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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE  2020

 

MERCOLEDI’ 1° APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, GESU', SEI VIA, VERITA' VITA.

 

HANNO DETTO: Come se il problema centrale della vita religiosa fosse affollare le chiese. Siamo ancora ammalati di clientelismo: la prima prova della fede è il coraggio della verità e della giustizia. (don Primo Mazzolari)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio non ci ha costruito i ponti, ma ci ha dato le mani per poterli costruire. (Proverbio Inglese)

UN ANEDDOTO: Attenzione! Le parole possono essere interpretate a seconda delle necessità: La nonna cercava di calmare il nipotino: “Se stai bravo, vai in paradiso! Se fai il cattivo, vai all'inferno.” Il nipotino: «E che cosa devo fare per andare a vedere la partita?»

PAROLA DI DIO: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Sal da Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore

 

“SE RIMANETE FEDELI ALLA MIA PAROLA, SIETE DAVVERO MIEI DISCEPOLI; CONOSCERETE LA VERITA’ E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”.

Della libertà tutti ne parlano, tutti la desiderano, persone lottano e qualche volta muoiono perché credono in essa. Nel nome della libertà poi vengono commessi anche crimini, una cattiva interpretazione di essa fa sì che essa abiti in casa mia non nella stessa misura della casa di mio fratello. Qualcuno camuffa con questo termine persino altre forme di schiavitù… Gesù ci dice che chi crede in Lui chi accoglie la sua parola conosce la verità e la verità rende liberi. Ed ha ragione Gesù perché solo nella verità può esserci libertà vera, dove c’è falsità, ingiustizia alberga l’egoismo e il potere e lì non può esserci libertà. Quando l’uomo pensa ad esempio che il denaro o il potere possono dare senso alla vita diventa schiavo di questi. Ma la verità dove la troviamo? La possiamo cercare nei libri, nella filosofia, nelle religioni, in noi stessi e troveremo barlumi di verità, ma l’unico che davvero è la Verità non può che essere Gesù, perché è figlio di Dio. Quello che lui ci dice e ci ha testimoniato con la sua vita non è una parola qualunque, è la verità di Dio, dunque andare da Gesù, accogliere Gesù, cercare di vivere quello che Gesù ci ha detto è essere nella verità non tanto perché lo abbiamo stabilito noi, ma perché è Lui la verità di Dio.

Però qualcuno potrebbe dire: “Ma accogliere Gesù, seguire i suoi comandi non significa diventare schiavi di Gesù, del suo pensiero dei suoi comandi?” Seguire Gesù non è schiavitù ma nella Verità fare le migliori scelte di vita. Provate a pensare alle persone libere che maggiormente ammirate nella vita: di certo non sono i ricchi o i potenti, possono avere molte cose ma hanno anche molte preoccupazioni. I veri liberi sono i santi! Non solo quelli aureolati, ma le persone, che libere dalle cose sanno vivere gioiosamente la propria vita, coloro che al loro passaggio spandono attorno se ottimismo, coloro che sanno vedere gli altri come prossimo, coloro che non solo non vogliono impedire la libertà di nessuno ma che sono contenti se qualcun altro ha trovato la strada di Dio. Se questo è essere schiavi di Gesù sarei contento di esserlo totalmente.

 

 

GIOVEDI’ 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI LA VITA: NON HO PIU' PAURA.

 

HANNO DETTO: Chi viaggia senza una meta, getterà via la sua fatica. (Marco l'Asceta).

SAGGEZZA POPOLARE: Vivere non è vegetare, ma rispondere a Qualcuno che ha puntato su di noi, ha sperato su di noi.

UN ANEDDOTO: Un giorno lo scrittore Luigi Santucci, in un momento di depressione, chiese a Rosanna Benzi, chiusa da oltre 25 anni in un polmone d'acciaio: “Tu che hai il vizio di vivere, consigliami un buon vizio per sopravvivere!”. La ragazza gli rispose, semplicemente: «Il vizio di sperare!».

PAROLA DI DIO: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo Gv 8,51-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRÀ LA MORTE IN ETERNO”.

A prima vista questa affermazione ci sembra “grossa”. Gli apostoli sono morti, S. Francesco, che certamente ha osservato la parola di Gesù, è morto. Che cosa vuoi dunque dire Gesù?

Quante persone non vogliono neppure pronunciarla la parola morte. Abbiamo coniato addirittura una serie di termini per sostituire questo verbo, quasi che eliminando la parola possiamo anche eliminare la realtà. Piuttosto che dire: “morire”, si preferisce dire: decedere, spegnersi, estinguersi, spirare, addormentarsi, chiudere gli occhi, andare nel numero dei più, far l’ultimo viaggio... La realtà della morte c’è e dobbiamo imparare a conviverci. L’uomo muore fisicamente ma la sua anima è immortale. La morte dell’anima è quando essa vive separata dal suo Creatore, quindi la morte dell’anima è il peccato e Gesù ci insegna a non lasciarci vincere da esso attraverso l’osservanza dei comandamenti. Ma se, nonostante tutto, pecchiamo, la nostra morte è definitiva?

Gesù, attraverso il sacramento della penitenza, attraverso il suo sangue versato per noi ci dà la possibilità della riconciliazione, di ridare vita alla nostra anima immortale.

 

 

VENERDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DA OGNI VIOLENZA E DALLA SETE DI VENDETTA.

 

HANNO DETTO: I bambini trovano tutto in niente, gli adulti trovano niente in tutto (G. Leopardi).

SAGGEZZA POPOLARE: Aver voce robusta non significa aver ragione.

UN ANEDDOTO: Un giorno Dio mandò l'arcangelo Gabriele agli uomini per offrire loro il segreto della felicità. Ma l'arcangelo se ne tornò in cielo con il suo dono e si giustificò con Dio dicendo: “Tutti avevano un piede nel passato e un piede nel futuro, nessuno aveva tempo per ascoltare quello che dicevo”.

PAROLA DI DIO: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei portarono delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“I GIUDEI PORTARONO PIETRE PER LAPIDARE GESU’”.

A molti sembra facile risolvere i problemi a base di colpi di pietra.

Gesù non la pensa come noi? Accusiamolo di essere un bestemmiatore perché dice di essere Figlio di Dio, e poi una buona dose di pietre risolve il problema, toglie l’impiccio, dà sfogo all’odio ed è persino giustificato dalla religione!

E il metodo delle pietre è sempre andato avanti lungo i secoli per le piccole e le grandi cose. Qualcuno si oppone alla mia politica? Un bel linciaggio morale, un bel po’ di pietre vere o anche di armi più sofisticate aggiustano tutto. Quell’uomo ci dà fastidio con i suoi modi che rinfacciano la nostra ipocrisia? Ogni uomo ha sempre qualche lato debole, basta trovarlo per demolire quell’uomo, oltretutto potremmo sempre mascherarci da perbenisti che hanno fatto questo per salvare la verità e la giustizia. Dilaga la delinquenza?

Ripristiniamo la pena di morte. Abbiamo difficoltà di convivenza in famiglia? Usiamo i metodi del più forte per risolvere. Le pietre, le armi, i processi ingiusti, le mistificazioni per ammantare di onore, le azioni più nefande che trovano sempre giustificazioni, sono i modi del potere. Da millenni la storia si impernia su questo barbaro concetto: che esista qualcuno che è lecito odiare, colpire, uccidere, perché ci è “nemico”. Ma quello che è ancor più triste è che noi, discepoli di quel maestro che ci ha detto: “Se non renderete bene per male, se non amerete i vostri nemici, non entrerete nel Regno dei cieli”, spesso nel grande e anche nel piccolo del quotidiano, troviamo motivi per giustificare armi, guerre, violenze, soprusi. E se invece di accumulare pietre, armi, odi e vendette, accumulassimo perdono, bontà, non violenza?

Ogni guerra, ogni odio, segna sempre la sconfitta dell’uomo. Anche se si crede legittima una guerra è sempre il risultato di una somma di peccati e l’occasione di grandi delitti e alla fine di una guerra, di una faida, di una vendetta, non ci sono più né vincitori né vinti, non c’è altro che un muro di pianto e la sconfitta dell’umanità.

 

 

SABATO 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI IL VERO AGNELLO DI DIO IMMOLATO PER NOI.

 

HANNO DETTO: L’amore per il prossimo inizia con la cordialità. (De Amicis)

SAGGEZZA POPOLARE: La gratitudine è la ricchezza più grande, perché incontra tesori ovunque.

UN ANEDDOTO: Un giorno Archelao, re della Macedonia, andò dal barbiere. Questi, subito, gli domandò: “Come vuole che le tagli i capelli?”. Archelao rispose: “ln silenzio”. Gli antichi dicevano: «Custodisci il silenzio, ed il silenzio custodirà te».

PAROLA DI DIO: Ez 37,21-28; Sal da Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11,45-56

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, (ossia la risurrezione di Lazzaro,) credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

 

CAIFA DISSE: “NON VI RENDETE CONTO CHE È CONVENIENTE PER VOI CHE UN SOLO UOMO MUOIA PER IL POPOLO, E NON VADA IN ROVINA LA NAZIONE INTERA!”

Siamo alla fine del cammino quaresimale e all’inizio della Settimana Santa di Gesù e Giovanni ci presenta il contrasto tra Gesù che dona la vita e coloro che non accettandolo, vogliono togliergli la vita. Gesù, con il gesto di far tornare alla vita Lazzaro ha in pratica firmato la sua condanna a morte. I buoni danno fastidio all’ordine costituito. Le paure e le lotte per il potere non lasciano spazio per la verità: meglio togliere di mezzo il giusto. Innocente o colpevole Gesù deve essere sacrificato alla ragione di stato. Ma proprio mentre Gesù viene sacrificato si realizza la salvezza della nazione. E questo ci fa pensare che la storia è fatta dagli uomini, ma guidata da Dio.

 

 

DOMENICA 5 APRILE: DOMENICA DELLE PALME (A)

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Nessun mistero di fede suscita l’unità quanto l’Eucaristia. L’Eucaristia “fa” l’unità: è per essa infatti che avviene l’unità degli uomini con Dio e degli uomini tra loro. (Chiara Lubich)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi incolpa sé delle proprie disgrazie, comincia a migliorare.

UN ANEDDOTO: L'avarizia crea solo problemi. Una volta un avaro andò dal medico e gli disse: «Dottore, da quando ho comprato il frigorifero, non riesco più a dormire”. Il dottore: «Forse vibra troppo?». “No, il mio problema è un altro, è un terribile dubbio: quando chiudo lo sportello, la luce si spegne o rimane accesa e consuma?”

PAROLA DI DIO: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66

 

Vangelo Mt 26,14-27,66 (forma breve: 27,11-54)

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?». Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il SignoreGesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». È tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie. Parola del Signore

 

“RIMETTI LA SPADA NEL FODERO”.

Anche oggi, meditando la passione di Gesù possiamo continuare la riflessione di ieri.

Mai Gesù si è trovato così indifeso come quando qualcuno dei suoi amici cerca di difenderlo nella maniera sbagliata. Lui vuole vincere unicamente con l’amore. Quando si pretende di vincere con altre armi (potere, forza, leggi, astuzie mondane, diplomazia terrena, finanza), Lui ne esce sconfitto (dagli amici, non dagli avversari) e continua a ripetere: deponi quell’arma. Gesù non è impressionato dalle “spade e bastoni” dei nemici. Si mostra allarmato per una spada sola impugnata da uno dei suoi. Il maestro preferisce che gli amici, — così come ha fatto Lui — manifestino un amore più forte di tutto il male che li aggredisce. La spada non sconfigge il male, lo perpetua.

 

 

LUNEDI’ 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE GESU'.

 

HANNO DETTO: La salvezza, come tutto ciò che innalza la natura umana, non può essere che il frutto di una collaborazione. Collaborazione ineguale, dove tu, o Signore, hai largito quasi tutto e a noi chiedi quasi nulla. Ma senza quell’atomo di adesione dell’uomo, perfino la tua onnipotenza è impotente a salvarci. (Giovanni Papini)

SAGGEZZA POPOLARE: La disonestà di pochi è di danno a molti. (Proverbio Latino)

UN ANEDDOTO: Un antico detto suona così: “Quando Dio creò il mondo, non riusciva a farlo stare in piedi: continuava a cadere. Allora creò il perdono e il mondo si resse in piedi.

PAROLA DI DIO: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“MARIA ALLORA PRESE TRECENTO GRAMMI DI PROFUMO DI PURO NARDO, ASSAI PREZIOSO, NE COSPARSE I PIEDI DI GESÙ, POI LI ASCIUGÒ CON I SUOI CAPELLI, E TUTTA LA CASA SI RIEMPÌ DELL’AROMA DI QUEL PROFUMO.”.

Iniziamo la grande settimana di Gesù e nostra con un momento di intimità e di tenerezza. La risposta al grande amore di Gesù che sta per regalarci la sua vita la porge Maria, la sorella di Lazzaro. Lei è ancora prostrata ai piedi di Gesù; in quell'atteggiamento tante volte si era beata delle parole del maestro fino a suscitare la santa invidia della sorella Marta, tutta intenta a preparare un buon pranzo all'ospite divino. Ora non ascolta soltanto, ma sente di dover esprimere con un gesto concreto la sua immensa gratitudine: Gesù è suo Signore, il suo Re e perciò deve ungerlo con un unguento prezioso e profumato. La prostrazione ai suoi piedi, è il gesto dell'umile sudditanza, è il gesto di una fede viva nella risurrezione, è l'onore tributato a Colui che ha richiamato tra i vivi il suo fratello Lazzaro, già nella tomba da quattro giorni. Maria esprime la gratitudine di tutti i credenti, il grazie di tutti salvati da Cristo, la lode di tutti i risorti, l'amore di tutti gli innamorati di Lui, la risposta migliore a tutti i segni con i quali egli ha manifestato a tutti noi la bontà di Dio.

 

 

MARTEDI’ 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU MI AMI... E IO CI PROVO.

 

HANNO DETTO: La sola vera irrimediabile disgrazia sarebbe trovarsi un giorno senza pentimento al cospetto di chi perdona. (George Bernanos)

SAGGEZZA POPOLARE: Fiume che si divide, diventa ruscello.

UN ANEDDOTO: Oriol Valls, che si occupa dei neonati in un ospedale di Barcellona, dice che il primo gesto umano è l'abbraccio. Dopo essere venuti al mondo, al principio dei loro giorni, i bebè agitano le mani, come per cercare qualcuno. Altri medici, che si occupano di quelli che hanno già vissuto, dicono che i vecchi, alla fine dei loro giorni, muoiono cercando di alzare le braccia. Ed è così, per quanto si voglia rigirare, e per quanto se ne parli. A questa cosa, così semplice, si riduce tutto: tra due batter d'ali, senza altre spiegazioni, trascorre il viaggio.

PAROLA DI DIO: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13,21-33.36-38

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“ED EGLI, (GIOVANNI) CHINANDOSI SUL PETTO DI GESÙ...”

Giovanni, l’autore del Vangelo, ricorda bene l’episodio. Questo atto di appoggiare la testa sul cuore di Gesù è un momento di intimità profonda. È un insegnarci ad usare la testa in modo diverso. Si dice: “avere la testa sul collo”, per indicare una persona equilibrata; si dice: “ha una gran testa” per indicare uno che conosce tante cose. La testa la usiamo per ragionare, per giudicare, per dirigere… Giovanni “usa la testa” per abbandonarsi all’amico, quasi a captare i battiti del suo cuore. Se la nostra preghiera qualche volta fosse così: un farsi piccoli, un perdersi, un abbandonare i gesti formali, le parole per arrivare a Lui, al suo cuore!

Non è intimismo e neanche sentimentalismo, è entrare nel cuore di Dio, un cuore che batte per ogni uomo sulla terra, che porta in sé tutte le passioni, le sofferenze, le solitudini, le miserie. Un cuore che gioisce con i piccoli della terra, un cuore che si fa parte ai poveri, un cuore che accoglie speranze e desideri, che trepida per le scelte dei suoi figli, che legge nelle intenzioni dei cuori. Chi, nella preghiera, sa entrare in quel cuore entra anche nel cuore del mondo amato da Dio. Ecco la vera preghiera mistica che diventa amare come ama il cuore di Dio e che diventa dilatare il proprio cuore, battere all’unisono col cuore di Gesù. E quando, come Giovanni, rialzerai il capo non sarai più come prima: tu sarai ancora di più nel suo cuore e nel tuo cuore ci sarà il Suo per amare i fratelli.

 

 

MERCOLEDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MISERICORDIA!

 

HANNO DETTO: Per cambiare le persone bisogna amarle. La nostra influenza arriva solo fin dove arriva il nostro amore. (Johann H. Pestalozzi)

SAGGEZZA POPOLARE: Nascere è un compito che non finisce mai. Nessuno può dirsi ultimato del tutto.

UN ANEDDOTO: "C'era un principe ricco e potente e il suo popolo era buono e fedele. Eppure il principe non era felice. Aveva un carattere impetuoso ed era sempre in collera e in guerra. E vinceva sempre. Ma continuava ad essere triste ed anche il popolo lo era. Cavalcando per le strade chiedeva alla gente: "Perché siete così tristi?". Ma i sudditi non avevano il coraggio di dirgli la verità: erano così stanchi di guerra, anche se vincevano sempre. Una sera, mentre il principe cavalcava per la campagna, udì una ragazzina che cantava nel suo giardinetto. Era così indaffarata a seminare che non si rese conto della presenza del grande principe che tossicchiò e stropicciò i piedi per farsi sentire. La ragazzina si voltò lentamente e con un inchino offrì al principe un cestino di semi. Sul momento egli si sentì offeso da un dono così umile, ma poi accettò il cestino. Quella notte il principe dormì con il cestino di semi vicino al cuscino. Al risveglio mormorò: "Seminare non è lavoro da principi ma è sempre meglio che combattere". 

PAROLA DI DIO: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26,14-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

 

“UNO DI VOI MI TRADIRA’”.

Gesù aveva già annunciato che “il Figlio dell’uomo dovrà molto soffrire, essere tradito (consegnato) nelle mani degli uomini ed essere crocifisso”, ma adesso “è giunta l’ora”, e l’ora di Gesù prende l’avvio dalla sua donazione totale a Dio per noi. Nel vangelo sono quasi contemporanee due domande: “Dove vuoi che prepariamo per la Pasqua?” nella quale Gesù donerà sé stesso, e “quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?” cioè Gesù che accetta di essere ‘consegnato’ per diventare l’Agnello Pasquale immolato per noi. In quella cena convergono il servizio (Gesù che lava i piedi) e il potere del denaro (trenta denari per il Figlio dell’uomo), la gioia più profonda (pane e vino donati, benedetti, consumati per la nostra salvezza) e la tristezza di un cuore incompreso, tradito.

Penso che in qualche modo ciascuno di noi lo ha sperimentato: ami una persona, ti metti gioiosamente al suo servizio, condividi con essa quello che hai e poi scopri che la tua amicizia è incompresa, il tuo servizio utilizzato per quanto può rendere in denaro e potere, scopri che le tue parole sono volutamente travisate, che tu sei venduto per niente. E non ti consola neanche il pensiero che come hanno tradito te tradiranno altri perché stanno tradendo sé stessi.

Gesù ama Giuda, ama tutti i dodici ma vede la loro debolezza e paura e sa che il tradimento, l’abbandono arriverà in un modo o in un altro da parte di tutti e nonostante questo li amerà ancora, ma prova tutta la delusione di non essere capito nel suo amore. E’ inutile ‘cercare il colpevole’, Giuda è troppo mio fratello per giudicarlo, ha troppe caratteristiche simili alle mie per cui non mi sento talmente sicuro di non fare come ha fatto lui. Anzi è meglio che giudichi di più me stesso, infatti quante volte ho detto: “Signore, ti amo con tutto il cuore” e poi per un po’ di denaro, per un po’ di gloria, per un gradino in più nel mio posto di lavoro… “non tradirò mai un fratello: sono fedele” e poi quante volte cambiando l’aria sono cambiate le amicizie, le ‘fedeltà’ agli ideali e alle persone. Chiedo solo al Signore di non far mancare almeno un po’ di luce nel momento della tentazione e un po’ di luce nel momento del peccato perché la disperazione non abbia il sopravvento ma il pensiero della misericordia crocifissa faccia nascere la nostalgia del ritorno a casa.

 

 

GIOVEDI’ 9 APRILE: GIOVEDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SERVO, FRATELLO, PANE DI VITA, AMORE ETERNO....

 

HANNO DETTO: È più facile essere un eroe che un galantuomo: eroi si è una volta tanto, galantuomini si dev'essere sempre. (Luigi Pirandello)

SAGGEZZA POPOLARE: La differenza tra la valigia e la vita? La valigia più è piena e più pesa. La vita più è piena e meno pesa.

UN ANEDDOTO: Durante un viaggio verso il tempio di Hosaka, il Maestro Tezui fu bloccato da un bandito mongolo. Tezui non si spaventò in seguito alla minaccia del bandito: "Dammi tutti i tuoi averi se vuoi salva la vita!". Il maestro fece un passo in avanti e allargando le braccia disse: "Prendi pure...", "Vuoi forse morire?" chiese il mongolo. Tezui rispose serafico: "Io ti sto offrendo tutti i miei averi: me stesso. Ora tu mantieni la promessa, e lasciami salva la vita".

PAROLA DI DIO: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni 

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

 

“AVENDO AMATO I SUOI CHE ERANO NEL MONDO, LI AMÒ FINO ALLA FINE.”

L'ultimo atto inizia qui, con questa Cena che è la presenza del Signore. Lui desidera ardentemente celebrare e mangiare la Pasqua con noi: il suo cuore è pieno di amor di Dio ed è pieno di misericordia per noi. E Gesù compie, a conclusione di tutto ciò che ha detto e fatto, un gesto che nessuno, sarebbe riuscito a immaginare: si consegna e si abbandona nelle nostre mani e nelle mani di quelli che lo uccidono. I suoi non sono soltanto bei discorsi, vuote parole! Il gesto della morte in croce è definitivo, inequivocabile: non può essere interpretato, ma solo accolto. Gesù sta per vivere l'amore fino al paradosso del tutto, come più volte ha predicato. In questo gesto, ci dice: "Proprio perché non hai compreso che ti voglio bene, l'unico modo per farti capire quanto mi sei prezioso, è che il mio amore diventi sangue versato, dono totale." Gesù sceglie di donarsi a ciascuno di noi in un modo semplice, povero, scandaloso. Anche in questo Gesù accetta ancora una volta il rischio dell'incomprensione. Ancora oggi si consegna. Nelle nostre Eucaristie spesso abitudinarie, ridotte a rituale, senza fede, affrettate, Gesù accetta di non essere capito! E Giovanni ci dice il suo amore e il suo servizio per noi con l’altro grande segno, quello della lavanda dei piedi. Ecco come traduce in preghiera questo gesto il grande Sant’Ambrogio: “Il mio Signore depone la veste, si cinge di un asciugatoio, versa dell'acqua nel catino e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi; non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele dice: “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”. Vieni, Signore Gesù, deponi la veste che hai indossato per me. Spogliati, per rivestirci della tua misericordia. Cingiti di un asciugatoio, per cingerci con il tuo dono, che è l'immortalità. Metti dell'acqua nel catino, e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo; non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell'anima. Voglio deporre tutta la lordura della nostra fragilità.

Quanto è grande questo mistero! Quasi fossi un servitore lavi i piedi ai tuoi servi, e come Dio mandi dal cielo la rugiada. Voglio lavare anch'io i piedi ai miei fratelli, voglio osservare il comandamento del Signore. Egli mi comandò di non aver vergogna, di non disdegnare di compiere quello che lui stesso aveva fatto prima di me. Il mistero dell'umiltà mi è di vantaggio: mentre detergo gli altri, purifico le mie macchie”.

 

 

VENERDI’ 10 APRILE: VENERDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

       

TI SALUTO O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL REDENTOR, LODE, GLORIA, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA E OGNI CUOR.

 

HANNO DETTO: Tutti i vizi di tutte le età e di tutti i paesi del globo riuniti assieme, non eguaglieranno mai i peccati che provoca una sola campagna di guerra. (Voltaire)

SAGGEZZA POPOLARE: Non esiste cactus tanto irto di spine da non avere un posto per un bocciolo di fiore.

UN ANEDDOTO: Una volta, dopo una conferenza, un uditore si alzò e disse all'oratore: “Lei parla come i fari della mia macchina!”. Il conferenziere gli rispose: “Non capisco cosa vuol dire: potrebbe spiegarsi meglio?”. “Voglio dire che le sue parole abbagliano e spengono le vostre lampade a petrolio”.

PAROLA DI DIO: Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18,1-19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

LÀ DUNQUE, POICHÉ ERA IL GIORNO DELLA PARASCEVE DEI GIUDEI E DATO CHE IL SEPOLCRO ERA VICINO, POSERO GESÙ.

Col sigillo della pietra termina il racconto della passione di Gesù, la tomba viene chiusa, il sangue è stato versato sino in fondo, tutto è compiuto. Tutto quello che si poteva soffrire Gesù l’ha sofferto, ha addirittura provato l’inconcepibile impressione di essere abbandonato dal Padre. Non c’è dolore umano che lui non abbia preso su di sé. Tutto ciò che di brutto ci potrà capitare nella vita Gesù l’ha attraversato, l’ha fatto suo. Non saremo mai più soli, nemmeno nella situazione più imprevedibile. Il crocifisso sarà il mio riferimento, la mia consolazione, la risposta ogni volta che mi sentirò deriso, scartato, oggetto di menzogna, accusato, tentato, tradito, svalutato, incompreso, sospettato, angosciato, impaurito dal futuro, inascoltato, impotente, lontano da Dio, orfano, stanco, illuso, fallito, incapace, arido, fragile, disorientato, malinconico, inutile, incerto, strano. Sotto qualsiasi forma il dolore mi visiterà potrò scoprire il volto amico e radioso di Dio.

 

 

SABATO 11 APRILE: SABATO SANTO   -   VEGLIA PASQUALE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

"QUESTO È IL GIORNO CHE HA FATTO IL SIGNORE. ESULTIAMO INSIEME, ALLELUIA”

 

HANNO DETTO: Alcuni non cercano la verità perché hanno paura di trovarla. (San Massimiliano Kolbe)

SAGGEZZA POPOLARE: Abitualmente si dice: “Finché c'è vita, c'è speranza”. Molto meglio sarebbe dire: “Finché c'è speranza, c'è vita”.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un asino che pascolava in un prato. Ad un tratto si accorse di un lupo che aveva intenzione di assalirlo. Allora fece finta di zoppicare. Il lupo gli si accostò e volle sapere la causa per cui zoppicava. L'asino gli disse: “Camminando, ho messo il piede su un cespuglio spinoso. Ora ti prego di togliermi la spina, altrimenti potresti pungerti mentre mi mangi!». Il lupo si lasciò convincere: sollevò la zampa dell'asino e si mise ad osservare attentamente il piede. Mentre era tutto assorto nell'osservare, l'asino gli sferrò un potente calcio che gli fece saltare tutti i denti. Così malconcio, il lupo se ne andò.

PAROLA DI DIO: Veglia Pasquale: Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4; Ez 36,16-17a.18-28; Rm 6,3-11; Sal 117; Mt 28,1-10

 

VANGELO Mt 28,1-10

Dal vangelo secondo Matteo

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Parola del Signore

 

“NON È QUI”.

Come le pie donne sovente anche noi andiamo a cercare Gesù nel posto sbagliato. I cristiani per quel sepolcro vuoto hanno fatto le guerre, ma Gesù non è lì.

Certe nostre riunioni parrocchiali che sanno di conventicole segrete, dovrebbero essere per qualcuno il meglio della presenza del Signore ma Gesù non è lì perché quelle persone non sono riunite nel suo nome ma in nome di interessi personali.

Certe celebrazioni sfarzose, piene di preghiere e canti altisonanti ma che non portano alla carità e alla concretizzazione dell’amore di Cristo per i poveri, ci gridano: Cristo non è qui! perché Egli è là dove è il povero, il sofferente, l’operatore di giustizia e di pace...

Cristo non è nella tua preghiera stantia, piena di verbalismo e di abitudine dove tu pure stenti ad incontrarti con te stesso. Cristo non va cercato nella tomba: “Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi”

 

 

DOMENICA 12 APRILE: DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO È RISORTO, ALLELUIA!

 

HANNO DETTO: Quando sono vicina al Tabernacolo, non so dire che una sola cosa al Signore: "Mio Dio, voi sapete che io vi amo”. E sento che la mia preghiera fa piacere a Gesù. (Santa Teresa di Gesù Bambino)

SAGGEZZA POPOLARE: I virtuosi camminano, i sapienti corrono, gli innamorati volano.

UN ANEDDOTO: Federico II fu un grande imperatore, interessato non solo al potere, ma anche al sapere. Era così curioso che voleva venire a conoscere con quale lingua incorporata nascessero i bambini: se con la lingua ebraica oppure con quella latina, secondo quanto si pensava a quei tempi. Allora radunò una ventina di neonati, li fece rinchiudere in una stanza e ordinò alle nutrici di portar loro tutto il cibo necessario, senza però dire mai la benché minima parola! La conclusione fu triste: i bambini non iniziarono a parlare né in ebraico, né in latino, ma morirono tutti! La curiosità è uno dei nostri privilegi più grandi che ci ha sempre fatto progredire! Però tutto ha un limite invalicabile: la persona umana!

PAROLA DI DIO: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9

 

Vangelo Gv 20, 1-9

Dal vangelo secondo Giovanni 

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

“E VIDE E CREDETTE”

Pasqua è la festa dei salvati, la festa di noi, che un giorno abbiamo aderito alla sua chiamata per mezzo del sacramento del battesimo. Questo sacramento comporta il “morire e risorgere” ogni momento. Rinunciare ai propri comodi e ai propri spazi per l’altro, è morire e risorgere; sforzarsi di accettare e condividere gioie e dolori con i fratelli, è morire e risorgere; perdonare le offese, le incomprensioni e i torti subiti sul lavoro, è morire e risorgere; pensare prima al bene della famiglia che al proprio, accettare le povertà di ciascuno, è morire e risorgere; riuscire a prevenire l’altro, in famiglia, e a ricercare prima la sua gioia piuttosto che pensare a soddisfare i propri istinti, è morire e risorgere; scegliere di essere famiglia aperta ai figli e solidale nel servizio anche agli altri, è morire e risorgere. Questa è la strada che ci porta, come i discepoli e le donne, a quella tomba, e anche noi la troveremo vuota... La vita, quella che si nutre dell’amore vero, non muore mai. È questa la gioia che nessuno ci può togliere e che ci dà la forza di riconoscerlo nei gesti quotidiani, di “essere testimoni dell’amore di Dio nel mondo”.

 

 

LUNEDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI IL VIVENTE.

 

HANNO DETTO: La vita del corpo è l'anima, ma la vita della fede è la carità. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Mentre il cane si gratta, la lepre scappa.

UN ANEDDOTO: Una volta un signore ritornò al negozio in cui aveva fatto acquisti. Disse al commesso: «Scusi, stamattina vi ho dato un biglietto da cinquanta, euro, ma vi siete sbagliati nel darmi il resto». Il commesso: «Mi spiace, signore! Doveva dirlo subito, ora è troppo tardi...!». Il cliente: “Me ne sono accorto solo adesso. Comunque, per me va bene così! Ero venuto a restituirvi i dieci euro in più che mi avete dato.”

PAROLA DI DIO: At 2,14. 22-33; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28,8-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore

 

“ABBANDONATO IN FRETTA IL SEPOLCRO, CON TIMORE E GIOIA GRANDE, LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI SUOI DISCEPOLI. ED ECCO GESU’ VENNE LORO INCONTRO.”

Non so se ci avete mai pensato, ma il Vangelo, la Buona notizia di Dio che non solo non si è dimenticato degli uomini ma si fa uomo per salvarli, viene fatta per prima ad una donna, Maria.

La notizia della risurrezione, di Gesù che viene ridonato, della conferma e accettazione dell’operato del Messia da parte di Dio, della sconfitta della morte di nuovo viene donata per prima a delle donne. Nel primo annuncio viene chiesto a Maria un atto di fede e di adesione all’opera di Dio, a queste donne viene chiesto di essere le prime apostole testimoni della risurrezione da annunciare anche agli apostoli. È la pedagogia amorevole di Dio. Gli uomini hanno ristretto il ruolo della donna, i religiosi, specialmente quelli celibi, l’hanno vista da una parte come oggetto di desiderio e dall’altra come fonte di male; il mondo, maschilista, che è andato avanti sia materialmente che nella sua interiorità grazie alla donna, l’ha relegata in un ruolo subalterno ed ha sorriso dei suoi presunti limiti… Gesù invece si rivolge alle donne riscoprendo e soprattutto invitandoci a riscoprire i valori profondi racchiusi nel cuore femminile. La sua non è una lotta di appoggio al femminismo e alle sue rivendicazioni. Per Gesù la vera emancipazione femminile non è riuscire a recuperare una parte di potere nei confronti dell’uomo. Per Gesù il potere è servizio, sia per l’uomo che per la donna. Gesù vuole farci capire che ciascuno di noi con i suoi doni specifici ha un ruolo importante nel Regno di Dio. Il Risorto, quando apparirà agli apostoli e ai discepoli dovrà faticare non poco con quelle ‘teste dure’ per far loro capire che in Lui si sono ‘compiute le scritture’, dovrà più volte ‘farsi toccare’, spezzare il pane, far vedere che mangia con loro, per portarli a credere. Le donne istintivamente, invece si buttano ai piedi di Gesù e lo abbracciano. Non che per loro sia più facile, infatti il Vangelo parla di timore anche per loro, ma certamente il loro rapporto con Gesù era più immediato ed anche più profondo. La Chiesa di oggi ha fatto qualche piccolo passo nello scoprire i valori della donna che, tra l’altro, è la componente più numerosa di essa, ma c’è ancora tanta strada da fare per svecchiarsi da certe idee preconcette, da certe paure di perdere posti e ruoli, da certi luoghi comuni e da legislazioni senza cuore e maschiliste.

 

 

MARTEDI’ 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

CHIAMAMI PER NOME, SIGNORE GESU'.

 

HANNO DETTO: Figli miei, Maria è la scala dei peccatori, la mia più grande fiducia, la ragione della mia speranza. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: La mente non può produrre la verità, la può solo trovare. (Dal film su Edith Stein "La settima stanza")

UN ANEDDOTO: Il poeta inglese Thomas Stearns Eliot aveva le idee chiare: «Il Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe valere dieci Ministeri degli Esteri!». A chi gli obiettava che l'insegnamento costa troppo, il presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln rispondeva: «Provate con l'ignoranza!».

PAROLA DI DIO: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

LE DISSE GESÙ: DONNA PERCHÈ PIANGI? CHI CERCHI?

Maria Maddalena piange. Ha pianto ai piedi della croce con Maria, la mamma di Gesù. Ha pianto quando hanno deposto il corpo di Gesù in una tomba. Piange ora, ancor di più, perché le sembra che sia stato fatto I’ ultimo disprezzo a quell’uomo buono che ha capito il suo amore. E queste lacrime le riempiono talmente gli occhi che non riesce a vedere e scoprire il Cristo vivo davanti a lei. Ma Gesù la chiamerà per nome e allora riconoscerà il “Maestro buono”. Qualche volta i nostri occhi sono talmente pieni di lacrime, di desolazione, di dolore, di sofferenze fisiche e morali che la speranza sembra morte. Ancora i nostri piedi vagano alla ricerca di un qualcosa che non vuol morire ma i nostri occhi a volte non ci permettono di vedere. Occorre essere chiamati per nome. E Dio, il Padre buono, il tuo nome lo conosce da sempre. È scritto nel suo cuore ed egli lo pronuncia per chiamarti alla fede, per asciugare le tue lacrime, per riempire il tuo cuore di gioia.

 

 

MERCOLEDI’ 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

                

SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO, GESU' NEL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO.

 

HANNO DETTO: Come si impara a camminare camminando, così si impara ad amare amando. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: La vita è come un pianoforte che ha un tasto nero ogni due bianchi.

UN ANEDDOTO: A proposito dell'educazione dei giovani si racconta che quando nel 70 d.C. l'imperatore romano Tito invadeva il tempio di Gerusalemme, lo distruggeva e deportava la popolazione, molti si chiedevano: “Dove si è nascosto Dio? Vi è un luogo in cui la sua presenza è più necessaria?”. Un saggio rispose: “Sì! Dio sta insegnando l'alfabeto ai bambini”.

PAROLA DI DIO: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24,13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“ERANO IN CAMMINO”

La strada verso Emmaus è indubbiamente anche la strada della nostra esistenza, segnata dal dubbio, dalla delusione, dalla ricerca di senso, ma anche da una misteriosa presenza che irrompe, prima con discrezione, poi con sempre maggiore pienezza: è il Risorto. I contrassegni di questa presenza sono gli stessi oggi come ieri, identifichiamoli: non si può incontrare a comando, è lui che prende l’iniziativa di raggiungerci; è qualcosa di “normale”, cammina con noi senza sconvolgere rumorosamente la quotidianità, eppure la cambia dal profondo; getta luce sulla Parola, ne fa capire la logica soprannaturale che la anima; diventa visibile nel dono dell’Eucaristia; riempie il cuore di gioia, ma rimane ineffabile, “sparisce”, non si lascia definire. I due discepoli ci mostrano come fare per godere di lui: per strada lo accolgono con semplicità, lo ascoltano a cuore aperto, lo pregano di indugiare con loro, trasmettono la loro gioia ad altri.

 

 

GIOVEDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI A NOI, CROCIFISSO RISORTO!

 

HANNO DETTO: Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, e al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto. Questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile. (Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.) filosofo greco)

SAGGEZZA POPOLARE: Nella vita si possono avere solo due o tre occasioni per essere eroi, ma abbiamo tutti i giorni per dimostrare di non essere vili.

UN ANEDDOTO: Un giorno un pastore guidava un branco di pecore, quando si trovò a passare vicino ad un pozzo circondato da un basso muricciolo. Una pecora corse da quella parte e, credendo di saltare un ostacolo, precipitò nel pozzo. In un batter d'occhio, dietro a quella sbadata presero la rincorsa due altre, poi tre, poi tutte. Inutilmente il pastore: gridando e piangendo, si affannava a sbarrare la strada alle pecore che sembravano diventate matte. Niente da fare: una dopo l'altra, tutte caddero nel pozzo. Alla fine il pastore. Scimmiottare gli altri, è perdere sé stessi.

PAROLA DI DIO: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48 

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

“STUPITI E SPAVENTATI CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”.

Nella vita è molto facile confondere la realtà con i fantasmi. Quanti esempi quotidiani abbiamo di questo: c’è gente che dà più credito ad un oroscopo di quanto dia credito alle persone che vivono con loro. I vari fitness e il trucco valgono più della realtà e vedi spesso andare in giro dei “fantasmi di bellezza” che se li avessi visti al mattino appena alzati saresti fuggito inorridito, spesso dietro pellicce o abiti sontuosi che sembrano indicare la massima rispettabilità o dietro incarichi “al massimo livello”, scopri cadaveri ambulanti o persone arriviste che sono state messe a ricoprire ruoli importanti proprio perché sono cretine. E non è forse facile prendere per oro ciò che non è, giocare la propria vita su cose che sono passeggere e lasciarsi sfuggire l’essenziale…? Anche gli apostoli, che pur avevano avuto esperienza diretta di Gesù, spesso cadono nel tranello dei “fantasmi”. Gesù che cammina sulle acque per venire loro incontro è un “fantasma” che mette terrore, Gesù trasfigurato sul Tabor fa parlare a sproposito perché Pietro “non sapeva quel che diceva”. Gesù trasfigurato dal dolore nell’orto degli ulivi non ha diritto neanche ad un momento di condivisione e di preghiere perché “i loro occhi erano appesantiti dal sonno”, il Risorto viene scambiato per un fantasma anche se i discepoli già avevano avuto la testimonianza della tomba vuota, di Maria Maddalena… E anche la formalità delle  religioni spesso ci aiuta a credere che Gesù sia un fantasma: un battesimo ricevuto per tradizione senza un minimo di impegno da parte dei genitori è il modo per convincersi che Dio sia un fantasma a cui bastano pochi riti per tenerlo buono, una Eucarestia che è diventata un rito senza la certezza che quel pane sia il Cristo vivente che viene a sostenere il mio cammino, è ridurre il dono più grande ad un fantasma, una predicazione senza convinzione, un sacramento della Confessione solo come lavanderia a gettone, una testimonianza senza gioia sono fantasmi di Gesù.

Gesù non è un fantasma e mi piace il modo concreto con cui Gesù lo dimostra: “Toccate le mie ferite!”

Gesù, il risorto è il Crocifisso. La risurrezione non ha cancellato la crocifissione. Chi vuole seguire Gesù e non un fantasma, deve sapere che è certa la risurrezione, ma anche che non ci viene cancellato il fatto che per giungervi bisogna passare attraverso la crocifissione.

 

 

VENERDI’ 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, IL PANE; UN CIBO SEI PER NOI.

 

HANNO DETTO: Siamo così abituati a camuffarci agli occhi degli altri, che alla fine ci camuffiamo ai nostri stessi occhi. (La Rochefoucauld)

SAGGEZZA POPOLARE: Troppe volte gli uomini si comportano con la vita come fanno con la pioggia: aspettano che finisca.

UN ANEDDOTO: Una volta un anziano monaco disse ad un mercante: “Il pesce muore sulla terra ferma, così tu morirai quando rimarrai impigliato nel mondo. Il pesce deve tornare nell'acqua e tu devi tornare allo Spirito!”. Il mercante rimase stupefatto; “Stai dicendo che devo abbandonare i miei affari ed entrare in un monastero?”. L'anziano monaco rispose: “Assolutamente no. Ti sto dicendo di rimanere aggrappato al tuo lavoro ed entrare nel tuo cuore!”.

PAROLA DI DIO: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21,1-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore

 

“GESÙ DISSE LORO: “VENITE A MANGIARE”.     

Un Gesù risorto che si fa cuoco per dare da mangiare ai suoi amici! Ma i proprio facendo così che Gesù vuoi convincere gli apostoli che la sua risurrezione non è solo un fatto straordinario, miracoloso, ma i anche la realizzazione dell’amore fraterno. Questi pescatori che per due volte sono stati pescati da Gesù (la vocazione ed ora la riconferma) sono chiamati a vedere in Gesù non solo il risorto ma anche colui, che proprio in virtù della sua risurrezione chiama alla fratellanza, alla compartecipazione, alla solidarietà. Quante volte la nostra Chiesa dovrebbe essere uno stare insieme più che un insieme di riti, di teologie, di parole. Dovremmo al, di là di tutte queste cose riuscire ancora a mettere insieme un po’ di pane, un po’ di pesce intorno al fuoco preparato da Gesù.

 

 

SABATO 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: I desideri soddisfatti, come l'acqua salata, fanno venire più sete. (Jetsun Milarepa (1052 - 1135) Uno dei più famosi yogi tibetani)

SAGGEZZA POPOLARE: La vita è come un libro, più si va avanti e più si capisce la trama.

UN ANEDDOTO: Il generale Arthur Wellesley, duca di Wellington, il vincitore di Napoleone a Waterloo (1815), un giorno volle tornare in Inghilterra per rivedere il collegio militare dove aveva studiato. Quando nell'aula più grande ebbe davanti a sé tutti gli allievi militari, disse: “Guardate, qui è stata vinta la battaglia di Waterloo!”.

PAROLA DI DIO: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16,9-15

Dal vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore

 

“ESSI, UDITO CHE ERA VIVO E CHE ERA STATO VISTO DA LEI, NON CREDETTERO.”

Per due volte i discepoli di Gesù ricevono l’annuncio della resurrezione e ogni volta non credono. C’è dell’ironia in tutto questo: coloro che sono stati chiamati dal Signore Gesù per annunciare la sua Buona Notizia sono i primi a non accoglierla quando viene annunciata a loro!

In realtà non c’è da essere troppo sorpresi…in fondo, in queste poche righe c’è la storia di ognuno di noi. Quante volte non abbiamo riconosciuto la voce del Signore che ci chiamava?

Quanti annunci sono caduti nel vuoto? Per fortuna il Signore non si stanca di rivolgerci la sua Parola, anzi, grida sempre ancora più forte. Chiediamo al Signore di aiutarci a distinguere la sua voce dai rumori che abitano la nostra quotidianità.

 

 

DOMENICA 19 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA (A)

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO È IL GIORNO DI CRISTO SIGNORE, ALLELUIA. RALLEGRIAMOCI INSIEME, ALLELUIA!

 

HANNO DETTO: Il momento peggiore per un ateo è quando prova un sincero sentimento di gratitudine e non ha nessuno da ringraziare. (Wendy Ward) 

SAGGEZZA POPOLARE: Nuovo padrone, nuova legge.

UN ANEDDOTO: Una battuta del famoso statista Wiston Churchil: Secondo me non è necessario inasprire le pene per bigamia: Un bigamo ha due suocere e come punizione mi pare che basti.

PAROLA DI DIO: At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31 

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“OTTO GIORNI DOPO”

'Otto giorni dopo': la Pasqua è festa così grande che non basta un giorno; nella sua preghiera la Chiesa racchiude gli otto giorni tra la domenica di risurrezione e quella di oggi in un'unica grande settimana solenne: l'ottava di Pasqua, una settimana di 'alleluia'.

'Otto giorni dopo…venne Gesù' (cf Gv 20, 26); il Vangelo della seconda domenica di Pasqua è quello dell'apostolo San Tommaso, che da incredulo, prima di vedere Gesù risorto, diventa credente e fa la sua bellissima professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!".

È una consolazione per noi vedere come Gesù sostiene la fede debole ed incerta di Tommaso, uno dei Dodici; lo fa fermandosi in mezzo ai discepoli la sera della domenica di Pasqua, e ritornando in mezzo a loro l'ottavo giorno: è la domenica dunque, fin dal momento della risurrezione del Signore, il giorno nel quale Gesù sta con noi in un modo speciale, ci convoca insieme, ci dà la sua pace, la sua gioia, il suo Spirito Santo; e dice, ai discepoli allora, ed a noi oggi: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".

 

 

LUNEDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI LAMPADA AL NOSTRO CAMMINO.

 

HANNO DETTO: La superstizione, l'idolatria e l'ipocrisia percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a chiedere l'elemosina. (Martin Lutero)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno conosce le proprie possibilità finché non le mette alla prova.

UN ANEDDOTO: Una volta un barbagianni si innamorò di una civetta la quale, però, essendo civetta, faceva sorrisi e ammiccamenti a tutti: merli, fringuelli, passerotti... Sconsolato il barbagianni si sfogò col suo miglior amico. Questi gli disse: “Che vuoi? In questo mondo le civette saranno sempre civette, finché noi saremo i barbagianni che siamo”.

PAROLA DI DIO: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

 

Vangelo Gv 3,1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Parola del Signore

 

“UN UOMO DI NOME NICODEMO ANDÒ DA GESÙ DI NOTTE”.

Quest’uomo importante, un capo dei Farisei, va da Gesù di notte. Forse per non farsi vedere. Forse anche perchè c’è la notte dentro di lui. Ha intravisto delle luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. È un uomo di fede, aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se è notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c'è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza.

 

 

MARTEDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, QUANTE COSE NON SO... MA, SE VOGLIO HO TE CHE SEI TUTTO.

 

HANNO DETTO: «"Ben fatto" è meglio che "ben detto"» (Benjamin Franklin)

SAGGEZZA POPOLARE: Discussioni senza bersaglio, frecce al vento. (Proverbio Finnico)

UN ANEDDOTO: C'era una volta un rabbino che viveva poverissimo. Doveva accontentarsi del poco ricavato dalla vendita del latte della sua unica mucca. Ma pur essendo povero, aveva l'abitudine di mettere da parte, ogni settimana, alcune monete e distribuirle al sabato tra i poveri. Purtroppo, però, una volta, in una settimana, non riuscì a mettere da parte nulla. Allora, senza esitazione, portò la mucca al macello e distribuì la sua carne ai poveri. Quando la moglie si alzò al mattino e non vide la mucca, corse dal marito, gridando disperatamente: “La mucca è sparita!”. Il rabbino le disse, tranquillamente: “La mucca non è sparita: è salita al cielo!”.

PAROLA DI DIO: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo Gv 3,7-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore

 

“TU SEI MAESTRO IN ISRAELE E NON CONOSCI QUESTE COSE?”.

Chi sono i “maestri in Israele “di ieri e di oggi? Sono i cosiddetti maggiorenti della fede. Quanti “maestri di Israele” troviamo sul nostro cammino! Gente che si impalca a maestro, gente che ha sempre una risposta sul come dovrebbero comportarsi gli altri, ignoranti saccenti che perché hanno rapinato da pappagalli una laurea pensano di essere gli unici a capire il mondo e la vita. E più sali nella società delle ‘persone bene’ e del denaro trovi ignoranti e povere persone che si credono di essere dottori, maestri, teologi. Per essere “Maestri di Israele” o Maestri della fede, della preghiera, della Chiesa, non basta aver studiato, sapere un sacco di Teologia, di ascetica o di quelle altre grosse parole che spesso invece di far accogliere meglio il Vangelo lo nascondono, non basta neppur aver acquistato un qualche grado nella scala gerarchica della Chiesa per essere al sicuro sia da un punto di vista intellettuale che vitale della salvezza. Gesù invita Nicodemo all’umiltà e alla ricerca vera. Gesù in fondo sembra dire a me e a voi: “Anche se hai studiato un po’ di Bibbia , anche se credi di sapere tutto di fede e di religione, anche se vai a Messa ogni domenica… se non cerchi la vera Sapienza, se non ti lasci guidare dallo Spirito Santo, se non metti Me e l’uomo al primo posto, sarai magari un maestro di fede, ma non un uomo di fede, sarai magari uno che dice preghiere, ma non un uomo di preghiera, potrai addirittura essere un religioso ma rischi di essere ateo se non hai Dio nel cuore”.

 

 

MERCOLEDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', MIO TUTTO, GRAZIE!

 

HANNO DETTO: «Ci inaridisce la mancanza di curiosità.» (Pound)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bambino udendo due parole contraddittorie non saprebbe seguire una buona strada. (Proverbio del Mali)

UN ANEDDOTO: Lo psichiatra Eugenio Borgna racconta: “Una mia paziente rifiutava il cibo. Stava male. Riprese a mangiare quando trovò una rosa rossa accanto al piatto di riso”.

PAROLA DI DIO: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3,16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”.

“Signore io non riesco a conoscere me stesso, non riesco a conoscere a fondo gli altri, come posso presumere di conoscere te che sei l’eternità, la verità, l’immenso?”.

Eppure Dio lo puoi conoscere perchè si è rivelato e si rivela. Ha parlato e parla attraverso la creazione. Si è rivelato potente liberatore e pastore lungo la storia sacra, sì e rivelato soprattutto attraverso Gesù. Guardare a Gesù è vedere il Padre. Come Gesù, il Padre e lo Spirito amano gli uomini e li vogliono salvi. Come Gesù, Dio è esigente e misericordioso, lento all’ira e pieno di misericordia, verità infinita e tenerezza, amore e gioia, potenza e dolcezza, pazienza e fedeltà. “Signore, allora posso conoscerti! Basta guardare il Vangelo, basta scoprire i lineamenti di tuo Figlio, basta vedere ciò che lo Spirito ha operato in Lui e in noi, basta riconoscerti nei mille volti dei fratelli in cui ti identifichi”.

 

 

GIOVEDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI DIO E MI AMI.

 

HANNO DETTO: È una vera follia pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Molti pochi fanno un assai.

UN ANEDDOTO: Gli africani dicono: «Un albero che cade in acqua non diventa un coccodrillo». Certo, l'ambiente conta! Ma conta ben più l'uomo. Si può morire a Sant'Elena, senza essere Napoleone nessuno, oggi, conoscerebbe l'oscuro borgo di Barbiana (settanta abitantil) se non vi fosse passato un grande come don Milani!

PAROLA DI DIO: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3,31-36

Dal vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA.”

Dio ha dato tutto a Gesù. Chi è Gesù per te? È il personaggio del mito religioso? è uno che è passato nella storia ed ha detto qualcosa per poi finire male? O è quel Figlio di Dio che dice dì essere?

Se incontri Gesù personaggio, può essere attraente: ha delle scene di prima grandezza: la cacciata dei venditori dal tempio, la moltiplicazione dei pani... Se incontri Gesù profeta hai delle frasi da stampare nella pietra. Se incontri Gesù mito, ti trovi davanti a miracoli simbolici. Ma se incontri Gesù Figlio di Dio che Egli ama, allora cambia tutto: le sue non sono semplici parole; i suoi non sono semplici gesti; la sua chiamata non riguarda solo pescatori o gabellieri, quel Gesù chiama te e come Figlio di Dio ti ricorda un Dio che al di là di essere lontano e sulle nubi è un Padre buono che non ti lascia mai solo.

 

 

VENERDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA' DI NOI UN DONO GRATUITO.

 

HANNO DETTO: Chi scambia la libertà con la ricchezza l'ha già svenduta. (P. Bichsel)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vuol trovare la strada della verità, si metta sulla strada del dubbio.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un mercante arabo, famoso per la bruttezza del viso e la sgradevolezza dell'aspetto. Sua moglie, invece, era molto graziosa. Un giorno disse al marito: “Sono proprio sicura che entreremo in paradiso, tutti e due”. Il marito le domandò: “Perché pensi così?”. La moglie rispose: “Perché tu guardi sempre la mia bellezza e ringrazi il Signore di questo. Io vedo la tua bruttezza e porto pazienza. Ora si sa che le persone riconoscenti, pazienti e tolleranti vanno sicuramente in paradiso!”.

PAROLA DI DIO: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore

 

“C’È QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI; MA CHE COS’È QUESTO PER TANTA GENTE?”.

Ci sono due modi diversi di metterci davanti alle necessità degli altri.

Il modo del ragioniere che fa calcoli, studia possibilità, si spaventa e lascia perdere e il modo di chi, pur sapendo l’esiguità del suo intervento, si tira su le maniche cominciando a fare quel che può nella speranza che altri facciano anche loro la loro parte. Ho sempre avuto molti dubbi su una Chiesa che si siede per ragionare e programmare. Non dico che non sia utile ma quanti meravigliosi documenti di annuncio del Vangelo o di servizio agli altri, frutto di sedute interminabili, sono finiti a prendere polvere nelle biblioteche mentre la fede cristiana continua a languire e i poveri continuano ad essere poveri?

Bisogna parlare, approfondire, ma intanto bisogna fare!

Sono solo cinque pani ma comincia da quelli! Se il Cottolengo o don Bosco avessero aspettato ad avere i soldi, i locali, il personale, oggi non ci sarebbe il Cottolengo e non ci sarebbero i salesiani.

 

 

SABATO 25 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, ALLELUIA.

 

HANNO DETTO: Chi cerca nell'amore quale premio solo la gioia dell'amore, troverà la gioia dell'amore. Chi invece cerca nell'amore altro che l'amore, colui perde l'amore e insieme la gioia dell'amore. (S. Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Donare vien dal cuore, non dalla ricchezza. (Proverbio della Tanzania)

UN ANEDDOTO: Una volta una trota, mentre stava friggendo in padella pensò tra sé e sé: “Non sarei qui se avessi saputo tener la bocca chiusa”. Quante volte si rimpiange di aver aperto troppo la bocca; ricordiamo il proverbio: “in bocca chiusa mosca non entra.”

PAROLA DI DIO: nella festa di San Marco: 1Pt. 5,5b-14; Sal 88; Mc. 16,15-20

 

Vangelo Mc 16,15-20 

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PROCLAMATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”.

Marco, riferendoci le parole che Gesù dice ai dodici ci fa capire che Lui si riferisce sia a loro che a noi. Quante obiezioni però possiamo fare al Signore: la non voglia, la paura, la delusione di tentativi precedenti non riusciti, il giudicare coloro a cui si dovrebbe andare evidenziando il negativo; il ridurre la parola di Dio per renderla più attraente, il pensare di non essere all’altezza del compito affidatoci... Sono tutte scuse per mascherare la nostra poca fede. Se è Cristo che ci manda è Lui stesso che ci dà la sua forza. E’ Cristo che passa, guarda, chiama, manda, sostiene. Se i risultati non saranno quelli che aspettiamo noi, saranno certamente quelli che si aspetta Lui. L’importante è non deludere la chiamata del Signore, anzi sentircene gioiosamente orgogliosi.

 

 

DOMENICA 26 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA (A)

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, CON TE STESSO CI NUTRI E CI SOSTIENI.

 

HANNO DETTO: Amare veramente significa fare della felicità degli altri la propria felicità. (Leibniz)

SAGGEZZA POPOLARE: Cosa ben donata non è perduta, ma guadagnata.

UN ANEDDOTO: Quando Mozart partì da casa, la madre gli lasciò questo ricordo: “Il tuo passo nella vita sia come quello dello sci sulla neve: imprime l'orma ma non la sporca”.

PAROLA DI DIO: At 2,14a.22-23; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DISCEPOLI DI GESU’ ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS”.

Il racconto dei discepoli di Emmaus oltre ad essere una parabola del nostro camminare con Gesù e del suo camminare con noi, può anche essere letto come il vivere l’Eucaristia. Arriviamo spesso alla Messa domenicale con le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà, magari con l'anima pesante e chiusa, proprio come i due discepoli di Emmaus. E ci accoglie la liturgia della parola: Gesù ci spiega le Scritture. Senza la sua parola noi rimaniamo come ciechi, non capiamo niente. Ma se, incominciando da Mosè e dai Profeti, ci spiega in tutte le Scritture quello che si riferisce a lui, i nostri cuori ardono e i nostri occhi sono illuminati. Poi viene la seconda parte della Messa, la liturgia eucaristica, il sacrificio: Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e ce lo distribuisce. “Ed ecco si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”. Luca ci narra un fatto che è avvenuto, non solo, ma che si riferisce a tutti i cristiani e li invita a riconoscere il Cristo “spezzando il Pane”, cioè nell'Eucaristia, che è veramente la presenza di Cristo risorto in mezzo a noi. La Messa è certamente il memoriale del suo sacrificio, ma è nello stesso tempo la sua presenza viva, per comunicarci la sua vita nuova. È Cristo risorto che si dà a noi. È risorto perché ha sofferto e ha rinnovato l'uomo con il suo sacrificio: per questo può farci vivere con lui in novità di vita. Tutto il mistero pasquale si rinnova nella Messa. Domandiamo al Signore la grazia di una fede viva nella sua presenza nella Messa: lui è nella sua parola, lui è nella Eucaristia, con il suo corpo risorto che conserva gloriosi i segni della passione.

 

 

LUNEDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

COME UNA CERVA ANELA AI CORSI DELLE ACQUE COSI' LA MIA ANIMA ANELA A TE, GESU'

 

HANNO DETTO: È più facile consigliare di sopportare che sopportare. (Robert Browning)

SAGGEZZA POPOLARE: Domani è il giorno in cui i pigri hanno moltissime cose da fare.

UN ANEDDOTO: Una delle tante “leggende sulla figura dei santi racconta che un giorno la penna di San Francesco di Sales si spuntò da sola. Francesco prese la penna e se la accostò al cuore... e la penna riprese a scrivere. Il racconto è ben inventato perché è il cuore che fa riprendere a scrivere e a parlare.

PAROLA DI DIO: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore

 

“DATEVI DA FARE NON PER IL CIBO CHE NON DURA, MA PER IL CIBO CHE RIMANE PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARÀ.”

La folla era stata saziata dai pani miracolosamente moltiplicati da Gesù. Per questo la gente voleva incoronarlo re. Con lui come governante terreno avrebbero infatti risolto i loro problemi materiali… Ma la missione di Cristo non è governare regni terreni né, in primo luogo, soddisfare le necessità materiali. Egli è venuto per soddisfare la fame e la sete dell’anima: per liberarci dal peccato e dalla morte, per riconciliarci con Dio e aprirci la strada alla vita eterna. E tutto ciò non attraverso glorie umane e beni materiali, bensì offrendo sé stesso come dono per noi, nel suo mistero pasquale e nell’Eucaristia. L’opera di Dio, dice Gesù, consiste nel credere in colui che il Padre ha mandato. Soltanto la fede in Gesù può saziare la nostra fame di felicità e di salvezza eterna infatti come dice il Concilio Vaticano II: “Cristo è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, e la pienezza delle loro aspirazioni”

 

 

MARTEDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

COL TUO PANE DI VITA, SAZIACI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Non c'è amore sprecato. (M. de Cervantes y Saavedra) 

SAGGEZZA POPOLARE: A chi batte forte si apron le porte.

UN ANEDDOTO: Una bambina di sei anni giocava sempre con un'amica inventata di nome Alice. Un giorno la nonna le chiese chi fosse Alice. La bambina rispose: è il nome della mia solitudine.

PAROLA DI DIO: At 7,51-8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA; CHI VIENE A ME NON AVRÀ PIÙ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRÀ SETE MAI”.

La mancanza di appetito è sempre un segno preoccupante per la salute fisica o morale di una persona. L’uomo nasce affamato: ha fame di sua madre, del latte che essa gli offre, di conoscenza, dell’affetto delle persone che lo circondano... Ha bisogno di essere amato e di amare. Va incontro alla vita portando con sé tutte queste fami. Gesù si presenta come il Pane della vita: non il pane che soddisfa una delle tante fami dell’uomo, ma che viene a dare una risposta totale e definitiva a tutte le fami dell’uomo. È Lui che dobbiamo cercare se vogliamo davvero saziarci.

 

 

MERCOLEDI’ 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU', E' VERA LIBERTA'.

 

HANNO DETTO: L'entusiasmo è per la vita quello che è la fame per il cibo. (Bertrand Russell)

SAGGEZZA POPOLARE: Alla povertà mancano molte cose, all'avarizia tutte.

UN ANEDDOTO: Un giorno un alunno domandò all'insegnate di religione: “Professore, perché Dio ha creato l'uomo per ultimo?”. L'insegnante rispose: “Dio ha creato l'uomo per ultimo perché se avesse messo su troppe arie qualcuno gli potesse ricordare che la zanzara era stata creata prima di lui”

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,5-2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“IL MIO GIOGO INFATTI È DOLCE E IL MIO PESO LEGGERO”.

Essere cristiani può essere estremamente difficile: perdonare, essere poveri, condividere, farsi prossimo, è un peso... È vero, se prendiamo l’osservanza dei comandamenti come un qualcosa che dobbiamo fare per essere a posto con Dio, è un peso; ad esempio se andiamo a Messa per il precetto troveremo duro trovare il tempo, se preghiamo al mattino e alla sera per essere osservanti ne sentiremo il peso. La perfezione definita dalla legge è un fardello troppo pesante per l’uomo debole e peccatore. Alla scuola di Gesù impariamo a portare un altro peso per mezzo di un giogo nuovo: si tratta di accogliere Lui come colui che ci libera, ci fa nuovi, ci porta gioia, allora anche i pesi diventano più leggeri, la preghiera è un momento di incontro gioioso, la Messa è un ascoltare Colui che ci parla e si fa pane del nostro cammino, la carità e il perdono, pur costandoci, ci assimilano a Gesù e ci danno gioia.

 

 

GIOVEDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO PER CRISTO, IN CRISTO, CON CRISTO.

 

HANNO DETTO: Il vero male non è quello che si soffre, ma quello che si fa. (Alessandro Manzoni)

SAGGEZZA POPOLARE: È meglio chiedere due volte che perdere la strada una volta.

UN ANEDDOTO: Una volta il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer si recò ai giardinetti della sua città. Il custode si incuriosì di un personaggio così strano e con molta gentilezza gli domandò: “Ma chi è lei?”. Il filosofo rispose: “Chi sono io? È una vita che cerco di scoprirlo!”.

PAROLA DI DIO: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6,44-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE VIVO, DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE, VIVRÀ IN ETERNO”.

Non è difficile paragonare la nostra vita ad un cammino, un pellegrinaggio. Anche la nostra esperienza ce lo insegna: si nasce piccoli e con lo sviluppo si diventa adulti; si nasce in un luogo ma non si è perpetuamente legati ad esso. Siamo dunque in “viaggio” e non sempre questo cammino è chiaro, senza difficoltà. Gesù si fa pane di vita per essere il “viatico”, pane per il cammino. Non possiamo andare a Dio senza Cristo. Ricevere l’Eucarestia è unirsi, assimilarsi a Cristo; è decidere di pensare come ha pensato Lui, mettere i nostri piedi nelle sue orme, agire come ha agito Lui.

     
     
 

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