I Trasduttori di velocità
La
velocità di un oggetto indica la rapidità con cui la sua posizione cambia nel
tempo.
Esistono
trasduttori di velocità lineare e angolare che basano il proprio funzionamento
su fenomeni elettromagnetici o ottici.
I trasduttori di velocità
lineare
I
trasduttori di velocità lineare di tipo elettromagnetico, consistono di un
magnete permanente solidale con 1'oggetto di cui si vuole misurare la velocità
e libero di muoversi avanti e indietro al1'interno di un avvolgimento. Quando
il magnete si muove, viene indotta ai capi dalla bobina una forza
elettromotrice e proporzionale alla
variazione del flusso concatenato F secondo la legge di Lenz:
dove
N rappresenta il numero di spire dell'avvolgimento.
Più è elevata la velocità dell'oggetto
solidale al magnete e tanto maggiore è la forza elettromotrice. II principale
svantaggio di questo dispositivo è che la sua sensibilità dipende dalla
posizione assunta dal magnete permanente. Si può infatti osservare che quando
esso si trova interamente all'interno dell'avvolgimento non essendoci in questo
caso alcuna variazione di flusso magnetico, l'uscita risulta nulla.
Per
ovviare a questo inconveniente si ricorre a dispositivi, indicati come LVT
(linear velocity transducer), che utilizzano due avvolgimenti in controfase
Come
si può notare 1'LVT ha una configurazione sostanzialmente simile al trasduttore
di spostamento LVDT. In effetti si può impiegare un LVDT come trasduttore di
velocità alimentando principalmente il primario in corrente continua in modo da
magnetizzare il nucleo e prelevando il segnale sul secondario.
I trasduttori di velocità
angolare
I
più diffusi trasduttori di velocità angolare sono il tachimetro in c.c. e il
tachimetro in c.a.
Il
primo fornisce in uscita una tensione continua direttamente proporzionale alla
velocità angolare, il secondo invece una tensione alternata avente ampiezza
proporzionale alla velocità angolare.
Tachimetro in
c.c.
Detto
anche dinamo tachimetrica è in sostanza una dinamo a magnete
permanente
con particolari caratteristiche elettromeccaniche, ovvero con basso momento di
inerzia ed elevata linearità di risposta. La tensione d'uscita è prelevata dal
rotore attraverso un sistema di spazzole striscianti su un collettore ad
anello. Essa non e pertanto perfettamente continua ma presenta una certa
ondulazione che rende questo trasduttore adatto per misurazioni di precisione.
Si osservi comunque che la dinamo tachimetrica ha il vantaggio di fornire una
tensione la cui polarità è indicativa della direzione di rotazione. Le
applicazioni tipiche riguardano il controllo di velocità dei motori.
Tachimetro in
c.a.
Questo
trasduttore, detto anche generatore a induzione, è provvisto di due
avvolgimenti di statore, quello di eccitazione e quello di uscita, posti a
90" elettrici fra di loro, e da un avvolgimento in cortocircuito sul
rotore
Quest'ultimo
può essere del tipo a gabbia di scoiattolo oppure a forma di coppa in materiale
fortemente conduttivo come rame o alluminio.
Alimentando
1'avvolgirtimento di eccitazione con una tensione alternata Ve di ampiezza e frequenza
costanti, viene generato un flusso primario F1, anche esso alternato, che
induce una forza elettromotrice (f.e.m) sui conduttori del rotore. Tale fem
risulta proporzionale alla velocità con cui i conduttori tagliano le linee di
flusso e pertanto è massima per le spire (A) parallele a tali linee e nulla in
quelle (B) ad esse ortogonali.
A
sua volta la corrente generata dalle f.e.m. nel rotore produce un flusso
secondario F2 perpendicolare al primo e adatto pertanto
ad indurre nell'avvolgimento di uscita una tensione Vo. Questa risulta così
alternata con la stessa frequenza della tensione di eccitazione Ve e ampiezza
direttamente proporzionale alla velocità angolare del rotore.
I tachimetri in c.a., non avendo spazzole
striscianti, presentano una affidabilità elevata delle dinamo tachimetriche.
Tachimetri
ottici.
Si
tratta sostanzialmente di encoder incrementali che forniscono un segnale la cui
frequenza è proporzionale alla velocità angolare da rilevare. Negli encoder il
minimo spostamento angolare apprezzabile (risoluzione) vale a=2p/N
dove N è il numero delle tacche presenti sul disco. Pertanto la velocità
angolare w, ovvero l'angolo percorso dal disco
nell'unita di tempo, vale:
w = 2pn/N =2pf/N
[rad/s]
dove
n indicando il numero delle tacche
rilevate nell'unità di tempo, coincide con la frequenza f del segnale impulsivo generato dall'encoder. Quest'equazione
rappresenta in definitiva la caratteristica di trasferimento del trasduttore.
Accelerometri
Gli
accelerometri sono trasduttori impiegati per misurare accelerazioni, vibrazioni
e urti meccanici, il cui funzionamento si basa sullo spostamento della
cosiddetta massa sismica.
Essi
sono costituiti sostanzialmente da una massa sospesa, tramite una molla ed uno
smorzatore, ad un contenitore rigido. Quando quest'ultimo viene sottoposto ad
una accelerazione, la massa si sposta rispetto al contenitore, ritornando nella
posizione di riposo quando 1'accelerazione si annulla.
in
condizioni stazionarie lo spostamento x della massa sismica è espresso dal
prodotto tra l'accelerazione a e il
rapporto tra la massa m e la costante
elastica della molla k, ossia:
L'accelerazione come si vede, è stata trasdotta in uno
spostamento che può essere rilevato facilmente con un trasduttore opportuno. In
genere per le basse frequenze (< 100 Hz) si usa un LVDT, per frequenze più
elevate (fino a 10 kHz) si usano gli estensimetri, mentre per frequenze ancora
più elevate (fino a 100 kHz) si usano trasduttori piezoelettrici.
In
condizioni dinamiche bisogna considerare anche gli effetti dell'attrito viscoso
dello smorzatore, proporzionali alla velocità.
Attualmente
gli accelerometri trovano larga applicazione su tutti i tipi di veicoli, dalle
automobili alle navi, dagli aeroplani alle navette spaziali, per misurazioni di
accelerazione, decelerazione e vibrazioni. ne e vibrazioni. Sulle automobili ad
esempio gli accelerometri sono impiegati esclusivamente per rilevare la brusca
decelerazione che prelude ad uno scontro e quindi per comandare il gonfiamento
del cuscino d'aria anticollisione (air bag).
Trasduttori
di forza e di pressione
Sensori e
trasduttori di forza
I
trasduttori di forza, noti anche come celle di carico, sono utilizzati sia
nelle misure di forza vere e proprie, sia per la determinazione della massa
(pesatura). Generalmente questi trasduttori impiegano sensori che convertono la
forza applicata in una deformazione o in una deflessione di un elemento
elastico.
Queste a loro volta, tramite un LVDT oppure
un estensimetro o ancora un trasduttore piezoelettrico, producono un segnale
elettrico di uscita. In genere per forze di piccola entità si utilizzano LVDT,
per forze più grandi estensimetri e infine per forze di entità ancora maggiore
trasduttori piezoelettrici.
Nella
figura sottostante sono mostrate alcune celle di carico piezoelettriche
commerciali.
Estensimetri.
Gli
estensimetri, noti anche come strain gage sono sensori in grado di convertire
una deformazione in una variazione di resistenza elettrica. Essi possono essere
metallici o a semiconduttore.
Gli estensimetri
metallici sono costituiti da una griglia di misura incollata su un supporto
di plastica sottile, alla estremità della quale vengono saldati due conduttori.
L'estensimetro viene applicato mediante un collante adatto, direttamente sul corpo di cui si vuole misurare la
deformazione in modo che questa venga trasmessa alla griglia che la trasforma in
una variazione di resistenza elettrica.
Il
montaggio dell'estensimetro deve avvenire in modo che 1'asse della griglia
coincida con la direzione dello sforzo che si intende misurare.
Il
materiale del conduttore che costituisce la griglia può essere a sezione
rettangolare per gli estensimetri a foglio o
a sezione circolare per gli estensimetri a filo. Questi ultimi hanno il
disegno della griglia sempre dello stesso tipo sono molto robusti ma
presentano, per la loro forma, una ridotta capacita di smaltimento del calore.
Gli
estensimetri a foglio che sono prodotti con la tecnica della fotoincisione,
possono invece assumere dimensioni e forme diverse. Ciò consente di realizzare
estensimetri in grado di misurare sollecitazioni estremamente ridotte.
Con
questa tecnica e inoltre possibile realizzare i cosiddetti strain gage a
rosetta costituiti da più elementi disposti in modo da rilevare sollecitazioni
provenienti da diverse angolazioni
Gli
estensimetri a semiconduttore hanno
come elemento sensibile una griglia di materiale semiconduttore. La variazione
di resistenza e ora prevalentemente attribuibile all'effetto piezoresistivo.
Esso si manifesta attraverso un cambiamento della distribuzione della carica
superficiale (e quindi di resistenza) sulle facce del dispositivo quando esso è
sottoposto a sforzi meccanici.
Rispetto
agli estensimetri metallici, quelli a semiconduttore non presentano fenomeni di
isteresi meccanica, hanno una sensibilità ovvero un fattore di taratura GF (age
factor) da 50 a 100 volte superiore. Gli svantaggi. Gli svantaggi tuttavia non
mancano e sono dovuti alla non linearità, alla fragilità, al costo elevato, al
limitato campo di impiego (500-1000 mm/m) e alla difficoltà di
compensazione termica. L'impiego tipico e quello della misurazione di
deformazioni debolissime. In molti campi peraltro gli estensimetri a
semiconduttore consentono l'analisi di fenomeni molto rapidi poiché, essendo
molto sensibili, non richiedono l'utilizzo di amplificatori con le inevitabili
limitazioni di banda che ne conseguono.
Trasduttori
piezoelettrici
Sfruttano
la proprietà di alcuni materiali, tipicamente al quarzo, di generare una tensione quando vengono sottoposti a
sollecitazioni meccaniche quali la compressione, lo stiramento e la flessione.
Questi dispositivi sono estremamente sensibili e rispondono a sollecitazioni
dinamiche in un range di frequenze da 20 Hz a 20 KHz.
Sensori
e trasduttori di pressione
La
pressione e una grandezza scalare definita come 1'intensita della forza normale
per unita di superficie, L'unita di misura nel Sistema internazionale (SI) e il
pascal (1 Pa =1 N/m2). In
alcuni settori tuttavia si preferiscono usare altre unita di misura;
Sensori.
La
misurazione della pressione viene effettuata impiegando sensori costituiti da elementi elastici come ad
esempio diaframmi, tubi, capsule e soffietti, il cui spostamento e rilevato da
un apposito trasduttore. Benché ognuno di questi sensori riveli una differenza
di pressione, essi possono essere utilizzati per misurare la pressione
differenziale, la pressione relativa o la pressione assoluta. Più precisamente
per pressione differenziale si intende la differenza di pressione esistente tra
due ambienti, di cui uno e scelto come riferimento. La pressione relativa a sua
volta e misurata rispetto alla pressione ambiente mentre la pressione assoluta
e misurata rispetto al vuoto.
I più diffusi sensori di pressione, sono i
seguenti:
Diaframmi.
Un diaframma consiste in una membrana elastica
circolare, in genere di
acciaio inossidabile, vincolata ai bordi
ed in grado di flettersi sotto 1'effetto di una pressione. Può essere del tipo
piatto oppure corrugato. La deflessione di un diaframma, almeno entro i limiti
di impiego, e direttamente proporzionale alla pressione ad esso applicata.
Questo tipo di sensore non sopporta grandi spostamenti; di conseguenza
1'impiego riguarda i sistemi in cui le pressioni in gioco comportano piccole
deformazioni.
diaframma piatto diaframma corrugato
Capsule.
La capsula, detta anche aneroide e costituita da due
diaframmi corrugati uniti lungo la loro periferia. L'uso di due diaframmi
consente quasi di raddoppiare la
deflessione ottenibile con uno solo.
Soffietti.
I soffietti consistono sostanzialmente in un tubo a
pareti sottili avente profonde convoluzioni e chiuso ad una delle estremità. Il
numero di convulzioni, in genere compreso tra 10 e 20, dipende dal range di
pressione, dalla deformazione e dal diametro esterno. I soffietti vengono
normalmente impiegati con valori di pressione relativamente bassi e laddove non
sono presenti vibrazioni significative.
Tubi di Bourdon.
Il
tubo di Bourdon e costituito da un tubo flessibile appiattito di sezione
ellittica o ovale piegato a << C >> o a spirale e chiuso ad
un'estremità.
Quando
e applicata una pressione alla sua estremità aperta il tubo tende a raddrizzarsi provocando una deflessione
dell'estremità. chiusa. Questi sensori possono essere utilizzati per la
misurazione di pressioni elevate, ad esempio fino a 35 Mpa.
Trasduttori di pressione capacitivi.
Si tratta di dispositivi comprendenti un
diaframma mobile e un elettrodo di riferimento, che costituiscono le armature
di un condensatore.
Applicando
una pressione sul diaframma si determina una variazione della capacità del
sistema. Di solito il condensatore e parte integrante di un oscillatore, per
cui le variazioni di pressione sono convertite in variazioni di frequenza. questo
tipo di trasduttore, essendo dotato di una cavità nella quale viene fatto il
vuoto, è utilizzato per misure di pressione assoluta.
Un
impiego tipico e quello dalla misurazione della pressione generata da onde
acustiche. La precisione è elevata, buona la stabilita, contenute le
dimensioni. Questi dispositivi sono inoltre facilmente interfacciabili praticamente con tutti gli strumenti di
misura elettrici ed elettronici.
Trasduttori di
pressione induttivi.
I
trasduttori di pressione induttivi basano il loro funzionamento su variazioni
di induttanza o di riluttanza.
Nel
primo caso l'impedenza di una bobina alimentata con corrente alternata varia
per effetto dello spostamento di un diaframma metallico posto nelle sue
vicinanze e soggetto alle variazioni di pressione. Nel diaframma vengono
infatti indotte delle correnti che generano un campo magnetico opposto a quello
della bobina stessa. La variazione di induttanza che ne consegue è funzione
della distanza tra il diaframma e la bobina.
I
trasduttori di pressione a riluttanza variabile sono essenzialmente costituiti
da un trasformatore differenziale LVDT avente come elemento sensibile un tubo
di Bourdon.
La
flessione del tubo dovuta alla pressione provoca lo spostamento del
nucleo
del trasformatore e genera di conseguenza un segnale elettrico in uscita.
Trasduttori di
pressione ad estensimetri.
Sono
dispositivi costituiti da un diaframma sul quale viene incollato un ponte
estensimetrico che consente di convertire la pressione in un segnale elettrico.
Il ponte
estensiometrico è un normale ponte di Wheatstone in cui uno o più rami sono
costituiti da estensimetri. Il tipo più comune prevede quattro estensimetri,
uno per ciascun ramo, fisicamente disposti in modo che estensimetri di rami
adiacenti siano sottoposti a deformazioni di segno contrario.
La
deformazione prodotta dalla pressione sul diaframma del trasduttore provocherà
allora, come e indicato in figura
un
aumento DR delle resistenze degli estensimetri R1 e R4
e contemporaneamente una diminuzione della stessa entità delle resistente degli
estensimetri R2 e R3. La tensione Vo di uscita è pertanto espressa dalla
relazione:
dove
Vo è la tensione di eccitazione del ponte e R la resistenza degli estensimetri
a riposo.
Dalla
quest'equazione si vede allora che il ponte estensimetrico fornisce un segnale
proporzionale alla variazione DR della resistenza degli
estensimetri e perciò indicativo della deformazione subita dal diaframma e in
definitiva del valore della pressione che l'ha provocata.
I
ponti estensimetrici dei trasduttori di pressione possono essere realizzati a
film sottile o a film spesso. I primi, costruiti secondo la stessa tecnologia
dei circuiti ibridi, presentano elevata stabilità e temperature di lavoro molto
alte, ragion per cui trovano applicazione nei processi industriali che
comportano temperature d'esercizio elevate.
I
trasduttori a ponte estensimetrico a film spesso vengono realizzati
serigrafando sul diaframma, mediante appositi inchiostri, la figura del ponte
estensimetrico. Dopo un processo di essiccazione, il deposito che rimane
presenta caratteristiche piezoresistive. Il vantaggio principale di questi
dispositivi è il basso costo di fabbricazione.
Trasduttori di
pressione monolitici al silicio.
Questi
trasduttori sfruttano la piezuresistività ossia la proprietà tipica dei
materiali semiconduttori di variare la resistività quando vengono assoggettati
ad una deformazione meccanica.
Costruttivamente
sono formati da un diaframma sottile ed elastico (membrana) di silicio sul quale
vengono ricavati, mediante diffusione il o impiantazione ionica, gli elementi
attivi del trasduttore o piezuresistore. Generalmente in numeri di quattro,
questi sono disposti a formare una struttura a ponte di Wheatstone. Quando sono
sottoposti a una pressione, i quattro resistori si deformano e poiché sono
disposti in modo che due risultino in tensione e due in compressione, si
produce uno squilibrio del ponte e quindi la generazione di una tensione
d'uscita direttamente proporzionale alla deformazione
Questo
dispositivo, in grado di misurare pressioni assolute, offre un range operativo
da 0 fino a 200 kPa con un sensibilità massima di 1,21 mV/kPa. Sulla piastrina
di silicio sono realizzati sia i resistori estensimetrici sia il circuito di
compensazione termica.
Esistono
anche trasduttori con un solo piezoresistore; sono costruiti esclusivamente
dalla Motorola è commercializzati con la sigla MPX.
II
piezoresistore, come si può osservare dalla figura:
è
posto diagonalmente con un angolo di 45" sul bordo del diaframma. Quando è
applicata una pressione e contemporaneamente fra i terminali 1 e 3 viene fatta
passare una corrente, fra i lati opposti del piezoresistore si manifesta una
tensione direttamente proporzionale alla pressione; questa tensione viene
prelevata ai terminali 2 e 4.
Questi
trasduttori sono in grado di misurare valori di pressione assoluta,
differenziale e relativa tipicamente compresa tra i 10 e 200 kPa. La loro
linearità è elevata, l'offset e gli errori di misura dovuti alle variazioni
termiche sono ridotti. Essi sono disponibili sia nella versione con reti di
compensazione termica e calibrazione sia in quelli senza compensazione.
I
trasduttori di pressione piezoresistivi, siano essi con uno o quattro
piezoresistori, grazie alla loro elevata linearità e sensibilità, alla bassa
deriva termica e di isteresi trovano larga applicazione in moltissimi settori
industriali, robotici, avionica, controllo di processo, strumentazione elettromedicale,
settore automobilistico e consumer.