SL'ultima
rondine non ha ancora approntato le valige, metafora sempre più
rara dell'autunno che avanza, e già un altro meno aereo migratore
segna il suo passo per le nostre plaghe, metafora, anch'esso, di ciclicità
stagionali legate, però, più a consuetudini etiche e sociali
che a variazioni climatiche.
Si parla, ove non s'intendesse, d'una variante singolare della famiglia
del sottordine dei miomorfi, altrimenti detto mus scholasticus o "topo
di scuola", per la selezionatissima scelta della nicchia ecologica
d'insediamento, rappresentata dagli istituti di istruzione secondaria
di secondo grado.
C'è chi sostiene, con cognizione scientifica, che il muride sia
il risultato d'una lenta evoluzione del topo di biblioteca, uso al consumo
di gustose pergamene vergate di minio, quasi sesamo et papavere condita,
che, assaporata la corposa succulenza dell'erudizione, non s'adatta a
deschi più parchi e s'ingegna a trovare i sapori d'una volta nei
posti che all'odorato e al ventre evocano opulente e pantagrueliche gozzoviglie.
Tale opinione, per così dire di scienza positiva, contrasta con
le anacoretiche posizioni di chi, volto lo sguardo alle moltitudini di
adolescenti impediti, dall'immonda presenza, nella quotidiana fruizione
dello studio, riconosce, nelle tracce liquamiche e nelle fattezze pelose,
l'ultima epifania del bestiario di satana e ricorda i tumulti agitati
dalla pantera, suscitatrice di colte suggestioni dantesche affievolitesi,
negli anni, in svogliati colpi di coda di un più domestico gattone.
A conforto di tanto mistica interpretazione dei fatti, s'adduce che, come
tutte le manifestazioni luciferine, anche questa si dilegua quando i segni
forti dei tempi dello spirito soccorrono i buoni cristiani con l'occorrenza
delle festività celebrate da Santa Madre Chiesa, prima tra tutte,
manco a dirlo per la biblica contrapposizione tra il serpente e la Donna,
quella dell'Immacolata Concezione che prelude ai candori del Natale.
Ma prima che il nome di Maria possa definitivamente prevalere, l'ora delle
tenebre
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avvolge
la Scuola.Quando i baffi del muride appaiono netti sul muro che separa
il giardino esterno dell'Edificio dalla strada, tutto è compiuto:
schiere di adolescenti troppo pudichi per contrastare la mefistofelica
presenza, trepido il cuore come ali di serafini, s'arroccano ai cancelli
e timorosi, si tengono fuori dal sagrato contaminato.
Nulla possono i professori piangenti come prefiche su ore di lezione irrimediabilmente
perdute, o i genitori combattuti, per i propri figli, tra il rischio di
topi volanti nelle aule, certamente visti, e quello, meno palese, di tenerli
acquartierati per strada, o i presidi lancianti, invano, folgori intinte
nell'acido cloridrico, copiosamente fornito dalle unità sanitarie.
Solo l'approssimarsi delle festività indicherà che il passo
è finito: l'animale totemico svanirà e la situazione, seppur
lentamente per la grande impressione ricevuta, potrà ricomporsi.
Nel frattempo il ratto va rispettato, come il leone nella giungla, lo
squalo a mare. E tutti recitano la loro parte.
Cos'altro c'è da fare? Qualcuno, con più laica saggezza,
ha proposto, recentemente, di riporre le trombe di Gerico e provare a
suonare il flauto del magico pifferaio di Hamelin. Ma il portentoso strumento
non è facile a rinvenirsi. C'è già chi argomenta
che l'ascolto delle sue note potrebbe determinare qualche mutazione genetica
dei roditori ed è pronto a giurare che ci ritroveremmo presto le
aule attaccate da qualche gotica creatura polimorfa.
Soccorsi da classiche testimonianze e mitologiche reminiscenze, noi consigliamo
ai presidi di vestire le sacre infule apollinee ed invocare il misio Sminteo
(Apollo sterminatore dei sorci) consacrandogli statue crisoelefantine
negli androni delle scuole.
Niente, però, è più sicuro: anche il dio dall'arco
d'argento, data l'età, ha la vista incerta e potrebbe sbagliare
il bersaglio.
Claudio Mola
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