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S.  BARNABA

Apostolo  -  Memoria liturgica all’11 giugno

 

Barnaba ci è presentato dagli Atti degli apostoli (Atti 11,24) come “uomo dabbene, pieno di Spirito Santo e di fede”; nacque nell’isola di Cipro da una agiata famiglia dell’ordine levitico. Alla nascita gli fu imposto il nome di Giuseppe, ma gli apostoli lo chiamarono Barnaba, nome che significa “figlio della consolazione” o, anche, “figlio della predicazione”. Entusiasta della predicazione apostolica, Barnaba vendette il suo podere e ne portò il ricavato agli apostoli, perché servisse ai fratelli bisognosi della comunità di Gerusalemme, fornendo così un esempio ammirevole di carità (At. 4,36). In seguito appare come uno degli evangelizzatori più qualificati della Chiesa primitiva. Egli, infatti, fu inviato dagli apostoli ad Antiochia per osservare come si verificava l’inserimento nella comunità cristiana dei pagani di quella città, convertiti in gran numero dai cristiani che avevano abbandonato Gerusalemme, per fuggire la persecuzione iniziatasi con la morte di Stefano. Barnaba, “giunto che vi fu, avendo visto la grazia di Dio, se ne rallegrò, ed esortava tutti a perseverare nel Signore con cuore risoluto” (At. 11,23), e, a coronamento della sua delicata missione, si ebbero moltissime conversioni. Merito precipuo di Barnaba è l’aver preparato e avviato all’apostolato Paolo, appena convertito. Quando Paolo, infatti, si recò a Gerusalemme tre anni dopo la sua conversione, fu accolto con freddezza e paura da quella comunità, poco convinta della sua adesione al cristianesimo, e fu proprio Barnaba che, “presolo con sé, lo condusse dagli apostoli, ed espose loro come nella via egli avesse visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco avesse francamente predicato nel nome di Gesù” (At.9,27), rendendosi così garante per lui. Qualche anno dopo, Barnaba trasse Paolo dal suo ritiro di Tarso e, condottolo nuovamente ad Antiochia, rimase con lui in questa città per un anno (forse il 42), raccogliendo una gran messe di conversioni, “talmente che in Antiochia fu dato per la prima volta ai discepoli il nome di Cristiani” (At. 11,26). Barnaba è presentato, quindi, come uomo fornito di notevoli doti di organizzatore e di una grande carità che, unita al suo spirito universalista, ebbe modo di manifestarsi nel 44, quando, essendo stata colpita da una grave carestia la comunità di Gerusalemme, egli si recò con Paolo nella città santa per offrire ai fratelli i doni degli antiocheni (At. 11,30). Tornando da questa missione, Barnaba portò con sé il cugino, Giovanni Marco, e insieme con lui e con Paolo fu inviato dalla comunità antiochena a predicare il Vangelo fuori dalla Siria. Così, tra il 45 e il 48, Barnaba e Paolo condivisero le gioie, le tribolazioni, i sacrifici, le persecuzioni dell’apostolato. Da Cipro, prima tappa del viaggio e sua patria, ove forse lo legavano amicizie e simpatie Barnaba passò con Paolo, che, in seguito, prese la guida della peregrinazione, nell’Asia Minore, evangelizzando la Panfilia, la Pisidia e la Licaonia (At. 13,14), e in questa regione, a Lystra, ai due apostoli (Giovanni Marco aveva abbandonato i compagni in Panfilia, tornandosene a casa; vedi At. 13,13) occorse un curioso incidente. Per un miracolo operato da Paolo, infatti, la popolazione ancora pagana identificò in Barnaba Giove, e in Paolo Mercurio, e ci volle molta pazienza e molta energia per evitare che si consumasse un sacrificio in loro onore (At. 14,7—17). Alcuni interpreti ritengono che Barnaba sia stato identificato a Giove per la sua possanza fisica. Dalla narrazione degli Atti degli Apostoli, si può desumere che il ruolo di Barnaba, rispetto a quello di Paolo, andava perdendo progressivamente di importanza: da maestro, egli era divenuto discepolo dell’apostolo delle genti. Tornato con Paolo ad Antiochia, nel 49 Barnaba fu coinvolto nella questione che agitava le comunità di Antiochia e di Gerusalemme, in merito all’ammissione dei pagani. Alcuni giudaizzanti predicavano, infatti, la necessità della circoncisione, secondo il rito di Mosè (At. 15,1) e la Chiesa di Antiochia inviò Paolo e Barnaba a Gerusalemme per sottoporre il problema all’esame degli apostoli e degli Anziani. Si aprì, quindi, il Concilio di Gerusalemme, cui prese parte anche Barnaba, ascoltato con interesse da tutti. Il concilio approvò l’operato di Barnaba e di Paolo e li rimandò assieme a Giuda e Sila, latori di una lettera degli apostoli, in cui si affermava che unico peso imposto ai fratelli di Antiochia era l’astensione “dalle cose immolate agli idoli e dal sangue e dagli animali soffocati e dalla fornicazione”. Dal Concilio, quindi, usciva condannata senza appello la dottrina dei giudaizzanti. Paolo, dopo essersi fermato per qualche tempo ad Antiochia, insegnando ed evangelizzando assieme a Barnaba, verso il 51 decise di intraprendere un secondo viaggio per visitare le comunità fondate nel primo, e invitò Barnaba ad accompagnarlo. Ma in questa occasione sorse tra i due apostoli un dissidio, che portò ad una rottura. Barnaba avrebbe voluto portare con sé Giovanni Marco, che Paolo non gradiva per l’incostanza nel precedente viaggio: pertanto Barnaba, separatosi da Paolo, partì per Cipro col cugino. Questa divergenza può stupire, ma è da notare che essa verteva solo sulla valutazione di una persona, e non sull’importanza da dare all’attività evangelizzatrice. Del resto, Paolo conservò la sua stima e la sua amicizia verso Barnaba, dal momento che in seguito lo elogiò per aver voluto, come lui, vivere del lavoro delle proprie mani per non gravare sulla comunità (1Cor. 9,6). E che le relazioni tra i due apostoli tornarono buone, può essere provato dal rinnovarsi dell‘amicizia di Paolo con Giovanni Marco, causa del contrasto. Purtroppo, dopo la separazione da Paolo manca ogni dato certo su Barnaba. E’ ricordata la sua presenza ad Antiochia, quando si aprì la cosiddetta “controversia antiochena” tra Paolo e Pietro, il quale, pur ammettendo come Paolo l’inutilità delle pratiche giudaiche, agiva con eccessiva prudenza nel timore di scandalizzare i giudei. L’esempio di Pietro fu seguito da molti “e perfino Barnaba fu trascinato ad accomodarsi a quella simulazione che, date le circostanze, fu aspramente ripresa da Paolo. Una leggenda tramandata negli Atti tardivi di Barnaba (sec. V), narra del suo apostolato a Cipro e della sua morte gloriosa avvenuta, secondo il monaco Alessandro, per mano di giudei che, giunti a Salamina dalla Siria, invidiosi delle conversioni da lui operate, lo avrebbero lapidato e arso, e questa tradizione può avere un certo fondamento.

 

 

PAROLA DI DIO PROPOSTA NELLA FESTA DI SAN BARNABA

 

1^ Lettura At 11,21-26; 13,1-3

Dagli atti degli Apostoli

In quei giorni, un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani. C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati”. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.

 

Salmo 97 “Annunzierò ai fratelli la salvezza del Signore”

 

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi.

Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. R

 

Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. 

Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele. R

 

Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.

Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. R

 

Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso;

con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. R

 

Vangelo Mt 10, 7-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi”. Parola del Signore

     
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