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28 FEBBRAIO

 

 

 

ANTONIA DI FIRENZE, Beata

Nata a Firenze, giovanissima si sposò ed ebbe un figlio. Rimasta vedova, entrò nel monastero delle terziarie di s. Francesco, Fu badessa a Foligno (1430-33) e poi a L'Aquila dove, nel 1447, fondò il monastero del Corpus Domini sotto la regola prima di s. Chiara. Allora, come era avvenuto ad Assisi ai tempi di s. Chiara, molte fanciulle aquilane, per seguire Antonia che ne rispecchiava le virtù, abbandonarono il mondo. La beata morì il 28 gennaio 1472.

 

 

OLIMPIA (OLHA BIDA’), Religiosa e martire Ucraina

Olha nacque nel 1903 nel villaggio di Tsebliv (regione di Lviv). Suora della Congregazione delle Suore di s. Giuseppe, si sa che svolgeva la sua attività nel villaggio di Zhuzhil.  Dopo il 1945, durante la persecuzione comunista, fece attività d’apostolato sostituendo diversi sacerdoti scomparsi nelle carceri e nei lager sovietici.  Nell’aprile del 1950, anche suor Olimpia fu catturata insieme a suor Laurentia mentre accompagnavano un fedele defunto al cimitero. Il 27 maggio 1950 fu dichiarata colpevole di attività antisovietica e quindi deportata nel lager di Kharsk in Siberia, dove morì di stenti e mancate cure mediche, il 28 gennaio 1952 all’età di 49 anni.

 

 

ROMANO, Santo, Abate

Romano, nato nel 400, sentì il bisogno di rinnovare nelle foreste del Giura la fioritura del monachesimo successa nella Tebaide. Fondò parecchi conventi ed eremi, fu anche esorcista e parecchi miracoli accompagnarono la sua vita. Morì nel 465.

 

 

ROSA GOVONE, Terziaria domenicana*  (*segnalazione di Fabio A.)

Francesca Maria Nasce a Mondovì Breo il 26 novembre 1716 in una famiglia di nobili decaduti. Visse in un ambiente caratterizzato da profonda religiosità. Nel 1734 entrò nel Terz’Ordine di san Domenico assumendo il nome di Rosa. Nel 1742 accoglie in casa sua una ragazza, Marianna Viglietti, di 28 anni rimasta orfana. Di qui inizia a dedicarsi all’opera dei Ritiri con il fine di “accogliere povere figlie abbandonate per allevarle nel santo timore di Dio e occuparle nei lavori coi quali devono procacciarsi il necessario sostentamento.” Tra il 1745 e il 1755 il primo “Ritiro” di Rosa arriva ad accogliere una settantina di persone. E’ un epoca difficile, sovente deve cambiare domicilio. I Lavori con cui si sostengono sono i tipici lavori dell’epoca : tessitura, cucitura e soprattutto tutto quanto riguardava i bachi da seta. Naturalmente non tutti vedono bene quest’opera e molte male lingue colpiscono la Govone che però va avanti, anzi si reca da Carlo Emanuele III per chiedere aiuto.  Su sua richiesta fonda a Torino l’Istituto delle Rosine. Sempre su interessamento del Re nel 1756 può prendere possesso dei locali e dei terreni già appartenuti ai: Fate bene fratelli. A 8 mesi dal trasloco le “Rosine” sono già 150. Anche qui non mancano le difficoltà. Un libello la accusa di incapacità, di ingerenze nella vita di altre persone, di essere una approfittatrice. Interviene addirittura una commissione di quattro teologi che senza interrogarla personalmente la giudicano. Rosa, come sempre, soffre e tace, ma continua ad andare avanti. Il suo motto era: “Vivrai del lavoro delle tue mani” . E la grazia di Dio la accompagnò: ecco un susseguirsi di case che Rosa apre: 1857 Fondazione delle Rosine a Fossano; 1758 a Savigliano; 1759 a Saluzzo; 1764 a Novara; 1770 a San Damiano d’Asti, 1771 a Chieri; 1772 a Iglesias. All’inizio del 1776 Rosa si ammalò di anemia perniciosa e il 28 febbraio di quell’anno morì.