ALEKSEI STEPANOVIC CHOMJAKOV




Nato a Mosca il 1/13 Maggio 1804, morto a Rjazan, presso Mosca, il 23 Settembre/5 Ottobre 1860, Aleksei Chomjakov fu forse il più grande teologo laico ortodosso del XIX secolo. I suoi antenati erano stati da secoli al servizio della famiglia imperiale russa. Il padre Stepan aveva portato i propri affari sull'orlo della rovina. La madre Maria Kirejevskaja aveva salvato la situazione con la propria intelligenza e attività. Profondamente devota alla Chiesa Ortodossa, aveva cresciuto i suoi due figli e le figlie nello spirito della pietà tradizionale russa, dando loro una eccellente istruzione. Aleksei ebbe tutori russi e occidentali, e imparò francese, tedesco, inglese, latino e greco, oltre al sanscrito (fu l'autore del primo dizionario russo-sanscrito). Pur senza frequentare, si laureò in matematica all'Università di Mosca, e viaggiò a lungo in vari paesi dell'Occidente, tra cui l'Italia (in Piemonte si trattenne sul Lago Maggiore, e compose un poema sull'Isola Bella).

Nella guerra russo-turca del 1828-29 servì con distinzione come capitano di cavalleria, e passò il resto della sua vita a Mosca, dedicandosi a una serie di attività intellettuali. Fu scrittore e poeta di talento; compose saggi filosofici e politici, e trattati di economia, sociologia e teologia. Seppe gestire con successo le sue proprietà fondiarie, e vinse premi in Inghilterra per i suoi progetti di macchine agricole; esperto di balistica, introdusse miglioramenti nella costruzione di armi da fuoco; medico autodidatta, si recava personalmente a curare i contadini che lavoravano nei suoi poderi. Il suo matrimonio fu felice e benedetto da molti figli.

Il rigido sistema di censura della Russia zarista permise solo a pochi dei suoi articoli di apparire durante la sua vita. Gran parte della sua opera fu pubblicata postuma da amici e collaboratori. Anche nel periodo sovietico le sue opere furono messe al bando. Nella prima metà del XIX secolo, un'élite intellettuale di eccezionale abilità creava in Russia uno stridente contrasto con il dominio reazionario dello zar Nicola I (1825-55). Le preoccupazioni per l'orientamento politico e sociale del popolo russo vedevano due tipi diversi di soluzione: quella degli occidentalisti, e quella degli slavofili. I primi, ispirati dalle riforme di Pietro I (1682-1785) che avevano rotto l'isolamento della Russia, traevano ispirazione e modello dalle idee liberali e socialiste dell'Occidente. Gli slavofili, guidati da Chomjakov, insistevano perché lo sviluppo della Russia seguisse la cultura anteriore a Pietro I, ispirata dalla Chiesa Ortodossa.

Anche se si sentiva a proprio agio nel mondo occidentale, Chomjakov conosceva e amava profondamente il passato della Russia: un sentimento raro tra i suoi contemporanei. Non aveva obiezioni all'introduzione di elementi della cultura dell'Occidente, ma era profondamente opposto all'individualismo occidentale. Nella sua critica del capitalismo e del socialimo, li considerava come le conseguenze opposte della medesima mentalità occidentale. Allo stesso modo, criticava il sistema di autorità condiviso dal Cattolicesimo romano e dal Protestantesimo, e la loro incapacità di risolvere il conflitto tra autorità e libertà. Le analisi teologiche di Chomjakov riescono ancora oggi a coniugare chiarezza dottrinale e spirito pacifico, e sono uno dei contributi più durevoli del movimento slavofilo.

La parola chiave del sistema di Chomjakov è sobornost, un termine di ampia gamma di significati, tra cui "consesso" e "sinfonia". Questa parola, nella versione slavonica del Credo niceno-costantinopolitano, corrisponde a "cattolicità," ma non significa meramente "universalità": indica piuttosto una perfetta comunione organica di esseri redenti, uniti dal vincolo della fede e dell'amore. L'Occidente cristiano, nell'analisi di Chomjakov, non è più in grado di esprimere questa comunione organica dal tempo della sua separazione dalla Chiesa ortodossa: non lo anima più il principio di cooperazione, ma di competizione.

La vasta erudizione di Chomjakov, il suo talento letterario, la sua integrità morale e la sua forza di convinzione gli avrebbero procurato una brillante carriera politica e accademica, ma il regno oppressivo di Nicola I non gli permise di mettere a frutto i suoi talenti. La sua morte avvenne nel 1860, mentre stava tentando di curare i contadini dei suoi poderi durante un'epidemia di colera.
Negli ultimi anni, la canonizzazione di Aleksei Chomjakov come confessore della fede è stata proposta al Patriarca Alessio II su istanza della Parrocchia della Santa Protezione a Mosca.

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