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GIUSEPPE

 

Santo Sposo di Maria memoria liturgica al 19 Marzo

 

Per tracciare con realismo una vita di S. Giuseppe bisogna con cura sfoltire tradizioni e leggende.

Le notizie bibliche su di lui risalgono unicamente ai vangeli dell’infanzia di Matteo e di Luca e ad alcune altre piccole citazioni dei sinottici. Daremo quindi prima queste indicazioni ed un tentativo di lettura teologica di questo santo, poi altre indicazioni meno attendibili prese dai vangeli apocrifi e poi in breve parleremo anche di alcune tradizioni popolari che riguardano la vita di questo santo. Il nome deriva dall’Ebraico lehoset che significa: “Dio accresca”, espressione felice di una donna sterile, Rachele, la quale, ricordandosi di lei il Signore con il concederle un figlio, espresse nel nome il desiderio di averne ancora.

 

1 — GIUSEPPE DISCENDENTE DELLA STIRPE Dl DAVIDE

Quando appare a Giuseppe, l’angelo gli rivolge l’appellativo: “figlio di Davide” (Mt. 1,20). E’ un richiamo profetico di enorme risonanza. Al di fuori del nostro passo, il titolo è riservato nei vangeli al solo Gesù (Mt. 1,1:9,27; 15,22; 20,30—31; ecc.). Nell’animo del lettore cristiano questo appellativo evocava le grandi profezie messianiche dell’Antico Testamento, soprattutto alcune fra le più arcaiche: 2 Sam. 7; Sal. 89; 132,13—18. Con la sua paternità, Giuseppe conferiva non solo l’onore (allora particolarmente apprezzato) di una stirpe antica e nobile e la purezza della discendenza ebraica (il cui valore presso gli Ebrei del tempo era sottolineato dal culto per le genealogie), ma soprattutto trasmetteva il titolo di “figlio di Davide”, intimamente congiunto con le aspettative messianiche. Solo mediante Giuseppe, Gesù divenne membro della famiglia davidica e poté esser dichiarato, in senso pieno, l’erede del trono di lui (Lc. 1,32), re d’Israele (Mt. 2,2; 21,5; 27,11; Mc. 15,2.9; Luca 23,3.37), e pertanto re universale (Gv. 12,15; 19,17—22; 18,33—37). Giuseppe costituisce uno di quegli anelli essenziali fra l’antico e il nuovo patto, un punto nodale della nostra storia salvifica, che non ci può lasciare indifferenti. Diversamente da Matteo, San Luca fa risalire la genealogia di Gesù, attraverso Giuseppe, sino al capostipite del genere umano; anzi sino a Dio, di cui Adamo è immagine e figlio (Lc. 3). La persona del Salvatore estende le sue radici nel più profondo del suolo umano; non appartiene solo a Davide e ad Abramo, ma a tutta l’umanità. Non è soltanto l’erede davidico e il vero “seme d’Abramo, ma è il lievito che trasforma tutta la stirpe umana. E’ fratello di ciascuno di noi, di ogni uomo sino alla fine dei tempi e, risalendo nel passato, fino alle oscurità più dense e più remote delle origini umane. Carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, egli appartiene all’umanità. Orbene, e ancora Giuseppe colui che accoglie Gesù nella grande famiglia umana, che gli impone un nome appena il bambino si stacca dalla madre, un nome onorato e significativo. Da Giuseppe, Gesù viene chiamato: Yeshu ben Yosef, divenendo in tutto simile a noi, tranne la colpa (Ebr. 4). Con questo nome che proclama la salvezza al mondo, Gesù diviene il nuovo Adamo, il progenitore della nuova creazione.(1Cor. 15).

 

2 — GIUSEPPE Dl NAZARETH

Nazareth era il paese che Giuseppe amava, il suo paese. Situata, su un’altura, pochissimo staccata dall’alta collina occidentale e disposta da Sud a Nord fino alla Sorgente detta della Vergine, ai tempi di Erode era abitata da contadini pastori, vignaioli, artigiani. Costruzioni basse alcune delle quali vere grotte scavate nella roccia, modesta vegetazione, forni scavati nella pietra, alcune sorgenti d’acqua alla periferia, un cielo azzurro e un sole che indurisce la pelle. A Nazareth c’era anche la Sinagoga, Gesù vi entrerà più volte e a trent'anni come predicatore. La Sinagoga si apriva il sabato e radunava molta gente. Nazareth era un paese molto religioso e senza dubbio non toccato dalla corruzione che regnava invece a Gerusalemme e nelle città più grandi lungo il mare.

 

3 — GIUSEPPE IL FALEGNAME

Il primo vangelo ricorda anche il mestiere di Giuseppe: tékton, cioè falegname, ma anche fabbro e carpentiere. Dalla attività del padre proviene quella di Gesù (Mc. 6; Mt. 13). Il lavoro di falegname era tramandato comunemente da padre a figlio. Questo genere di lavoro doveva rendere meno disagiato il mutamento di dimora per Giuseppe e la famiglia: Nazareth, Betlemme, Egitto, di nuovo Nazareth. Il fatto che Giuseppe, tornando dall’Egitto, vorrebbe fermarsi in Giudea, quindi a Betlemme mette anch’esso l’accento sulla disponibilità di lui di fronte a questo o a quel luogo. (Mt. 2).

 

4 — GIUSEPPE LO SPOSO DI MARIA

 

Seguiamo il racconto in Mt. 1,18—25: Giuseppe è fidanzato di Maria. All’epoca della concezione verginale, Giuseppe non conviveva con Maria sotto lo stesso tetto. La condizione dei due giovani è indicata, nei linguaggio del vangelo, col termine di “fidanzati”, emnesteu ménoi, (Mt. 1; Lc. 1). Ma già in questo momento la realtà della loro situazione giuridica corrisponde piuttosto a ciò che noi usiamo designare col termine di “sposi”. Il fidanzamento rappresentava per gli Ebrei di allora l’appartenenza della fidanzata al fidanzato, non diversamente da quanto accadeva per la sposa di fronte allo sposo. Si realizzava mediante il pagamento di una certa somma al padre della fidanzata sposa, da parte del fidanzato sposo: era data a compenso delle braccia della giovane, così preziose nella famiglia, e che sarebbero ormai venute a mancare. Con ciò il “fidanzato” diveniva il “signore” della “fidanzata”. Essa gli apparteneva, divenuta proprietà di lui (Gen. 20,3.7; Dt. 22,22). Il fidanzamento era già un atto pubblico di impegno al matrimonio; Maria si trova incinta per opera dello Spirito Santo.  Quali possono essere gli atteggiamenti di Giuseppe? 1° denunciare Maria: la condanna in questo caso era gravissima, (Deuteronomio (22,23—26) Giuseppe non sa nulla dell’origine di quella materni­tà. Certo egli non intende assolutamente denunciare Maria; non pensa in nessun modo di esporla a disonore di pubblica accusa. E questo perché egli è giusto (Mt. 1,19). Perché è giusto, egli si propone di lasciare Maria segretamente, in silenzio, con l’atte­stato che ella d’ora innanzi è libera da ogni vincolo verso di lui. Non la denuncerà. Giuseppe non comprende l’enigma che si svolge davanti ai suoi occhi, che lo sconvolge nell’intimo perché lo riguarda da vicino. L’Angelo poi conforterà Giuseppe e gli chiederà quell’atto di profonda fede in Maria e in Dio. Giuseppe è colui che volontariamente e responsabilmente obbedisce a un invito celeste e prende così nella propria casa Maria, sua fidanzata, già incinta per intervento prodigioso di Spirito Santo. E’ colui che assume la paternità di Gesù, imponendogli, come primo atto, quel nome voluto da Dio. La vita a Nazaeth era solitamente tranquilla fin quando giunse la notizia del censimento generale voluto dall’imperatore di Roma. Nel piano programmato a Roma era incluso anche il Regno di Erode. Il vecchio re non faceva paura ad una potenza come Roma che già aveva il progetto di annettere la Giudea alla Siria. Da un vecchio papiro sappiamo come era il meccanismo che presiedeva al censimento delle persone e dei beni. li censimento si faceva per “case”, vale a dire per “clan”, di maniera che ciascuno era obbligato ad andare a farsi iscrivere al suo luogo di origine. Fu un viaggio molto lungo e impervio con l’aggravante dello stato di Maria non certo il più adatto ad una simile circostanza. A quel tempo non era ancora entrata in funzione la rete di strade a cui i romani attesero più tardi e per una coppia non ricca come quella di Giuseppe e Maria non vi erano molte scelte: non certo la lettiga condotta dagli schiavi, non un carro trainato da un cavallo, ma al massimo l’asinello compagno inseparabile di ogni palestinese anche povero. A Betlemme la coppia non trovò alloggio negli alberghi che non erano certo gli alberghi di oggi. Parenti prossimi non esistevano. Trovarono riparo in una di quelle grotte che servivano di abitazione per le persone e di stalla per il bestiame. Erano in attesa da qualche giorno di essere chiamati a farsi iscrivere, quando nacque Gesù. In quella grotta, abitazione e stalla ad un tempo, vi era naturalmente una mangiatoia in forma di piccola cassetta di legno, per contenervi l’orzo offerto alle bestie da soma. Qui fu deposto il bambino Gesù. Dopo quaranta giorni dalla nascita, Giuseppe accompagna Maria e Gesù al Tempio di Gerusalemme in ossequio alle prescrizioni della Legge, ascolta meravigliato ciò che Simeone dice di Gesù e ne riceve la benedizione. (Lc. 2,22—38). Fa parte dei racconti di Matteo la visita che i Magi fecero in Betlemme al bambino e il loro mancato ritorno da Erode con il risultato di fomentare i sospetti e l’ira e di costringere la S. Famiglia alla fuga verso l’Egitto (2,1—15). La permanenza della S. Famiglia in Egitto durò fino alla morte di Erode, poi ritornò a Nazareth. Sappiamo ancora da Luca che Giuseppe era solito recarsi con la famiglia ogni anno a Gerusalemme per la Pasqua (2,41) e che appunto in tale circostanza Gesù dodicenne rimase, all’insaputa dei suoi “genitori”, in città, causando loro una grande sofferenza nella affannosa ricerca durata tre giorni (vv.42,50). E’ ancora Luca a caratterizzare tutta la vita di Gesù di Nazareth con l’espressione “stava sottomesso” a coloro che nel v. 48 l’evangelista aveva indicati come suo padre e sua madre. Non conosciamo altre notizie storicamente esatte sulla vita e sulla morte di Giuseppe. Parecchie notizie anche contradditorie tra loro ci sono invece date dai vangeli apocrifi, scritti più che altro fantasiosi in epoche tardive, che tendono a riempire la scarnezza dei vangeli. Più che altro proprio per distinguerli dai vangeli cito alcuni racconti presi dal “Protoevangelo di Giacomo (II secolo), Vangelo dello Pseudo Matteo (VI secolo), Vangelo della Natività di Maria (IX secolo) e Storia di Giuseppe Falegname (V sec.). Gli elementi che nei suddetti apocrifi riguardano Giuseppe possono così sintetizzarsi. Giuseppe è un falegname, costruisce aratri, giochi e altri strumenti di legno atti alla coltura della terra; a quarant’anni sposa Meleha o Escha; con essa vive per quarantanove anni; da essa ha quattro figli (sarebbero “i fratelli del Signore”, di cui parlano i Vangeli (Mt. 12,46 sg.; Io 2,12): Giuda, Giusto, Simone, Giacomo; la Storia di Giuseppe aggiunge anche due figlie, Assia e Lidia. Il più piccolo sarebbe Giacomo, presunto autore del Protoevangelo, e testimone dei fatti dell’infanzia di Gesù. A ottantanove anni, Giuseppe rimasto vedovo, continua il suo lavoro a Betlemme; quivi lo raggiunge il bando del sommo sacerdote, che aduna a Gerusalemme tutti i vedovi della Giudea, per scegliere tra essi, lo sposo della dodicenne vergine Maria. La scelta è affidata al Signore; ciascuno consegna la propria verga che viene posta nel Santo; quando vengono ritirate, quella di Giuseppe appare fiorita e una colomba “uscì dalla verga e volò sul capo di Giuseppe”: è il segno divino della sua elezione a sposo della Vergine fanciulla. Due anni dopo avvenne l’Annunciazione; Giuseppe era assente per i suoi lavori; quando rientra, vede nella sposa i segni della gravidanza. Al racconto evangelico del turbamento di Giuseppe (Mt. 1,18—25), gli apocrifi aggiungono la prova delle acque amare (Num. 5,11—13), felicemente superata dalla Vergine, che vede riconosciuta la propria innocenza e quella di Giuseppe. In occasione del censimento dell’imperatore Augusto, Giuseppe si reca a Betlemme; essendo giunto il momento del parto per Maria, egli la conduce in una grotta e va a cercare una levatrice; al loro ritorno, il Bambino era già nato e la levatrice constata che il parto è avvenuto miracolosamente, permanendo la verginità di Maria. Cose e amplificazioni, con particolari rare volte delicati, per lo più grossolani, sempre fantastici, seguono il resto del racconto evangelico fino alla fuga in Egitto, il ritorno a Nazareth e la vita della S. Famiglia. La Storia di Giuseppe il falegname, indugia nella descrizione degli ultimi giorni di Giuseppe, giunto all’età di centoundici anni, sempre in ottima salute, sano di vista e con tutti i denti; non si era affatto indebolito nella mente, ma aveva sempre conservato tutto il suo vigore nel lavoro. Avvicinandosi l’ora della morte, ne fu avvertito da un angelo. Turbato e pieno di timore si recò a pregare nel Tempio di Gerusalemme. Tornato a Nazareth fu costretto a letto da una malattia. Sul punto di morire diventa inquieto, batte una mano contro l’altra e a gran voce si lamenta, elencando tutti i sensi del corpo e accusandosi di avere con essi peccato. Gesù lo trova profondamente angustiato e Giuseppe si raccomanda a lui. Anche Maria è presente e Gesù la consola dicendo che la morte è per tutti, loro due compresi. Gesù siede ai piedi del letto e stringe la mano di Giuseppe, il quale con gli occhi lo supplica di non lasciarlo. Allorché Maria, toccando i piedi del morente, si accorge che sono freddi, fa entrare gli altri figli e figlie di Giuseppe e tutti piangono. Gesù sospinge via la morte e prega Dio di inviare gli angeli Michele e Gabriele; questi appaiono immediatamente, prendono l’anima di Giuseppe e l’accompagnano cantando fino in braccio a Dio. Gesù chiude gli occhi e la bocca di Giuseppe, mentre tutti piangono e si strappano le vesti. Un pianto generale viene fatto in Nazareth e in Galilea per tutto il giorno fine all’ora nona. Allora viene unto il corpo del defunto e Gesù pronunzia una preghiera, dopo la quale ecco accostarsi una grande moltitudine di angeli, due dei quali avvolgono il corpo in un manto bianco. Gesù ne annuncia la incorruttibilità e promette, inoltre, benessere e prosperità in questa vita e salvezza nell’altra a chi compirà un’opera buona a ricordo di lui o ne imporrà il nome a uno dei propri figli. Giuseppe viene infine sepolto nella tomba di famiglia. Al di là di tutti i racconti e le pie fantasie, San Giuseppe è figura e annuncio di Gesù. Egli ha un compito che sarà eminentemente quello della Chiesa nel mondo: custodire, difendere, nutrire, educare Gesù. Come la futura Chiesa, assieme a Gesù e con Gesù soffre persecuzione. Assieme a Gesù e per Gesù egli vive nel lavoro, nella povertà, nel disagio. Diviene così quel modello vivo sul quale il Padre che è nei cieli voleva si plasmasse il suo stesso Fi­glio fatto uomo. Giuseppe è, con Maria, l’unico maestro di Gesù (Gv.7). Cosicché Cristo lo chiama con lo stesso ineffabile nome che dà al Padre che è nei cieli: Abbà, “padre”, ma con la sfumatura di familiare confidenza che è nel nostro “babbo”! E’ l’invocazione filiale che lo Spirito suggerisce all’anima nella più profonda intimità della preghiera cristiana (Gal. 4,6; Rom. 8,15). Si può ben dire allora, che il più vero messaggio di Giuseppe a noi, gente del XX secolo, si ritrova nel messaggio stesso di Gesù, nel suo vangelo, nella sua persona e nella sua azione, nel modo di vivere e di insegnare, di rispondere e di trattare, soprattutto di pregare e di vivere davanti a Dio. Non ha da insegnarci nient’altro che il vangelo di suo figlio: non ha da mostrarci altro esempio che lui, Gesù.

 

IL SIMBOLO DEL GIGLIO

Nella rappresentazione pittorica S. Giuseppe viene dipinto con un giglio fiorito in mano. Il giglio è simbolo della purezza, non tanto perché questo segno sia presente nella Bibbia quanto come riferimento all'episiodio dell'altro Giuseppe Biblico quando riesce a mantenere la purezza pur tentato nel cap 40 della Genesi. L'estraneità di Giuseppe al concepimento di Gesù accentua l'attribuzione di perfetta castità matrimoniale. Vi è inoltre negli apocrifi dell'antico Testamento un racconto di un giglio fiorito dal bastone di Aronne: Tale prodigiosa fioritura di un giglio si sarebbe ripetuta, secondo gli Apocrifi del Nuovo Testamento, al momento della scelta fra altri candidati a sposare la Madonna. Oltre a S. Giuseppe il giglio è pure emblema di S. Antonio da Padova, San Casimiro, S, Caterina da Siena, S. Eufemio, S. Domenico, S. Francesco Saverio e soprattutto S. Luigi Gonzaga.

 

PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

A te, beato Giuseppe, ricorriamo nella nostra tribolazione, e invochiamo fiduciosi il tuo patrocinio, insieme con quello della Vergine, tua sposa. Per quel santo amore che ti unì a Maria, Madre di Dio, e per la custodia paterna di Gesù fanciullo, guarda, benigno, il popolo che Gesù Cristo acquistò col suo sangue; con il tuo potere ed aiuto vieni in soccorso alle nostre necessità. Custode della Sacra Famiglia, proteggi la Chiesa di Cristo; preservaci dagli errori e dai vizi che affliggono il mondo, e assistici propizio nella lotta contro il potere delle tenebre. Aiutaci a vivere virtuosamente, a morire nella pace con Dio, a raggiungere l’eterna beatitudine in cielo. Amen.

 

Oppure:

O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di S. Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PAROLA DI DIO PROPOSTA NELLA FESTA DI SAN GIUSEPPE

 

1^ Lettura 2 Sam 7, 4-5.12-14.16

Dalla seconda lettera di Samuele

In quei giorni, la parola del Signore fu rivolta a Natan: “Và e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre “. Parola di Dio

 

Salmo 88 “Il Signore è fedele per sempre”

 

Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,

perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre “; la tua fedeltà è fondata nei cieli. R

 

Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo:

stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli. R

 

Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza.

Gli conserverò sempre la mia grazia, la mia alleanza gli sarà fedele. R

 

2^ Lettura Rm 4, 13.16-18.22

Dalla lettera ai Romani

Fratelli, non in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede; Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi. Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; davanti al Dio nel quale credette, che da  vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono. Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. Parola di Dio

 

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

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