IL MITO NARRA...

Nel cartone sono citati svariati miti, ma alcuni sono sbagliati (Andromeda, ad esempio, non era morta), in questa sezione potete trovare il vero mito e la leggenda legata ad alcune costellazioni.

 

 

Atena: Figlia di Zeus, nacque dal suo capo tutta armata, quando Zeus ebbe inghiottito la sua prima moglie Metide. Prudenza e forza erano le sue due caratteristiche. Dea della guerra dell'intelligenza, protettrice delle città e specialmente di Atene. Era anche la dea delle arti e della scoienza. Insegnò ai cittadini a domare i tori, inventò l'aratro e l'arte del fuoco, insegnò a filare, atessere, a tingere. Era venerata in moltissime città, e in suo onore si celebravano molte feste, come le Panatenee e le Erreforie. Sul capo portava l'elmo con un occhio (aulopide), sul petto l'egida coi serpenti nell'orlo e nel mezzo la testa della Medusa. Era armata di lancia, e animali a lei sacri erano la civetta e il gallo. I romani la chiamarono Minerva.

 

Pegaso:Cavallo alato, figlio di Poseidon e di Medusa. Uscì dal corpo della Gorgone quandò Perseo le tagliò la testa. Portava i fulmini a Zeus. Bellerofonte lo prese mentre si dissetava alla fonte di Pirene,e ammansitolo, se ne servì per uccidere la Chimera e le Amazzoni. Con un colpo di zampa fece sgorgare dall'Elicona la fonte Ippocrene, che divenne sacra alle Muse. Era per questo anche il cavallo delle Muse 

Andromeda:Figlia di Cefeo re d'Etipia e di Cassiopea, bellissima, avendo osato di gareggiare in bellezza con Giunone e con le Nereidi, fu da Poseidon condannata ad essere esposta nuda sopra uno scoglio per essere divorata da un mostro marino - che, nell' "Orlando Furioso", diventerà l'Orca dalle mostruose fauci della quale Ruggero libererà la bella Angelica, anch'essa esposta nuda nell'isola di Ebuda. - Per fortuna, mentre Andromeda sta per essere divorata, è salvata da Perseo che, passando a volo sull'alato cavallo Pègaso, con lo scoprire, nel suo scudo, la terribile testa della Gòrgone Medusa, tramuta il mostro in pietra libera Andromeda e la rende a Cefèo che, grato gliela concede in moglie.  

Cigno:Nella mitologia questo gruppo di stelle si ricollega al cigno nel quale si era trasformato Giove per conquistare i favori di Leda. Un'altra tradizione si rifà invece al mito di Fetonte e al suo sfortunato viaggio con il carro infuocato del Sole.Non sempre però queste stelle sono state associate a vicende così eccezionali o ad un uccello così elegante. Gli Arabi vedevano in esse una gallina, e questa fu usata per tutto il Medioevo, finché con il Rinascimento si affermò la versione latina del Cigno.Alpha Cygni è Deneb, nome che richiama le origini meno nobili della costellazione in quanto deriva dall'arabo "Dhanab al Dajajah", che significa "la coda della gallina".

 

Sirio:Nome del cane col quale Orione inseguiva le fiere e i Cervia e, un giorno, tentò anche di inseguire le sette bellissime Pleiadi. figlie di Atlante. Giove, per sottrarle al pericolo che correvano, le converti in stelle: e quando poi lo scorpione inviato da Diana uccise con un morso al calcagno Orione gli dei lo convertirono in una costellazione. nella quale ebbe il suo posto anche il cane Sirio, nella brinante stella che porta il suo nome.

Drago:Con la coda posta tra i due "carri" e la testa sopra Ercole, questa costellazione è una delle più estese.La sua storia è legata al mito di Eracle (Ercole), che uccise un drago nel corso dell'undicesima fatica.Esso era posto a guardia dell'albero dalle mele d'oro che Era aveva avuto in dono dalla Terra, in occasione delle sue nozze con Zeus.
In un primo momento la custodia del singolare albero fu affidata alle Esperidi, che però non esitarono a rubare alcuni dei preziosi frutti; esse, allora furono sostituite dal drago Ladone, dalle cento teste.Per riuscire nella sua fatica, Ercole uccise il mostro con una delle sue frecce, avvelenata nel sangue dell'Idra.Gli Argonauti, passando da quelle parti poco dopo, trovarono il corpo del dragone ormai inerme, con la coda che, però, ancora si contorceva; le Esperidi piangevano la sua morte.Fu Era a portare l'immagine del suo guardiano alta nel cielo settentrionale.Il Drago fu molto importante pure per la tradizione cinese, tanto da diventarne il simbolo nazionale.

 

 

Castalia:Ninfa cambiata in fonte da Apollo, sul monte Elicòna. Il dio le concesse il potere di ispirare il genio della poesia a quelli che ne bevessero le acque, o che ne ascoltassero soltanto il lieve e carezzevole mormorio; e la consacrò alle Muse, che da lei si chiamarono Castalie.  

L'Aquila: rappresentava, per i Greci, l'uccello del tuono: essa portava avanti e indietro la folgore che il re degli dei scagliava contro i suoi nemici.Tuttavia, ad essa sono associate anche altre storie; secondo la mitologia, fu un'aquila a rapire Ganimede per portarlo presso gli dei, di cui divenne il coppiere.Secondo alcuni, fu Zeus stesso ad assumere la forma dell'uccello per l'occasione; Ganimede è rappresentato dalla vicina costellazione dell'Acquario.Inoltre, sempre un'aquila figura come personaggio nella storia della seduzione della ninfa Nemesi da parte di Zeus: l'aquila era Afrodite, che faceva finta di cacciare un cigno, in cui per l'occasione si era trasformato l'aspirante amante.Nemesi offrì riparo al cigno e allora Zeus ne approfittò.Anche gli Arabi videro in queste stelle la figura del rapace e chiamarono la costellazione "Al Nasr al Tair", cioè "l'aquila volante", da cui il nome di Altair per la stella principale.

Medusa:Una della Gorgoni, delle tre era l'unica mortale. Essendo bellissima ebbe l'audacia di disputare in bellezza con Atena, che irritata cambiò i suoi capelli in serpi e diede ai suoi occhi la forza di trasformare in pietra le persone che avessero guardato. Perseo si presentò davanti a lei con uno specchio datogli da Atena, che lo rendeva invisibile, e così potè troncare il capo alla Gorgone. Con quel capo egli pietrificò tutti i suoi nemici e cambiò, tra gli altri, Atlante in monte. Dal sangue che colò dal collo di Medusa, nacquero Pegaso e Crisaore.  

Toro:Fu la prima costellazione dello zodiaco ad ospitare l'equinozio di primavera, dato che, in tempi antichi, il "punto gamma" cadeva vicino ad Aldebaran (Alfa Tauri).
Il nome di Aldebaran deriva dall'arabo "Al Dabaran", che significa "l'inseguitrice". Aldebaran segue, infatti, il gruppo delle Pleiadi.Nella mitologia greca il toro è l'animale in cui Zeus si trasformò per rapire Europa, la figlia del re fenicio Agenore. Questa era una graziosa fanciulla che passava il suo tempo al sole delle bianche spiagge patrie insieme ad alcune amiche, ignara di essere stata adocchiata dal re degli dei.
Questi, trasformatosi in un bellissimo e possente toro bianco, si mimetizzò in un gregge di giovenche che pascolava vicino alla spiaggia di Europa.Imprudentemente la giovane osò montargli in groppa e il toro, dapprima sembrò prestarsi al gioco della fanciulla, trotterellando allegramente sulla riva; ma, all'improvviso, cominciò a galoppare più velocemente e ad entrare in acqua, avanzando e nuotando verso il largo.
La folle corsa terminò a Creta dove Zeus si congiunse con Europa; da questa unione nacque Minosse, il famoso re cretese che fece costruire il palazzo di Cnosso.
Zeus si mostrò nei confronti della sua amante particolarmente gentile e premuroso, offrendole numerosi regali, fra cui il meraviglioso cane che divenne, secondo la leggenda, la costellazione del Cane Maggiore.M 45, le Pleiadi è l'ammasso aperto di stelle più famoso nella letteratura da Omero a D'annunzio.
Il nome è di origine greca e deriva da "plein", cioè navigare, oppure da "pleios" cioè molti.
Queste stelle sono ricordate in molte civiltà, da quella cinese, da quelle precolombiane e dagli indiani del Nord America.Figlie di Atlante e dell'oceanina Pleione, sorelle delle Iadi, perseguitate da Orione, furono da Zeus mutate in stelle. Alcyone è la più brillante, poi seguono Atlas, Electra, Maia, Merope, Taygeta, Pleione, Caelano e Asterope.Le Iadi in antichità segnavano, al loro sorgere, l'inizio della stagione piovosa, donde il loro nome che significa, appunto, "piovose".

 

Scorpione-Orione:La costellazione di Orione rappresenta la figura di un uomo mentre affronta la carica del toro, rappresentato nella vicina costellazione.Le stelle Betelgeuse e Bellatrix (la combattente o l'amazzone) raffigurano le spalle d'Orione; in mezzo è posta la cintura (le stelle Mintaka, Alnilam e Alnitak). In alcune regioni d'Italia le tre stelle della cintura sono identificate con i re Magi.Più in basso, si trovano Saiph e Rigel, che segnano rispettivamente il ginocchio e il piede.La nascita di quest'asterismo risale ai Sumeri, che l'associarono al mito di Gilgamesh.Per i Greci, invece, Orione era figlio di Poseidone, dio del mare, ed Euriale, figlia del re di Creta Minosse. Si narra che una notte, sull'isola di Chio, corteggiò Merope, figlia del re Enopione.Questo suscitò l'ira d'Enopione, che lo fece accecare e lo allontanò dall'isola.
Orione si diresse verso l'isola di Lemno dove Efesto, impietosito dalla sua cecità, lo affidò alla guida di Cedalione, che lo condusse verso est, da dove sorgeva il sole e lì riacquistò la vista.Il mito di Orione è legato anche alle Pleiadi(rappresentate dall'omonimo ammasso nel Toro, M45), le sette figlie d'Atlante e Pleione, delle quali s'innamorò e perseguitò.Secondo la tradizione Orione trovò la morte a causa di uno scorpione.L'eroe osò offendere Artemide (Diana), dea della caccia, affermando di essere in grado di uccidere qualsiasi animale della Terra. Quest'ultima, indignata, generò uno scorpione che lo punse a morte.
Entrambi furono poi portati in cielo, ma collocati in punti opposti affinchè il velenoso animale non potesse più insidiare il grande cacciatore.Quando le stelle dello
Scorpione sorgono ad est, Orione, sconfitto, tramonta ad ovest.La morte d'Orione lasciò solo e disperato il suo fedele cane Sirio, che ululò per giorni e giorni fino a che Zeus non lo trasformò in una costellazione (Cane Maggiore).La costellazione d' Orione fu oggetto di molte attenzioni anche da parte degli Egizi.
Sembra, infatti, che nell'antico Egitto le tre piramidi nella piana di Giza siano state disposte in modo da rappresentare la costellazione, col fiume Nilo come Via Lattea.
Inoltre un condotto d'aria della Grande Piramide è "allineato" con le stelle della cintura d'Orione, mentre l'altro condotto laterale è allineato con Thuban (alpha Draconis), la stella polare di allora.

 

ASGARDH.

"Recinto degli Asi", cittadella divina, dimora degli Asi, sorge su una rocca inaccessibile, collegata alla terra dal ponte Bifróst.

Thor:Nella gerarchia degli Asi è il secondo dopo Odino; il suo nome significa "tuono"; dio delle tempeste, garantisce però il necessario apporto d'acqua piovana alle colture ed è, perciò, venerato dai contadini; dotato di una potenza muscolare eccezionale, svolge il ruolo di strenuo difensore degli Asi contro gli attacchi dei giganti e dei mostri; figlio di Odino e di Jordh; sposo di Sif; ha una relazione con la gigantessa Jarnsaxa e dalla loro unione nascono Magni, Modhi e Thrudh; perirà, alla fine dei tempi, colpito dalle esalazioni malefiche del "serre del mondo" e a nulla gli varrà Mjolnir, il suo micidiale martello che stritola ogni cosa

Sigfrido: Protagonista del ciclo dei Nibelunghi; conquista un enorme tesoro; libera da un sortilegio la valchiria Brunilde e la dà in sposa a Gunnar; sposa Gudhrun e ne ha una figlia, Svanhild; perisce per mano di Gunnar e Hogni, suoi cognati, che trafugano il suo tesoro.


Nettuno:Grande divinità latina, - per molti dei suoi attributi identificabile col Poseidòne dei Greci, - figlio di Cròno o Saturno e di Rèa, e fratello di Giove che, divenuto sovrano degli dei, nella ripartizione dei domini gli assegnò l'assoluta signoria del mare e di tutte le minori divinità marine. Anche di lui la leggenda favoleggia che la madre, quando l'ebbe partorito' per sottrarlo alla voracità del marito, nascostolo in una stalla di pecore avrebbero fatto ingoiare a Saturno un vitello in cambio della pietra con cui aveva già sostituito Giove. Egli era rappresentato impetuoso e collerico pronto a scatenare, con un colpo del suo tridente, le più fiere tempeste e sconquassare contro le rocce le navi affidate al suo elemento; ma anche a racquietare, con un cenno, la furia delle onde. Si favoleggiava avesse un meraviglioso palazzo in fondo al mare, dal quale emergeva sopra un cocchio formato da un'immensa conchiglia, tirato da due verdi cavalli, dalle unghie di bronzo, e il corpo dei quali finiva nella coda del pesce -e ai quali si dava il nome di Ippocampi. - Era ritratto vigoroso nella tozza persona, mezzo nudo, col capo cinto da una verde corona, stringendo nel pugno come scettro il tridente, preceduto da un Tritòne che suonava in una ritorta conchiglia come in una tomba, in mezzo ad un festante corteo di altri Tritoni e di Nereidi. Innamoratosi di Anfitrite, riuscì a vincere la ripugnanza di lei - che, per sfuggirlo, si era rifugiata sulle balze del monte Atlante - con le eloquenti insistenze di un delfino che, inviato da lui a perorare la causa del suo amore non corrisposto, persuase la bella fuggitiva alla resa a discrezione. Da lei Nettuno ebbe solo un figlio, Tritone; ma molti da altre, come quasi tutti gli dei. Quando i Titani mossero guerra a Giove, egli lo aiutò con tutto il suo potere, e li tenne prigionieri nelle regioni occidentali, dove il divino fratello li aveva relegati, stringendoli in cosi augusti; confini da far credere che li tenesse imprigionati nell'Inferno. dove egli non aveva alcuno dei poteri assegnati invece a Plutone.Quando Latona, perseguitata da Giunone, trovò asilo nella vagante isola di Delo, Nettuno le venne in aiuto, rendendo stabile l'isola e assicurandola, con solide colonne, al fondo del mare. Egli aiutò anche Apollo a rimettere in piedi le mura di Troia, sperimentando l'ingratitudine del re Laomedonte, ch'egli punì mandando nel paese del fedifrago uno spaventevole mostro al quale Laomedonte fu costretto di offrire in pasto la propria figliuola Esiòne che, però, Ercole giunse in tempo a salvare. Respinto da Corònide figlia di Coronèo, re della Ficide, la perseguitò con le sue proteste amorose finché Minerva gliela sottrasse, mutandola in una cornacchia. Ebbe una fiera contesa con Marte che gli aveva ucciso uno dei suoi figli, Alirrozio reo d'aver tentato di usare violenza ad Alcippe, figlia di Marte; e lo citò a comparire in giudizio dinanzi agli dei, i quali, però, gli diedero torto. Quando Ino, perseguitata, non senza ragione. dal marito Atamante. si gettò in mare col figlioletto Melicèrte o Melicèrta, Nettuno, cedendo alle preghiere di Venere, ricevette nel numero delle divinità marine madre e figlio. Non si sa bene per quali servigi resigli dall'eroe ateniese Teseo, Nettuno gli aveva promesso di appagare tre preghiere che gli avesse rivolte: e siccome Teseo gli chiese di castigare il proprio figlio Ippolito, accusato dalla moglie Fedra di attentare al suo onore, Nettuno lo accontentò facendo uscire dal mare un mostro che spaventò i cavalli attaccati al carro di Ippolito, i quali lo trascinarono in mare, dov'egli peri dilaniato dagli scogli. L'empietà di Aiace Oilèo fu severamente punita da Nettuno il quale, avendolo sentito sfidare gli dei - mentre, rifugiatosi, naufrago, sopra uno scoglio, gridava che si sarebbe salvato a loro dispetto - con un colpo di tridente fece crollare lo scoglio, gridava che si sarebbe salvato a loro dispetto - con un colpo di tridente fece crollare lo scoglio, ed Aiace fu inghiottito dalle onde. Ma soprattutto su di Ulisse - che gli aveva accecato il figlio Polifemo. sfidandolo a farsi restituire l'occhio dal padre divino - Nettuno fece cadere tutto il peso della sua collera vendicativa, perseguitandolo, nella lunga traversata dall'isola di Calipso alla terra dei Feàci, con terribili tempeste. Durante una di queste in vicinanza del promontorio Retèo, sul Bosforo Tracio, dove sorgeva la tomba di Aiace Telamonio - privato, per le mali arti d'Ulisse, delle gloriose armi d'Achille (vedi) ed uccisosi per la gloria strappatagli dal Laerziale -con un'onda più impetuosa delle altre, Nettuno strappò le fatali armi dalla nave d'Ulisse e le sospinse, come trofeo di giusta riparazione all'ingiustizia, sulla tomba di Aiace. A lui erano sacri il delfino, ed il pino col quale sarebbero state costruite le prime navi: e il suo culto era largamente diffuso in tutta la Grecia, paese essenzialmente mediterraneo: e soprattutto nella città di Corinto, dove furono istituiti, in suo onore, i famosi Giuochi Istmici. A Roma, l'attributo principale che gli fu riconosciuto fu di divinità tutelare dei cavalli e delle corse; e gli fu assegnata come moglie, in luogo di Anfitrite, la dea Salacia dal latino salum che designa il mare agitato. burrascoso, piuttosto che da sai, che designa il sale.

Abadir:Sotto questo nome è ricordata la pietra che Rea moglie di Cronos - nome greco di Saturno- appena si fu sgravata di Giove fasciò come se fosse stato un bambino e presentò al marito che l'ingoiò senza accorgersi dell'ingenua sostituzione, unicamente preoccupato dal timore che i figli che gli nascevano dalla moglie potessero, un giorno, spodestarlo com'egli aveva già fatto col proprio padre Urano.

Oav:

Eris:Dea della discordia, sorella e compagna di Ares nelle battaglie, I Romani la chiamavano Discordia.

Ades:Figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus, Dio dell'Oltretomba. Il suo nome significa "l'invisibile", condizione propria dei morti. Egli rapì Persefone , figlia di Demetra e la fece sua sposa, è legato per questo motivo ai misteri eleusini. Svolge un ruolo importante anche nella religione misterica di Samotracia, dove era chiamato Axiokersos. Piante sacre ad Ades erano il cipresso ed il narciso.

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