato nel 1953 in Polonia, è diventato novizio
verbista già nel 1972. Si è laureato in un seminario dello
stesso ordine. Dal 1980 al 1982 il futuro vescovo ha studiato missiologia
all’Università Gregoriana a Roma. Dal 18 maggio 1999 è l’amministratore
apostolico della Siberia occidentale. Per decreto papale del 10 novembre
2000, è stato altresì nominato amministratore apostolico
della prefettura di Karafuto, il nome dell’isola di Sakhalin durante l’occupazione
giapponese. Questa è un’evidente mancanza di rispetto per l’integrità
territoriale della Federazione Russa.
Dato
l’addestramento missionario e le aspirazioni dello stesso Vescovo Mazur,
il clero della sua giurisdizione è stato coinvolto in un’attività
missionaria in larga scala in Siberia Oientale e nell’Estremo Oriente.
La maggior parte dei resoconti sul proselitismo cattolico continuano a
giungere precisamente da queste aree. Per esempio, nel 2000, i fedeli ortodossi
in Kamchatka sono stati sconvolti dalle dichiarazioni provocatorie fatte
dal Rev. Jaroslaw Wiszniewski, dello staff del Vescovo Mazur, alla TV locale.
Egli ha affermato in particolare che “non si sa con esattezza dove sia
stata battezzata la Russia – nell’Ortodossia o nel Cattolicesimo”. Il
nome di questo prete cattolico è associato con il seguente incidente
di aperto proselitismo in Kamchatka. Nel marzo 2000, la popolazione del
Microdistretto del Quarto Chilometro a Petropavlovsk-Kamchatsky ha fatto
un appello al Vescovo Ignazio di Petropavlovsk e Kamchatka. Nella loro
lettera hanno detto che due donne visitavano gli abitanti di quel distretto
nelle loro case, a nome della Chiesa Cattolica e del Rev. Jaroslav Wiszniewski,
offrendo libri cattolici gratuiti e mettendo preghiere cattoliche scritte
a mano, in particolare la Preghiera di San Francesco, nelle cassette delle
poste.
Durante
il suo viaggio in Polonia nel 2001, il Vescovo Mazur ha discusso la possibilità
dell’arrivo di nuovi preti e suore dalla Siberia Occidentale in Polonia. L’Arcivescovo
di Bielystok, che è il responsabile della Commissione per le Missioni
della Conferenza Episcopale Polacca, ha concesso l’invio di due preti dalla
sua diocesi in Siberia orientale nel 2001. Un’assistente della Madre Generale
delle Suore Albertine ha parlato della possibilità che suore della
sua congregazione vadano in Siberia per il lavoro missionario. Alcune Suore
Carmelitane Scalze hanno progettato di andare a Usolye in Siberia a sistemare
un santuario di San Raphael Kalinowski nello stesso anno 2001 (SE, N. 11,
2001).
Dalla
diocesi di Irkutsk della Chiesa Ortodossa Russa è giunto un rapporto
che dice che durante una riunione della Conferenza dei Vescovi Cattolici
in Russia, il Vescovo Mazur ha pubblicizzato i piani della sua opera missionaria.
Egli ha dichiarato che il numero potenziale dei cattolici nella regione
di Irkutsk ammontava al 20% della popolazione regionale e includeva persone
di nazionalità polacca, tedesca, bielorussa e ucraina (che, secondo
il censo del 1989, comprendono in totale circa il 4% della popolazione
regionale) e i membri delle loro famiglie. In aggiunta, il Vescovo Mazur
ha dichiarato che stimava che in 10 anni si tempo il numero di cattolici
nella Regione di Irkutsk avrebbe raggiunto i 200.000. E’ perfettamente
chiaro a spese di chi e con quali mezzi stava cercando di far crescere
il suo gregge.
I
rapporti che vengono dalla diocesi di Irkutsk della Chiesa Ortodossa Russa
indicano che di recente i capi della comunità cattolica hanno iniziato
a sottolineare l’“universalità” del Cattolicesimo in tutti i modi
possibili, così che la popolazione locale possa non considerarla
come la religione etnica dei discendenti di polacchi e tedeschi. A questo
fine, è stato raccomandato che il clero e i laici cattolici evitino
di usare parole come “ksendz”, “kostel”, etc., e che usino le loro versioni
russe. Per la stessa ragione i rappresentanti delle strutture cattoliche
hanno iniziato a prendere le distanze in pubblico dalla società
culturale polacca Ognivo, anche se le loro azioni congiunte sono di fatto
continuate.
I
Domenicani (OP – Ordo Praedicatorum).
Nel 2000, avevano solo una “casa” a San Pietroburgo. Quella di Mosca era
stata chiusa nel 1998 per mancanza di fratelli. Solo il Rev. Aleksander
Chmielnicki era rimasto nella capitale.
L’obiettivo
principale dello sforzo missionario dei domenicani in Russia è l’intellighentsia
russa. Così è sia a Mosca che a San Pietroburgo. In futuro,
i domenicani progettano di portare la loro “predicazione” al di là
della loro parrocchia in molte “istituzioni accademiche”. Il Fratello Krzysztof
Buyak, membro della comunità di San Pietroburgo, ne scrive apertamente
nel giornale ecumenico francese Chretiennes en Marche (N. 66, 2000).
La comunità di San Pietroburgo è guidata da un americano
di nome Frank Soothman, attraverso il quale giunge alla comunità
aiuto finanziario dagli USA (Ibid.).
Il
domenicano K. Buyak non nasconde che la maggioranza della loro “comunità
di catecumeni” è fatta di “non battezzati”, come pure di “battezzati
nella Chiesa Ortodossa senza preparazione e persone che necessitano di
una più approfondita istruzione cristiana”. Per gran delizia
dei domenicani, questa comunità è cresciuta rapidamente (Ibid.).
Forse con l’aiuto di queste persone i domenicani inizieranno a mettere
in pratica il loro piano di organizzare il pre-noviziato per quanti entreranno
nell’ordine da tutta la Russia. Essi sperano che la sola “casa” del loro
vicariato in Russia diventi il più grande centro del loro ordine
in Russia. Intanto, si aspettano assistenza dai loro fratelli di altre
province perché “la presenza dell’ordine in Russia possa essere
sviluppata”. E ci si aspetta presto questo aiuto nella persona di nuovi
monaci dalla Polonia (Ibid.).
I
Gesuiti (SJ – Societas Jesu).
Sono loro a controllare il lavoro del Collegio San Tommaso d’Aquino. Dal
2001, il collegio è diretto da Octavio Vilches Landin, un gesuita
dal Messico. Il suo predecessore, Stanislaw Opiela, capo dei gesuiti russi,
è stato bandito dalla Russia nel 2000.
C’erano
71 studenti nella struttura centrale del Collegio San Tommaso d’Aquino
nell’anno accademico 2000-2001. La succursale a Novosibirsk è più
modesta. Vi sono solo 26 studenti. La presenza generale dei gesuiti a Novosibirsk,
tuttavia, è considerevole. Basti dire che il vescovo cattolico Joseph
Werth della Siberia Occidentale è egli stesso un gesuita. Vi è
a Novosibirsk un noviziato gesuita, dove sono addestrati 8 giovani novizi
da Russia, Ucraina e Bielorussia (altri giovani gesuiti, i cosiddetti “scolastici,”
studiano in centri gesuiti all’estero). In aggiunta, c’è in città
il centro religioso gesuita Inigo. Sono loro a controllare lo studio televisivo
della neo-istituita Diocesi Cattolica di Preobrazhensk. I gesuiti cercano
anche di “alimentare” l’Università di Stato di Novosibirsk.
L’Istituto
della Beata Vergine Maria (“le ancelle inglesi”). La società
osserva la costituzione gesuita; il suo scopo dichiarato è di “difendere
e rafforzare la fede”. Le sorelle dalla Slovacchia hanno operato Tyumen,
Tobolsk, Salekhard. Sono attive a “educare e istruire” bambini e giovani
(SE, N. 14, 2001).
Le
Carmelitane della Santa Resurrezione.
Il Vescovo Joseph Werth ha consacrato un convento per le sorelle di quest’ordine
il 28 aprile 2001, a Novosibirsk (SE, N. 20, 2001).
La
Congregazione di Santa Elisabetta d’Ungheria.
Le sorelle di questa congregazione hanno il proprio convento a Novosibirsk
e gestiscono un’orfanotrofio.
LaCongregazione
del Santissimo Redentore (Redentoristi).
Le loro attività sono condotte a Kemerovo, Orsk, Orenburg, operando
con i giovani. Monaci dalla Polonia organizzano forum giovanili sotto lo
slogan “Costruire ponti”.
Le
Sorelle Missionarie del Santissimo Sacramento.
Quattro sorelle di quest’ordine giunte dal Messico operano a Saratov. Insegnano
spagnolo e italiano alla succursale locale del Collegio San Tommaso d’Aquino.
Operano anche con bambini e giovani.
Le
Sorelle Missionarie della Sacra Famiglia
(MSF - Missionariae Sacrae Familiae). Soni impegnate in attività
missionarie tra gli orfani in Siberia Occidentale e in Estremo Oriente.
I
Figli Missionari del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria (Claretiani)
(CMF - Congregatio Missionariorum Filiorum Immaculati Cordis BMV). Operano
a San Pietroburgo, Murmansk, Krasnoyarsk e Aginsk.
Le
Sorelle Orioniste – ramo femminile della Congregazione di Don Calabria
(PSDP - Congregatio Pauperum Servorum a Divina Providentia – Povere serve
della Divina Provvidenza). Sono attive nel lavoro con i bambini degli orfanotrofi.
Esercitano “giurisdizione” sulla casa di riposo per editori, già
campo dei pionieri di Rodnichok, presso Mosca. Operano anche a Smolensk.
I
Salesiani (SDB - Salesiani di
Don Bosco - Societas Sancti Francisci Salesii – Società di San Francesco
di Sales). C’è un Centro Salesiano per l’addestramento vocazionale
deigiovani a Gatchina. Il
motto salesiano è “Dove ci sono i giovani ci sono i SDB”. I membri
dell’ordine sono attivi nell’opera missionaria in Yakutia.
Le
Sorelle di Madre Teresa di Calcutta
(CSMC - Congregatio Sororum Missionarium Caritatis). Anche il nome completo
della loro congregazione religiosa contiene la parola “missionarie”. Operano
a Mosca e a Perm. Queste sorelle gestiscono un orfanotrofio in Via Chechulinskaya
a Mosca, dove portano bambini senza casa e li convertono al cattolicesimo.
Le
Sorelle di San Domenico. Operano
a Tambov e a Ulan-Ude. Il loro scopo principale è la “catechizzazione”
di bambini e giovani. Esse predicano nei sanatori per bambini, in case
per invalidi, e organizzano campi estivi chiamati Vacanze con Dio per bambini
di famiglie a basso reddito.
Le
Ancelle dello Spirito Santo.
In aggiunta al summenzionato centro cattolico Edinenie per i bambini della
regione di Irkutsk, le sorelle gestiscono il reparto pediatrico della Clinica
Regionale di Irkutsk (SE, No. 36-37, 2001).
Le
Ancelle di Gesù nell’Eucaristia.
Sono attive in modo speciale nella città di Marks, nella Regione
di Saratov.
L’Istituto
Secolare Schenstatt delle Sorelle di Maria.
Le sorelle credono che la Russia abbia un urgente bisogno di sviluppare
l’apostolato cattolico tra i laici. Sono impegnate in questo “sviluppo”
a Mosca, San Pietroburgo e Kaliningrad.
I
Francescani. Uno dei più
attivi rami dell’Ordine francescano operante in Russia è l’OFMConv
- Ordo Fratrum Minorum Conventualium – l’Ordine dei Frati Minori Conventuali.
Il 13 maggio 2001, una custodia generale di quest’ordine (ovvero un’unità
amministrativa autonoma che riunisce diverso conventi con un capitolo che
rende direttamente conto al ministro generale dell’ordine) è stata
aperta con una cerimonia solenne a Mosca. La custodia include i seguenti
conventi francescani in Russia: San Francesco a Mosca, Sant’Antonio da
Padova a San Pietroburgo, la Madonna degli Angeli a Kaluga.
Presente
all’inaugurazione della custodia generale era il padre generale della Provincia
dell’ordine a Varsavia, Gregory Bartosik. Nel suo messaggio al ministro
generale che chiedeva di istituire una custodia, si legge in particolare:
“Nel 1993, su invito di Sua Eminenza l’Arcivescovo Taddeuzs Kondrusiewicz,
due padri francescani della Provincia della Madre Immacolata di Dio, dell’Ordine
dei Frati Minori Conventuali sono giunti a Mosca per condividere la
causa della rinascita del cristianesimo in questa terra che ha brama di
Dio. Da quel giorno il numero di frati che lavora in Russia è cresciuto;
nuove vocazioni sono apparse tra i giovani locali; sono emersi conventi
a pieno titolo
che
danno il loro contributo alla vita della Chiesa locale... Alla
fine del 1993, l’arcivescovo affidò ai francescani la cura pastorale
delle parrocchie di Tula e Kaluga, che in breve tempo si sono trasformate
in dinamici centri pastorali”. (SE, N. 21, 2001).
Un
convento e un centro francescano sonostati
fondati a Mosca nel 1994. Il 1 febbraio 1995, ebbe qui inizio una postulantura,
o corso di noviziato per la preparazione di nuovi frati. L’11 febbraio,
fu fondata nel convento una casa editrice francescana per iniziare la
“cooperazione con i rappresentanti dell’intellighentsia russa” (Ibid.).
I frati francescani di Mosca “conducono opera pastorale tra i giovani,
danno guida spirituale, visitano i malati e i prigionieri…” (Ibid.)
Nel
1995, un convento dedicato a Sant’Antonio da Padova è stato fondato
a San Pietroburgo. Si tratta di un centro per la formazione religiosa di
seminaristi francescani in Russia e di altre nazioni dell’ex-URSS.
Assieme
agli ordini religiosi, movimenti laicali cattolici di orientamento missionario
hanno operato in Russia. Tra di loro i Focolarini, Comunione e Liberazione,
e i Neo-Catecumenali. L’opera di questi ultimi è stata la più
oltraggiosa di tutte. I rappresentanti del cammino neo-catecumenale
predicano apertamente un tipo di “intercomunione”, invitando gli ortodossi
a ricevere la comunione nelle chiese cattoliche. Questo è proselitismo
anche secondo lo standard cattolico, ovvero un incitamento al passaggio
di persone da una Chiesa all’altra.
4.
Conclusione
Gli
esempi summenzionati riflettono solo una piccola parte dello sforzo proselitistico
dei cattolici in Russia. Gli ortodossi osservano con stupore e amarezza
i rappresentanti della Chiesa che solo di recente si è definita
nostra “sorella” entrare nelle schiere dei “nuovi illuminatori della Rus”
assieme ai membri delle sette.
Una
prova che il Vaticano intende estendere la missione cattolica in Russia
è la sua recente decisione di elevare lo status delle sue strutture
ecclesiastiche in Russia, da amministrazioni apostoliche a diocesi, e formarle
in una “provincia ecclesistica” guidata da un “metropolita”. Se questo
sviluppo deve essere valutato nei termini della tradizione canonica ortodossa,
si può dichiarare che Roma ha dichiarato l’esistenza di una Chiesa
Cattolica Russa nel senso di una chiesa per i russi, quali che siano le
loro radici etniche e culturali. Questo passo mostra che Roma, agendo
unilateralmente e e senza alcun dialogo con la Chiesa Ortodossa, ha cambiato
fondamentalmente la natura della presenza cattolica in Russia. Con l’istituzione
di diocesi, la Chiesa Cattolica in Russia ha cessato di essere una struttura
pastorale per minoranze etniche legate alla tradizione cattolico-romana,
e ha dichiarato se stessa come chiesa locale il cui dovere e responsabilità
è la missione verso tutti i popoli che vivono in Russia. Questo
passo di Roma non ha solo allontanato le prospettive di risoluzione del
problema del proselitismo, ma ha pure creato un sistema di competizione,
e perciò di scontro con la Chiesa Ortodossa in una testimonianza
cristiana così importante per l’intera società russa. Tutto
ciò ha certamente indebolito l’integrità ed efficacia di
questa testimonianza, e così ha operato contro la cristianizzazione
e l’integrazione delle persone nella Chiesa.
Questa
è la precisa ragione per cui la politica del Vaticano verso la Russia
è percepita dalla maggioranza dei nostri concittadini come un programma
capace di infliggere seri danni alla vita spirituale del popolo russo.
25
giugno 2002
Mosca