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BERNARDINO  DA  SIENA  -  Santo, Sacerdote

  memoria liturgica al 20 Maggio

 

Bernardino da Siena (1380—1444) rappresenta il fenomeno più tipico dell’evangelizzazione popolare del suo secolo e influenzerà questa pastorale dal Rinascimento fino ad oggi. Nato a Massa Marittima, orfano di madre a 3 anni, fu allevato dagli zii paterni a Siena dove cominciò la sua grande formazione prima umanistica, poi teologica e biblica. Sensibile alle necessità dei più poveri mentre curava gli appestati si ammalò lui stesso. Guarito, a 22 anni entrò nel convento di S. Francesco a Siena. Trasferitosi a Fiesole nel 1447 cominciò la sua prodigiosa predicazione in alta Italia: riferisce un suo biografo che “I fedeli accorrevano così in gran numero che a stento si trovavano sacerdoti sufficienti per confessare e amministrare la S. Comunione a tutti quelli che lo desideravano”. Grande fu la sua opera e la sua mediazione per portare pace e sanare dissidi sia religiosi che politici. Per il suo intenso apostolato diffuse il culto del Nome di Gesù. Ma proprio per questo non sfuggì a false accuse e calunnie: aveva infatti inventato il “trigramma” JHS (Jesus hominum Salvator: Gesù Salvatore degli uomini) e qualcuno pensò di accusarlo di idolatria come se avesse inventato un nuovo tipo di carte da gioco. Ma gli fu sempre riconosciuta l’ortodossia della dottrina, la rettitudine di intenti e la santità di vita. Muore a sessantaquattro anni di cui quaranta trascorsi incessantemente sul pulpito, in chiesa e in piazza, interlocutore frequente di papi, imperatori, re e principi, di parti e fazioni cittadine e nazionali, ma soprattutto da “predicatore popolare” nel significato più ricco e autentico del termine. Ha costante il senso dell’ordine, della responsabilità, del rigore; personalmente, per le privazioni e penitenze, perde i denti e già dopo i trentacinque anni, è magro all’osso, patisce di malanni a catena; nel “lavoro” è scrupoloso, spesso scrive la predica, prima di dirla, anche due volte (e in certi casi sono prediche che durano dalle due alle quattro ore). Ma, simultaneamente, inscindibilmente, egli ha il dono dell’auto ironia, dell’ umorismo, della satira e del sarcasmo, e ne fa ingredienti folgoranti e affascinanti del proprio discorso. Sa ridere di sé e degli altri con sferzate che levano la pelle, non risparmia né potenti né “poveracci”: a tutti annunzia la stessa parola, con uguale rigore. Ma anche con una strepitosa fantasia che gli suggerisce di continuo trovate e facili analogie che qualche volta hanno dello spettacolare. Ha il senso, il dono, il coraggio e il rimorso, la grazia e la sicurezza, d’aprire “piaghe” che però sa subito medicare e guarire. Il successo del predicatore non nasce in Bernardino dai temi del sermone, che sono quasi sempre classici: nasce dal modo, dallo spirito e dal linguaggio in cui “traduce”, d’impeto, il testo scritto prima in bell’ordine, con poche correzioni e cancellature, con schemi, divisioni e suddivisioni degni di un testo di oratoria astratto, accademico, rigidamente consueto per predicatori scolastici tradizionali. Dalla “gabbia” di quegli schemi fissi, davanti alla gente Bernardino esce sempre come un ragazzo felice invitato a nozze. E la predica gli nasce da sé, ricca di tutta la realtà della vita vissuta, e gli si accende di tutti i riferimenti e le improvvisazioni del “parlato”. La forza della sua predicazione dipende in grande prevalenza dalla straordinaria, pronta, sensibilissima, intuitiva umanità, a cui si unisce una cultura assimilata sempre con grande fervore e prontezza, mai però resa da mezzo, fine. Bernardino si sente e si confessa un consacrato colmo di gioia. Confessa alla gente che per lui ha un senso il fatto che la sua vita sia scandita dal giorno 8 settembre, Natività di Maria: è nato l’8 settembre, ha vestito il saio l’8 settembre, ha emesso i voti religiosi l’8 settembre, ha celebrato la prima messa l’8 settembre. La pietà per Maria gli scioglie il cuore, i pensieri, la voce. Ma lo indigna la “mariolatria”, la superstizione delle reliquie a iosa (“credi tu ch’ella fosse una vacca la santa Vergine che lasciasse il suo latte dovunque? io credo che ne avesse quanto bastava a quella bocchina di Jesu benedetto”). Secondo lui la preghiera ha la sua misura nella confidenza in Dio: “Tanto quanto ti confidi in Dio, tanto t’aiuta, né più né meno. Fatti la misura tu stesso. Dice messer Domineddio: “Se ti confidi grandemente, t’aiuterò; se ti confidi mezanamente, mezanamente t’aiuterò; se per poco, poco” Sue interlocutrici costanti, anche se indirette, sono soprattutto le donne. Le maltratta e carezza con pari e sincera maestria: “O donne, io vi vo fare tutte predicatrici”, ripete quando gli preme che riferiscano ai mariti assenti quello che egli ha detto. Straccia le manie femminili per la moda, descrivendole come esse non immaginano di apparire a occhi estranei. Con loro entra, come “il gallo in feccia”, negli argomenti più delicati, però senza diventare mai volgare. Ma alla fine è con loro sempre “materiale”, con frequenti “spie” di tenerezza mal contenuta. In definitiva, scopre se stesso, senza paura quando esclama: “Alla faccia di tutti e’ soddimiti, io vo stare con le donne!”. E afferma: “La donna è stata il principio di ogni bene”

 

Concludiamo questo breve profilo proponendo un testo di S. Bernardino sul “Nome di Gesù”. Il nome di Gesù è la luce dei predicatori perché illumina di splendore l’annunzio e l’ascolto della sua parola. Donde credi si sia diffusa in tutto il mondo una luce di fede così grande, repentina e ardente, se non perché fu predicato Gesù? Non ci ha Dio “chiamati alla sua ammirabile luce” (1 Pt. 2,9) con la luce e il sapore di questo nome? Ha ragione l’Apostolo di dire a coloro che sono stati illuminati e in questa luce vedono la luce: “Se un tempo eravate tenebre, ora siete luce nel Signore: comportatevi perciò come figli della luce” (Ef. 5,8). Perciò si deve annunziare questo nome perché risplenda, non tenerlo nascosto. E tuttavia nella predicazione non lo si deve proclamare con un cuore vile o con una bocca profanata, ma lo si deve custodire e diffondere come da un vaso prezioso. Per questo il Signore dice all’Apostolo: Egli è per me un vaso eletto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re e ai figli di Israele (cfr. At. 9,15). Un vaso eletto, dice, dove si espone un dolcissimo liquore da vendere, perché, rosseggiando e splendendo in vasi preziosi, inviti a bere: per portare, soggiunse, il mio nome. Infatti come per ripulire i campi si distruggono con il fuoco le spine e i rovi secchi e inutili, e come al sorgere del sole, mentre le tenebre vengono respinte, i ladri, i nottambuli e gli scassinatori si dileguano, così quando la bocca di Paolo predicava ai popoli, come per il fragore di un gran tuono, o per l’avvampare irruente di un incendio o per il sorgere luminoso del sole, l’infedeltà era distrutta, la falsità periva, la verità splendeva come cera liquefatta dalle fiamme di un fuoco veemente. L’Apostolo portava dovunque il nome di Gesù con le parole, con le lettere, con i miracoli e con gli esempi. Infatti lodava sempre il nome di Gesù e gli cantava inni con riconoscenza. (cfr. Sir.51,12). E di più, san Paolo presentava questo nome, come una luce, “davanti ai re, ai popoli e ai figli di Israele” (At. 9,15) e illuminava le nazioni e proclamava dovunque: “La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente come in pieno giorno” (Rm. 13,12). E mostrava a tutti la lampada ardente e splendente sul candelabro, annunziando in ogni luogo “Gesù, e questi crocifisso” (1 Cor. 2,2). Perciò la Chiesa, sposa di Cristo, sempre appoggiata alla sua testimonianza, giubila con il Profeta, dicendo: “Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza, e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi” (SaI.70,17), cioè sempre. E anche il Profeta esorta a questo, dicendo: “Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza” (Sal. 95,2), cioè Gesù, suo salvatore.

 

 

PREGHIAMO CON LA LITURGIA

O Padre che hai donato al tuo sacerdote San Bernardino da Siena un singolare amore per il nome di Gesù, imprimi anche nei nostri cuori il sigillo della tua carità con il fuoco dello Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

 

GLI ESEMPI DI SAN BERNARDINO

(Tratte dalle “prediche volgari”)

 

CRISTIANI SPAVENTAPASSERI

«Non avete mai veduto, quando si semina il grano, che vi pongono gli sparavicchi (spaventapasseri)?

Sul campo di grano, pigliano un sacco, lo riempiono di paglia, perché non vi vadano le cornacchie. E su questo sacco pongono una zucca, che paia la testa d’un uomo; gli fanno le braccia e gli mettono in mano una balestra, tesa che par che voglia colpire le cornacchie. E le cornacchie sono maliziose e vanno volando in qua e in là; e vedendo questo uomo, temono d’esser colpite; e così stanno tutto il dì senza pizzicare (= beccare). Così il giorno dopo. Ma poi, vedendo che egli non si muove per niente, cominciano ad avvicinarsi alla zucca; e talvolta, le vanno appresso, appresso, pur con paura... Però se tira un po’ di vento, così che sembra muoversi, fuggono tutte via. Poi, vedendo che egli non fa altro movimento, gli vanno ancor più vicino. Avviene così, poco per volta, che una più ardita delle altre, vedendo che non si muove, si mette a volare vicino alla balestra. Vedendo che non si muove lui e non scocca la balestra, non ha paura di nulla. Così rassicurata, gli va in sul capo e, gli piscia sopra!». 

 

IL CAPITOLO DELLA COLPA

Come il leone fece il capitolo della colpa con tutti gli animali. Il leone udì una volta che i frati avevano fatto capitolo e in esso si accusavano peccatori delle colpe commesse. Dice il leone: Oh! Se i frati fanno tale capitolo davanti al superiore, questo devono fare anche tutti gli animali davanti a me. E subito fece venire tutti gli animali davanti a sé. Si sedette. Fece sedere e cominciò: Noi non dobbiamo essere peggiori dei frati; perciò voglio che ciascuno dica a me i suoi peccati. Fu detto all’asino d’andare per primo. L’asino andò davanti al leone, si inginocchiò e disse: Misericordia! Gli dice il leone: Che hai fatto di male? Dillo! Dice l’asino: Messere il mio padrone mi carica troppo ed è tirchio; perciò spesso, a sua insaputa, gli mangio il fieno, che mi fa portare. Sentenzia il leone: Male! Sei un ladro! Caricatelo di bastonate! E così fu fatto. Dietro l’asino andò la volpe. Lamenta: Io con furbizia entro nel pollaio e rubo galline. Sentenzia il leone: Oh! Quanti scrupoli che hai! E’ naturale per una volpe fare questo! Questo non è peccato! Partita costei, vi andò il lupo: Signor mio, leone, io sbrano le pecore! Gli dice il leone: E’ naturale! Non darti pena! Continua pure così! E così, partito il lupo, vi andò la pecora, col capo basso, piangendo: Beh! Beh! Dice il leone: Che hai fatto, ipocrita? Ella risponde: Messer leone, spesso passando per strada, ho brucato l’erba sui cigli dei campi altrui, soprattutto se tenera. Allora sentenzia il leone: O maledetta ladra! Sei stata capace di così grande peccato! Vai dicendo: Beh! Beh! e intanto rubi per strada! Bastonatela per bene e lasciatela tre giorni senza mangiare!     

 

LA VITA BEATA DEI FRATI

C’era un uomo presso un nostro convento che spesso andava a parlare con i nostri frati. Diceva loro

continuamente: La vostra vita è veramente beata! Noi ogni giorno andiamo a lavorare, chi ai campi, chi in officina; d’estate e d’inverno; con il tempo bello e con quello brutto; abbiamo mille preoccupazioni per la vita, che non ci risparmia affanni. Invece voi siete qui belli e riposati, sempre al riparo, senza noie; se volete da mangiare, ce ne avete; da bere, ancor meglio. Siete veramente fortunati! Gli replica il guardiano: Voi provare la nostra vita, per vedere se è veramente più bella della tua? Gli rispose quell’uomo: Sì, sì, ben volentieri! E il guardiano: T’aspettiamo ‘sta sera. Proverai la nostra vita per otto giorni. La sera quell’uomo tutto contento giunge al convento. All’ora di cena, gli danno quel poco che si usa. Poi fu condotto a dormire, vestito, solo sul vecchio pagliericcio. A mezzanotte bussano alla sua camera e gli dicono: Su, su a Mattutino, o compagno, su! Si alza malvolentieri e scende in chiesa con gli altri. Il guardiano gli ingiunge: Poiché tu non sai il Mattutino, per tutto il tempo reciterai il Padre nostro. Quando noi ci sediamo, anche tu ti siedi; quando noi stiamo ritti, tu fai altrettanto.

Appena incominciato il Mattutino, quegli incomincia a pendere innanzi per il sonno. Gli dicono: Su, su sveglio; di’ Padre nostri! Egli si desta trasognato; riattacca la preghiera, ma subito dopo per il sonno si piega all’indietro. Lo svegliano una seconda e una terza volta. Non era ancora finito il Mattutino che, svegliato un’altra volta, chiede al frate vicino: Voi fate così tutte le notti? Rispose il frate: E sì, questa è la Regola! Allora quell’uomo esclamò davanti a tutti: Vada in malora tutto! Apritemi il convento, ché voglio uscire! E così in una sola notte rinunciò alla bella vita che abbiamo noi frati!

 

NON SIAMO MAI CONTENTI

Simile fa anche quel giovane che dice: Io non mi contento di pigliar donna; se mi sposo, la voglio bella! Basta così? Dimmi chi ti piacerebbe? Io vorrei la tale! Supponiamo che tu l’abbia; sei contento? No! Che vorresti ancora? Vorrei anche mangiar bene: mi piacciono fagiani, pernici e capponi! Supponiamo che tu abbia tutto questo; ti manca altro? Vorrei ancora ottimi vini e ubriacarmi per bene. Bevi pure quanto vuoi! Ma dopo la sbornia, pensi tu d’essere contento? Vorrei ancora morbidi letti e dormire a lungo. Prendi anche questo. Sei contento? Vorrei ancora bellissimi vestiti di damasco e di seta, per essere ben guardato da tutti. Via, prendi anche questo. Sei finalmente contento? Non ancora! Oh! Che andiamo tanto cercando? Quanto più hai, più ti manca! Tutto questo non ci rende contenti, perché in questa vita non c’è nulla di tanto perfetto che possa renderci veramente felici!

 

PREGARE E DORMIRE

Toh, mi viene a memoria un esempio a nostro proposito d’uno, il quale aveva presa la buona usanza di dir ufficio, prima di dormire. Un dì, avendo avute molte faccende, dimenticò di dire Completa. La sera costui se ne va al letto, come era suo uso. Egli sta un’ora, sta due ore: costui non s’addormenta. Sta tre ore, ancora non si può addormentare. Egli comincia a pensare: O che vorrebbe dire questo? Questo non mi capita mai! Così pensava con meraviglia: ché di solito, appena a letto, s’addormentava. In tutto, pensando e ripensando, egli si ricorda come non aveva detto Completa. Subito si leva e disse Compieta. Ritornato poi al letto, non prima egli è sotto coperta, che cominciò a russare. Chi poteva essere stato a fare che costui non dormisse? Poteva essere l’angiolo, e anche Dio, e anche la virtù pro­pria per la buona consuetudine: certo è che si dorme meglio, dopo la preghiera.

 

FARE E NON FARE

Poni a mente quel che ti dico: ci sono due Testamenti, il vecchio e il nuovo. Nel vecchio spesso è scritto: Non fare, non fare, non fare! Nel nuovo Testamento invece sempre tu leggi: Fa’, fa’, fa’ bene; fa’ bene e ama!

 

L’ASINO DELLE TRE CASCINE

Il comune di tre frazioni di montagna, per venire incontro alle necessità dei contadini, mise a loro disposizione un asino. L’adoperarono quelli della prima frazione, per portare il grano al mulino. Non gli diedero da mangiare, pensando che l’avrebbero fatto i contadini della seconda frazione. Questi, usarono l’asino per andare in paese, ma non gli diedero da mangiare, perché pensavano: certamente quelli della prima frazione l’avranno rifocillato prima di consegnarlo a noi... Nel peggiore dei casi ci penseranno quelli dell’altra frazione. Anche questi furono contenti d’aver finalmente a loro disposizione un asino: lo attaccarono all’aratro tutto il giorno. Ma il povero asino, da lungo digiuno, non rendeva. Essi perciò bastonandolo a più non posso, brontolarono: quelli del comune non sanno proprio fare: bella bestia ci mettono a disposizione! E non gli diedero da mangiare. Fu così che il povero asino morì di fame, ma soprattutto di dolore.

 

PAROLA DI DIO NELLA FESTA DEL SANTO

 

1^ Lettura At 4, 8-12

In quei giorni, Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: “Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. Parola di Dio

 

Salmo 95 “La nostra salvezza è nel nome del Signore”

 

Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome. R

 

Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,

a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. R

 

 

Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome. R

 

Dite tra i popoli: “Il Signore regna! “. Sorregge il mondo, perché non vacilli;

giudica le nazioni con rettitudine. R

 

Vangelo Gv 14, 12-21

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Parola del Signore

         
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