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AGNESE

 

Santa, Vergine e Martire memoria liturgica il 21 Gennaio

 

Di Santa Agnese, come di molti martiri della Chiesa primitiva, si sa poco e ciò che si sa è sovente frammisto a leggenda. Ma dal culto che viene tributato a queste persone e dalle notizie pervenute si possono ricostruire alcuni tratti tipici della loro santità e del loro martirio. Il nome Agnese deriva dal greco e vuol dire “casta” ed è simile al nome latino di Agnus, cioè Agnello. Secondo la concorde tradizione era una bambina di 12 anni, quando venne martirizzata verso il 304, durante la persecuzione di Diocleziano.

S. Ambrogio, nel suo trattato “Sulle Vergini” ne racconta ed interpreta il martirio cosi:

“Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un’età così tenera! Ma certo assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all’inizio. Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro. Le fanciulle, sue coetanee, tremano anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le mani dei carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di che cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza all’altare degli dèi e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. Mette il collo e le mani in ceppi di ferro, anche se nessuna catena poteva serrare membra così sottili.

Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe si rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù. Tutti piangono, lei no. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora gustata, la doni come se l’avesse interamente goduta. Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l’età non poteva ancora essere arbitra di sé.”

La leggenda naturalmente immaginò un infelice insidiatore della sua purezza, nel figlio voqlioso del Prefetto di Roma. Agnese l’avrebbe respinto e perciò venne denunciata come cristiana, il Prefetto impose alla bambina di sacrificare, con le altre vergini, alla dea Vesta, oppure di entrare tra le rneretrici della città. Ma la piccola e intrepida Agnese ebbe più timore dell’idolatria che non della prostituzione, anche perché sapeva di poter uscire intatta e immacolata, dalla prova infamante. Spogliata, si rivestì dei lunghi capelli, manto regale della sua purezza. Condotta nel turpe luogo, nessuno osò insidiare la sua verginità. Una leggenda d’origine greca narra anzi che un uomo, più brutale degli altri, avvicinatosi alla fanciulla, cadde subito ai sui piedi, privo di vita. Dopo questo fatto, Agnese venne di nuovo interrogata dal Prefetto, in presenza del corpo inanimato dell’uomo. “Crederò a te e al tuo Dio — disse il giudice — se ridonerai la vita a quest’uomo.” Agnese allora, alzando gli occhi al cielo, implorò la vita per il suo attentatore, e al miracolo il Prefetto e molti con lui gridarono: ”Grande è il Dio dei cristiani!” Qualcuno però accusò la fanciulla di tenebrosa magia, e il martirio ebbe seguito. Continua ancora il racconto di S. Ambrogio:

“A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa non cedette. Stette ferma, pregò, chinò la testa. Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima un doppio martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la palma del martirio.”.

 

 

PREGHIAMO CON LA LITURGIA DI SANT’AGNESE:

Dio onnipotente ed eterno, che scegli le creature miti e deboli per confondere le potenze del mondo, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant'Agnese vergine e martire, di imitare la sua eroica costanza nella fede. Per il nostro...

 

 

LETTURE PROPOSTE DALLA LITURGIA

 

1^ Lettura Rm 8, 31-39

Dalla lettera ai Romani

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. Parola di Dio

 

Salmo 125 “Chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia”

 

Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia. R

 

Allora si diceva tra i popoli: “Il Signore ha fatto grandi cose per loro “

Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia. R

 

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. R

 

Nell'andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni. R

 

Vangelo Mt 13, 44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ala folla: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Parola del Signore

         
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