Gruppo Palermo III
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Il Bosco di Ficuzza

 


COME ARRIVARCI

Per raggiungere Ficuzza da Palermo imboccare lo scorrimento veloce per Agrigento (statale 121), poi girare per la strada provinciale 118 direzione Corleone. Lasciato il paese di Marineo e superato il lago Scanzano, lungo una curva si ergerà un obelisco, segno che si è entrati nella borgata di Ficuzza.



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LA  STORIA

La parte più significativa della storia di Ficuzza comincia alla fine del 1700, quando il re Ferdinando IV di Borbone scappa da Napoli per rifugiarsi in Sicilia. Data la sua grande passione per l’arte venatoria, nacquero i casini di caccia, come quello della Favorita e di Ficuzza. Grazie alla presenza del re sorsero nuove strutture architettoniche, prima fra tutte il “Palazzo Reale” ancora oggi meta di numerosi turisti. Con il passare del tempo le reali riserve di Ferdinando IV andavano espandendosi, ed in seguito il e formò un gruppo di guardiacaccia che periodicamente lo informavano sulla selvaggina presente sul territorio.

Ancora oggi possiamo osservare i resti di alcune opere realizzate ai tempi di Ferdinando IV come il Pulpito del Re o la Statua di Leopoldo (visibile a Napoli) e varie strutture volute dal sovrano in persona.

Le insurrezioni del 1820 portarono a Ficuzza un periodo di crisi e di miseria: i detenuti fuggiti dalle carceri incendiarono più volte il bosco, saccheggiarono il Palazzo Reale, e cacciarono tantissimi animali. Tuttavia il re Ferdinando I e il suo successore Francesco I, porsero rimedio alle distruzioni e misero dei limiti alle attività venatorie. Col passare degli anni Ficuzza cominciò ad avere i suoi primi abitanti stabili: i guardiacaccia (che spesso erano stati contestati per i loro modi brutali di risolvere le questioni pubbliche della zona).

 Dopo la partenza del re, Ficuzza rivisse nuovamente un’ era difficile: le attività erano diminuite drasticamente, gli abitanti vivevano in case fatiscenti, aumentarono le epidemie e l’unica fonte di guadagno era l’agricoltura. In poco tempo, però, grazie alla vendita di parti di terra per costruire nuove case, si uscì dalla crisi e si entrò in un periodo di sviluppo.

Nel 1869 Lupo e Lupotto entrarono a far parte di Ficuzza. Contribuì a combattere l’isolamento nel quale viveva il paese la nuova ferrovia che collegò Palermo col centro della Sicilia. Nel 1910 venne unito al bosco di Ficuzza quello di Godrano. Nel periodo bellico Ficuzza ospitò sia gli Arabi (durante la I guerra mondiale) che truppe italo-tedesche durante la seconda. Da circa 50 anni il territorio di Ficuzza è passato sotto il controllo della regione, e oggi vive in un lento ma progressivo sviluppo.


LA FAUNA

L’immagine che abbiamo oggi di Ficuzza appare molto diversa rispetto a quella che era tanti anni or sono. Uccelli come il Grifone o il  Capovaccaio o il Nibbio sono ormai difficili da avvistare, ma questo non impedisce il confermarsi di  Ficuzza  come uno dei posti più incantevoli di tutta la Sicilia. Infatti rimangono numerosi gli animali che popolano il bosco; tra questi i mammiferi hanno un ruolo importante nella fauna di Ficuzza: sono facilmente visibili i Cinghiali e i Daini, ma anche il Gatto selvatico, la Volpe, il Coniglio, la Donnola,  l’Istrice, la Lepre e la Martora. La Volpe e la Donnola non disprezzano il contatto con l’uomo, mentre il Gatto selvatico e la Martora vivono più distaccate. Particolare per la sua eleganza, è il Quercino, roditore con una mascherina nera sul muso e un ciuffo bianco sulla punta della coda.

 Per quanto riguarda gli uccelli possiamo osservare le Tortore, i Colombacci, ma anche Picchi, Capinere e Pettirossi. In inverno riscontriamo il Fringuello e la Beccaccia, e, sulle pareti di Rocca Busambra, l’Aquila Reale il Gheppio e il Pellegrino.Grazie alla presenza di laghi artificiali sono presenti anche alcuni uccelli d’acqua quali le Folaghe i Germani e gli Svassi. Nelle stagioni più calde è possibile avvistare le Rondini e gli Usignoli.

 Sono presenti sul territorio di Ficuzza anche numerosi rettili come la Vipera e la Biscia, mentre i territori più umidi sono popolati da Rane, Rospi e Tartarughe. Sono anche presenti molti insetti  importanti per gli  entomologi.


LA FLORA

La vegetazione, essendo estesa su tutto il territorio di Ficuzza e della Busambra, assume caratteristiche diverse a seconda dell’ habitat  nel quale si sviluppa.  Possiamo riscontrare, ad esempio,  piante per climi più umidi ( come quelle sul lago Scanzano ), o  per ambienti più freddi ( come sulle pareti di Rocca Busambra ), una flora così variegata crea un panorama vasto e dettagliato, tra i più belli della Sicilia.

Il bosco è principalmente costituito da querceti, di tipo sempreverde o caducifoglie.

Tipico di questi ambienti dal clima mediterraneo-montano è il Leccio, il quale è spesso accompagnato da diverse piante legnose quali: l’Acero campestre, l’Olmo, il  Melo e il  Pero.

 Tra le specie arbustive sono frequenti: il Pruno selvatico, il Pungitopo, il Biancospino, l’Edera e la Rosa canina.
Tra le specie erbacee si nota la presenza del Pigamo di Calabria, della Viola di Dehnhardt, del Ciclamino, della Rosa Poenia e della Falsa Ortica.Nelle quote più alte è possibile riscontrare alberi come il Ciliegio, il Sorbo montano e l’Acero di monte. I sughereti crescono su territori che hanno substrati quarzarenitici , e troviamo, tra le tante specie la Consolida di Gussone e il Citisio trifloro. Nel luogo in cui il bosco è più  sviluppato sono presenti arbusti come la Roverella e il Cerro di Gussone, il Nespolo d’inverno e il Falso pepe.

 Sin dalla fine della seconda Guerra Mondiale si è andati incontro a numerosi rimboscamenti che hanno portato nuove specie di piante come il Frassino Meridionale, il Cipresso, il Pino, l’Eucalipto e il Castagno. Sulle pareti di Rocca Busambra sono presenti numerose piante di notevole interesse scientifico come ad esempio il Fiordaliso della Busambra, il Cavolo rupestre, il Garofano rupestre e la Viola dei Tineo.

In ambienti aridi ( come nella parte sud della Busambra ) sono presenti alcune piante tipiche di questi ambienti come il Timo spinosetto, il Garofano mediterraneo, il Pàleo mediterraneo e nelle zone più rocciose il Basilico comune.

Nelle zone inferiori ai 1000m è presente la Disa insieme al Trifoglio e al  Lino rosso.

 Nelle zone meno permeabili è facile riscontrare piante come il Trifoglio bianco e la Pratolina comune, mentre in zone più umide troviamo il Cardo comune e il Narciso. Vicino ai corsi d’acqua  è possibile notare la presenza di Olmi, Pioppi, Frassini e piante lengose come l’Edera e il Rovo comune ed erbe come l’Acanto e l’ Eupatoria. Numerose sono anche le piante destinate ad uso terapeutico come la Valeriana, per facilitare il sonno, e l’Asparago, per uso depurativo. Sono presenti sul territorio anche parecchi tipi di Orchidee come quella Minore o quella a Farfalla.

Per quel che riguarda la vegetazione delle Crittogame ( piante che si riproducono per spore ) abbiamo la presenza di Felci ( aquilina e regale ) di svariate specie di muschi (alcuni dei quali molo rari) di alghe (depositate lungo gli abbeveratoi o vicini ai corsi d’acqua), di Licheni e di Funghi. Per quanto riguarda quest’ultimi all’interno del bosco ne sono presenti numerose specie: nei lecceti abbiamo i Porcini e il Boleto feltroso, nei querceti, nei castagneti e nei sughereti troviamo svariate specie di Boleto (tra i quali quello di satana). Sono molti i funghi non commestibili: alcuni tipi di Lattaio, di Russola e la Colombina maggiore. Molto ricercati  per il loro gusto sono i Gallinacci, le Spugnole e l’Elvella crespa. Nella zona dei rimboscamenti vi sono alcune specie di Boleto, Lattaio e di Russola non commestibile. Nei luoghi da pascolo e nelle aree bruciate troviamo l’Antracobia, la Daldinia, la Mazza di tamburo. Infine tra gli altri fungi più apprezzati abbiamo il Chiodino, il Fungo di ferula e il Fungo di spina.


IL PALAZZO REALE

Re Ferdinando IV di Borbone, scappato da Napoli alla fine del 1700, decise di venire in Sicilia. Data la sua grande passione per l’arte venatoria decise di costruire anche a Ficuzza un palazzo dove risiedere nei giorni di caccia. A progettare il palazzo fu l’architetto Chenchi, mentre a scegliere gli artisti per abbellirlo fu Antonino Torregrossa. In seguito re Ferdinando sostituì Chenchi con Giuseppe Venanzio Marvuglia, e fece arrivare direttamente da Napoli Vincenzo D’Amico. Al Marvuglia in seguito si accostarono l’architetto Paglia e il capomastro Chiti.

Il Marvuglia non era nuovo a questo tipo di lavori: aveva lavorato sia al Parco della Favorita che alla Palazzina Cinese, ma anche all’abbazia di San Martino delle Scale e alla Casina di Rossella.

Il palazzo aveva dei locali per ogni tipo di funzioni: c’era la cucina con uno scantinato, recentemente messo a nuovo. Al centro del palazzo l’entrata per il re, e, ai due lati la Cappella Reale e l’entrata per i servi. Sopra il cornicione frontale è sistemato, in forma scultorea, lo stemma dei Borbone, opera realizzata da Giosuè Durante. Ai lati dello stemma vi sono due statue: quella del dio Pan, protettore dei cacciatori e dei pastori, e quella di Diana, sorella di Apollo e dea della caccia. Poggiati sul cornicione e posizionati all’ estremità del palazzo troviamo i due orologi opera di Giuseppe Lorito.

Entrando all’interno si sale uno scalone di marmo rosso e si arriva nella parte più importante del palazzo: le stanze del re. Qui vi erano i locali di Ferdinando IV , di Leopoldo e le sale destinate agli ospiti. Di particolare importanza è la sala centrale: in stile neoclassico è sorretta da un colonnato, le pareti sono abbellite con disegni rappresentanti momenti di caccia, animali e fiori.

 Ferdinando IV fece dipingere dal Velasco (pittore spagnolo di celebre in quel periodo) tre quadri, due dei quali andati perduti, e il terzo rappresentante S.Rosalia, custodito nella cappella Reale.
Altri dipinti di pregiata fattura raffigurano S. Umberto, S. Daniele e la Madonna con in braccio il Bambino. Molte sono anche le opere provenienti dalla chiesa di Sant’Isidoro, anni or sono situata in contrada Lupo. Esse sono  il bassorilievo di una vergine martirizzata e l’aquila con tre gigli sul petto scolpita su un tondo di marmo. Purtroppo con la partenza di Ferdinando IV  il Palazzo Reale subì una grave decadenza: del mobilio non ci rimane più nulla poiché una parte di questo fu preso dalla Commenda della Magione, un’altra parte fu saccheggiata dagli abitanti, e un’altra ancora rubata dai detenuti riusciti ad evadere dalle carceri in seguito alle rivolte del 1820.

Sotto Francesco I, successore di Ferdinando IV, il palazzo riconquistò parte dell’antico splendore grazie ad una sapiente ristrutturazione;almeno fino alla venuta di Ferdinando II ,il quale vendette tutte le opere d’arte facendo ritornare la residenza in uno stato di distruzione e rovina . Il palazzo entrò in una profonda decadenza che non fu più superata, nonostante i tentativi di riqualificazione per mezzo di concessioni di affitto alle famiglie nobili palermitane. Durante la seconda Guerra Mondiale il Palazzo Reale fu occupato dalle truppe italo-tedesche. L’unica nota positiva risale al 1871 quando fu dichiarato inalienabile dal bosco. Oggi il Palazzo è usato come centro promozionale dell’area di Ficuzza e dintorni da parte della Amministrazione Forestale, ed è sede di quest’ultima.


Fenice Sorpendente & Sister

 


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