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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO  2020

 

DOMENICA 1° MARZO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE NON ABBANDONARCI NELLA TENTAZIONE.

HANNO DETTO: L'incredulità è la religione più ostinata. (Aafjes)

SAGGEZZA POPOLARE: L'elefante intrappolato dà l'allarme ai cacciatori col baccano che fa per liberarsi. (Proverbio Africano)

UN ANEDDOTO: Raccontano di Caterina da Siena che un giorno la santa doveva compiere un lungo viaggio, con una comitiva di dame e cavalieri. Si alzarono nel cuore della notte, e partirono a cavallo. Mentre viaggiavano, i suoi compagni di viaggio la sorvegliavano con attenzione perché Caterina era già famosa e stimata grande santa. E lei, con loro grande sorpresa, ogni tanto si lamentava: «Ho fame!». Gli altri si stupivano di queste sue lamentele da femminuccia. Poi la comitiva giunse a una chiesa, tutti entrarono e presero parte alla messa. Alla fine sul prato fecero colazione. Tutti, meno Caterina. Le offrirono qualcosa da mangiare: «Prendi Caterina. Non dicevi che avevi tanta fame?». E lei: «Sì, avevo fame, ma adesso ho già mangiato». Allora capirono finalmente qual era la sua fame: l'alimento di cui Caterina sentiva tanto bisogno era l'Eucaristia.

PAROLA DI DIO: Gen 2,7-9;3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

 

Vangelo  Mt 4, 1-11

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. Parola del Signore

 

GESÙ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO, PER ESSERE TENTATO DAL DIAVOLO.”

L'innovazione liturgica del Padre Nostro, pur non cambiando la sostanza di questa preghiera, mi ha però aiutato a ritrovare una riflessione importante che è evidenziata nel vangelo di questa domenica. “Non abbandonarci Signore nella tentazione” o anche “alla tentazione”. Cioè: la tentazione c'è sempre nella fede, nelle scelte della vita e il tentatore che ci piaccia o no, con corna, coda e forchettone o anche solo come voce insinuante in noi e intorno a noi, c'è ed è anche molto forte. Se io mi metto da solo contro queste forze è sicuro che ne uscirò sconfitto (“senza di Te noi non possiamo nulla”), ma con la sua forza e con i suoi mezzi possiamo farcela. Se addirittura Gesù nel vangelo di oggi, nel cammino della sua vita e sul Calvario ha bisogno della Parola di Dio, della fede in Dio suo Padre, e dell'abbandono totale alla sua volontà, sono queste le stesse strade che dobbiamo compiere se vogliamo vincere le tentazioni: “Signore non mi salvo perché sono forte, ma perché tu sei forte e mi assisti”, “Non scelgo perché disprezzo, ma nella fiducia in Te, trovo la gioia maggiore di vivere nella tua volontà che è mia salvezza”.

 

LUNEDI’ 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

OGGI SI COMPIA IN ME IL TUO REGNO, SIGNORE.

HANNO DETTO: Vedo dei cristiani che credono nella risurrezione e aspettano il ritorno di Cristo con la stessa indifferenza con cui aspettano l'autobus! (Ignazio Silone)

SAGGEZZA POPOLARE: La pecora che bela, perde il boccone.

UN ANEDDOTO: Una cornacchia, mezza morta di sete, trovò una brocca che una volta era stata piena d'acqua. Ma quando infilò il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un po' d'acqua sul fondo. Provò e riprovò, ma inutilmente, e alla fine fu presa dalla disperazione. Poi, le venne un'idea e volle provare subito. Prese un sasso e lo gettò nella brocca. E uno per volta ne gettò dentro diversi, fino a che pian piano l'acqua cominciò a salire. Allora ne gettò altri e così riuscì a bere e a salvarsi la vita. Morale della favola: a poco a poco si arriva a tutto. 

PAROLA DI DIO: Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46

 

Vangelo   Mt 25,31-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore

 

DAVANTI A LUI VERRANNO RADUNATI TUTTI I POPOLI. EGLI SEPARERÀ GLI UNI DAGLI ALTRI, COME IL PASTORE SEPARA LE PECORE DALLE CAPRE”.

Dopo aver letto questa pagina di Vangelo mi ha colto una strana sensazione: “Oggi, per me avviene il Giudizio universale”

Oh, non è che pensi che proprio oggi morirò e comparirò davanti al tribunale di Dio, no! Penso che oggi io sono davanti a Dio e a suo Figlio Gesù. Lui è lì e anche oggi mi offre la vita, il perdono dei peccati, il suo amore concreto. Lui è lì, il Signore dell’universo che si è fatto uomo come me, per me. Lui è lì che si fa pane per il mio cammino e dopo avermi offerto tutte queste cose chiede a me, proprio a me, un po’ d’amore. E io, nella preghiera gli dico che gli voglio bene, anzi arrivo a dire, forse esagerando un po’, che lo amo “con tutto il cuore”.

Ma se oggi è il mio giudizio universale mi accorgo che dopo avergli detto “ti amo” non posso chiudere la pagina del libro e andarmene per i fatti miei perché Dio è dappertutto e, se io lo riconosco, in tutti mi chiede un po’ di amore.

Ho detto le preghiere e brontolo perché la colazione non è pronta a puntino come desideravo, perché la camicia non è ancora stirata e mi tocca mettere quella di ieri e non vedo Gesù in mia moglie stanca perché da due giorni segue nostro figlio con la febbre alta. Salgo in macchina e sono tutti dei disgraziati perché non si guida così e quel ‘posapiano’ farebbe bene a starsene a casa invece che a venire ad intralciare il traffico di chi ha tante cose da fare. E poi quei lavavetri: tutte le mattine la solita rogna: non hanno ancora capito che intanto da me non prendono niente perché “Io non aiuto il crimine organizzato”. E che dire di quel collega che ha fatto carriera solo perché lui e soprattutto la moglie di lui hanno fatto viso dolce al capo: lui va avanti e quelli che meritano tirano solo e sempre la carretta…. “Oggi è il mio giudizio universale…”.

“Ma Gesù, come è difficile riconoscerti, come è difficile capire dove è il giusto amare, come è difficile distinguere carità da giustizia. Perché hai complicato le cose nascondendoti negli altri. Non era tutto più semplice se te ne stavi nel tuo tempio dove magari venivo a fare una bella offerta per comprarmi una fetta di paradiso…” Eppure il mio giudizio universale è oggi, eppure Gesù ha fame oggi, è malato oggi, è povero e bisognoso di amare concreto oggi. “Abbi pietà di noi, Signore e apri, oggi, i nostri occhi e soprattutto il nostro cuore per riconoscerti e per poter essere riconosciuti da te.”

 

MARTEDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

PADRE NOSTRO... CHE CI FAI FRATELLI.

HANNO DETTO: Di fronte alla sofferenza mi sembra più saggio far silenzio e non tentare di risolvere quello che è senza soluzione. (D. Bonhoeffer)

SAGGEZZA POPOLARE: Ad ogni passo che fa la notizia diventa di un passo più lunga. (Proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: In Svizzera c’è un santuario mariano, noto in tutto il mondo, il santuario di Einsiedeln. Attorno ad esso sorge un grandioso monastero benedettino. L’imponente complesso ha una nota caratteristica: se da ogni angolo dell’edificio si traccia la diagonale all’angolo opposto, tutte le linee si incrociano esattamente sul tabernacolo della chiesa. L’architetto, che ideò quella costruzione, volle esprimere una grande verità: Gesù è il centro non solo della vita dei monaci di Einsiedeln, ma anche della vita di noi tutti.

PAROLA DI DIO: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

Vangelo   Mt 6,7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,  venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore

 

“PADRE NOSTRO”

Vi ripropongo una difficile ma profonda riflessione di Alessandro Pronzato:

Ricordo una Messa celebrata all'ergastolo di Porto Azzurro. Sentivo avvicinarsi questo momento con un senso di paura. "...Padre nostro!".

Mi sono fermato. Li ho guardati in faccia, a uno a uno. Oltre cinquecento uomini, a cui avevano ucciso la speranza, condannati a vita. Loro dicono, con un'espressione incisiva: "Ci hanno fermato l'orologio!".
Ho detto: "Scusatemi, ma io non riesco a continuare. Se non mi aiutate voi, io, da solo, a questo incrocio pericoloso della Messa, non ce la faccio ad andare avanti. Sarei costretto a dire una parola che, se prima non si realizza qualcosa di importante tra di noi, suonerebbe come una bestemmia: "Padre nostro...".

"Ho bisogno che mi accettiate come uno di voi, un fratello, niente altro.

Soltanto se mi fate questo regalo, se ci scambiamo questa fraternità, se ammettiamo da ambo le parti questa parentela, se mi considerate come uno dei vostri, oseremo dire insieme "Padre nostro!".

Altrimenti io non ho il coraggio di pronunciare quella frase.

Dio non è soltanto 'mio' Padre. Lui vuol esserlo di tutti. E se non mi presento davanti a lui insieme a tutti voi, nessuno escluso, mi sento un traditore, un illegittimo... E se voi non mi riconoscete come fratello, Dio se ne va. Non si fa trovare...". Mai come in quel momento ho scoperto la forca sconvolgente dell'espressione: "Osiamo dire".

Sì, soltanto adesso che ci siamo riconosciuti, accettati come fratelli, possiamo dire, senza paura di bestemmiare: "Padre nostro" (anzi: "Papà", Abbà!).
Siamo mal ridotti, Papà, ma siamo insieme.

Laceri, sporchi, non troppo presentabili, ma ci riconosciamo fratelli. Ci sentiamo colpevoli "insieme".
Abbiamo tutti qualcosa da farci perdonare.
Nessuno di noi è giudice dell'altro. Nessuno di noi condanna le colpe dell'altro. Siamo uniti da una comune solidarietà di miseria. Soltanto per questo "osiamo dire". E tu, siamo sicuri, ci guardi con benevolenza. Perché noi ci guardiamo senza durezza. Tu, abbiamo la certezza, ci accetti. Perché noi ci accettiamo vicendevolmente. Tu non ti vergogni di noi, nonostante tutto. Perché noi non rifiutiamo nessuno.

Ecco, Signore, soltanto dopo che ci siamo caricati sulle spalle questo colossale peso di tutti i nostri fratelli, osiamo dire "Padre nostro!". E, stavolta, è preghiera.

 

MERCOLEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, NOI CREDIAMO MA AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

HANNO DETTO: Vorrei essere felice per far felici gli altri. Non c'è felicità senza ospiti. (C. Morgenstern)

SAGGEZZA POPOLARE: Vivi con gli uomini come se ti vedesse un dio. Parla col tuo Dio come se ti sentissero gli uomini. (Proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: S. Luigi IX, re di Francia, si trovava un giorno nel suo studio e trattava alcuni affari di stato con i suoi ministri. Venne ad un certo punto un servo tutto trafelato ad annunciare: «Maestà, venga! Nella cappella della reggia, sopra il tabernacolo, e apparso Gesù; tutti lo vediamo. Venga subito! Rispose il re con fede grande: Io ho sempre creduto nella presenza di Gesù nell’Eucaristia. Non ho quindi nessun bisogno di vederlo per convincermene. Ci credo e basta!

PAROLA DI DIO: Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

Vangelo Lc 11,29-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore

 

QUESTA GENERAZIONE È UNA GENERAZIONE MALVAGIA; ESSA CERCA UN SEGNO, MA NON LE SARÀ DATO ALCUN SEGNO, SE NON IL SEGNO DI GIONA.”.

La fede non dipende dai miracoli. I giudei volevano dei segni per accettare la testimonianza di Gesù: quelli che Lui faceva in continuazione non erano loro sufficienti, e questo ci dimostra che i miracoli possono avvicinarci alla fede ma non la danno automaticamente.

Alcuni si chiedono a volte perché Dio non dà agli atei segni schiaccianti, perché non scrive il suo nome in cielo con tanta chiarezza da rendere impossibile rifiutarsi di credere. Non lo fa per la stessa ragione per cui Cristo non ne volle offrire portenti, né al diavolo che lo tentava, né a chi era assetato di meraviglioso, né ai suoi nemici quando moriva sulla croce. Questi richiami pubblicitari non servirebbero a niente, al massimo a suscitare un consenso forzoso, cioè una falsa fede.

Dostoevskij ne “La leggenda del grande Inquisitore”, così interpreta la croce di Gesù: “Non scendesti dalla croce, Signore, perché non volevi fare gli uomini schiavi con un portento, perché desideravi un amore libero e non quello che nasce da un miracolo. Avevi sete d’amore volontario, non di incontro servile davanti al potere che incute timore agli schiavi”. Il vero credente non chiede, ne ha bisogno di miracoli per credere e convertirsi a Dio. Gli basta vedere l’ubbidienza incondizionata e l’amore senza misura di Gesù.

 

GIOVEDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

GESU' CE LO HAI DETTO TU DI CHIEDERE, E NOI CHIEDIAMO.

HANNO DETTO: Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta. (K. Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Una sola mano non suona bene il tamburo. (Proverbio Zairese)

UN ANEDDOTO: A Chieti abitava un sacerdote molto istruito, il canonico Domenico Mascetta. Il giorno delle Ceneri il Mascetta salì sul pulpito, come si usava fare quando ancora non c’era il microfono, per la predica in Cattedrale ed esordi cosi: Oggi la Chiesa ci dice: «Ricordati, uomo, che sei polvere e che polvere tornerai!». Io vi dico, cari fratelli, che siete polvere e dovete ritornare uomini. È tutto il suo discorso fu un inno alla dignità umana.

PAROLA DI DIO: Est 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

Vangelo Mt 7,7-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARÀ DATO”.

(Sono molti e diversi i modi di chiedere. C’è chi non chiede (“lo basto a me stesso! Piuttosto che chiedere sto senza”); c’è chi chiede con prepotenza ed arroganza (“chiedo, ma mi è dovuto”); chi contratta (“lo ti do se Tu mi dai”); chi per ottenere “lecca” (“sei veramente buono, grande, quindi dammi”); chi chiede per non doversi impegnare (“certe cose le potrei ottenere con il lavoro, con lo sforzo, ma è più facile chiederle gratis”); ci sono i professionisti del chiedere (pensate a certa gente che vive bene di assistenza); c’è chi chiede perché ha bisogno, con dignità e umiltà. Gesù ci dice di chiedere per ottenere nella preghiera. Ma in quale categoria e con quale atteggiamento sono le mie richieste?

Gesù ci assicura che il Padre è disponibile al nostro bene ma in un altro passo del Vangelo dice: “Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male e per i vostri interessi”. Forse bisogna partire prima dal sapere che "il Padre vostro darà cose buone a quanti gliele domandano"(Mt. 7,11). Chi sono io per sapere quali sono le cose buone? Ma Lui sì che lo sa. Ecco allora perché chiedo e poi... cerco di fidarmi, perché anche se non ottengo ciò che ho chiesto può forse il Padre mio che mi ama "dare una serpe al figlio che gli chiede un pesce?"(Mt.7,10)

 

VENERDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

LIBERACI, SIGNORE, DA OGNI FORMA DI VIOLENZA.

HANNO DETTO: Se un uomo non è disposto ad affrontare qualche rischio per le sue opinioni, o le sue opinioni non valgono niente o non vale niente lui. (Confucio)

SAGGEZZA POPOLARE: C'è chi cova la sua collera come un uovo d'oro senza sapere che esso è marcio. (Proverbio Arabo)

UN ANEDDOTO: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio per far dono della vita eterna a chi avesse un momento di tempo per riceverlo. Ma l’angelo tornò indietro e disse: «Avevano tutti un piede nel passato e uno del futuro. Non ho trovato nessuno che avesse tempo» (Parabola Giudaica).

PAROLA DI DIO: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5,20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

 

"AVETE INTESO CHE FU DETTO AGLI ANTICHI: NON UCCIDERE…. MA IO VI DICO…".

Il brano odierno del Vangelo ci aiuta ad approfondire quanto dicevamo ieri: Gesù non è venuto ad abolire la legge antica ma a portarla a compimento. La legge è sempre valida: il 'non uccidere' si fonda sul fatto che Dio è il padrone unico della vita e sul fatto che, essendo figli di Dio, ogni uomo è mio fratello. Ma l'uccidere va ben più in là dell'armare il braccio contro qualcuno o del dichiarare guerra. Si uccide in migliaia di modi (e molte di queste uccisioni avvengono in 'guanti bianchi'): il non considerare l'altro perché di etnia diversa, il togliere la parola e i diritti perché "quella persona non vale niente", si possono uccidere i figli o coccolandoli troppo o volendo che siano la nostra copia perfetta, si uccide ledendo il buon nome, insinuando dubbi, usando la lingua come spada affilata, consumando più del necessario, non condividendo, sfruttando la natura senza pensare a chi viene dopo di noi, si può anche uccidere un uomo uccidendogli la fede e la speranza…

Quando Gesù, dunque, parla di superamento della legge, non vuol dire: "Non c'è più bisogno della legge, dei comandamenti", ma "Guarda che se credi non basta dire: sono senza peccato perché non uccido, non rubo cose grosse e, a parte qualche scappatella, sono fedele a mia moglie". Se abbiamo imparato che Gesù è amore e che seguire la sua legge significa entrare nell'amore e sentire le esigenze dell'amore, il mio esame di coscienza sarà ben più serio e approfondito, non tanto per trovare "tanti peccati" quanto per essere "persone che amano sul serio".

 

SABATO 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, TI PREGO PER... (E dico il nome delle persone che mi sono più difficili)

HANNO DETTO: Tutto il mistero della vita sta negli occhi: basta esercitarli a perforare l'apparenza delle cose. (F. Garagnon)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha la coda di paglia ha sempre paura che il fuoco gliel’arda.

UN ANEDDOTO: Scriveva il grande giornalista Enzo Biagi: Nella mia storia di uomo, c’è una donnina che mi ha insegnato le preghiere. Aveva fatto la terza elementare, ma si rivolgeva a Dio con confidenza, su un piano di parità. E da allora non mi addormento mai senza dire: «Signore, abbi pietà della mia miseria e degli errori che certamente ho fatto anche oggi»

PAROLA DI DIO: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5,43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER QUELLI CHE VI PERSEGUITANO.”

Questo brano, forse un po' 'datato' nello stile, mi sembra però validissimo nel suo contenuto:

Non odiare: l'odio è una forma di pazzia. È un trapano che perfora il cuore dell'uomo. È un verme che lentamente ma inesorabilmente tarla tutto il tuo tessuto spirituale. L'odio è acido nitrico che corrode ogni forma di bontà e ogni sentimento delicato e ti rende aspro e ruvido.

È un vento gelido che sferza l'anima e la pietrifica nel desiderio implacabile della vendetta. Se l'odio s'annida nel tuo petto, tu non trovi più pace: il suo alito sulfureo estingue il sorriso nei tuoi occhi e vi accende in sua vece una fiamma bieca; la sua mano di ferro sconvolge i tuoi capelli e scava la tua fronte, aggronda le tue ciglia e marca la tua bocca, smunge le tue gote e indurisce il tuo mento: fa del tuo viso la maschera di Caino. Diventi cattivo con tutti, anche con gli innocenti, con le persone care, con te stesso; perché l'aspide che nascondi in seno continuamente ti morde e ti inocula il suo veleno nel sangue. Gli amici ti evitano, perché il tuo cipiglio è scostante, perché la tua parola è amara, squallida, monotona, non fa che ripetere sempre le stesse invettive, non è che l'eco del trivellamento interiore. Così tu vivi solo, anche tra le folle, solo col tuo demone. Soltanto l'amore infatti può popolare la nostra vita, anche in solitudine; dove non c'è amore ivi è deserto. Se vuoi dunque ritrovare il tuo sorriso, se vuoi che in te ritorni la serenità, se vuoi guarire da questa ulcera spirituale, se vuoi uscire dal tuo arido deserto, cava fuori dal tuo cuore il verme solitario dell'odio, disintossica il tuo sangue, getta via l'aceto dalla tua anfora affinché sia ripiena di miele. Miele è l'amore degli amici, miele è il perdono dei nemici, miele è dimenticare le offese, miele è beneficare chi ti fa del male, miele è benedire chi ti maledice, miele è pregare per i tuoi persecutori e calunniatori. Fa' la tua vendetta non con la violenza che abbatte la carne ma non piega la volontà né il cuore, ma vendicati con l'amore a cui nessuno resiste né in terra né in Cielo.

 

DOMENICA 8 MARZO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Una scheggia di preghiera:

GESU', TU SEI LA LUCE CHE ILLUMINA IL MISTERO.

HANNO DETTO: Le conseguenze della collera sono molto più gravi delle sue cause. (Marco Aurelio)

SAGGEZZA POPOLARE: "Un bacio crea una bella storia d'amore, ma la poesia la rende infinita!"

UN ANEDDOTO: Un peccatore, trovandosi in pericolo, si rivolse a Maria SS. con la preghiera: O Vergine Santa, aiutami, Mostrati come vera Madre! — Gli sembrò allora di sentire la voce della Madonna che con amore gli rispondeva nel cuore: — Sì, io voglio aiutarti, voglio essere sempre per te vera madre amorosa, ma tu mostrati vero figlio!

PAROLA DI DIO: Gen 12,1-4a; Sal 32; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

 

Vangelo  Mt 17, 1-9

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Parola del Signore

 

...LI CONDUSSE IN DISPARTE

Gesù porta i suoi discepoli più intimi dentro il mistero della sua identità e del suo rapporto col Padre. È un momento essenziale per lui e per quegli uomini che lo stanno seguendo proprio quando ormai diventa sempre più chiaro il suo futuro di passione. È affascinante l'annotazione di Matteo: "li condusse in disparte". Perché non rendere pubblica una realtà così profonda? Forse avrebbe potuto cambiare il suo "destino"... Perché "in disparte"? Forse perché l'esperienza di Dio non è un fenomeno "massmediatico", non è un semplice coinvolgimento emotivo ("è bello per noi stare qui"). È qualche cosa che deve entrare prima di tutto in quel luogo "in disparte" della nostra anima, là dove nascono le scelte e le decisioni che cambiano la vita. Altrimenti si riduce alla puerile lacrimuccia da spot televisivo che muove i sentimenti ma non le nostre azioni. Ecco perché non fanno le tre tende e scendono a valle: da quel luogo "in disparte" della propria anima ci si muove verso le espressioni più radicali dell'amore, come quella di dare la vita per i propri fratelli.

 

LUNEDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa.

Una scheggia di preghiera:

GUARDO A TE, SIGNORE E IMPARO GIUSTIZIA E MISERICORDIA.

HANNO DETTO: Credo nel Dio che ha creato gli uomini, non nel Dio che gli uomini hanno creato. (A. Karr)

SAGGEZZA POPOLARE: Comanda e fai, e sarà fatto.

UN ANEDDOTO: In un tempo in cui mediamente l’uomo viveva fino a 43 anni, Confucio suggeriva alla gente di ritirarsi dall’attività a 40 anni per spendere l’ultima parte dell’esistenza pensando solo a Dio.

PAROLA DI DIO: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

Vangelo Lc 6,36-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore

 

"SIATE MISERICORDIOSI, COME IL PADRE VOSTRO È MISERICORDIOSO. NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI".

Ma, si può davvero vivere senza giudicare? Io non posso non vedere, e sarei anche un 'amorale' se non vedessi ciò che è bene e ciò che è male.

Il "non giudicate" di Gesù, per essere capito nel suo significato più profondo, va unito al "siate misericordiosi come il Padre vostro", infatti noi non possiamo non avere dei criteri di misura (il Vangelo stesso ci giudica e ci indica dei criteri per conoscere il bene e per respingere e fuggire il male). Il fatto è che il nostro giudizio sarà un giudizio giusto solo nella misura in cui si avvicinerà al giudizio del Padre misericordioso. È il giudizio del Padre misericordioso quello di quei genitori che vedendosi tornare a casa la figlia incinta (e senza marito) le dicono, per amore dei propri principi morali(!): "O abortisci, o tu e quel piccolo bastardo ve ne andate da questa casa onorata!"?

È il giudizio del Padre misericordioso quello del prete che, avendo mascherato o nascosto in nome di supposti valori religiosi i propri sentimenti, si sente bellamente di giudicare e di condannare una persona che ha visto il suo matrimonio fallire in mezzo a colpe ed errori propri e altrui e che vorrebbe ricostruire almeno qualcosa per sé stessa e per altri?

Chi vive situazioni difficili a proposito del suo matrimonio, lo sa benissimo (se ha un briciolo di coscienza) di non vivere esattamente secondo le situazioni morali migliori (se non fosse così, perché verrebbero a cercare il sacerdote come rappresentante del sacro?). La maggioranza di queste persone vive momenti di sofferenza, di sconfitte di valori, di paure, di insicurezze, di rabbie mal celate… e non è già questa una grossa penitenza il più delle volte neppur del tutto meritata?

Chi sono io per giudicare e condannare? E se questo giudizio, invece di darlo noi, lo lasciassimo a Dio e alla sua infinita misericordia?

 

MARTEDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

AIUTACI, SIGNORE, A VEDERE I NOSTRI DIFETTI PER EMENDARCI.

HANNO DETTO: "La cosa più importante è non pensare troppo e amare molto; per questo motivo fate ciò che più vi spinge ad amare." (S. Teresa D'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Scegli prima la compagnia, poi la bevanda. (Proverbio Scozzese)

UN ANEDDOTO: Il grande abate Chautard traduceva la sua attenzione verso i suoi monaci e i suoi novizi e le sue cure amorose, in gesti concreti e in cose che offriva con molta magnanimità. Diceva: «Vorrei che non rimpiangessero mai di non avere accanto la madre!». Se riuscissimo a realizzare questo nelle nostre comunità! L’amore non è fatto di grandi cose.

PAROLA DI DIO: Is 1,10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23,1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI”.

Oggi, lunedì, martedì e mercoledì leggiamo un capitolo di Matteo che potremmo definire un esame di coscienza approfondito soprattutto per la chiesa gerarchica. Ma ciò che Gesù condanna in chi ha responsabilità nelle comunità è anche qualcosa che può riguardare ciascuno di noi, quindi con il realismo di Gesù vediamo pure e bolliamo certi comportamenti tutt’altro che cristiani di chi dovrebbe essere guida ed esempio, ma cerchiamo di fare attenzione affinché le parole di Gesù aiutino anche noi ad emendarci da ogni forma di ipocrisia. Una delle prime cose che viene rimproverata agli scribi e ai farisei di allora e di oggi non è una mancanza di dottrina, infatti Gesù invita a mettere in pratica ciò che essi dicono, ma l’ipocrisia. Cioè parlano a nome di Dio e agiscono in nome proprio.

Provate a pensare a quanto sia facile ingannare e farsi ingannare dalle apparenze: “Quel prete, quel Vescovo è in gamba, è dei nostri, parla come noi, è spiritoso, è alla mano, nelle prediche dialoga sempre con i bambini…” e non ti accorgi che appena terminato di parlare si batte da solo una pacca sulla gamba per dirsi: “E anche questa è fatta, e anche qui ho acquistato benevolenza!”. Provate a pensare come certi personaggi della politica hanno acquistato prestigio e voti con soldi, con savoir faire, buonismo esagerato, sorrisi (qualcuno si è pure fatto stirare la bocca per sorridere più largo), provate ancora a pensare a come iniziative di solidarietà, anche in parte valide, si servono, per beccar soldi,  di pubblicità mielose, strappalacrime, insulse e indegne del nome di cristiano; provate a pensare a certi cristiani  che, a mala pena fatto il loro dovere, vendono la loro buona azione come se fosse l’unica al mondo e “gli altri, se vogliono salvarsi, devono fare come faccio io”. Un’altra accusa che Gesù fa è quella dei doppi pesi, cioè si richiede agli altri ciò che non chiediamo a noi stessi; la misericordia è usata per qualcuno, mentre per gli altri il giudizio; il matrimonio è indissolubile per tutti: per qualcuno un po’ meno; “Noi vogliamo bene a tutti gli uomini, esclusi gli zingari perché sono ladri e gli albanesi che sono assassini”; c’è chi parla e scrive di pastorale dei malati senza aver mai lavato un sedere o curato una piaga, chi vorrebbe dettar legge su ogni forma di educazione ma che non ha mai avuto figli propri e quelli degli altri li vede solo in occasioni ‘ben protette’, chi scrive documenti sulla famiglia e famiglia non ha e neppure fa lo sforzo di partecipare a certe difficoltà familiari di altri, ben difeso dai vantaggi della propria casta di celibi. Per capire quanto certe mentalità siano lontane dal Vangelo basta pensare a Gesù che non è venuto ad imporci pesi e gioghi, ma a portare Lui i nostri.

 

MERCOLEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

DONACI OCCHI PER VEDERE LE TANTE POSSIBILITÀ DI SERVIZIO E DI AMORE.

HANNO DETTO: Il bene fatto segue i tuoi passi e quando lo credi dimenticato ti ricade davanti in una pioggia di stelle. (Paul Claudel)

SAGGEZZA POPOLARE: Dove la concordia mette su tavola, Dio si fa commensale.

UN ANEDDOTO: Padre Gemelli invitò il patriarca di Venezia, card. Roncalli, perché tenesse la prolusione al corso estivo della Mendola sui problemi della moralità in Italia. Era l’estate del 1937. Lassù, in un colloquio personale, Padre Gemelli gli confidò certe sue assillanti preoccupazioni per l’avvenire anche dell’Università Cattolica, col sogno della facoltà di medicina e chirurgia di Roma, che oggi porta il suo nome. «Oh! — gli disse giovialmente il patriarca di Venezia, che l’anno seguente sarebbe diventato Papa Giovanni XXIII — le mie preoccupazioni non vanno al di là della giornata. Al domani ci pensa la Provvidenza».

PAROLA DI DIO: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

Vangelo  Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“CHI VUOLE DIVENTARE GRANDE TRA VOI, SARÀ VOSTRO SERVITORE E CHI VUOLE ESSERE IL PRIMO TRA VOI, SARÀ VOSTRO SCHIAVO. COME IL FIGLIO DELL’UOMO, CHE NON È VENUTO PER FARSI SERVIRE, MA PER SERVIRE E DARE LA PROPRIA VITA IN RISCATTO PER MOLTI”.

Gesù ci dice che nella famiglia dei suoi figli, pur essendoci ruoli diversi non ci sono però gerarchie onorarie: i Figli maggiori e quelli minori hanno tutti la stessa dignità, siamo tutti gratuitamente salvati, non ci sono cristiani di prima e di seconda classe, in paradiso non si entra per gradi acquisiti, per raccomandazioni curiali, per cumuli di buone azioni o di denaro passato alla Chiesa, qui in terra anche il Papa, il Cardinale hanno la stessa dignità davanti a Dio dell’ultimo cristiano peccatore. Ruoli diversi, sì, ma la differenza ci è indicata chiaramente da Gesù: “Colui che vorrà diventare il più grande, tra voi, si farà vostro servo”. Non per niente i Papi in mezzo ai tanti titoli onorifici che si sono accumulati sulle loro spalle per il lungo scimmiottamento della Chiesa gerarchica con il potere civile, ne hanno mantenuto uno che, se messo in pratica, è l’unico vero titolo onorifico per il successore di Pietro: “Servo dei servi di Dio”.

Quale meraviglia: nella Chiesa è grande quel Vescovo che si interessa concretamente dei suoi preti e del suo popolo, e che magari non facendo troppa carriera, riesce però a testimoniare che anche un Vescovo può ancora essere un buon cristiano; è grande quel missionario che magari nella sua vita ha convertito pochi alla propria religione, ma che ha dato testimonianza concreta di una vita spesa per il bene concreto degli altri, è grande quell’uomo che, preso in giro da molti, passa i suoi pomeriggi e le sue serate a fare un po’ di alfabetizzazione ai marocchini della città, è grande quella madre che ha sempre servito la propria famiglia, anche in momenti difficili, ed ha ancora trovato il tempo di fare qualcosa per gli altri.

 

GIOVEDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

CHE SAPPIA RICONOSCERTI PRESENTE NEI FRATELLI.

HANNO DETTO: Il sole continua a splendere oltre le nubi e l’arcobaleno viene dopo il temporale.

(Benedetta Bianchi Porro)

SAGGEZZA POPOLARE: Sovente siamo vittime di ciò che siamo troppo sicuri di conoscere bene. (Proverbio del Mali)

UN ANEDDOTO: Il diavolo, trasformatosi in angelo fulgente di luce, apparve a uno dei santi Padri del Deserto e disse: —Sono l’angelo Gabriele e mi manda a te l’Onnipotente. Il monaco rispose: — Pensaci bene. Devi essere stato mandato a qualcun altro, io non ho fatto nulla per meritare la visita di un angelo. A queste parole il diavolo scomparve e non osò mai più avvicinarsi al monaco.

PAROLA DI DIO: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16,19-31

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO…”.

In questa parabola da un lato c'è un uomo semplicemente definito “ricco”, senza altri attributi, non è neanche un “ricco cattivo”. Dall’altra c’è Lazzaro, il cui nome significa: “Dio aiuta”. Quest’ultimo non chiede nulla: è presente e basta. Ma tra i due si avverte una distanza invalicabile. Il ricco non riesce neanche ad accorgersi di Lazzaro. Capita di leggere sulle porte di ingresso di certe case signorili: “Vietato ai venditori ambulanti e agli accattoni”, cioè: essi non hanno diritto di esistere. E se lo stesso divieto si trovasse capovolto alle soglie dell’aldilà: “Vietato ai ricchi”? Più che mai attuale questa pagina di Vangelo. Tanti Lazzari giacciono alla nostra porta, tanti Lazzari attendono nei paesi del Terzo Mondo, qualcosa di diverso da un rapporto di sfruttamento e di forza. Oggi, come ieri, ciò che conta è varcare l’abisso che ci separa da loro, prima che diventi un baratro invalicabile.

 

VENERDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

OGNI COSA CHE CI È DATA SULLA TERRA, SIGNORE, È TUA.

HANNO DETTO: I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra. (Vincent Van Gogh)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando si conosce qualcuno si conosce il suo volto e non il suo cuore.

UN ANEDDOTO: Durante l’ultima sessione del Concilio Vaticano II fece un certo scalpore la nuova corrente teologica che parla della 'morte di Dio’. Un vecchio Monsignore, un po’ massiccio, ma in fondo di buon senso, ebbe un giorno a dire: — I teologi, quando arrivano a certe astruserie, mi fan ricordare il mio nipotino. Un giorno venne da me e mi disse: «Sai zio, il diavolo è morto!». Io cercai di dirgli che la cosa non mi constava e lui ad insistere. «Ma come puoi essere così sicuro?». «Senti, zio, — ribatté — è talmente morto che ho visto proprio anche il suo funerale. Passava un feretro sotto le nostre finestre e la mamma ha detto: «Povero diavolo!».

PAROLA DI DIO: Gen 37,3-4,12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43,45-46

 

Vangelo Mt 21,33-43.45-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“C’ERA UN PADRONE CHE PIANTO’ UNA VIGNA, LA CIRCONDO’ CON UNA SIEPE, VI SCAVO’ UN FRANTOIO, VI COSTRUI’ UNA TORRE, POI L’AFFIDO’ A DEI VIGNAIUOLI”.

Non credo affatto che questa parabola sia semplice. Certo il senso generale lo comprendiamo, e poi, Gesù non racconta nulla di nuovo, modernizza soltanto un esempio che si trova già in Isaia. Dunque: Dio sceglie il suo popolo, lo pianta, lo cura, lo difende, lo affida a dei vignaiuoli, ma quando manda a ritirare i frutti, sono botte per gli inviati e addirittura gli viene ucciso il figlio. Dio allora verrà, farà giustizia e darà la vigna ad altri.

Fin qui tutto bene, ma ecco alcuni particolari. La vigna in sé non ha tradito, essa i frutti li ha dati, essa non viene distrutta perché cattiva, come nella parabola di Isaia. Quindi, qui Gesù non parla tanto della vigna, del suo popolo ma dei vignaiuoli, di coloro a cui la vigna è stata affidata. Questi si sono impadroniti della vigna, questi hanno sfruttato la vigna, questi non solo vogliono tenersi i frutti ma non vogliono rendere conto a nessuno del loro operato, non vogliono più saperne di Dio. Allora diventa facile capire a chi è indirizzata questa parabola: ai detentori del religioso, sia ebrei (sacerdoti, dottori della legge, rabbini, farisei, sadducei, pii) sia odierni (vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, cristiani d.o.c. …). Questi sono i vignaiuoli, alcuni debitamente incaricati a questo, altri che si sono automaticamente designati a questo compito.

Quali possono essere le colpe dei vignaiuoli di oggi, ed anche le nostre colpe, perché tutti siamo chiamati a ‘reggere’ la Chiesa? Eccone alcune in base alla parabola: abuso di potere, sfruttamento del religioso, mafia, intimidazioni, uccisione… ed ultimo: ateismo.

Non sta a noi puntare il dito, ma mentre vediamo che tutto questo è successo al potere religioso in Israele al tempo di Gesù, non possiamo non vedere che anche oggi nella Chiesa, che pur in tante cose è bella immagine del Vangelo, un certo potere ecclesiastico continua ad operare a sfruttamento della vigna; un esempio per tutti: vi siete mai chiesti, vedendo certi preti che in continuazione chiedono soldi per migliorie alle loro proprietà, se lo fanno poi per ‘onorare Dio’ o se invece non sfruttano Dio e il popolo per ottenere cose per loro?

 

SABATO 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Una scheggia di preghiera:

PADRE MISERICORDIOSO, NONOSTANTE TUTTO, ACCOGLIMI.

HANNO DETTO: Non c’è bisogno di parlare per diffondere la propria fede, chi è pieno di gioia predica senza predicare. (Madre Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi fruga nel fuoco provoca scintille. (Proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Un cristiano egoista, mentre dormiva, vide Gesù stanco sotto il peso della croce. Gli venne spontaneo dirgli: — Permetti, Signore, che io ti aiuti a portare la croce. Gesù, con volto sofferente e severo, gli rispose: — Come puoi tu aiutarmi a portare questa pesante croce, se non sai sopportare neppure il più piccolo sacrificio per i tuoi fratelli? E Gesù proseguì solo il cammino verso il Calvario.

PAROLA DI DIO: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15,1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

“UN UOMO AVEVA DUE FIGLI”.

Proviamo oggi a rileggere i verbi principali della prima parte della parabola del Figliol Prodigo, o meglio, del Padre misericordioso. “Padre dammi la mia parte di eredità: e il verbo dell’egoista. Non c’è amore per il padre. Si rivendicano solo diritti. È il verbo del peccato: “Tu, o Dio, devi essere a mia misura, hai degli obblighi nei miei confronti, devi darmi ciò che voglio, pena: non ti considero più Padre”. “Sperperò le sue sostanze”: è il verbo del presuntuoso incapace di gestirsi da solo. Sono le cose, i piaceri a comandare: “Il mondo è nelle mie mani, altro che stare a lavorare in casa di quel padre tiranno!”. “Cominciò a trovarsi nel bisogno”: è il verbo della fame, del bisogno. La conversione non comincia dall’amore per il padre ma dalla fame. “Entrò in sé stesso”: e il verbo del ripensamento graduale: “Non stavo poi così male... avevo almeno da mangiare... Mio padre non aveva poi tutti i torti. Mi perdonerà?... Ci provo... Almeno come servo, forse potrà accogliermi”. “Si incamminò verso suo padre”: è il verbo della decisione. Non basta crogiolarsi sui propri mali, non basta neanche la nostalgia, bisogna agire, fare la strada per tornare indietro. “Il padre, commosso, gli corse incontro”: è il verbo della misericordia infinita e dell’amore. “Ti ho aspettato, ho pianto per te. Non parlare. Hai capito: sei mio figlio”.

 

DOMENICA 15 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

NOI TI ADORIAMO E TI BENEDICIAMO.

HANNO DETTO: Quando farai l’esperienza di far sbocciare un sorriso, di accendere una speranza nella vita degli altri, ti accorgerai che anche nella tua vita ci sarà più luce, più senso, più gioia. (Cardinal Martini)

SAGGEZZA POPOLARE: Appena scappato il coniglio, da tutti ti arriva il consiglio.

UN ANEDDOTO: Due dignitari di chiesa vennero una volta da frate Egidio, per udire da lui parole di vita. Dopo il colloquio, stando per partire, lo pregarono di fare orazioni per loro. Frate Egidio rispose:

— Che bisogno c’è, signori miei, che io preghi per voi? Voi avete maggiori fede e speranza di me! Quelli chiesero: — In che senso? Rispose: — Voi, signori illustrissimi, vivete tra le gioie e le ricchezze del mondo e sperate d’essere salvati; mentre io, che vivo nella penitenza, temo d’essere dannato! Quelli capirono la lezione e partirono da frate Egidio compunti e desiderosi di cambiar vita. (Racconto del XV secolo)

PAROLA DI DIO: Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

 

Vangelo Gv 4,5-42 (forma breve: Gv 4,5-15.19-26)

Dal vangelo secondo Giovanni

(In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».) Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». (Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».)
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
(Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».) Parola del Signore

 

 

 

“I VERI ADORATORI ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ: COSÌ INFATTI IL PADRE VUOLE CHE SIANO QUELLI CHE LO ADORANO”.

Nel sorprendente dialogo con la samaritana Gesù rivela nientemeno che Dio stesso è alla ricerca dei veri adoratori, dei veri credenti; evidentemente non è facile trovarli. Chi sono? Quelli che lo adorano “in spirito e verità”. Coloro che sanno andare all’essenziale del rapporto con Dio, che hanno lo spirito del Padre. Essi non sono legati ad un luogo di culto specifico: Gerusalemme, S. Pietro, Lourdes… ma sanno che Dio è dappertutto, in ogni luogo, in ogni fratello. La loro religione non è fatta di ex voto, coroncine, devozioni, abiti particolari, apparati esteriori, ma di Parola di Dio vissuta giorno dopo giorno. Per loro la sostanza viene prima della forma, l’amore prima delle pratiche, il fratello prima dell’altare. Solo così la religione cristiana non diventerà una struttura cui sottostare, giustamente antipatica ai più, ma tornerà ad essere il luogo dell’incontro sconvolgente con Cristo.

 

LUNEDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

DONA, SIGNORE, FORZA E CORAGGIO ALLA TUA CHIESA PERSEGUITATA.

HANNO DETTO: Dai ciò che hai, per qualcuno può essere meglio di quanto tu osi pensare. (H. Longfellow)

SAGGEZZA POPOLARE: L'uomo cortese non calpesta neppure l'ombra del suo vicino.

UN ANEDDOTO: Canta Saadi, il poeta persiano, vissuto intorno al Mille: «Quando venni al mondo, la vita mi mise in mano una coppa: la bevvi fino in fondo e vi trovai una perla, la gioventù. - La gioventù mi diede la sua coppa, e dopo averla bevuta, trovai fra le labbra il rubino dell’amore. L’amore mi offrì la sua coppa, bevvi anche quella, e in fondo c’era il diamante del dolore. Disperato, bevvi fino all’ultima goccia anche la coppa del dolore, e con somma meraviglia vi trovai Dio”.

PAROLA DI DIO: 2Re 5,1-15a; dai salmi 41 e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4,24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“NESSUN PROFETA E’ BENE ACCETTO NELLA SUA PATRIA”.

Gesù utilizzando questo proverbio della sapienza popolare afferma prima di tutto qualcosa che riguarda sé stesso: Lui è il profeta che Dio ha mandato, Lui è la Parola di Dio incarnata, Lui ha tutta l’autorità e il diritto di richiamarci ai valori di Dio. Ma, misteriosamente, i profeti non furono ben accetti, la loro missione dovette compiersi in mezzo a mille rischi e molti di essi per essere fedeli al messaggio che Dio aveva dato loro, finirono male. Anche nei confronti di Gesù c’è diffidenza, contrarietà, paura del nuovo, incomprensione e quello che stupisce ancor di più è che questa ostilità nasce proprio là, tra i conoscenti, i parenti, i correligionari dove uno si aspetterebbe invece maggior disponibilità, attenzione, comprensione. E nella vita della Chiesa non è sempre successo così? Pensate alla vita dei santi, per loro non fu mai una passeggiata tra ovazioni di gloria e di onore, fu sempre un dover lottare, un essere non capiti proprio da parte dei più vicini, dei parenti, di coloro che magari in un primo tempo li avevano seguiti. Quanti santi fondatori furono cacciati fuori dal loro stesso ordine, e quanti altri oggi onorati hanno rischiato addirittura di essere bruciati come eretici da parte della Chiesa stessa!

Perché questa deve essere la sorte degli amici di Dio, di coloro che cercano di espletare la missione che Dio ha affidato loro? Il motivo è semplice ed evidente. Perché là dove c’è il bene si accanisce il male, perché là dove si cerca di essere fedeli alla Parola il male, che sa di essere perdente, fa di tutto per rovinare il bene. Quando nella nostra vita spirituale, quando nel nostro tentativo di testimonianza cristiana incontriamo difficoltà, opposizione, quando nelle nostre comunità cristiane troviamo nemici che si oppongono, non tanto a noi come persone, ma per il messaggio che cerchiamo di portare, è buon segno, vuol dire che il male sta facendo di tutto perché il messaggio che in qualche modo stiamo cercando di portare gli dà fastidio, gli fa nascere prima la paura e poi la consapevolezza di essere vinto. Gesù, nella sua via Crucis dirà alle pie donne: “Se hanno fatto questo al legno verde, che cosa ne sarà di quello secco?” Non stupiamoci dunque per quella che è persecuzione religiosa, anzi, accogliamola come un segno che Dio si sta servendo di noi, e “se Lui è con noi, di chi avremo paura?”

 

MARTEDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.

HANNO DETTO: Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile. (San Francesco d'Assisi)

SAGGEZZA POPOLARE: Il miglior guanciale è una coscienza tranquilla.

UN ANEDDOTO: Ci sono nove cose forti, ma la decima è ancor più forte. Il ferro è forte, ma il fuoco Io fonde. Il fuoco è forte, ma l’acqua riesce a spegnerlo. L’acqua è forte, ma ancor più le nuvole che la danno. Le nubi sono forti, ma il vento le scaccia. Il vento è forte, ma l’uomo ancora di più. L’uomo è forte, ma il timore lo scoraggia. Il timore è forte, ma il sonno lo fa dimenticare. il sonno è forte, ma la morte lo supera. La morte è fortissima, ma la bontà le sopravvive! (Dal Talmud)

PAROLA DI DIO: Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

SIGNORE, SE IL MIO FRATELLO COMMETTE COLPE CONTRO DI ME, QUANTE VOLTE DOVRÒ PERDONARGLI? FINO A SETTE VOLTE?”

Ancora una volta ci troviamo davanti ad una delle pagine più sconcertanti del Vangelo, quella che ci comanda di essere sempre disposti al perdono. Se, dopo anni di frequentazione del Vangelo, ci troviamo a disagio davanti a questa esigenza di Gesù, vuol dire che abbiamo ancora capito poco di Lui e di Dio. Quali sono le obiezioni più grandi davanti al perdono?

1) Spesso la difficoltà che proviamo a perdonare deriva da un senso di pretesa giustizia: ci sembra ingiusto cancellare un’offesa gratuitamente, senza che ci sia una riparazione e ci sembra anche che certi perdoni accordati troppo facilmente siano quasi deleghe a che il male continui a prodursi e moltiplicarsi.

2) “Devo perdonare come Dio ha perdonato a me, ma io non sento di aver commesso peccati così grandi…Non è anche una esagerazione da religiosi un po’ bacati vedere peccati da ogni parte, continuare a battersi il petto per inezie senza senso?”.

3) “Devo perdonare come Dio, ma il Vangelo non va molto per il sottile nei giudizi divini, nelle condanne e nei castighi, basta anche vedere solo la finale della parabola odierna!”.

Una prima risposta a tutte e tre le obiezioni potrebbe essere che fin che io parto dal calcolo (i “fino a sette volte” di Pietro) non ho ancora capito la meraviglia del perdono di Dio che è sempre immenso, totale. Il perdono che esige riparazione, che prende le misure, è il perdono di chi lo fa cadere dall’alto, lo condiziona, lo svilisce, è un perdono che porta a mettere in evidenza quanto io sia buono e tu cattivo.

Certo, il perdono non è accordarsi con il male dell’altro. Per quanto ci è concesso di conoscerlo, il male, e ogni male, ha le sue conseguenze che devono essere pagate, ma distinguo sempre il male che condanno dall’uomo che lo ha commesso che è Figlio di Dio e fratello mio. Quanto al perdono ricevuto, se è vero che non dobbiamo essere ipocriti nel farci più peccatori di quello che siamo, dobbiamo almeno essere consapevoli delle nostre grettezze davanti a Dio che ci ha affidato infinitamente di più di quanto noi non potessimo mai offrire ad altri: la vita, i nostri sensi, il nostro corpo, la natura, il cielo, gli alberi, i fiori, il suo amore, suo Figlio, i Sacramenti… Di fronte a Lui noi siamo perlomeno amministratori spreconi, debitori, insolventi. In quanto al Dio che giudica, condanna, punisce come sembra esserci presentato dalla conclusione della parabola, è Lui che di suo arbitrio punisce o che constata un giudizio, una punizione già esistente?

Dio non punisce nessuno, sono gli uomini che si puniscono sottraendosi ai suoi benefici. Dio non ci vuole male né ci fa alcun male: ci ama anche peccatori, testardi, ingrati, ma è chi si indurisce che si rende impermeabile al suo amore e al suo perdono. L’amore di Dio non attacca su chi non ha pietà.

 

MERCOLEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

GESU' SEI TU L'UNICO MODELLO PER LE NOSTRE SCELTE.

HANNO DETTO: Non dimenticate di alimentare l'anima col ricevere nostro Signore nella Santa Comunione, così come alimentate - ed è vostro imprescindibile dovere - il corpo. (Giuseppe Moscati)

SAGGEZZA POPOLARE: Non conta il correre, ma l'arrivare in tempo. (Proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Fissato ne l’idea de l’uguaglianza un Gallo scrisse all’Aquila: — Compagna, siccome te ne stai su la montagna, bisogna che abolimmo ‘sta distanza: perché nun è né giusto né civile ch’io stia tra la monnezza d’un cortile; ma sarebbe più comodo e più bello de viver ner medesimo livello. L’Aquila je rispose: — Caro mio, accetto volentieri la proposta: volemo fa’ amicizia? So’ disposta: ma nun pretenne che m’abbassi io. Se te senti la forza necessaria spalanca l’ale e viettene per aria: se nun t’abbasta l’animo de fallo io seguito a far l’Aquila e tu er Gallo! (Trilussa)

PAROLA DI DIO: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5,17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO”

Ai tempi di Gesù qualcuno vedeva nelle sue parole solo quelle di un rivoluzionario su cui far leva per far piazza pulita del passato. Gesù dice chiaramente di essere in stretta continuità con il piano di Dio che si è realizzato lungo la storia del popolo ebraico Gesù è il compimento della Legge. La legge ebraica, dono di Dio, era una serie di precetti da osservare. Dio li aveva dati per richiamare il suo popolo ai veri valori sia umani che di fede, ma gli uomini li avevano fatti diventare norme fredde, da osservare per non incorrere in pene (per capirci, un po’ come se noi dicessimo: pago le tasse solo per non incorrere nella finanza). Gesù vuole aiutarci a ritrovare la legge di Dio come dono per incontrare Lui e i fratelli e stabilisce un nuovo criterio di valutazione morale: l’intenzione personale. Posso anche osservare scrupolosamente tutti e dieci i comandamenti ma se non lo faccio per amore non mi serve a niente. Oppure posso anche trasgredire esteriormente qualche norma ma con retta intenzione e lì c’è vero amore. Non è una legge che mi fa buono o cattivo: è il cuore che diventa determinante. Con l’osservanza esteriore delle leggi possiamo anche ingannare gli altri sulla nostra bontà. Ma Dio vede il nostro cuore.

 

GIOVEDI’ 19 MARZO: S. GIUSEPPE SPOSO DELLA B.V.M

Una scheggia di preghiera:

CONCEDI, SIGNORE, FEDELTA' A TE IN UMILTA' DI VITA.

HANNO DETTO: In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v'è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare. (Don Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: È più facile biasimare che far meglio.

UN ANEDDOTO: Un corvo, appollaiato sul ramo d’un albero, teneva nel becco un bel pezzo di formaggio, appena rubato dalla finestra d’una casa vicina. Lo vide una volpe e, astuta com’è, prese a dirgli: — O corvo, come sei bello! Come splendono le tue penne! Se la tua voce fosse pari alla tua bellezza, nessun uccello sarebbe preferibile a te! A quelle parole il corvo si sentì lusingato e, senza immaginare quale grosso tranello stesse tendendogli la volpe, aprì il becco per cantare e mostrare quanto bella fosse la sua voce. Un ‘cracrà’ rauco e sgraziato uscì dalla sua gola e nello stesso istante il bel pezzo di formaggio cadde a terra. D’un balzo la volpe lo afferrò, e tenendolo ben stretto, gridò al corvo: — Sciocco, impara la lezione! Chi lusinga vive a spese di chi l’ascolta. Il corvo ammutolì e, confuso e pentito, giurò a sé stesso cli non ascoltare mai più gli adulatori!

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a opp. Lc 2,41-51a

 

Vangelo Mt 1,16. 18-21.24a

Dal vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Parola del Signore 

 

“GIUSEPPE FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO”.

Di San Giuseppe non sappiamo molto. Non ci è stata tramandata neppure una frase di quest’uomo silenzioso e disponibile alla parola di Dio che si fa udire nel suo cuore. Più volte è invitato a compiere, al di là del rischio e dell’incertezza, delle scelte che impegnano la sua coscienza di credente. Senza pretendere garanzie per la propria azione, egli accetta innanzitutto di vivere i problemi e le domande che gli si pongono, fidandosi. Giuseppe mi indica la strada vera dell’amore umano e divino: fidarsi; mi indica la strada della risposta alla vocazione: lavorare umilmente; mi indica la strada della testimonianza: il silenzio denso di Dio

 

VENERDI’ 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

GUARDO A TE GESU', PER IMPARARE AD AMARE.

HANNO DETTO: Maria non fa le cose solo per metà. (Don Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si canta bene, se dal cuor non viene.

Un aneddoto: Un agnellino, abbandonato dalla madre appena nato, venne allevato da una capretta, amorevolmente. Un giorno, mentre andava belando tra i capretti, un cane gli disse: — Sciocco, la tua vera madre non è qui, ma laggiù tra quelle pecore che brucano in fondo al prato. — Ti sbagli, — rispose l’agnellino, — io non sto cercando colei che mi ha messo al mondo, ma colei che mi ha raccolto, accettato, pur se diverso, e ha diviso il suo latte tra me e i suoi piccoli. — Tuttavia — riprese il cane — la tua vera madre rimane colei che ti ha fatto nascere. — No! — rispose l’agnellino, — perché non la nascita, ma l’amore fa padri e madri. (Fedro)

PAROLA DI DIO: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12,28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

 

“AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”.

Ma come amare il prossimo? San Paolo, nella 1° Lettera Tessalonicesi, dice: “Avete imparato da Dio ad amarvi gli uni, gli altri”, cioè l’amore che Dio ha per noi è il modello per il nostro amore verso il prossimo. Le caratteristiche principali di questo sono:

— È un amore disinteressato, non ha secondi fini. Dio non ci ha amati perché ne fossimo degni, né perché fossimo amabili, né tantomeno per ricavarne qualche profitto.

— È un atto della volontà: non è, quindi, soltanto un sentimento o un’emozione, che sono sottoposti alla mutevolezza e all’incertezza tipiche della natura umana.

— È radicale, è un amore che va fino in fondo. Dio, per amore nostro, ha accettato l’incarnazione, la passione e la morte in croce.

 

SABATO 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

O DIO, ABBI PIETA' DI ME PECCATORE.

HANNO DETTO: Procuriamo solo di essere di buon conto con Dio, e poi non temiamo nulla, perché siamo figli di un buon Padre, il quale desidera la nostra salute assai più di quanto possiamo desiderarla noi. (San Giuseppe Benedetto Cottolengo)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando il denaro va in processione, il diavolo porta la bandiera. (Proverbio Tedesco)

UN ANEDDOTO: Un giorno un contadino comperò al mercato una gallina. Questa gallina era in tutto simile alle altre, ma aveva una qualità meravigliosa: ogni giorno deponeva un uovo d’oro! Il contadino, dapprima era molto contento, ma con il tempo venne preso dalla curiosità di scoprire quale tesoro la gallina avesse dentro. Benché dispiaciuto, la uccise. Ma la gallina dentro non aveva nessun tesoro! E adesso che la gallina era stata uccisa, il contadino si trovava senza più uova, né gallina!

PAROLA DI DIO: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18,9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE”.

“Per essere graditi a Dio bisogna partire dal fondo”. Avevo cominciato così, in un gruppo di giovani, a commentare la parabola del Fariseo e del pubblicano, ed ecco che una ragazza mi bloccò subito: “Non ricominciamo con la solita solfa: Tutti siamo peccatori, battiamoci il petto, andiamo a confessarci, facciamo penitenza… Non ti sembra che siano state proprio tutte queste affermazioni che hanno permesso alla Chiesa di imperare sulle anime e sui corpi? E dove saranno poi tutti questi benedetti peccati di cui sempre dobbiamo pentirci? Dio sarà proprio arrabbiato perché ho raccontato qualche bugia o perché ho indugiato a qualche piacere?”.

È una obiezione che ho sentito tante volte nella mia vita di prete e che certamente ha il suo fondamento di verità, ma non è questo che Gesù voleva insegnarci. Bisogna partire dal fondo non perché un Dio più grande di noi o l’istituzione che lo rappresenta vogliono approfittare della consapevolezza delle nostre debolezze per dominare da padroni su di noi, bisogna partire dal fondo perché il le nostre povertà e debolezze possono farci avere la visuale giusta per comprendere a fondo l’amore di Dio. È dal pozzo che vedo meglio il cielo, è dalla realtà del sapere che da solo non posso cavarmela che con riconoscenza vedo la mano generosa che mi tira su.

No! Dio non comanda, non approfitta del suo strapotere perché siamo miseri e non è neanche l’agenzia di pronto soccorso, Dio vuole il mio bene, vuole rivedermi in piedi, Dio ha talmente stima di me che sa che se voglio, con il suo aiuto, posso ricominciare da capo. La consapevolezza del peccato, gli atteggiamenti penitenziali non interessano Dio, non servono a Lui per essere più grande di quello che è già, servono a me per vedere con verità la mia situazione e per cogliere la gioia di essere salvato.

DOMENICA 22 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE CHE IO VEDA, CHE IO TI VEDA.

HANNO DETTO: “La serenità dell'anima mitiga talora il dolore del corpo”. (San Girolamo)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha soltanto denaro, è un povero diavolo.

UN ANEDDOTO: Il camaleonte parla con il rospo. — Ognuno crede alle ragioni sue, — disse er camaleonte — come fai? Io cambio sempre e tu non cambi mai: credo che se sbajamo tutti e due. (Trilussa)

PAROLA DI DIO: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41

 

Vangelo Gv 9,1-41 (forma breve: Gv 9,1.6-9.13-17)

Dal vangelo secondo Giovanni

(In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita)

e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, (sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».) Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». (Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.) Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Parola del Signore

 

 

COLUI CHE PARLA CON TE

Cosa prova un cieco nato ad aprire gli occhi per la prima volta? È un’emozione che noi assuefatti a vedere riusciamo solo lontanamente a immaginare e che forse si può riassumere in una parola: luce. Il cieco scoprì di colpo la luce, i colori, le forme. Cosa prova un’anima spenta ad incontrare Dio? È un’emozione ancora più forte che si può riassumere con la stessa parola: luce. Il mondo avverso e penoso, la mia mediocre vita, l’ambivalente presenza degli altri, tutto si illumina, acquista connotazione e senso, prende una direzione. Dove trovare questa luce, dov’è colui che ci può illuminare? Non è lontano. Il cieco-vedente, alla fine del brano, se lo trova davanti in un incontro a due toccante, lo ascolta, gli parla, parole eterne che cambiano una vita fino allora dolente. È vicina questa luce, ci attende e ci cerca allo stesso tempo.

 

LUNEDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

RESTA CON NOI, SIGNORE, QUANDO È SERA.

HANNO DETTO: Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline. (San Filippo Neri)

SAGGEZZA POPOLARE: Se sei orgoglioso, sei il diavolo. Se sei triste, sei suo figlio. E se ti preoccupi di mille cose, sei il suo servitore. (Detto dei Padri del deserto)

UN ANEDDOTO: In un mattino d’inverno, Paul Bourget vide una lavandaia che risciacquava i panni nell’acqua gelida con le mani violacee per il freddo, come si usava allora, mentre due bambini piangevano sul greto e un terzo domandava da mangiare. La donna continuava il suo lavoro stringendo i denti per finire l’immane mucchio di panni che riempivano una gerla. Il romanziere si avvicinò chiedendo, costernato, come potesse resistere a quella fatica. “È facile, signor mio: tutte le mattine io vado in chiesa a fare la Comunione e, vedete, dico al buon Dio: “Ancora 24 ore, ti prego, dammi forza ancora per 24 ore”. E così tirò avanti da sette anni…”.

PAROLA DI DIO: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

Vangelo Gv 4,43-54

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samaria] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GLI AVEVA DETTO GESÙ E SI MISE IN CAMMINO”.

Il padre di questo racconto evangelico ha un figlio che sta morendo. Che cosa non farebbe un padre in questa situazione! Ha sentito parlare di Gesù, dei suoi miracoli e va da Lui anche se questo significa un po’ perdere la faccia davanti agli altri. Ma deve avere anche un altro coraggio: deve fidarsi di una parola detta a distanza e deve partire.

La fede è sempre fatta di questi due verbi: credere e mettersi in cammino. Non basta né uno né l’altro, occorrono tutti e due: se credi soltanto non vedi il risultato pratico della fede, se cammini solo non sai dove andare. È inutile fare grandi cose se non sai perché le fai ed è esteriorità riempirsi la bocca di parolone e poi non concretizzarle in un cammino. Parti anche tu sulla Parola, non indugiare, anche se è ancora buio, per la strada troverai un compagno che se anche stenterai a riconoscere, ti porterà alla sua cena e si svelerà spezzando il suo pane con te.

 

MARTEDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

NELLA GIOIA TU SEI CON NOI, NEL DOLORE TU SEI CON NOI. TU SEI SEMPRE CON NOI.

HANNO DETTO: Non vi caricate di troppe devozioni, ma intraprendetene poche, e perseverate in esse. Non tante devozioni, ma tanta devozione. (San Filippo Neri)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi mangia il diavolo ne mangi anche le corna. (Proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Il celebre medico Bretonneau dai ricchi si faceva pagare a caro prezzo i suoi consulti e visitava gratis i poveri. Egli soleva dire: “La borsa del medico deve essere come la cassetta delle elemosine: dove il ricco depone ciò che vuole e il povero ciò che può,”

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo    Gv 5, 1-16

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“SIGNORE, NON HO NESSUNO CHE MI IMMERGA NELLA PISCINA, QUANDO L’ACQUA SI AGITA”.

Tutte le malattie sono brutte, tutte le povertà sono terribili, ma peggio di ogni altra cosa è scoprire di “non avere nessuno”. Non aver nessuno che ti aiuti, che condivida le tue gioie, le tue sofferenze, che ti spinga, che magari ti scocci, ma che ci sia. Oggi in queste grandi città che invecchiano tra paure, porte chiuse, diffidenze, la grande malattia è proprio la solitudine.

E la solitudine non è solo una malattia tipica dell’anziano: colpisce a tutte le età, dal bambino piccolo relegato davanti al televisore perché i genitori hanno molti impegni, al giovane che si stordisce in una discoteca affollata di gente e di rumore ma che non ha nessuno da poter, con sincerità, chiamare amico. Anche l’uomo malato del Vangelo di oggi soffriva di solitudine, infatti nella sua speranza di salvezza si vedeva superato solo perché non aveva nessuno che gli desse la mano giusta al momento giusto. Ma siamo poi proprio veramente soli? Il Vangelo viene a ricordarci che Gesù, proprio per non lasciarci soli è venuto nel mondo a donarci la sua presenza e la sua salvezza; quindi anche se ti trovassi solo, abbandonato da parenti e amici, ricordati che Gesù non ti abbandona mai: “Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, il Signore Dio non si dimenticherà mai di te”. E poi, ricordati, che se anche la solitudine è quella malattia che può intristire, rendere pessimisti, creare vuoti spaventosi c’è un rimedio contro essa: se non hai nessuno prova tu a farti qualcuno per gli altri. Prova a non pretendere che tutti vengano da te, vai tu dagli altri. Non piangerti addosso, ma prova a vedere quanti nel mondo hanno bisogno di te.

 

MERCOLEDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

TI SALUTO, O MARIA, PIENA DI GRAZIA.

HANNO DETTO: L’amore di Dio non è qualcosa di vago, di generico; l’amore di Dio ha un nome e un volto: Gesù Cristo. (Papa Francesco)

SAGGEZZA POPOLARE: Pensa ai tuoi difetti la prima parte della notte, quando sei sveglio; pensa ai difetti degli altri nella seconda parte della notte, quando dormi. (Proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: Questa battuta del fumetto Charlie Brown può farci pensare: “Mi hanno vaccinato contro la polio e gli orecchioni. Mi hanno vaccinato contro la varicella, la tosse canina e il morbillo. Poi sono caduto dalle scale”.

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14;8,10c; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

 

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca  

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

L’ANGELO GABRIELE FU MANDATO DA DIO IN UNA CITTÀ DELLA GALILEA, CHIAMATA NÀZARET, A UNA VERGINE. LA VERGINE SI CHIAMAVA MARIA.”.

Secondo la nostra logica umana ci aspetteremmo che l’annuncio dell’incarnazione del Dio Salvatore avvenga in maniera eclatante, magari in una sontuosa celebrazione del Tempio, e invece tutto si svolge in una piccola casa di un piccolo paese tra un Angelo e una ragazza piccola ed umile.

È la logica del Vangelo, del Regno di Dio che è piccolo come il granello di senape ma che se trova il terreno buono diventerà grande pianta. E qui il terreno buono c’è: c’è Maria che offre il suo corpo e sé stessa affinché Dio possa operare.

Anche noi non cerchiamo il Regno nelle grandi esteriorità, neppure in quelle della Chiesa (il più delle volte confondono invece che illuminare) ma impariamo invece a cogliere la sua venuta nei piccoli segni quotidiani e non andiamo neppure a cercare troppo lontano o in gesti eroici, ciò che potremo fare: come Maria, basta offrire noi stessi e lasciar fare a Dio, che certamente fa meglio di noi.

 

GIOVEDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

LA TUA PAROLA, SIGNORE, È PAROLA DI VITA.

HANNO DETTO: A compiacersi del semplice ci vuole un'anima grande. (Arturo Graf)

SAGGEZZA POPOLARE: Si impara a conoscere i propri difetti attraverso la lingua degli altri. (Proverbio Malese)

UN ANEDDOTO: In periodo di anticomunismo viscerale, qualcuno fece notare a Calamandrei che alcune sue idee coincidevano con quelle dei comunisti. Al che Calamandrei rispose polemico: - Se piove e se lo dice anche un comunista, devo dire per questo motivo che non piove?

PAROLA DI DIO: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo Gv 5,31-47

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

VOI SCRUTATE LE SCRITTURE, PENSANDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA: SONO PROPRIO ESSE CHE DANNO TESTIMONIANZA DI ME”.

Specialmente dopo il Concilio Ecumenico Vaticano secondo c'è stata da parte dei cattolici una grande riscoperta della Bibbia. Tutti i credenti vogliono essere consci delle proprie origini e tutti giustamente vogliono attingere direttamente alla fonte della fede. Ma molti dopo aver aperto la Bibbia, specialmente l’Antico Testamento, restano perplessi: “Un libro strano... lontano da noi... parla di storia, di guerre certe pagine poi son proprio poco edificanti.” Nella Parola di oggi, Gesù ci dà l’unica chiave per poter leggere la Sacra Scrittura e interpretarla correttamente: è Lui il centro della storia della salvezza; tutto quello che è avvenuto prima era in vista di Gesù e tutto quello che è avvenuto nella storia della Chiesa è conseguenza di Gesù Salvatore del mondo.

Leggiamo dunque sovente questa nostra storia di salvezza ma pensandola per Cristo, con Cristo, e in Cristo e allora ci apparirà come un lungo filo d’amore che Dio ha intessuto per noi.

 

VENERDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

DONACI DI TESTIMONIARE LA FEDE CON COERENZA.

HANNO DETTO: Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto. (Voltaire)

SAGGEZZA POPOLARE: Prima di dare del gobbo al prossimo, è prudente toccarsi la schiena.

UN ANEDDOTO: Il Signore Dio è come un re che aveva dei bicchieri vuoti. Disse il re: "Se io vi metto delle cose calde si spaccano, se le metto fredde si incrinano. Cosa fece il re? Miscelò le cose calde con quelle fredde, le versò ed i bicchieri non si ruppero. Così disse il Signore: se creo il mondo con la misura della compassione, i peccatori saranno molti; se invece con la misura della giustizia, come potrà sussistere? Dunque lo creo con la misura della compassione e con quella della giustizia: magari resisterà!".

PAROLA DI DIO: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7,1-2.10.25-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».  Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

CERCAVANO ALLORA DI ARRESTARLO”.

Ciascuno di noi si sarà più volte chiesto perché la venuta terrena di Gesù, Figlio di Dio, sia dovuta terminare con la sua terribile morte in croce. Le risposte possono essere tante e con altrettanti motivi teologici per comprovarle. Qualcuno dice che solo attraverso la sofferenza e la morte, il Dio fatto uomo, reso in tutto simile a noi, poteva trasformare la sofferenza in amore e sconfiggere la morte e il peccato in maniera definitiva, risorgendo dai morti e liberandoci dal male. Altri, specialmente i mistici, preferiscono adorare in contemplazione questo mistero. Vorrei oggi, con voi, sottolineare un aspetto, forse non il più importante, del perché Gesù sia stato condannato a morte.

Prima di tutto Gesù è fedele al Padre, Gesù è la verità e quindi proprio per questa fedeltà al Padre e per amore della verità, Egli dice sempre con estrema schiettezza il vero. Gesù, poi, è la luce venuta ad illuminare ogni uomo, quindi anche per amore nostro Lui è e dice sempre la verità. Ma la luce non piace a chi vive nelle tenebre o a chi pensa di essere già illuminato di luce propria; la verità disturba le supposte verità di coloro che, approfittando del religioso, si sono costruiti una casta di potere e di benessere. E allora la verità di Gesù non piace. Quando a Nazaret Gesù non si abbassa a fare i richiesti miracoli ciarlataneschi e dice di essere mandato da Dio, cercano di buttarlo giù dalla rupe della città. Quando per amore di verità ed anche per amore loro, Gesù dice che gli scribi, i farisei, i dottori della legge, sono ipocriti, belli di fuori, marci di dentro, certamente a questi personaggi non fa piacere e, allora, prima cercano di screditarlo e poi di farlo fuori. Quando Gesù, rovesciando i tavoli dei cambiavalute e dei venditori degli animali del tempio, tocca gli interessi di questi commercianti e gli interessi dei sacerdoti del Tempio, viene deciso che “è meglio che muoia un uomo piuttosto che tutto il popolo debba soffrire”. Dunque, almeno nella successione degli eventi umani, la morte di Gesù è una conseguenza delle sue scelte e delle sue parole: Gesù non ha addomesticato la verità attraverso la diplomazia e i compromessi, ha sempre detto il vero in faccia a ciascuno e questo ha suscitato l’ira del potere costituito che ha reagito condannandolo a morte. La storia è quella di ieri, di oggi, di sempre: se ami Dio, se ami la verità, se ami gli uomini, se sei tutto d’un pezzo nell’affermare il vero, avrai fatto certamente del bene all’umanità ma avrai suscitato la gelosia, la rabbia, l’ira dei vari poteri costituiti che in mille modi cercheranno di farti tacere. Gesù, poi, accetta tutto questo non con il piacere di soffrire, ma con l’amore vero per noi. Lui aveva detto: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Lui sapeva che, donandoci la verità di Dio, questa avrebbe portato come conseguenza la sua condanna, ma proprio per amore del Padre e nostro lo ha accettato. Il Signore nelle piccole e grandi prove, nei momenti di persecuzione ci dia il coraggio di essere talmente amanti della Verità, di Dio e dei fratelli, da non scendere mai a compromessi, da non mistificare la verità, di essere invece coerenti con il messaggio e la testimonianza che Lui stesso ci ha dato.

 

SABATO 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

CREDO IN TE GESU', FIGLIO DI DIO, FRATELLO MIO.

HANNO DETTO: Chiunque conservi la capacità di cogliere la bellezza non sarà mai vecchio. (Kafka)

SAGGEZZA POPOLARE: Anche il più candido giglio fa l'ombra nera.

UN ANEDDOTO: L'acqua della sorgente dice all'uomo: Io do le mie acque, per nulla, ai pellegrini che si fermano qui assetati e stanchi. Fa tu lo stesso coi tuoi fratelli; fa del bene a tutti, dona quello che hai al prossimo, con lieto cuore e senza condizioni; non chiedere agli uomini in cambio dei tuoi benefici né gratitudine né ricompensa, pago soltanto di vivere nella gioia della tua bontà. (Lev Tolstoj)

PAROLA DI DIO: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo Gv 7,40-53

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.  Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodemo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore

 

E TRA LA GENTE NACQUE UN DISSENSO RIGUARDO A LUI”.

Ci sono, nella nostra storia, fatti o personaggi davanti ai quali non è neppure importante prendere posizione: la mediocrità non interpella. Invece davanti a persone, magari scomode, contrastanti, provocanti, che hanno qualcosa da dire o da chiederci, non si può non essere coinvolti.

Gesù è uno di questi personaggi. Nella sua storia terrena non è stato un personaggio facile. Il Vangelo di oggi, sintetizzando, ci dice che alcuni lo consideravano un profeta, altri il Cristo, altri un imbonitore di folle, altri un millantatore, altri uno che sapeva parlar bene, altri un uomo pericoloso, altri uno da far fuori il più presto possibile, prima che arrecasse troppi danni… Insomma, davanti a Lui perfino il non prendere posizione era già una scelta. E oggi è esattamente la stessa cosa; davanti alla sua persona e alla sua proposta non si può non essere coinvolti. C’è chi risolve velocemente il problema e, avendocela con il potere religioso, vede Gesù come il mezzo attraverso cui questo potere si è assestato e, allora, facendo di tutta erba un fascio, getta via preti e Cristo insieme.

C’è chi ne vede la pericolosità, perché se qualcuno lo prendesse davvero sul serio ci sarebbe la più grande rivoluzione di amore di tutti i tempi e allora lo annacqua, dolcifica talmente le sue parole al punto di travisarle e di renderle capaci di addormentare chiunque. C’è chi si ferma all’uomo Gesù, rischiando di farlo diventare “un gran personaggio della storia”, una specie di filosofo moralista, fondatore di religioni, e così Gesù diventa argomento di discussione, chiacchiere, tavole rotonde, salotti e il suo messaggio una morale tra le tante. Per altri l’incontro con Gesù è stato scioccante, ha cambiato la vita: penso ai santi, ai martiri e a tutti coloro che hanno giocato e giocano la vita per Lui perché davvero lo credono vivo, Figlio di Dio, con un messaggio di gioia per oggi, perché vogliono far parte del suo regno. Anche nella nostra vita Cristo ha avuto un ruolo e ce l’ha tuttora. La figura di Lui, il rapporto che abbiamo oggi con Lui dipendono da tante scelte precedenti. Se oggi Cristo non è per me segno di contraddizione, provocatore, evocatore di gioia e di impegno, non sarà perché, seguendo la strada comoda che magari altri mi hanno suggerito, ho preferito addormentare l’incontro con Lui? Ma c’è sempre tempo: da quando Gesù si è incarnato non ha mai smesso di andare incontro ad ogni uomo per provocarlo: “E tu, adesso, senza maschere, chi dici che io sia?”.

 

DOMENICA 29 MARZO: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

GESU' TU MI AMI COME PUO' AMARE DIO.

HANNO DETTO: Le cose che una generazione considera un lusso, la generazione successiva le considera necessità. (Anthony Crosland)

SAGGEZZA POPOLARE: Non dire: "E' impossibile". Di' piuttosto: "Non l'ho ancora fatto".

UN ANEDDOTO: «Quando non ce la faccio più, vado a sedermi vicino a mia nonna mentre lavora a maglia. Mia nonna profuma di cipria e ha un respiro lento lento. Di tanto in tanto alza gli occhi e sorride un poco, di solito però si limita a lavorare e respirare... Beh, mi fa sentire cullata...». Amelia, 14 anni

PAROLA DI DIO: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

 

Vangelo Gv 11,1-45 (forma breve: Gv 11,3-7.17.20)

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. (Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».) I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». (Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».) Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, (si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.) Parola del Signore

 

GESÙ VOLEVA MOLTO BENE (AMAVA) A MARTA, A SUA SORELLA E A LAZZARO

Che frase straordinaria, su cui troppo facilmente si sorvola. Questo episodio raccontato da Giovanni è un'autentica manifestazione dello spessore umano dell'amore soprannaturale! È l'episodio in cui Gesù "scoppiò in pianto" di fronte alla tomba di Lazzaro e fa dire ai presenti: "Vedi come lo amava!". L'amore di Gesù che produce la risurrezione di Lazzaro non è né un'arcana magia soprannaturale né una fredda e disincarnata espressione della volontà di Dio. È qualcosa che tocca le "viscere" di chi lo dona, lo coinvolge sino all'intimo perché "voleva molto bene". Gesù amava da uomo intero, con la volontà, con la testa e col cuore. Con questo amore "caldo" Gesù ama me, te, ciascuno... Che fare? Lasciamoci toccare da questo calore "viscerale" che risusciti la nostra fredda umanità schiacciata dal cinismo in cui siamo costretti a vivere nel mondo. Da nuovi "Lazzaro" torneremo a vivere nei nostri ambienti con una eredità da far fruttare: lasciamo che il nostro amore non sia solo un dovere cristiano ma anche un impeto del cuore toccato da Cristo. Cominciamo anche noi a "volere molto bene".

 

LUNEDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

SEI UN DIO CHE VORREBBE PERDONARE TUTTI.

HANNO DETTO: La cultura non è quantità ma profondità. (Plinio il vecchio)

SAGGEZZA POPOLARE: La diffidenza e l'amore non mangiano nello stesso piatto. (Proverbio Spagnolo)

UN ANEDDOTO: Mi sono svegliato, ho alzato le braccia, ho piegato le ginocchia, ho girato il collo, e tutto ha fatto "CROOOC..."Allora sono giunto alla conclusione: Non sono vecchio, sono croccante…!!!

PAROLA DI DIO: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO…”

Questo brano evangelico ci presenta in tutta la sua drammaticità lo scontro tra il bene e il male, tra l’ipocrisia e la verità, tra la religiosità e il Vangelo. Il male commesso dalla donna, l’adulterio, è un male e come tale viene chiamato, ma il male più grosso è l’ipocrisia, la supponenza dei farisei e degli scribi, la loro cattiva intenzione, il loro desiderio di rimanere “i puri” facendo fuori a colpi di pietra quelli che non la pensano come loro o che forse, perché deboli, subiscono la violenza (dov’è infatti l’adultero?). Di fronte a tutto questo male c’è un Gesù che tace, non perché non abbia una risposta che infatti manifesterà, ma che tace per far riflettere, per far sbollire l’ira. E non sarà forse anche un Gesù che tace quasi a chiedersi: ma perché questi uomini di religione la usano non per il bene ma per i male?

Il bene spesso sembra tacere davanti al male. Dio, quel Dio misericordioso, sembra essere spesso latitante davanti alle ingiustizie, alle cattiverie. Dio sembra aver affidato la sua vigna a cattivi vignaioli che ne hanno fatto una proprietà esclusiva trovando sempre il modo di puntare il dito contro gli altri e mai contro sé stessi. Ma se Gesù tace, se sembra prenderla molto alla larga disegnando nella polvere, non per questo lascia mancare la sua misericordia alla peccatrice e neanche agli altri perché non si macchino anche del sangue di una donna nel nome della purezza legale di una presunta religiosità. Gesù non bara dicendo che il peccato dell’adultera non esiste, ma ci ricorda che il peccato in mille modi diversi alberga nel nostro cuore. Ci ricorda che se Dio fosse come lo abbiamo disegnato noi, a quest'ora non dovrebbe più aver alcuna misericordia nei nostri confronti. Ma Dio non è così, è disposto a perdonare la peccatrice chiedendole di superare il suo male ed è disposto a perdonare anche “i puri” se riconoscono di non esserlo troppo e se sentono ancora il bisogno di gioire per un perdono ricevuto.

 

MARTEDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

NOI TI LODIAMO, UOMO DELLA CROCE. FIGLIO E FRATELLO NOI CREDIAMO IN TE.

HANNO DETTO: Che incredibile progresso sarebbe rimpiazzare il politicamente corretto con il moralmente profondo. (Andrés Neuman)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio s'appoggia su te stesso per aiutarti. (Proverbio Africano)

UN ANEDDOTO: Una signora anziana fragile, tutta curve e appoggiata a un bastone, entrò zoppicando nello studio di un medico. Cinque minuti dopo, ne uscì camminando diritta e spedita. Un giovane che stava seduto nella sala d’aspetto le domandò: “Accipicchia, che cosa le ha fatto il dottore? Il risultato è straordinario”. La signora rispose: Mi ha dato un bastone più lungo”.

PAROLA DI DIO: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

Vangelo Gv 8,21-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

 

 

“QUANDO AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, ALLORA SAPRETE CHE IO SONO”.

Prova qualche volta a fermarti davanti al crocifisso. Contempla nelle sue luci e nelle sue ombre il mistero di un Dio crocifisso per amore. Vedi nelle sue piaghe le sofferenze di tanti uomini, la cattiveria di chi infligge tali pene, la crudeltà di chi, ancora oggi, crocifigge in mille modi diversi tanti innocenti. Pensa a tutti coloro che pagano e soffrono per gli altri. Vedi soprattutto l’amore di Gesù, il Figlio di Dio, per noi. Lui si è fatto carico di tutto il male della terra e lo ha inchiodato sulla croce.

Lui ha detto: mi faccio io peccato al posto tuo, vado io a morire al posto tuo.

Guarda in silenzio e con amore il segno della tua salvezza e della tua liberazione. Lascia che dalla contemplazione e dal cuore salgano ai tuoi occhi le lacrime di affetto, di compassione, di liberazione. Poi poni su di te il segno della croce, lasciati abbracciare da essa e abbraccia a tua volta Colui che ti salva.

     
     

 

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