La Prima Visita a una Chiesa Ortodossa
Le 12 cose che avrei voluto sapere
 

di Frederica Mathewes-Green



1. "In piedi per Gesù."
Nella tradizione ortodossa, i fedeli stanno in piedi praticamente per tutta la funzione. Davvero. In alcune chiese ortodosse, non troverete neppure una sedia, tranne alcune sparpagliate ai bordi della navata a beneficio di qualche ya-ya e papou (come i greci chiamano affettuosamente il nonno e la nonna). Ma aspettatevi ampie varianti nella pratica: alcune chiese, soprattutto quelle che hanno ottenuto il loro edificio da altre denominazioni, avranno banchi ben usati. In ogni caso, se trovate che tutto quello stare in piedi sia troppo per voi, sedetevi pure e riposatevi. Con la pratica, diventa più facile.

2. Come, niente inginocchiatoi?
In generale, non ci inginocchiamo. Talvolta ci prosterniamo. Questa non è come la prosternazione nella tradizione cattolica, dove ci si appiattisce a terra. Per fare una prosternazione ci inginocchiamo, poniamo le mani sul pavimento e tocchiamo la fronte a terra tra le nostre mani. È un po' come in quelle foto delle preghiere pubbliche musulmane, dove sembra che ci sia un mare di schiene. All'inizio la prosternazione sembra imbarazzante, ma nessun altro si imbarazza, per cui dopo un po' ci si sente a posto. Talvolta ci prosterniamo e ci rialziamo subito, come durante la preghiera di Sant'Efrem il Siro, che è usata frequentemente durante la Quaresima. Altre volte ci gettiamo a terra e rimaniamo così per un certo tempo, come durante una parte della Preghiera eucaristica. Non tutti si prosternano. Alcuni restano in ginocchio, altri stanno in piedi a capo chino, o siedono incurvando in dorso. Se si sta in piedi con aria imbarazzata, va bene lo stesso. Nessuno noterà se non vi prosternate. Nell'Ortodossia c'è un'accettazione molto più ampia di espressioni individualizzate di pietà, e molta meno sensazione che la gente ti osserva e si offende se fai le cose nel modo sbagliato. Un ex-prete episcopaliano ha detto che vedere la gente prosternarsi è una delle cose che lo ha reso più ansioso di diventare ortodosso. "Così è come dovremmo essere di fronte a Dio."

3. Occhio ai gesti.
Nelle chiese ortodosse il bacio è un gesto molto usato. Quando entriamo in chiesa, per prima cosa baciamo le icone (idealmente, Gesù sui piedi e gli altri santi sulle mani). Noterete che alcuni baciano il calice, altri baciano il bordo dei paramenti del prete al suo passaggio, gli accoliti baciano la sua mano quando gli danno l'incensiere, e tutti ci mettiamo in fila per baciare la croce al termine della funzione. Ci baciamo reciprocamente prima di ricevere la Comunione. Quando i cattolici e gli anglicani passano il saluto di pace, danno un abbraccio, una stretta di mano o un accenno di bacio sulla guancia; questo è il modo con cui gli occidentali si salutano. Nel mondo ortodosso circolano culture differenti: i greci e gli arabi baciano su due guance, gli slavi tornano indietro per un terzo bacio. Seguite i gesti di chi vi circonda, e fate attenzione a non battere il naso. Il saluto consueto è "Cristo è in mezzo a noi", e la risposte "Lo è, e lo sarà." Non preoccupatevi se lo sbagliate. Il saluto non è quello familiare "La pace del Signore sia con te," e neppure "Salve, che bella chiesa che avete..."

4. In hoc signo.
Dire che facciamo frequentemente il segno della croce vorrebbe dire sottovalutarci. Ci segniamo tutte le volte che la Trinità viene menzionata, e in altre occasioni: ci sono dozzine di opportunità nel corso della liturgia. Non ci si aspetta che la gente le azzecchi tutte. Alcuni (solitamente i greci) si fanno tre volte il segno della croce, e altri concludono il gesto con un movimento circolare della mano verso terra. Ci segniamo con la mano destra da destra a sinistra (spingendo, non tirando), l'opposto dei cattolici e anglicani. Teniamo la mano in un modo prescritto: pollice e prime due dita unite assieme, le altre due dita premute sul palmo. Qui come ovunque, l'impulso ortodosso è quello di fare tutto quello che facciamo per rafforzare la fede. Riuscite a figurarvi il simbolismo?

5. Pane benedetto e pane consacrato.
Solo gli ortodossi possono ricevere la comunione, ma chiunque può avere un pezzo del pane benedetto. Ecco come funziona: il pane rotondo della comunione, cucinato da un parrocchiano, è stampato con un sigillo; prima della liturgia, il prete taglia una sezione del sigillo e la mette da parte; questa è chiamata "Agnello". Il resto del pane è tagliato e posto in un ampio cestino, e benedetto dal prete. È chiamato "antidoro". Durante la preghiera eucaristica, l'"Agnello" è consacrato per diventare il Corpo di Cristo, e il vino nel calice è consacrato per diventare il suo Sangue. E qui c'è la parte straordinaria: il prete pone l'"Agnello" nel calice, dove si sfalda. Quando riceviamo la comunione, ci mettiamo in fila davanti al prete, stando in piedi e aprendo la bocca mentre egli ci dà un frammento del pane inzuppato nel vino con un cucchiaio dorato. Egli pronuncia anche per noi una preghiera, chiamandoci con il nostro nome di battesimo (o di cresima, se siamo stati ricevuti in tal modo nella Chiesa). In seguito, un chierichetto ci porge il cesto con i cubetti di pane benedetto. I fedeli ne prendono per sé e per i visitatori e per gli amici non ortodossi. Se qualcuno vi dà un pezzo di antidoro, non fatevi prendere dal panico: non è il Corpo eucaristico. È un segno di fraternità.

6. Dov'è la Confessione generale?
Nella nostra esperienza, non abbiamo alcun peccato generale; sono tutti piuttosto specifici. Non esiste alcuna preghiera completa di confessione nella liturgia. Ci si aspetta che gli ortodossi facciano una regolare e completa confessione al loro prete. Il ruolo del prete è molto più quello di un padre spirituale di quanto lo sia in altre denominazioni. Egli non è chiamato con il solo nome di battesimo, ma ci si rivolge a lui come "Padre Taldeitali." Anche sua moglie ha un ruolo speciale come madre della parrocchia, e anche lei ha un titolo, che varia da un'area etnica all'altra: "Khouria Taldeitali" (arabo), "Matushka Taldeitali" (russo), o "Presbitera Taldeitali" (greco). Tutti questi non significano altro che "moglie del prete". Inoltre, non ci inchiniamo né ci genuflettiamo durante il "e si è incarnato" del Credo niceno. Non ci asteniamo dall'uso della parola "Alleluia" durante la Quaresima. Di fatto, durante i mattutini quaresimali, gli Alleluia sono più abbondanti che mai. Infine, quando nel Credo diciamo che il Santo Spirito procede dal Padre, se qualcuno per forza di abitudine aggiungerà: "e dal Figlio", sarà il solo a farlo.

7. Musica, musica, musica.
Circa il 75% della funzione è canto corale. Tradizionalmente, gli ortodossi non usano strumenti, anche se in qualche chiesa si troverà un organo. Di solito un piccolo coro porta i fedeli in un'atmosfera di cappella, con il livello di risposta della congregazione variabile da parrocchia a parrocchia. Questo canto costante dapprima è un po' travolgente; ci si sente come sul primo scalino di una scala mobile, trascinati via di forza finché non si scende 90 minuti dopo. È stato detto a ragione che la liturgia è un unico canto continuo. Ciò che le impedisce di essere sfiancante è il fatto che il canto è lo stesso ogni settimana. Pochissimi cambi di domenica in domenica; le stesse preghiere e inni cadono allo stesso posto, e prima che sia passato molto tempo li si sa a memoria. Allora ci si ritrova alla presenza di Dio in un modo che non sarebbe possibile stando continuamente a saltare da un messale a un bollettino a un innale.

8. L'incubo degli editori.
Esiste un modo conciso di dire qualcosa? Si possono eliminare gli aggettivi superflui? Si può concentrare la prosa più asciutta e più appropriata a un livello ancor più raffinato? Allora questo non è culto ortodosso. Se c'è un modo più lungo di dire qualcosa, gli ortodossi lo troveranno. Come disse una volta un prete anglo-cattolico, "Il Cristo Risorto richiede gioielli!" Nel culto ortodosso, c'è di più e sempre di più, in ogni area inclusa la preghiera. Quando il prete intona, "Completiamo la nostra preghiera al Signore," aspettatevi di essere ancora lì in piedi 15 minuti dopo. La liturgia originale durava qualcosa di più di 5 ore; quella gente doveva essere infuocata per Dio. La Liturgia di San Basilio accorciò tutto questo a circa 2 ore e mezza, e in seguito (intorno all'anno 400) la Liturgia di San Giovanni Crisostomo lo ridusse ulteriormente a 1 ora e mezza. La maggior parte delle domeniche usiamo la Liturgia di San Giovanni Crisostomo, anche se per alcune ricorrenze (per esempio, le domeniche di Quaresima, o il Natale) interpoliamo alcune delle preghiere più lunghe di San Basilio. Quando arrivate per la Divina Liturgia alla domenica mattina, la funzione sarà già iniziata, e vi sentirete in imbarazzo per essere arrivati in ritardo. Ma non sarete in ritardo, significa solo che il prete e alcuni parrocchiani staranno officiando il Mattutino, che inizia un'ora prima. La Divina Liturgia segue a ruota, e il momento d'inizio fissato sugli avvisi è solo approssimativo. Prima del Mattutino, il prete compie altre funzioni preparatorie; starà all'altare per oltre tre ore alla domenica mattina, "immerso nella fiamma," come disse un prete ortodosso. L'Ortodossia non è fatta per coloro che trovano la chiesa noiosa.

9. Pazzi per Maria.
La amiamo, e si vede. che possiamo dire? È sua Mamma. Non che pensiamo che lei o qualsiasi altro santo abbiano poteri magici o siano semi-dei. Ma, così come chiediamo le preghiere gli uni degli altri, chiediamo anche le loro preghiere. Non sono morti, dopo tutto, ma solo dipartiti all'altra sponda. Le icone ci circondano, in parte, per ricordarci che tutti i santi sono invisibilmente uniti a noi nel nostro culto.

10. Dietro la porta numero tre.
Ogni chiesa ortodossa avrà un'iconostasi davanti al suo altare. "Iconostasi" significa "piedistallo per le icone", e può essere tanto semplice come una grande immagine della Vergine e del Bambino su un cavalletto a sinistra, e una corrispondente immagine di Cristo sulla destra. In una chiesa più elaborata, l'iconostasi può essere letteralmente una parete, adornata di icone, che blocca la visione dell'altare, tranne quando le porte centrali si aprono. La sistemazione basilare di due grandi icone crea, se usate la vostra immaginazione, tre porte. Quella centrale, che incornicia lo stesso altare, è chiamata "Porta reale," poiché è da qui che il Re della Gloria esce verso la congregazione nell'Eucaristia. Solo al prete, che porta l'Eucaristia, è permesso usare la Porta reale. Le aperture sugli altri lati delle icone, se c'è una iconostasi completa di porte, avranno figure di angeli; sono chiamate "Porte del diacono". Le usano i chierichetti e altri che hanno compiti all'altare, anche se nessuno deve andare dietro le porte senza un'appropriata ragione. Il servizio all'altare - preti, diaconi e altri servitori - è ristretto ai maschi. Le femmine sono invitate a prendere parte in ogni altra area della vita della Chiesa, e il loro  contributo è stato onorato in modo uguale a quello dei maschi sin dai tempi dei martiri; non potete guardare un altare ortodosso senza vedere Maria e le altre sante donne. Nelle chiese ortodosse, le donne compiono tutti gli altri compiti che spettano agli uomini: dipingono icone, insegnano nelle classi, leggono l'epistola e servono nel consiglio parrocchiale.

11. Pensare al digiuno.
Quando i neoconvertiti apprendono le discipline ortodosse riguardo al digiuno, la loro prima reazione è "mi stai prendendo in giro." Noi digiuniamo molto, anche se la parola "digiuno" non significa la totale astensione dal cibo della tradizione cattolica e protestante. Digiuniamo frequentemente dalla carne: quasi tutti i mercoledì e i venerdì, tra il 1 e il 15 agosto, tra il 15 novembre e il 25 dicembre, e in altri periodi; tutti insieme sono all'incirca metà dell'anno. La Quaresima è ancora più rigida. Nella prima settimana non mangiamo carne. Nelle sette rimanenti settimane digiuniamo da tutti i prodotti animali - carne, latticini, uova, etc. - così come dai pesci con lisca, dalle bevande alcoliche, e dall'olio d'oliva. Questo lascia fuori molluschi e crostacei, frutta, ortaggi, cereali, e tutta una gamma di spaghetti al pomodoro (aspettate un po' per il parmigiano). Nella pratica, questi digiuni sono soggetti a enormi variazioni. I convertiti sono talvolta confusi dalla gamma di consigli e indicazioni che ricevono riguardo ai digiuni. Il punto importante da ricordare è che il digiuno non consiste in regole rigide che si rompono a grave rischio personale, né è una punizione per i peccati. Il digiuno è esercizio per rafforzarci e per superare i nostri limiti, una medicina per la salute dell'anima. Consultandovi con il vostro prete come con un medico spirituale, potrete arrivare a un regime di digiuno che vi terrà in esercizio senza spezzarvi. L'anno successivo potrete fare ancora di più. Noi arriviamo ogni domenica alla Divina Liturgia digiuni da ogni cibo o bevanda. Quando la Liturgia finisce siamo piuttosto affamati, così c'è di solito da mangiare in abbondanza al rinfresco parrocchiale.

12. Qual'è il ruolo degli occidentali?
Girando per i quartieri di una grande città vedrete una varietà di chiese ortodosse con qualche variante di targhetta: greche, romene, carpato-russe, antiochene, e via dicendo. Ma l'Ortodossia è davvero così tribale? Queste divisioni rappresentano scismi o litigi teologici? La migliore analogia si può fare con l'anglicanesimo. Così come la Chiesa d'Inghilterra, la Chiesa d'Uganda, e la Chiesa Episcopaliana sono tutte manifestazioni locali della stessa denominazione, quella anglicana, così pure tutte queste chiese ortodosse sono la stessa Chiesa. La designazione etnica si riferisce a quella che è chiamata "giurisdizione" della parrocchia, e identifica i vescovi che hanno autorità su di essa. Negli Stati uniti, per esempio, ci sono 4 milioni di ortodossi (a paragone di 2 milioni e mezzo di episcopaliani) e 250 milioni nel mondo, la seconda comunione cristiana in ordine di grandezza. La cosa incredibile riguardo a questa molteplicità etnica è la sua unità teologica. Mentre l'Ortodossia ricomincia a risorgere alla fine del ventesimo secolo, udiamo voci dall'Africa del Nord, dal Medio Oriente, dall'Europa dell'Est, dalla Russia e da tutto intorno al mondo: popoli che sono stati privi di comunicazione gli uni con gli altri per lungo tempo, o forse perfino in guerra gli uni con gli altri. Eppure parlano con una singola voce riguardo alla fede. I popoli isolati non hanno introdotto variazioni a proprio arbitrio. Si tratta anche di un'unità morale. Per esempio, il più antico documento che abbiamo che condanna l'aborto è datato circa all'anno 110 dopo Cristo, e questa posizione è rimasta inattaccata attraverso tutto il mondo e i secoli. Noi non abbiamo alcun gruppo come i "Cattolici per una libera scelta" o la "Coalizione religiosa per i diritti dell'aborto" dei protestanti. La Chiesa ha una storia di fedeltà alle sue radici teologiche e morali attraverso i millenni, nella persecuzione o nel potere, e una moda della fine del ventesimo secolo non vi lascerà una grande traccia. Potrete attribuire questa unità a incidenti della storia. Noi la attribuiamo allo Spirito Santo. Perché allora la molteplicità di chiese etniche? Queste designazioni nazionali ovviamente rappresentano realtà geografiche, pertanto in America dovrebbe esserci una chiesa nazionale unificata: una Chiesa Ortodossa Americana. Questo era il piano originale. Poiché i russi che passarono lo Stretto di Bering per giungere in Alaska furono i primi a portare l'Ortodossia sul continente americano, ci si aspettava che continuassero tale missione. Le parrocchie formate in tale processo sono ora note con il nome giurisdizionale di "Chiesa Ortodossa in America", ovvero "O.C.A.". Ma la rivoluzione bolscevica del 1917 interruppe tale piano, e mentre gli immigranti continuavano a giungere nella nuova terra, ogni gruppo cercò il culto nella propria lingua nativa. Dovunque si radunavano, fondavano una chiesa a sé. Questa moltiplicazione di giurisdizioni ortodosse è un grande imbarazzo per i credenti di oggi, e molte preghiere e progetti vengono compiuti per smantellare queste muraglie non necessarie. Attualmente le più ampie giurisdizioni in America sono quella greca, la O.C.A. (radici russe), quella antiochena (radici arabe). Le più grandi differenze tra di loro sono le ricette dei pasticcini serviti all'ora del rinfresco parrocchiale. Vorrei che si potesse dire che ogni parrocchia locale è ansiosa di dare il benvenuto a nuovi arrivati, ma alcune sono ancora così legate alla loro esperienza di immigrati, che si chiedono perché degli "stranieri" dovrebbero interessarsene. Visitare diverse parrocchie ortodosse vi aiuterà a imparare dove vi trovate più a vostro agio. Probabilmente ne cercherete una che usi molte parti nella vostra lingua nelle sue funzioni. Alcune parrocchie, con una alta percentuale di convertiti, avranno funzioni esclusivamente nelle lingue occidentali locali. L'Ortodossia sembra spaventosamente differente a prima vista, ma con il passare delle settimane lo è sempre di meno; per noi convertiti, inizia sempre più a farsi sentire come la nostra casa. Spero che la vostra prima visita a una chiesa ortodossa sia piacevole, e che non sia l'ultima.

Copyright © 1995 Frederica Mathewes-Green

La Presbitera Frederica Mathewes-Green, scrittrice e giornalista, fa parte della Chiesa Ortodossa della Santa Croce presso Baltimora, negli USA (Arcidiocesi Antiochena Ortodossa d'America), dove suo marito, Padre Gregory Mathewes-Green, è parroco.

La Presbitera Frederica ha scritto saggi di grande profondità umana sul tema del diritto alla vita dei nascituri (che rappresentano una delle voci più autentiche dell'Ortodossia di fronte al drammatico fenomeno dell'aborto), e ha raccontato la storia della sua conversione in numerosi libri, articoli e interviste. Alcuni articoli e la sua biografia si possono trovare sul sito Internet www.frederica.com

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