Celestino V – I Celestini e i luoghi Celestiniani

Celestino V – (Isernia 1215 circa, Castello di Fumone - (Frosinone) - 1296) - "Il Papa del gran rifiuto"  –  Pietro Angeleri o del Morrone,  (dal nome del monte presso Sulmona, dove fu a lungo eremita), fondò verso il 1264 una congregazione di eremiti che vennero chiamati in seguito 'Celestini'La lunga vacanza del trono papale, alla morte di Niccolò IV (4 Aprile 1292), finì con la sua elezione a Pontefice, avvenuta a Perugia il 5 luglio 1294; tale nomina derivò essenzialmente dalla sua fama di santità, non meno che dall’influenza di Carlo d’Angiò. Celestino V fu Consacrato papa il 29 Agosto 1294 all’Aquila.

      Troppo vecchio, incapace di liberarsi delle continue richieste di favori da parte dei suoi monaci, e più di Carlo II  d'Angiò (che lo indusse a nominare vari cardinali francesi) il 13 Dicembre 1294 volle abdicare. Fu incoraggiato nella sua decisione, pare, dal cardinale B. Caetani  il quale, eletto Pontefice col nome di Bonifacio VIII, dapprima lo fece sorvegliare, poi, dopo un tentativo di fuga, lo confinò nel castello di Fumone dove morì nel 1296.  Nel 1313 il “Papa Angelico” fu canonizzato.

  I Celestini (dal nome di Celestino V) 

I Celestini furono dei religiosi appartenenti alla congregazione fondata (verso il 1264) da Pietro da Morrone (il futuro papa Celestino V). I “frati da Pietro del Morrone” ebbero la loro regola da Urbano IV, e passarono a costituire, nell’ordine benedettino, la congregazione dei "Celestiniani".  

Vestivano con una tonaca bianca con cappuccio nero. I monasteri furono retti in principio da un priore; poi dai primi del sec. 17° vi furono dei priorati e varie abbazie, rispettivamente con più di 5 e di 11 monaci. La congregazione era retta dall’Abate di Santo Spirito con sede in un maestoso edificio in località Badia di Sulmona. (Edificio ora adibito a carcere).

 I Celestini si diffusero in Italia soprattutto e in Francia (meno nel resto d'Europa). Nel sec. 18° ebbe inizio la loro definitiva dissoluzione disposta in Francia da Pio VI e successivamente in Italia il 1807 e il 1810.

 

LUOGHI CELESTINIANI  SULLA  MAIELLA

Abbazia di Santo Spirito a Maiella

E' questo l’eremo, forse, più famoso e conosciuto, anche al di fuori dell’Abruzzo. Il luogo in cui sorge è altamente suggestivo;  fu costruito all’interno di una parete rocciosa a ridosso del Vallone di S.Spirito a circa 1130 m.s.l.m.. 

Da alcune ricerche storiche risulta che tale abbazia esisteva già fin dal sec. IX quale luogo frequentati da asceti per la preghiera e per la pura contemplazione spirituale; essa fu restaurata da fra Pietro Angeleri (Papa Celestino V) che ne fece una casa madre dell’ordine dei  Celestiniani. 

Rifatta nel 1500, rovinata dal terremoto del 1700 e di nuovo restaurata nel 1975, il vasto complesso si presenta come un’alta muraglia addossata alla roccia, forata da strette aperture, alla cui sommità, sotto uno sperone di roccia, sta’ una chiesetta di ispirazione rinascimentale. Bellissimo e suggestivo risulta l’ambiente naturale circostante. Nel sottostante vallone si aprono la grotta ‘Sfrattone’ e la grotta di 'S.Bartolomeo', quest'ultima con adattamento a luogo sacro all’interno. 

 

Eremo di Sant’Onofrio

  Ardito complesso monacale, realizzato da fra Pietro da Morrone verso la fine del 1264; esso sovrasta la Badia Morronese ove Celestino V aveva posto la sede dell’Ordine Celestiniano ed alla quale sede l’eremo era collegato da una ripida e stretta stradina scavata nella roccia. L’eremo di S.Onofrio sorge addossato a una ripida parete rocciosa del Monte Morrone nei pressi di Sulmona e le camerette degli asceti fraticelli erano scavate nella nuda roccia e dove fra Pietro da Morrone passò gran parte della sua vita nella preghiera e nella contemplazione; da questo luogo Egli partì per l'Aquila, scortato da Carlo Martello d'Angiò, per la sua consacrazione al soglio di Pietro col nome di Celestino V.

L’eremo è stato recentemente restaurato e collegato con i centri abitati della zona da una comoda strada.

Celestino V, i Celestini e S.Onofrio costituiscono il corpo centrale e gli argomenti principali di un famoso  romanzo di Ignazio Silone dal titolo “Le avventure di un povero cristiano” da ritenersi il testamento spirituale del grande scrittore abbruzzese. 

 

Badia Morronese

Imponente edificio a pianta rettangolare (m 119x140) con torri quadrilatere agli angoli racchiudenti tre cortili e cinto  da un’alta muraglia. Le sue origini non sono ben datate anche se lo stile, l'imponenza e la forma lo fanno risalire  alle dominazioni svevo-normanne degli anni a cavallo fra il primo e secondo  millennio. Nella seconda metà del XIII secolo qui venne Pietro Angeleri (Celestino V) che in principio ampliò un’antica cappella dedicata a S.Maria del Morrone e più tardi costruì una nuova chiesa dedicata allo Spirito Santo con annesso convento dove nel Settembre 1293 si tenne un Capitolo Generale che dichiaro il Monastero della Badia sede dell’Abate Superiore dell’Ordine Celestiniano. Nel 1299 Carlo II d’Angiò ricostruì il convento che fu abbellito nel 1500 e restaurato dopo i danni del terremoto del 1706. Nei primi anni del 1800, con la soppressione dell'’ordine dei Celestini, l’edificio ebbe una progressiva fase di decadenza e diverse destinazioni fino all'utilizzo odierno quale luogo di detenzione per reclusi.

Eremo di S. Bartolomeo in Legio 

  E’ un classico eremo Celestiniano conosciuto in tutto il mondo grazie anche ai numerosi emigranti della zona. Esso risale al 1260 circa espressamente voluto da fra Pietro da Morrone; vi si conserva la celebre statuetta lignea di S.Bartolomeo cui sono particolarmente devoti gli abitanti dell'intera vallata.

 Il luogo in cui sorge è molto suggestivo, scavato all’interno di una roccia e sovrasta l’aspro Vallone di S.Spirito. L’eremo rispecchia totalmente lo spirito ascetico di Celestino V teso alla solitudine, alla preghiera e al tormento della carne sulle orme dei frati francescani e benedettini.  All’interno dell’eremo è conservata una preziosa statua lignea di S.Bartolomeo cui vengono attribuiti poteri taumaturgici.  

 

Eremo di S. Giorgio (detta la Grangia di S.Giorgio)

  Luogo di culto Celestiniano che ha rischiato di scomparire se non fossero intervenuti recenti e tempestive opere di restauro e manutenzione da parte delle autorità locali e regionali. Particolarmente interessante dal punto di vista architettonico il complesso supera e travalica i tradizionali canoni classici degli eremi Celestiniani per addivenire a forme di vita monacale meno rigide e più accettabili. 

 Eremo di S.Giovanni

  Trattasi di un ardito complesso monacale interamente scavato nella roccia e  che configura uno dei luoghi più duri e aspri di vita monastica;  esso è perfettamente rispondente al luogo ideale di preghiera e di ascetismo voluto e praticato da Celestino V.  

 Altri luoghi monastici:

S. Liberatore a Maiella: Convento Benedettino posto nei pressi di Serramonacesca fondato  nel secolo X.

 La Chiesa ricostruita nel secolo XI° e rimaneggiata nel XV ebbe grande importanza per la diffusione dell’architettura benedettina nelle contrade dell'Abruzzo. 

All’interno del complesso religioso e monastico sono custoditi avanzi di affreschi risalenti ai  secoli 14° e 16°. 

 

San Clemente a Casauria 

    Monastero Benedettino che sorge nei pressi di Torre de Passeri(Pe); esso fu  fatto edificare da Ludovico II nell’871. Il monastero ricevette e conserva le reliquie del papa San Clemente e da parte dei Carolingi larghi possedimenti terrieri. 

Distrutto dai Saraceni nel 916, risorse poco dopo e ritrovò l’antico splendore soprattutto nella prima metà del sec. 11°, sotto l’abate Leonate, quando fu composto il Chronicon Casauriense . (......vi si narra delle azioni svolte dall’abate nei confronti degli usurpatori per riacquistare il mal tolto; ci dice il cronista che Leonate si reco in Puglia al cospetto di Gilberto, capitano e governatore di tutto il Regno e con la forza della persuasione riuscì a risolvere alcune questioni in modo favorevole al monastero; tra queste “ questio fiat de montibus et lignis silvarum montis Ursae, Tarini atque Magellae”. Si contende addirittura per il possesso della Maiella (Magellae) e di Monte Orsa che altro non è se non una parte del Monte Morrone)

San Clemente a Casauria decadde poi progressivamente con l'affidamento del complesso ad abati commendatari, finché  nel 1796, con successivi provvedimenti, fu spogliato dei suoi beni e della giurisdizione ecclesiastica.

La Chiesa attuale risalente al sec. 12°, romanica con qualche accenno gotico, ha un ampio atrio con portali decorati da sculture di remota derivazione lombarda, forse opera del maestro Acuto. Notevoli risultano inoltre gli aspetti architettonici della struttura con le porte bronzee di tipo abruzzese (sec.12°), il pergamo, e il candelabro pasquale cosmatesco (sec.12°). 

  

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