... e "Sereni" I.T.C - Afragola (NA)


Progetto: Giornale d'Istituto "Dalla carta stampata al giornale on line"
Corso teorico-pratico di giornalismo
ARRIVEDERCI PRESIDE

Il 20 febbraio scorso, in una giornata fredda e piovosa, pessima in tutti i sensi, stroncato da un cosiddetto “male incurabile” è venuto a mancare, in età certamente non avanzata (57 anni) il prof. Filippo Fiorentino, Preside del nostro Istituto dal 1 settembre 1995 al 31 agosto1998. Tre anni molto intensi nei quali ha guidato con generosità, sensibilità e competenza una scuola costituita da una folta schiera di studenti, suddivisi tra l’Istituto per Geometri e quello Commerciale e ripartiti in ben 90 classi. Riassumere sinteticamente il valore degli insegnamenti appresi da quest’uomo costituirebbe, per me, un’impresa troppo ardua. Come descrivere, in parole, l’impegno del preside “gentiluomo” a stabilire rapporti “umani” con tutto il personale della scuola e con ogni studente, genitore o persona che a lui si rivolgesse? Come raccontare, per esempio, della sua preoccupazione nella ricerca dei termini più appropriati che elevassero anche il linguaggio di una semplice comunicazione agli studenti? E della sua disponibilità all’ascolto, della sua preparazione culturale, del suo amore passionale per Napoli e per il suo Gargano (terra di cui era profondo conoscitore e studioso) cosa dire? Tanti hanno detto e diranno meglio di me, ricostruiranno il suo cammino umano e culturale sapendo trovare espressioni e storie che susciteranno, in chi lo ha conosciuto, ancora forti emozioni. Io credo che sul giornale d’Istituto, strumento agile e destinato a consumatori “fast food” (è difficile che un articolo venga riletto), si debba rendere ancora più comprensibile e semplice quello che si vuole comunicare. Per questo motivo antepongo a tutto quello che scriverò un concetto semplice e, spero, chiaro: nell’arco della vita accade di confrontarsi con persone che “lasciano il segno” e, in qualche modo, orientano la nostra esistenza, umana e professionale. Uno degli incontri importanti della mia vita l’ho avuto con Filippo Fiorentino, un uomo che amava la scuola ed era fermamente convinto che, “fatta bene” rappresentasse per molti giovani una reale opportunità di riscatto, per sé ed anche per l’intera comunità . Ho voluto tanto bene a quest’uomo e ancora gliene vorrò. Serbo nel mio cuore il ricordo di tanti momenti intensi, fin dal primo informale incontro giunto inaspettatamente quasi 10 anni or sono quando, per motivi diversi, aveva scelto di essere catapultato, dalla tranquilla

provincia foggiana, alla caotica e spesso schizofrenica realtà della periferia napoletana.Era l’ultima settimana di agosto del 1995, forse il 25, quando poco prima di mezzogiorno, l’allora Segretario dell’Istituto, Peppino Visone, irrompeva nell’angusta e torrida vicepresidenza annunciandomi l’imminente arrivo del nuovo preside, tale Filippo Fiorentino, proveniente dall’ITCG di Rodi Garganico. Insieme decidemmo di scendere e di attenderlo nel cortile interno della scuola, ma dopo poco convenimmo che sarebbe stato meglio “appostarci” sulla Sannitica per evitare che egli, proveniente da Napoli, oltrepassasse l’incrocio senza svoltare per Via Papa Giovanni XXIII e poi per Via Don Bosco. Dopo circa un quarto d’ora, speso assieme al prof. Tonino Gambardella, che intanto ci aveva raggiunti, nell’esercizio della improbabile descrizione dei connotati di colui che non conoscevamo (ovviamente il toto-preside non riesce mai!), ritornammo sui nostri passi e ci

accorgemmo che l’uomo da noi atteso, per giunta al sole era già arrivato (passando chissà da dove); aveva già parcheggiato nel cortile, per giunta all’ombra, la sua AUDI A4 blu targata FG; era accompagnato da una signora e una signorina (moglie e figlia); guardandosi intorno sembrava attendere qualcuno (noi!) che lo accogliesse. .“Cominciamo bene!” – pensammo – Ovviamente condizionato dall’alta temperatura indossava una polo azzurra appena sblusata su pantaloni blu. Eppure qualcosa in lui mi colpì subito, ancora oggi non riesco a dirlo, sarà stato l’aspetto, il sorriso, il portamento… Forse, più dipacato della sua voce. Eravamo un po’ rammaricati per il fatto che, il vicino bar, fosse chiuso per ferie. Ci sembrava doveroso accogliere il nuovo Preside con un simbolico brindisi, magari analcolico e ghiacciato; volevamo quindi condurlo in un altro posto poco distante onde poter celebrare la liturgia suddetta ma, egli, sfoderando un cordiale sorriso, declinò gentilmente l’invito: voleva vedere la scuola! Così, mentre la giovane signora e la signorina si inoltravano nel paese alla scoperta di chissà quali misteriose novità, egli si inoltrava con noi alla scoperta dell’ITCG. A quel tempo c’era ben poco da scoprire: pochi laboratori e poche aule speciali, per giunta tutt’altro che ben messe, eccezion fatta per il laboratorio di Informatica e, forse per una delle due aule di Disegno Tecnico. La visita durò circa un’oretta e riguardò praticamente tutto il complesso; questo piccolo “villaggio” per il successivo anno scolastico, avrebbe dovuto “contenere” 90 classi con circa 2.000 iscritti e quasi 200 docenti. Ci chiese di tutto, sollecitandoci anche a parlare con schiettezza. E noi schiettamente gli raccontammo degli annosi problemi strutturali e di personale che, se ancora irrisolti, avrebbero potuto condurre l’Istituto, in tempi non lunghi, al definitivo collasso. I problemi di governo e di coordinamento dovuti al doppio turno erano ulteriormente complicati dalla presenza di due piccole succursali e, ciliegina sulla torta, da un contingente di circa 40 collaboratori scolastici f.f. (reclutati dall’Amministrazione Provinciale in massima parte nelle schiere delle cooperative sociali di ex detenuti) su molti dei quali, purtroppo, non si poteva fare un grosso affidamento in termini di puntuale prestazione d’opera. Verso l’una lo riaccompagnammo alla macchina dove era atteso dalle due “esploratrici”. Giunti a poca distanza dalla vettura il Preside Fiorentino si fermò, si tolse gli occhiali e con un fazzoletto si asciugò la fronte madida di sudore, poi inforcando le lenti, con un gesto spontaneo guardò il fazzoletto e disse: “Ci sarà da sudare ancora…” facendoci capire di avere ben compreso. Poi sorridendo aggiunse: “Io però non voglio governare solo l’esistente”. Questa affermazione, che ripeterà spesso, sarà anche il leit motiv che scandirà le sue lunghe giornate di permanenza a scuola. “Una scuola immobile, cristallizzata viene sorpassata e diviene inutile”. La scuola è per sua intrinseca vocazione chiamata ad essere moderna, giovane, attiva perché il suo oggetto è l’educazione e la trasmissione dei saperi alle giovani generazioni alle quali bisogna offrire un prodotto sempre innovativo, di alta qualità e soprattutto spendibile nel futuro. Quindi un aggancio al passato che rappresenta la imprescindibile memoria, ma occhio e mente tesi sempre un po’ più in là del presente, verso il mutamento che rappresenta il futuro. Mai rimanere nel guado in attesa… Questa la grande lezione appresa dal preside, dall’amico e consigliere, dalla guida, dal fratello Filippo. Grazie per aver dato a molti maggiore consapevolezza che in-segnare significa “segnare dentro”, nel cuore dei giovani che ci sono affidati. E’ stato bello e, come avresti detto tu, anche “istruttivo” conoscerti e volerti bene. Ci mancherai. Molto. Grazie e arrivederci in cielo.

 

PROF. PAOLO D’APONTE

L’ITC tutto, fa propria questa commossa testimonianza di affetto del collega D’Aponte per ricordare un uomo e un amico la cui presenza ci ha umanamente arricchito. Grazie, Preside