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IL MOMENTO DELLA CATECHESI: IO CREDO  40

 

LA VITA ETERNA

   

Il credente che passa da questa all’altra vita riconciliato con Dio, entra nel possesso pieno e definitivo della vita eterna, cioè nel Paradiso. Appositamente si dice “possesso pieno e definitivo” della vita eterna, perché essa comincia già quaggiù, mediante la comunione di fede, speranza, carità con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il paradiso comincia già quaggiù nella vita di grazia. Dice S. Giovanni: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è” (1 Gv. 3,2).

 

UN FUTURO CERTO E MISTERIOSO

 

A proposito del Paradiso, ma anche delle altre realtà ultime (chiamate “novissimi”) quali il purgatorio, l’inferno, il ritorno di Cristo alla fine dei tempi, il giudizio particolare e quello universale, la Bibbia e la tradizione cristiana parlano servendosi di un ricco vocabolario di immagini e di simboli. Ecco qualche esempio: il regno della luce e il regno delle tenebre; il cielo e l’inferno; le nozze con l’agnello e l’esclusione dal banchetto; luce e fuoco divoratore; felicità e stridore di denti... Queste immagini e simboli non vanno intese in senso troppo materiale, né devono essere prese come una descrizione anticipata delle realtà future. Bisogna cercare inoltre di distinguere fra i contenuti essenziali e le forme letterarie con cui vengono espressi. Anche se noi cerchiamo di moltiplicare le immagini e i simboli, resta pur vero ciò che scrive S. Paolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in un cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor. 2,9). Lo stesso Paolo, parlando della vita futura, è di estrema sobrietà. Egli dice ad esempio: “E così saremo sempre con il Signore” (1Tess. 4,17); “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor. 15,28).

 

DIO E’ IL NOSTRO FUTURO

 

Facciamo attenzione a rappresentare le realtà ultime con dubbie immagini, a volte grossolane o a volte infantili. Colui che spera non spera nel paradiso come in un mondo fantastico, beato, proiezione di speranze, attese, mentalità storiche, ma spera in Dio, che in quanto lo si è raggiunto è il paradiso, cioè la realizzazione di tutte le aspirazioni dell’uomo. Detto in altro modo: il credente non ha paura dell’inferno, ma teme di non incontrare Dio: e appunto, questo è l’inferno. Le varie immagini relative al paradiso vogliono dire che esso consiste nella comunione definitiva con Dio; quelle relative all’inferno significano a loro volta l’esclusione da questa comunione.

 

L’INFERNO : IL RIFIUTO DEFINITIVO DI DIO

 

L’essenza dell’inferno è dunque la colpevole e definitiva esclusione dalla comunione con Dio amore. Ma siccome Dio solo è il definitivo compimento dell’uomo, l’inferno significa il dolore per la definitiva mancanza di senso e la disperazione riguardante la definitiva dannazione dell'uomo. L’inferno va dunque concepito come possibilità reale per l’uomo e non come semplice spauracchio per bambini: in tal senso vanno intese alcune parole dure di Cristo (Mt. 25,41- 46; Mt. 13,42-50). S. Paolo, a sua volta afferma con tutta chiarezza che esistono dei peccati che escludono dal regno di Dio (1Cor. 6,9—10; Gal. 5,20; Ef. 5,5). Le parole di Gesù e della Chiesa sulla reale possibilità dell’inferno non vanno prese come motivo per angosciarsi, e tanto meno per disperare, ma come inviti alla conversione, come ammonizioni circa la serietà della situazione umana e la dignità della nostra libertà, chiamata a scegliere tra la morte e la vita. L’inferno, a sua volta, non ci può piombare addosso come evento del tutto estraneo ma come logica conseguenza del nostro modo abituale di vivere ed agire. La mentalità popolare ha sempre associato al tema dell’inferno immagini tenebrose e orripilanti. Dominante è l’immagine del fuoco di cui anche Gesù parla nei vangeli. Come le altre immagini, anche il fuoco non deve essere inteso in modo materialistico, grossolano, né deve prestare il fianco a concezioni sadiche.

               

IL PURGATORIO UN DOLORE CHE PURIFICA

 

Fra le cose ultime che la Chiesa ci propone da credere c'é anche la realtà del purgatorio. E’ vero che nel Nuovo Testamento si possono individuare solo scarsissimi accenni al purgatorio, ma la preghiera per i defunti che la Chiesa ha esercitato sin dai primi secoli costituisce il vero e proprio fondamento della dottrina cristiana del purgatorio. Tale preghiera suppone che ai defunti sia concessa la possibilità di una purificazione e di una trasformazione per poter essere ricolmati completamente della beatitudine di Dio e che l’intera comunità cristiana è in grado di aiutarli tramite orazioni, elemosine, opere penitenziali e con la celebrazione dell’Eucaristia. Anche nel caso del purgatorio dobbiamo stare attenti nell’interpretare le immagini ad esso relative. Ad esempio, riguardo al fuoco e ad altri elementi solitamente associati alla situazione delle anime purganti. Non potrebbe questo fuoco essere Dio stesso che purifica o il desiderio stesso di essere con Lui, unito alla consapevolezza di non aver camminato ancora abbastanza per essere

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