Abbazia di Santo Spirito a Maiella
Partendo
da S.Eufemia e scendendo verso il fondovalle si raggiunge il centro di
Roccamorice da dove parte una strada che sale a Colle Aiella, quindi, risalendo
lo stretto vallone di S. Spirito, si giunge all’Abbazia di Santo Spiritoa
Maiella a 1130 m s.l.m. Esistente
già nel secolo IX, fu restaurata
nel XIII secolo da Pietro Angeleri (poi papa Celestino V), che ne fece la prima
casa madre della congregazione religiosa dell’ordine dei Celestini. Rifatta
nel 1500 e rovinata dal terremoto nel 1700 e di nuovo restaurata nel 1975.
Il
vasto complesso si presenta come un’alta muraglia addossata alla roccia,
forata da strette aperture, alla cui sommità, sotto uno sperone di roccia,
sta’ una chiesetta di ispirazione rinascimentale. Bellissimo e suggestivo
risulta l’ambiente naturale circostante. Nel sottostante vallone si aprono la
grotta ‘Sfrattone’ e la grotta di S.Bartolomeo, quest'ultima con adattamento
a luogo sacro all’interno.
Diversi luoghi monastici sono dislocati nei dintorni di S.Eufemia (e di cui bisogna acquisire informazioni locali per le visite). I principali : S.Clemente a Casauria, San Liberatore a Maiella, San Salvatore a Maiella, San Tommaso di Paterno, hanno origine al tempo del monachesimo (1100-1200) quando l'Abruzzo prescelto per ascetismo, preghiera e meditazione. Molti eremi sono scavati nella roccia friabile della montagna eve vissero ed operarono fra Desiderio di Benevento poi Papa Vittore III e Pietro Angeleri di Isernia poi Papa Celestino V (il Papa del gran rifiuto)
Grandioso
fabbricato a pianta rettangolare ( m 119 x 140 ) con torri quadrilatere agli
angoli racchiudente tre cortili e cinta da un’alta muraglia. Nella seconda metà
del XIII secolo qui venne Pietro Angeleri (Celestino V) che ampliò un’antica
cappella intitolata a Santa Maria del Morrone e più tardi costruì una nuova
chiesa dedicata allo Spirito Santo con annesso convento dove nel Settembre del
1293 si tenne un Capitolo Generale che dichiarò il Monastero sede dell’Abate Superiore dell’Ordine
Celestino. Nel 1299 Carlo II d’Angio’ ricostruì il convento che fu
abbellito nel 500 e restaurato dopo i danni del terremoto del 1706. Nel 1807 fu
soppresso l’Ordine Celestino e l’edificio ebbe diverse destinazioni ed
infine quella odierna di penitenziario.
Fu
l’eremo di Pietro Angeleri e dove nel 1294 Carlo Martello salì per trarne
l’anacoreta che era stato eletto papa e che, incoronato all’Aquila, assunse
il nome di Celestino V ( il papa del gran rifiuto)
Imponente
costruzione muraria addossata a un dirupo del monte Morrone conserva la
suggestione e il fascino descritto con somma maestria dal poeta Silone. Durante
l’ultima guerra l’eremo fu gravemente danneggiato; dal piazzaletto davanti
alla chiesa si può osservare il vastissimo panorama che si apre sulla conca di
Sulmona.
Resti di un complesso votivo monacale
Oltrepassata
la fonte del “Fosso Cupo” esiste un complesso murario diroccato che, secondo
la leggenda e i racconti dei vecchi del posto, costituiscono i resti e i ruderi
di quello che una volta avrebbe potuto essere un convento di frati. Le sue
origini, secondo le stesse leggende, risalgono all'alto Medio Evo quando le
terre e i monti dell'Abruzzo erano piene di eremi, eremiti e complessi monacali.